28 giugno 2007

COSTITUENTE SOCIALISTA

PSI – UDE

Via Faliero Vezzani 83

Località Rivarolo

Genova

Oggetto: Cosituente Socialista

Caro Salvatore,

a seguito della telefonata, che ho tanto apprezzato, ti invio quanto segue:

- condivido la necessità di creare una forza socialista coesa e determinante per la politica italiana, che però non può essere la somma del Nuovo PSI, dello SDI e dei Socialisti di Bobo che, viste le passate esperienze conoscono bene come dividere e non come unire;

- la condizione per avviare il processo fondante è che la “Costituente” sia aperta alla partecipazione del più alto numero di movimenti, associazioni e singoli compagni socialisti, che h anno mantenuto nel territorio, anche limitato, in cui operano, alta la nostra bandiera;

- per evitare future scissioni (l’ultima, procurata da Caldoro, risale ad alcuni giorni fa. In un anno il Nuovo PSI, sarà nel suo DNA, ha avuto ben due scissioni…altro che atomo!) occorre determinare sin da principio la scelta, non di campo, ma IDEOLOGICA; stabilire, cioè, se siamo un partito di sinistra riformista e liberale, che guarda all’Europa , o siamo altro dalla nostra storia: non voglio stare, come me sicuramente altri, né con i secessionisti della Lega né con i neofascisti in doppio petto di AN;

- il progetto deve guardare alla creazione di una terza forza, capace di dare equilibrio riformatore alla stanca e statica politica italiana, che deve avere una identità politica e programmatica molto forte e facilmente identificabile e che rappresenti, quindi, un momento di rottura dell’attuale bipolarismo;

- il rilancio del nuovo soggetto politico socialista non prescinda da un rinnovamento della dirigenza che non sia di facciata ma reale; i dirigenti devono incuriosire e devono essere apprezzati per la coerenza e lo spirito di servizio, meglio se giovani e motivati;

- si dice che la “Costituente” sarà convocata entro la metà di Luglio; non siamo d’accordo perché pensiamo che per avere la maggiore partecipazione sia più conveniente aspettare metà Settembre, quando si ritorna dalle vacanze non quando si parte.

Ti prego, se puoi, di dare massima diffusione alla presente e di tenermi informato degli sviluppi dell’iniziativa.

Un fraterno abbraccio Borgetto 25/06/07

Giuseppe Governanti

(Coordinatore di “Italia Socialista”)

FAMILY DAY….ECCO L’UOMO DELLA PROVVIDENZA

La Provvidenza ci riprova, questa volta partecipando dell’evento la prelatura cattolica, e indica in Savino Pezzotta l’uomo nuovo, il suo uomo.

La manifestazione del Family Day è stata l’occasione di mostrarlo all’Ecclesia, la comunità dei veri cattolici.

Dopo essersi dedicato con spirito di sacrificio al sindacato in difesa dei più deboli, eccolo pronto alla più alta missione: dare certezze alla Chiesa di Papa Ratzingher in un momento in cui il relativismo sta annebbiando le coscienze.

E Berlusconi, l’unto? Rimarrà unto, ma la luce brillerà da un’altra…lampada!

Così, poveretto, da un piccolo ruolo di organizzatore portavoce, senza che ne fosse consapevole (si sa, la provvidenza si manifesta quando meno ce lo aspettiamo, nel suo sommo discernere), eccolo assurgere a messia, a salvatore di un’Italia, ormai impazzita, avviata al disastro.

E’ notizia che Pezzotta, pochi giorni addietro, ha promosso una riunione, non la prima, tra “amici” per parlare del rapporto tra i cattolici e la politica in vista della nascita ufficiale di un movimento parapolitico di ispirazione cattolica, benedetto dalla CEI (voce della Provvidenza).

Un’altro partito (ino o one, si vedrà). Ma no, “un movimento parapolitico”. Per chiarezza di linguaggio (il nostro nell’orazione di Piazza San Giovanni così dichiarava: “quello che oggi serve è la chiarezza del linguaggio…ispirarsi al detto evangelico si, si , no, no”) sta nascendo “qualcosa che è un po’ meno di un partito e un po’ più di un’associazione o di una rete di associazioni.” Continua abbinando al linguaggio idee altrettanto chiare e forti: “..serve la presenza dei cattolici in politica? Io credo di si e non bisogna disperderla. In questo momento…vale la pena riflettere e non portare il cervello all’ammasso.” E riguardo al Partito Democratico: “No alla contaminazione, mi fa venire in mente una malattia”.

Non c’è dubbio, abbiamo davanti un grande leader, quello di cui abbiamo bisogno e da tanto tempo invocato: trascinatore di masse popolari, abituato ad un linguaggio chiaro e denso di contenuti, sprezzante quanto basta, aperto al dialogo purché la conclusione sia la sua premessa, ancorato a indiscutibili valori che sono “verità” che fanno dell’uomo un essere superiore.

Scorrendo per sommi capi il suo discorso al Family Day viene fuori l’uomo di stato e di fede e l’uso del pluralis maiestatis lo individua come sovrano assoluