30 ottobre 2009

BERLUSCONI PUBBLICHI L’ELENCO DI PROCEDIMENTI, INDAGINI E PROCESSI

La telefonata di Berlusconi a “Ballarò”, l’ennesima durante un Talk-show, mette ancora una volta in risalto l’arroganza e l’invadenza di un premier che si crede onnipotente, in quanto, afferma assieme al suo corifeo, di avere ricevuto l’investitura dalla maggioranza degli italiani. Una falsità che ha forza di ripeterla sta diventando una verità. La verità è che il Pdl ha vinto le elezioni come partito di maggioranza relativa e governa grazie al 10% del consenso leghista. Se facciamo bene i conti dei voti ufficialmente validi, il Pdl ha preso 13 milioni630 mila voti pari al 28%. Quanto è lontano il 68 % che viene sbandierato con molta sicumera!
Non voglio parlare dei comizi in diretta del premier né delle sue bugie, né dei continui attacchi “ai PM comunisti e i giudici comunisti di Milano” (inaudita recidività nell’opera di delegittimazione intrapresa dal premier e dalla maggioranza che non ha precedenti in nessun Paese democratico) quanto fare una proposta.
Il Presidente del Consiglio ha dichiarato di essere stato oggetto di “103 procedimenti e indagini e 36 processi”.
Accettando come veri i numeri scanditi, penso sia doveroso da parte di un premier e leader del Pdl, per sottolineare la persecuzione cui è sottoposto, per dare sostanza ai suoi atti d’accusa e sbugiardare una volta per tutti “i comunisti” della Magistratura, pubblicare l’elenco completo dei procedimenti, indagini e processi, affiancati dalla data d’inizio e di chiusura, aggiungendo le motivazioni d’apertura e di chiusura e indicando se ha usufruito di prescrizioni o meno.
Ecco, un simile tabulato sarebbe gradito ai cittadini italiani, a quelli che lo hanno votato e a quelli che non lo hanno, e metterebbe fine, una volta per tutte, a commenti e litigi in diretta e, soprattutto, sarebbero i cittadini a costatare le tendenze rosse di certa magistratura.
Farebbe finalmente giustizia d’ogni contumelia, assegnando al Presidente del Consiglio, il suo posto tra i benemeriti della Patria.
Cologno30/10/09

24 ottobre 2009

MA CHE STA SUCCEDENDO?

La risposta non è difficile o almeno a me pare tale. Forse è un po’ complessa, ma la destra italiana ormai ci ha abituato ad annunci a sorpresa e a repentini cambi di marcia che nascondono la sua profonda incapacità di fare proposte serie e, quel che più conta, realizzabili.
Propongono tutto e il contrario di tutto, dimentichi di far parte di uno schieramento ideologico ben definito nella sua ideologia, specie alla luce degli avvenimenti di quest’ultimo anno di governo.
Una cosa è certa: al loro interno la confusione ideologica e strategica regna sovrana e a forza di credere agli editti stanno perdendo la tramontana, come recitava una vecchia canzone, credo di Antoine.
Vogliono evitare di parlare dei guai del premier così non trovano di meglio che improvvisare proposte da sempre appannaggio della sinistra che, tuttavia, non potranno essere realizzate per via della crisi economica in cui, nonostante le iniezioni d’ottimismo del Cavaliere e company, versa l’Italia.
Il 23 ottobre Morandini, presidente della “Piccola industria di Confindustria” dichiara che la crisi sta mettendo a rischio oltre un milione di piccole imprese. Chiede tra le altre cose la riduzione dell’Irap. Anche la Cgil conferma le stime e sottolinea il rischio di disoccupazione che corrono almeno 4 milioni di lavoratori (la Confindustria afferma che non saranno più di 700 mila…ma se le imprese a rischio sono più di 1 milione?). Al di là dei numeri, è evidente che una simile ipotesi sarebbe un disastro di proporzioni gigantesche che metterebbe in ginocchio l’Italia nella complessità di fattori sociali ed economici che sarebbero ingovernabili. Alla faccia di Tremonti e del sorriso a tutti denti del Presidente del Consiglio. Intanto il governatore della Banca d’Italia dichiara di stare attenti al dopo crisi perché ci attendono nuovi problemi.
Ecco a questo punto l’uscita estemporanea di Berlusconi che l’Irap sarà eliminata. Dove troverà i soldi? Ci penserà Tremonti e poi si potrà attingere ai proventi dello scudo sociale. Ma non era stato destinato ad altro?
Giorni prima il ministro Tremonti , l’illusionista, affiancato il giorno dopo dal premier, dichiara di preferire il posto fisso e, sentite, la partecipazione degli operai agli utili delle aziende.
C’è da restare allibiti! Non perché un politico non possa ravvedersi e cambiare politica economica, ma perché queste sue affermazioni dovrebbero comportare le immediate dimissioni e il ritiro a vita privata. Ma in questo nostro martoriato Paese è tutto permesso: promesse mai realizzate, ravvedimenti solo enunciati, dimissioni annunciate e mai date, dichiarazioni d’onestà agli avvisi di garanzia…insomma…se la politica è lo specchio del Paese, di cosa stiamo parlando, di cosa ci lamentiamo?
L’altro annuncio, questo del ministro Scajola, ci afferma che “bisognerà cominciare a pensare anche al quoziente familiare…”. Ma non è un punto fondamentale dell’UDC? Certo, ma a Marzo si vota per le regionali e l’Udc è necessaria per eventuali accordi…forse in Veneto?
Come si può costatare, niente di nuovo sotto il sole triste della politica: una gran voglia d’imbrogliare le carte e cercare di attingere voti in ogni direzione.
Certo, rimane il contrasto tra il premier e Tremonti con l’intromissione di Bossi…ma anche questa è una manovra prevista . Ne parleremo per un po’ di giorni come le altre. Talk-show, editoriali ne parleranno a iosa e i veri problemi di chi ha perso il posto di lavoro o di chi lo sta perdendo possono aspettare…il tifo da stadio è lì, ognuno col suo striscione e il suo campanaccio.

P.S.: Il Pdl propone alle forse politiche una bicamerale per discutere sulla riforma della giustizia. È vero, come afferma Franceschini, che ormai conosciamo bene il Pdl, ma io non avrei subito rigettato l’invito ma avrei partecipato con una mia proposta alternativa. Sarebbe stato interessante fare scoprire le carte al Pdl, che ora punterà il dito sull’opposizione che “non accetta di discutere”. L’opposizione deve sempre esserci per mettere a nudo le incongruenze e le mistificazioni della destra, ovviamente se ce ne sono,e proporre la sua di riforma. Così non va bene!

19 ottobre 2009

ECONOMIA Dopo l'annuncio del Governo: per ora si parla solo dello spostamento di un binario
Per il collegamento Calabria-Sicilia manca ancora il progetto esecutivo. I retroscena
La prima pietra del Ponte?
Un'opera prevista dal 2006
di GIUSEPPE BALDESSARRO

Un plastico dell'opera


REGGIO CALABRIA - L'hanno presentata come la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Hanno annunciato l'apertura dei cantieri per il 23 dicembre prossimo. Ma il regalo di Natale che Silvio Berlusconi, sta preparando per calabresi e siciliani, col Ponte in quanto tale, non ha quasi nulla da spartire. In realtà si tratta dello spostamento del binario che collega Cannitello a Villa San Giovanni, previsto (anche se non in questa forma), indipendentemente dal Ponte.

La ferrovia, secondo lo stralcio, sarà traslata a monte dell'attuale sede con una curva di un chilometro e 700 metri. Un intervento inserito tra le "opere compensative", concordate nel 2006 con la Giunta comunale di Villa, e accettato dall'ente locale in quanto "autonomo rispetto la realizzazione o meno dell'attraversamento stabile dello Stretto" e comunque "utile a prescindere da essa". Insomma, quei lavori si sarebbero comunque fatti, anche se in origine il progetto era stato approvato anche da Provincia e Regione, in quanto "programma integrale" e non lo "stralcio" di cui si parla da alcune settimane.

Allo stato, dunque, è possibile parlare solo della realizzazione di un intervento, inserito in un complesso di opere di compensazione, rispetto ad un progetto (quello del Ponte) che non esiste ancora nella sua stesura definitiva. Tanto più che, per come pensato, la sua singola realizzazione non sarebbe migliorativa, ma peggiorativa del sistema infrastrutturale locale. Si tratta infatti di sostituire un rettilineo ferroviario con una curva, nella quale i treni sarebbero costretti a frenare prima dell'ingresso in stazione. Senza considerare che -in caso di costruzione della grande opera - andrebbe realizzata un'altra linea ferroviaria "in quota" da innestare al Ponte.

"In ogni caso, la prima pietra annunciata costa 30 milioni di euro, quasi 18 milioni a chilometro" spiega il professor Alberto Ziparo, Università di Firenze, coordinatore dei gruppi che studiano l'impatto ambientale della Grande Opera.

Attualmente, come scrive oggi il Quotidiano della Calabria, il progetto è di Rfi (Rete ferroviaria Italiana), ma in quanto appartenente "al più grande programma Ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica", sarà passato alla Stretto di Messina/Anas, che aprirà i cantieri "propedeutici", in questo momento al nulla.

Nei fatti, l'annuncio del premier Berlusconi e del ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, sono l'ennesimo annuncio. Infatti sul capitolo Ponte mancano sia i soldi che il progetto esecutivo - come scrive Antonello Caporale - essendo l'iter procedurale nella fase di approvazione del progetto preliminare-definitivo.

In questo momento il progetto Ponte è ancora bloccato. E solo una volta ultimato il percorso burocratico del progetto preliminare-definitivo, si dovrebbe procedere con la progettazione esecutiva. Su quest'ultima però gravano le pesantissime critiche alla costruibilità avanzate dagli stessi tecnici e consulenti della Stretto di Messina (oggi quasi tutti "ex") e del Ministero.

Le contestazioni riguardano ad esempio "il posizionamento di pilastro e contrafforte di parte calabrese". Il professor Remo Calzona, ex consulente della Stretto di Messina, oltre che del Ministero, ha ammesso che per proseguire nella progettazione, si dovette "totalmente ignorare" la circostanza che il pilastro (proprio quello per il cui ingombro si sposta il binario di Cannitello) e il contrafforte di parte calabra sono situati "sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50".

Le indagini successive hanno confermato che questa circostanza è pregiudizievole per la progettazione esecutiva. Calzona ed altri tecnici sostengono per questo che il Ponte va traslato di almeno 500 metri rispetto al sito attuale.

E non finisce qui. perché il dato, che costituisce un nodo tecnico ineludibile su cui prima o poi ci si dovrà confrontare, è lo scivolamento degli stati superficiali e di media profondità dei terreni del versante calabrese verso lo Stretto. Per ovviare allo slittamento bisognerebbe, secondo i tecnici, "inchiodare" pilone e contrafforti fino ad una profondità di oltre 2000 metri, con strutture che però potrebbero andare in crisi per altri motivi. Alcuni ex consulenti tecnici sostengono poi che il progetto della struttura principale (fune portante - pendini - trave - cassone - reticolare) prevede materiali (peraltro i migliori disponibili oggi in commercio) incompatibili con le prestazioni di portanza e resistenza richieste al manufatto, in presenza delle condizioni ambientali dello Stretto.

Lo stesso Calzona ha dimostrato nel suo saggio "La ricerca non ha fine", che il progetto attuale presenta una "trentina di punti di potenziale crisi a rottura, di cui almeno la metà insormontabili allo stato". Conclusioni contestate dalla Stretto di Messina e dal Ministero.

Resta aperta anche la questione dei finanziamenti. Il Cipe/Infrastrutture del 6 marzo e il Cipe/Anticrisi del 29 luglio scorsi, non hanno poi erogato gli 1,3 miliardi annunciati dal Governo per il Ponte. Ambedue i provvedimenti per le risorse dell'opera si chiudevano con l'espressione: "viste le compatibilità di bilancio". Il Governo dunque non ha ancora messo un euro per il Ponte. E anche i riferimenti del ministro Matteoli agli investitori privati, "project financing", sembrano registrare alcune crepe.

Le due relative istruttorie formali effettuate nel giugno-luglio 2005 e nel gennaio- febbraio 2006 sono ambedue andate a vuoto ("zero investitors"). Così pure l'istruttoria informale dei mesi scorsi. E persino i 100 milioni di euro annunciati da Lombardo, per le "prime opere collaterali siciliane", per adesso non ci sono. Tant'è che il presidente della Regione Siciliana è in difficoltà, viste le reali drammatiche necessità di quel territorio.

tratto da "la Repubblica" del 19 ottobre 2009

16 ottobre 2009

L’INTERRUZIONE COME STRUMENTO

Penso che dopo “Anno zero” di ieri, 15 Ottobre, non vedrò nessun altro talk-.show. Non per colpa dei conduttori, ma per quelli che impropriamente sono chiamati “ospiti”: sono i politici, sono i giornalisti, sono i rappresentanti delle varie categorie sociali…i più agguerriti, ma anche i più maleducati. Trasformano gli studi televisivi in un mercato del pesce, con una differenza di non poco conto: al mercato si vende il pesce, in studio si vende il fumo e per di più non aromatizzato.
L’intervento del primo ospite, ormai è acclarato, è di aspra critica all’introduzione della trasmissione, mentre nel corso della stessa il conduttore viene tacciato di essere di parte.
Ciò, al di la del rispetto verso il conduttore, potrebbe essere accettabile, è pur sempre un’opinione. È quello che succede nel corso della trasmissione che non è più sopportabile. Offese, interruzioni, sorriseti di compatimento, sberleffi, doppi sensi, accuse gratuite, sottintesi…una manifesta maleducazione che dalla scatoletta televisiva (non viceversa, si badi) si trasmette nella società dove l’avversario politico si trasforma in un nemico da zittire a tutti i costi e il confronto in tifo, proprio come vogliono i politici: più alta è la ressa più i problemi si dissolvono.
Un’evidente mortificazione della dignità umana!
In questa trasposizione, diventa, normale offendere e denigrare, come in diretta tivù, gridare e coprire le ragioni del “nemico”.
Tra le “buone maniere”, l’interruzione è lo strumento che si mente in atto sempre e ciò per coprire le ragioni dell’altro o per sviare il discorso verso altri argomenti, in un incedere continuo che trasforma lo studio in uno stadio, nel quale l’importante non è assistere ad una bella partita ma vincere…anche giocando male. Essere fazioso, coprire l’avversario d’insulti e di ridicolo significa acquistare meriti di fronte al “capo” e forse… prebende.
In questo confronto d’inciviltà e di mancanza di rispetto verso il telespettatore, cioè il cittadino, di destra o di sinistra non importa, sono in tanti partecipare, ma a distinguersi di più, ad onor del vero, sono politici e giornalisti di testate vicine al governo.
Potrei fare i nomi, è facilissimo, ma non è questo il punto.
La verità è che siamo insofferenti, non sappiamo (o non vogliamo) ascoltare le opinioni degli altri, nemmeno le più accettabili: è la manifestazione della paura che il cittadino possa capire, possa iniziare a discernere e giudicare sulla base d’informazioni corrette e di atteggiamenti leali.
Talk-show è uno spettacolo, in questo caso, televisivo in cui un conduttore conversa con politici o…. Sarebbe follia chiedere di tornare a discutere invece di abbaiare? Sarebbe follia eliminare la cosiddetta claque che i politici, in rapporto al peso politico, si portano dietro, che applaude alla fine di ogni intervento, insensato o offensivo che sia?
Se tutto è spettacolo, allora ritorniamo a un confronto politico con la presenza di un moderatore munito di cronometro per il recupero del tempo e posto in condizione di chiudere il microfono di chi sovrappone la sua voce a quella dell’avversario.
Dove non arriva la civiltà…cerchiamo di arrivare con norme chiare e subito applicabili.

14 ottobre 2009

Da"il Corriere della sera"

Una nota elenca le ragioni che ostacolano l'inizio della costruzione del ponte
Il Wwf: «Impossibile aprire il cantiere»
Non esiste un progetto esecutivo che consenta di dare il via ai lavori e mancano anche le risorse finanziarie
MILANO - Secondo il Wwf Italia la dichiarazione sull’apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto di Messina tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 non è realistica. Per tre ragioni, elencate in una nota dell'associazione ambientalista:

1. Non esiste ad oggi non solo un progetto esecutivo che consenta di aprire i cantieri del ponte, ma nemmeno il progetto definitivo che serve a completare la procedura di valutazione di impatto ambientale.

2. Il Governo non ha risorse per realizzare il ponte: ad oggi ha deciso di immobilizzare, con la Delibera CIPE del 6 marzo scorso, 1,3 miliardi di euro (per un’opera come il ponte che costa 5 volte di più: 6,3 miliardi di euro); fondi che in realtà non sono immediatamente disponibili ma saranno centellinati di anno in anno dal CIPE, come stabilito dall’ultimo decreto anticrisi (decreto legge n. 185/2008).

3. Si devono ancora rivedere e aggiornare i valori dell’offerta del General Contractor (GC) e le convenzioni tra la concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA e il GC capeggiato da Impregilo, come ammesso anche dallo stesso ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteoli nell’Allegato Infrastrutture al DPEF 2009-2013, visto che il GC ha vinto la gara sulle progettazioni definitiva ed esecutiva e la realizzazione del ponte e delle opere connesse, sulla base di un maxiribasso che stimava il costo dell’opera (valutato oggi dal Servizio studi della Camera dei Deputati 6, 3 miliardi di euro, all’aprile 2009) 3,9 miliardi di euro.

«Non vorremmo che pur di aprire un qualche cantiere, si spacciasse la realizzazione della bretellina ferroviaria di Cannitello (1-2 km di linea) in Calabria, opera connessa al ponte, come l’inizio dei lavori – dichiara il Wwf -. Sarebbe una beffa che in qualche modo tende a nascondere il danno già fatto a Calabria e Sicilia dirottando 1,3 miliardi di euro di Fondi FAS destinati al Sud ad un’opera, irrealizzabile per vincoli tecnici, economico-finanziari ed ambientali, invece che destinarli al risanamento del territorio».


14 ottobre 2009

ANCORA FANGO SULLE ISTITUZIONI

Ancora una volta, a chiusura della festa della libertà a Benevento, il cavaliere Berlusconi, ha espresso attraverso un farneticante comizio il massimo dell’ANTIPOLITICA.
Ancora sotto shock per la decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il lodo Alfano, innervosito per la multa di 750 milioni di euro comminata alla sua fininvest (primo grado di una causa civile), il leader del Pdl si sente accerchiato, sente venir meno il carisma e reagisce in maniera scomposta, menando fendenti a destra e a manca senza preoccuparsi minimamente dei danni che causa alla già debole democrazia italiana e per rassicurare i suoi elettori, o meglio per rassicurarsi sciorina sondaggi che lo danno al 68 % di gradimento, dimenticando che nelle ultime elezioni europee, capolista in tutte le circoscrizioni, ha raccolto 2 milioni e mezzo di voti validi, come dire appena il 9 %. D’altro canto, nemmeno i voti raccolti dall’attuale maggioranza hanno raggiunto il 50 %. Da dove arriva il 68?
Un animale che si sente braccato può fare danni irreversibili. E il premier, oggi, si trova in queste condizioni. È compito dei suoi consiglieri indirizzarlo verso un comportamento meno aggressivo, per il bene di quell’Italia che lui sostiene di amare tanto.
Veniamo al comizio, cercando di verificarne le affermazioni, senza mistificazioni e con opportuno equilibrio.
Lodo Alfano.
La Consulta è composta per la maggioranza da giudici di sinistra ed ha avuto un comportamento sleale verso il Parlamento. In queste parole emerge l’esasperata visione dualistica della società: la sinistra che incarna il male assoluto da una parte e Lui, il bene assoluto, dall’altra; lui vittima, gli altri carnefici, Lui democratico, gli altri bolscevichi; Lui solare imprenditore senza macchia e senza peccato, ligio al pagamento delle tasse, gli altri evasori e mediocri imprenditori. È ovvio che in bene o il male non stanno entrambi nella stessa parte, saremmo o tutti diavoli o tutti angeli, è ovvio che l’opposizione e in un Paese democratico non è solo politica, investe l’opinione pubblica, la comunicazione, la cultura lo spettacolo…), come d’alto canto ha fatto lo stesso cavaliere, sta facendo il suo mestiere, anche duro (?), ma sentirsi vittima di un complotto e per di più internazionale, non sembra realistico.
La bocciatura del lodo Alfano è perfettamente legittima perché espressione di un’istituzione pienamente legittima posta dalla Costituzione a garanzia della democrazia e della Repubblica. Ben lo sanno i suoi avvocati…eppure… hanno lanciato l’offensiva di delegittimazione, perché?
La risposta potrebbe essere facile: così vuole il capo del governo e noi, che da lui dipendiamo, dobbiamo allinearci. Troppo semplice. Ce n’è un’altra: il concetto di democrazia liberale fondata sul rispetto della Costituzione non fa parte del pensiero di questa maggioranza di governo, i cui rappresentanti, come quelli dell’opposizione, ricordiamocelo, non sono stati direttamente eletti dal popolo (cui spetta la sovranità, art.1 della Costituzione), ma nominati dai dirigenti con imprimatur del presidente. Oppure, come sostiene, ciò è ancora più grave, il popolo mi ha votato per cui nessuna espressione istituzionale, può fermare il mio agire. Un’altra balla: non siamo in una democrazia presidenziale, né in una democrazia in cui il premier è eletto dal popolo, ma in una democrazia parlamentare in cui è il Parlamento a dare la fiducia al Presidente del Consiglio indicato dal Presidente della Repubblica dopo ampie consultazioni politiche. I simboli indicanti i presidenti del consiglio hanno rappresentato una prepotenza. È stato, infatti, il Presidente della Repubblica a dare l’incarico a Berlusconi, o lo abbiamo dimenticato?
La Consulta non è un organo politico, che nell’esplicare le sue funzioni non da risposte politiche rappresenta un unicum di controllo e di garanzia, al di là di come la pensano i singoli componenti. Pensare che possano decidere in relazioni al loro sentire politico, è non avere il senso delle istituzioni.. Pensare, poi, che possano essere manovrati è mancanza di rispetto menefreghismo politico.
Attacco al Presidente della Repubblica
“Tutti sappiamo da che parte sta il Presidente”. Queste parole pronunciate da Berlusconi indicano il degrado istituzionale in cui siamo caduti. Il Presidente doveva intervenire presso i giudici di nomina presidenziale per indurli ad accettare il lodo Alfano. Questo il patto scaturito da una serie d’incontri tra gli esperti dei due presidenti e poi, afferma, il presidente aveva firmato la legge. Al cavaliere e ai suoi legali sfugge che il supremo organo di garanzia è sempre la Corte Costituzionale che non può delegare a nessuno le sue prerogative. Il Presidente della Repubblica può fermare le leggi, ma è la Suprema Corte a dare l’imprimatur.Il Presidente della Repubblica, proprio per il ruolo di super partes non può “corrompere” nessuno.
Se il governo reputa il lodo Alfano una legge giusta può applicare per l’approvazione l’art. 138 della Costituzione, come la Corte ha indicato, mettendo fine alle polemiche, molte delle quali sembrano strumentali.
Per finire.
Non c’è democrazia nel PD né rinnovamento…i comunisti di sempre.
Anche quest’affermazione è paradossale. Se è vero che nel PD non c’è rinnovamento è anche vero che per eleggere il segretario utilizzano non l’applausometro ma le primarie che coinvolgono anche i simpatizzanti e gli elettori.
C’è da domandarsi quali novità rilevanti ci ha dato il Pdl da quando Berlusconi è sceso in politica: Cicchitto, Bondi, Sacconi, Brunetta, Scaiola, Bonaiuti, Letta, Schifani Fini, Gasparri, La Russa….
Siamo, noi cittadini, in attesa di un vero congresso, con mozioni ed elezioni interne non concordate…se possibile
Informazione, democrazia e libertà
Mentre “il Giornale, “Libero”, “Panorama” e i canali Mediaset possono dire e non dire, gli altri organi di stampa sono tacciati di essere anti- italiani e a capo di un complotto mediatico mondiale, come se la stampa internazionale in Italia non avesse sue sedi e suoi inviati!
Così nell’Assemblea degli industriali, Monza 11/10/09, si rivolge agli industriali affermando che serve una ribellione generale delle colonne della nostra produzione verso un giornale italiano (la Repubblica ?) e certa stampa straniera (forse tutta considerando le prese di posizione) che con un agire anti-italiano getta discredito non solo su di me ma anche sui nostri prodotti, nelle imprese, nel made in Italy. E per concludere. “Assieme a voi porteremo l’Italia fuori dalla crisi attraverso la straordinaria magia del mercato…A democrazia e libertà ”.
Un concetto di libertà e di democrazia molto personale…l’imprenditore che tutto può e sulla buona strada. Meditate gente, meditate.
Concludo, questo lungo post, con quanto espresso dalla Marcegaglia: “Bisogna rispettare Napoletano perché rispettando lui si rispetta l’Italia”. Invita, inoltre, “a non scassare le istituzioni, a non delegittimare.

