07 gennaio 2008

IL CAROPETROLIO E L’ITALIA

Dovremmo essere molto soddisfatti poiché un altro record è stato superato: il barile è oltre i cento dollari e, come afferma Chakib Khelil, presidente dell’OPEC, il prezzo del greggio rimarrà alto per i prossimi tre mesi.
I petrolieri nostrani gongolano, il governo si sfrega le mani, i commercianti ringraziano…i comuni mortali, cittadini a stipendio fisso e pensionati, si apprestano a fare un altro buco alla cintura, ovviamente per stringerla ancora.
Il nostro Presidente del Consiglio afferma che “dobbiamo capire che dobbiamo alleviare il peso per il consumatore”; ma subito dopo aggiunge che “non è con una politica fiscale sul singolo prodotto che lo si può fare, perché dobbiamo avere una politica di serio risparmio dell’energia”; e, infine, coinvolge l’Europa affermando che “dobbiamo avere finalmente una politica europea in questo campo”.
Si capisce, quindi, che le accise non diminuiranno, i petrolieri continueranno ad aumentare i prezzi e i profitti, seguiti a ruota dai “padroncini”, dai gestori della catena alimentare, dai commercianti. Insomma da tutte le categorie produttive e commerciali, sempre pronte ad approfittare anche di un leggero piovasco, figuriamoci quando c’è di mezzo il petrolio. Anche Prodi n’approfitta per incamerare un altro…tesoretto.
Non si capisce perché non si può alleviare” il peso per il consumatore” intervenendo su un singolo prodotto, quando sono stati tanti i singoli prodotti il cui incremento di prezzo è stato giustificato con l’allineamento all’Europa. E’ un mistero
Mistero è anche “la politica di serio risparmio energetico” che bisogna avere. Giusto, da applauso. Ma dov’è? Oltre ai gassificatori, a Putin piacendo, c’è solo il buio.
Anche l’Europa brancola nel buio ed è giusto un suo coinvolgimento. Ma oggi il richiamo ad una politica energetica europea suona più come un calcio al nostro problema che una chiara volontà di affrontarlo.
Nel 2004, non un decennio fa, il barile costava 50 dollari. Da allora, cause spesso momentanee, una possibile guerra, una rivolta destabilizzante o un guasto ad un pozzo, portavano ad un aumento, poi definitivo non tanto e non sempre del barile, quanto del prodotto finito.
I consumatori su questo fenomeno non hanno mai avuto una risposta chiara: i governi di centro destra o di centro sinistra non hanno mai avuto il coraggio d’intervenire. Solo grida manzoniane.
Quest’ultimo rincaro del barile viene spiegato con le tensioni politiche in Pakistan, la violenza in Nigeria, le intoccabili riserve USA, la forte domanda di India e di Cina e perfino la chiusura dei porti messicani per il cattivo tempo. E Prodi, quando parla di speculazioni ha verosimilmente ragione.
Ma le colpe dell’Europa e dell’Italia in particolare sono molto gravi in quanto non hanno approfondito lo sfruttamento di altre fonti di energia, specie nel campo dei trasporti, considerando l’alto numero di auto in circolazione e che gli scambi commerciali avvengono in massima parte su gomma.
E’ vero, altresì, che le compagnie più potenti al mondo, quelle con bilanci tali che possono determinare la politica di tanti stati, compresi gli USA, sono americane e non hanno mai gradito nessuno sviluppo positivo nel campo dell’energia. Monopolio assoluto e…guai ai vinti!
Per non parlare poi, ma è solo l’opinione di uno a digiuno di politica economica, della convenienza per gli USA, vista la differenza del cambio dollaro euro, che il prezzo del barile salga sempre di più..
Il momento dell’attesa è ormai finito, bisogna dare soluzione al problema, non dimenticarlo e farsi ritrovare ancora una volta impreparati. Se ciò accadesse, se i politici….sarebbe un miracolo!

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