12 ottobre 2009

FUNERALI DI STATO

I funerali di stato a Messina dopo una tragedia da due anni annunciata, rappresentano il trionfo dell’ipocrisia.
Le istituzioni, le massime autorità politiche e religiose si danno convegno, in un rituale che sa tanto di sciacallaggio.
Tutti presenti: il premier Berlusconi, il presidente del senato Schifani, il ministro Alfano, la ministra Prestigiacomo e il presidente della Regione Sicilia Lombardo.
I funerali di stato per disastri naturali dovuta all’incuria e alla responsabilità del potere politico sono in continuo aumento
A cosa servono e a chi servono?
Non servono a niente. Servono solo a prolungare il dolore dei familiari. Si è perduto anche il raccoglimento in memoria dei chi non c’è più, per una disgrazia annunciata: “L’evento era stato previsto”, ha dichiarato Berlusconi.
La solita omelia del vescovo locale che chiede più rispetto per la “sua” (perché sua?) gente e più responsabilità dei politici nel risolvere i problemi, i soliti visi composti di circostanza dei soliti politici, le solite dichiarazioni (indagheremo, i colpevoli pagheranno...) le solite assicurazioni di ricostruzione rapida come rapida sarà la messa in sicurezza…la solita passerella acchiappatoti, la solita Tivù che fa vedere e sentire gli applausi e taglia le contestazioni e i fischi.
Da tutto ciò emerge un’Italia sfigata e…contenta, dove le promesse diventano realtà e i politici, veri responsabili del degrado, in questo caso di Messina, invece di assumersi le responsabilità (Matteoli è stato per cinque anni il ministro di competenza come lo è oggi la ministra Prestigiacomo…per di più siciliana) continuano, senza rispetto per i morti, a predicare un’Italia che non c’è.
È una disgrazia, una sciagura…sì, quella di avere questa classe politica mediocre per la quale l’apparire è più importante dell’essere.
Se la sovranità, come recita l’articolo uno, appartiene al popolo, il popolo dovrebbe essere messo nella condizione di esercitarla, in primis eleggendo direttamente i propri rappresentanti, buttando a mare le liste bloccate di fascista memoria.
Quando si porrà fine a tale insulsa usanza, rendendo omaggio e riservatezza al dolore dei familiari delle vittime delle disgrazie?

10 ottobre 2009

PRIMUS SUPER PARTES

Una bugia, potete chiamarla anche mistificazione, detta e ridetta dai media senza soluzione di continuità, diventa, per i non informati e i distratti di parte, una verità.
È quello che succede da un pò di anni a questa parte in Media-Rai e nella stampa che fa riferimento al premier Berlusconi.
Così, tutti sanno che è un perseguitato della giustizia, che l’informazione è per l’80 % in mano alla sinistra, che i giudici costituzionali sono per la maggior parte di sinistra, che il capo dello Stato è anch’esso di sinistra, che Noemi e la D’Addario sono invenzioni della sinistra, che il giudice che ha condannato la Fininvest ora Mediaset ad una supermulta ha dato un giudizio politico, che è stato prosciolto nel giudizio sul Lodo Mondadori dall’accusa di corruzione e non prescritto, che il caso Mills è una montatura, che…insomma, dietro tutto questo c’è un complotto per ribaltare quanto il popolo ha determinato legittimamente col voto.
Sgombriamo innanzitutto il campo da ogni equivoco: l’attuale governo, suffragato da un voto popolare di larghe proporzioni, è pienamente legittimo e deve, salvo complicazioni, governare.
È pure vero, però, che la delega data dal popolo non è per sempre ma limitata nel tempo. Saranno altre elezioni a stabilirne la continuità o ad interromperla.
Com’è vero che deve governare nel rispetto delle regole democratiche e della Costituzione. Deve, altresì, ricordare che i partiti della coalizione di governo non hanno raggiunto il 50 % dei suffragi ed è stato in virtù di una legge elettorale che il Pdl di trova a gestire le due camere con una differenza così alta. Ciò rappresenta non un limite al governo, ma un limite alla sua azione di depotenziamento e di continua mortificazione del parlamento, visti i 24 voti di fiducia e i continui decreti.
L’on. Ghedini, nonché avvocato personale del Presidente del Consiglio, nella sua arringa davanti alla Corte Costituzionale ha sostenuto che “la legge è uguale per tutti, ma la sua applicazione no”, mentre l’altro difensore, avv. Pecorella ha sostenuto che Berlusconi non è “primus inter pares” ma “primus super pares”. Non contento d’avere come difensori due principi del foro, ha ingaggiato anche l’Avvocatura dello Stato (poteva, essendo contemporaneamente soggetto del Lodo e oggetto, diciamo impropriamente, dello stesso? Non si è verificato un conflitto d’interessi?) che ha paventato il pericolo che l’eventuale riapertura dei processi a carico del Premier, ne limiterebbe l’azione di governo con grave danno dei cittadini.
Arroganza e mancanza di rispetto verso un organo che, seppure nella sua eterogeneità, rappresenta la più alta garanzia costituzionale! Questa è stata la linea di difesa del Lodo messa in piedi dai legulei del momento. Sembrerebbe che il complotto sia molto più di…casa di quanto il premier possa pensare!
La mia è una battuta. È certo, comunque, che l’incompetenza non può essere nascosta dall’arroganza!
Le dichiarazioni di Berlusconi, a caldo e a freddo, per strada e al telefono, assomigliano a un galeotto braccato prossimo ad essere catturato più che a un Presidente del Consiglio legittimamente eletto e nel pieno delle sue facoltà. In guerra con tutti, tranne che col suo popolo, ormai vede complotti e comunisti dappertutto. Esige rispetto ed eccede nelle offese (gli italiani coglioni, i giornalisti farabutti, Napoletano è di sinistra, niente di male se non la usasse come parola offensiva, più bella che intelligente…).
In questa squallida vicenda si distingue l’attacco al Capo dello Stato che, secondo Berlusconi, sarebbe dovuto intervenire, conoscendo i giudici costituzionali, almeno quelli di nomina presidenziale, in un’opera di persuasine ed evitare così la bocciatura del Lodo Alfano, che, al di là delle varie prese di posizione sull’operato della Corte, rimane incostituzionale per aver violato gli articoli 3 e 138 della carta Costituzionale, che non è una semplice “carta” su cui ognuno può scrivere ciò che più gli aggrada. Sono regole di convivenza che bisogna rispettare, valide per questo governo come lo sono state per i precedenti e come lo saranno per i futuri.
Questa pretesa è tanto grave in quanto non solo perché lede la dignità di ogni singolo giudice costituzionale, ma equiparerebbe il Presidente della Repubblica a un qualsiasi corruttore!
È questo che voleva Berlusconi? Non credo…saranno state la stanchezza e la delusione del momento.
Penso che Berlusconi debba pensare più a governare (nessuno vuole le sue dimissioni, tranne l’Idv…il Pd ha i suoi problemi…) e meno a polemizzare, salvo che ciò non sia una strategia per nascondere le difficoltà sue e del governo ad affrontare i veri problemi del Paese.
I cittadini, comunque, si sono stancati dell’arroganza e degli slogan suoi e dei suoi rappresentanti, vogliono fatti, quelli veri, quelli che i media narcotizzati non dicono.
Voglio esprimere, infine, tutta la mia solidarietà all’onorevole Rosy Bindi per le vergognose e triviali offese in diretta di Berlusconi. Visto lo share, penso che dopo simile exploit del premier, molte donne abbiano capito di “che pasta” è fatto e cambino atteggiamento e, soprattutto, voto.

06 ottobre 2009

BRUNETTA E LA TRASPARENZA

Il ministro della funzione pubblica Brunetta parla di “operazione trasparenza” per gli operatori dell’informazione pubblica televisiva. Nei titoli d’apertura delle varie trasmissioni dovrebbe comparire uno schema che informi gli spettatori del “compenso all’autore e il compenso ai giornalisti”, lo share della settimana precedente, le querele che ha ricevuto e l’esito dei giudizi perché “continuiamo a pagare noi i costi del risarcimento e questo non è giusto”.
Il ragionamento non fa una grinza. Lo condivido.
Ma il provvedimento per essere corretto dovrebbe riguardare non solo l’informazione e non solo il servizio pubblico, visto che il ministro continua, affermando che “non posso farmi dare del politico castale da un giornalista che guadagna dieci volte quello che guadagno io”. Spero che non sia un fatto personale, perché, a proposito del guadagno, penso che un parlamentare o un ministro della Repubblica, nostri dipendenti, anche se guadagnano dieci volte meno di un giornalista, guadagnano fin troppo rispetto a quanto guadagna in media un cittadino e rispetto alla produttività.
Circa i costi del risarcimento per i “giudizi” persi, corretto il principio, mi meraviglio che il ministro non abbia sollevato tale problema riguardo il caso Santoro riammesso in servizio e non solo e circa la multa che dovette pagare la Rai, cioè il cittadino, nel caso Meocci, presidente incompatibile nominato dal cd della Rai a maggioranza centro destra...e a proposito di share, come la mettiamo col flop di “porta a porta” di qualche settimana fa e il rinvio di altre trasmissioni?
Il ministro sembra avere la lingua lunga, a ragione, ma la memoria corta, a torto (a ragione?)
Le cose che dice, bisogna dargliene atto, se realizzate, potrebbero dare una svolta al servizio pubblico. Finalmente molte teste calde, prima di scrivere roventi articoli o mandare in onda trasmissioni infarcite di falsità e diffamazioni o mettere alla berlina politici onesti e scrupolosi nel loro servizio al Paese, temendo per la loro tasca, oltre al lavaggio farebbero anche il prelavaggio alle notizie. Questa non è censura, ma è giusto che il cane abbai solo quando vede che il ladro sta andando via col malloppo e non prima. Forse era l’uomo delle pulizie che era tornato per finire lo studio o il bagno…chissà!
Altre due ovvie verità che condivido, non in quanto ovvietà ma in quanto verità. Certo risulta difficile, quindi comprensibile, conoscere i proprietari di tutte le testate giornalistiche o televisive e i rispettivi consigli di amministrazione, ma riesce difficile pensare che il ministro non conosca la proprietà di testate come “Libero”, “il Giornale” o “il Foglio” o di Mediaset.
“Chiudere i rubinetti ai cattivi editori, ma anche al cattivo cinema e al cattivo sindacato”.
Giusto, anzi giustissimo, compagno Brunetta!
Al ministro sfugge che i contributi agli editori sono dati a pioggia, anche ai quotidiani sopraddetti. Non entro in merito alla loro bontà, semmai alla loro proprietà, ma sarei il primo a sostenere la sua battaglia se fossero aboliti gli aiuti di stato e si creasse, così, una vera impresa editoriale e fosse il mercato a decidere la loro sopravvivenza.
Sul cattivo cinema e sul cattivo sindacato, riprenderemo il discorso, anche se mi sembra, in una democrazia, difficile stabilire il grado di cattiveria o di bontà.
E se abolissimo gli albi professionali? Non farebbe parte un tale provvedimento di una politica di liberalizzazioni propria di un governo liberale?
Ministro pensi anche a queste cose, se ha il tempo!

05 ottobre 2009

L’EVENTO ERA PREVISTO

Berlusconi, parlando della tragedia di Messina: “L’evento era stato previsto e nel nostro centro romano era stato previsto in anticipo. Avevamo dato l’avviso per tempo (Maltempo: in arrivo perturbazione sulle regioni centrali e sulle isole maggiori. 30 settembre), poi la precipitazione iniziata nelle prime ore del pomeriggio del primo ottobre è stata più intensa di quanto si prevedeva”.
Una simile dichiarazione non merita commento alcuno.
- La colpa è stata della straordinarietà dell’evento…le previsioni del tempo parlano chiaro. I cittadini di Giampilieri dovevano evacuare il paese, trovarsi una sistemazione…
- Dove? Potevano telefonare al Cavaliere, avrebbe provveduto.Una villa in Sicilia a disposizione…
- Ma stava assistendo assieme a Bossi e metà governo alla prima del colossal “Federico Barbarossa”.
- E allora? Nelle disgrazie è sempre presente…
- Ma era un incontro istituzionale…
- Hai ragione…non può abbandonare il suo principale alleato e in quei momenti sarebbe stato d’intralcio.
- Ma era in contatto con Bertolaso…la situazione sotto controllo…la pioggia…ecco…tanta pioggia…
- La ricostruzione sarà veloce e il posto scelto sicuro…come a L’Aquila…
- Su questo puoi stare sicuro, parla di Berlusconi
- Ma Cuffaro…Lombardo…il dissesto idrogeologico di cui tutti parlano…era conosciuto…
- Ma che dici. Sono calamità naturali, imprevedibili. I cittadini dopo quanto successo nel 2007 hanno avuto due anni di tempo per porre rimedio, trasferirsi, almeno d’inverno. Ma non li ascoltano mai le previsioni del tempo!
- Tutti sapevano…eppure…
- Non preoccupatevi. Avrete una casa più bella di prima e un paese più moderno.
- Promesse!
- No, parola di Berlusconi!

03 ottobre 2009

SIAMO ALLA PALESE INDECENZA

Il presidente del Senato Schifani, la seconda carica dello Stato, così commenta la puntata di Annovero: “Il servizio pubblico dovrebbe fare comunicazione nei limiti della decenza sopportabile dal Paese: temo che questo limite sia stato superato da un pò di tempo. Siamo alla palese indecenza.”
Anch’io come cittadino italiano sono indignato quanto e più del Presidente del Consiglio, ma non per Annozero e per la presenza della D’Addario, ma per lo stato in cui versa l’informazione, non solo pubblica, e per le pressioni esercitate dal potere politico.
È poco comprensibile l’assioma secondo il quale la D’Addario, essendo una escort, non può comparire in un programma televisivo, ma può partecipare alle feste in casa Berlusconi o essere candidata a Bari in una lista sponsorizzata da un ministro. Non entro in merito alla notte…non m’interessa. M’interessa, invece, che il Presidente del Consiglio, che nella sua veste istituzionale mi rappresenta, non abbia comportamenti poco decorosi e rappresenti l’Italia nel mondo più sobrio e opportuno.
“Il servizio pubblico dovrebbe fare comunicazione nei limiti della decenza”. L’uso del condizionale, “dovrebbe”, ci dice che non sempre la decenza è stata esercitata. Il presidente Schifani sicuramente si è riferito a quelle puntare di “Porta a porta” in cui il Premier a partecipato senza un credibile contraddittorio, o all’apologetico TG1, o a “La vita in Diretta”, o alle passerelle di disinformazione dei portavoce di turno che infestano i nostri tigi.
Individuare i limiti della decenza non è facile, ma potremmo nominare una commissione di garanzia apposita, composta in ragione della rappresentanza politica..o no?
In tal caso l’onorevole Cicchitto, avrebbe presentato la sua lista di prescrizione con un mandato ben preciso e non sarebbe stato accusato d’invadenza o intimidazione.
Certo, il compagno Cicchitto ha fatto carriera. Ha attraversato, passando anche dalla sinistra di Lombardi, quasi tutto l’arco costituzionale, quasi perché l’MSI non c’è più. Ha dimenticato nella sua foga, il caso dell’on. Cucciolina che, se non erro, esercitava il mestiere di pornostar…
È vero, “siamo alla palese indecenza”: ministri indagati, ministri che usano un linguaggio sprezzante e offensivo (lo stesso Berlusconi chiama i giornalisti farabutti, ma prima aveva chiamato gli italiani coglioni…), un parlamento con pregiudicati, il ricorso continuo al voto di fiducia (24 volte) che mette il bavaglio al Parlamento e mortifica la democrazia, il lodo Alfano, le leggi ad personam, gli scudi fiscali, i disastri evitabili come l’alluvione di Messina, Palermo sommersa dai rifiuti, la scuola, l’università, la ricerca, la disoccupazione…
Siamo alla palese indecenza!
On. Presidente Schifani, perché non s’interpella il popolo sovrano per la nomina dei dirigenti Rai, perché non si lascia decidere al popolo sovrano, siamo in fondo noi a pagare il canone, quali programmi televisivi promuovere e quali bocciare.
Siamo alla palese indecenza, di voler imporre un pensiero unico, un’informazione di stato.
Ma se ciò si realizzasse e poi il suo governo perdesse le elezioni, solo per miracolo, chiederebbe il presidente Schifani una svolta sulla libertà di stampa, giudicandola di parte e chiamandola indecente?
D’indecente c’è dolo da disinformazione, la mancanza d’informazione, la censura di stato. Queste cose devono indignarci!
Intanto, oggi partecipo alla manifestazione per l’informazione, sperando di trovarmi accanto tanti cittadini che hanno votato per il Pdl!

01 ottobre 2009

È SERVIZIO PUBBLICO?

Il dibattito sul diritto all’informazione, dopo la puntata di “Anno zero”, si è spostato, questa volta per merito del Pdl (Scaiola – Romani), sulla querelle se trasmissioni come questa o quella della Dandini sono compatibili col servizio pubblico, specie se, nel caso di “Anno zero” ospita l’escort D’Addario.
Il sottosegretario Romani non si chiede, però, se fosse compatibile con palazzo Grazioli, quando fu ospite per ben due volte, così dicono, del premier, una delle quali del letto di Putin. Per carità, niente di male…ma un po’ di decenza sarebbe d’obbligo!
Il sottosegretario non si chiede nemmeno se la trasmissione di Vespa dal titolo roboante “Stasera parlo io”, ospite senza contraddittorio il suo Presidente del Consiglio, sia stata compatibile col servizio pubblico.
Penso che, se i telespettatori dovevano sapere allora la versione di Berlusconi su Noemi e la presa di posizione della signora Lario, oggi devono conoscere la versione di una testimone diretta. Se quella trasmissione è stata compatibile col servizio pubblico non si capisce perché non lo è stata “Anno zero”. Il premier può buttare in piazza la sua vita privata e la sua verità nelle tivù, nei rotocalchi e nei quotidiani, ma il cittadino non deve sapere da chi è governato se sono altri fonti a parlarne, pur avendone il diritto.
Quello che in ogni democrazia è la normalità, in Italia diventa un abuso, un’incompatibilità e così siamo scivolati al 73° posto per la libertà di stampa: da non crederci!
I cittadini hanno il diritto di essere informati e saranno loro stessi a decidere quali trasmissioni vedere e quali no, perché, come dicono gli onorevoli del Pdl, gli italiani sono intelligenti perché hanno saputo scegliere. Bene!
Per di più queste trasmissioni di parte e faziose, portano voti al Pdl, lo dice lo stesso Berlusconi, è allora perché questo attacco scomposto, perché sono stati convocati d’urgenza dal governo il vertice della Rai?
Il sottosegretario assicura che non ci sono fini sanzionatori (non spetta governo deciderli) né di verifica della linea editoriale della Rai (nemmeno questa la decide il governo) né censure. Ma intimidazioni e minacce alla libertà d’informazione?
Ma non scherziamo, l’Italia è il paese dove l’informazione gode della più ampia libertà. È sufficiente andare in edicola il mattino e vedere che c’è anche “il giornale” di Feltri oltre alle altre testate.
Ha ragione Romani. È un’indecenza. Quando finirà l’incubo?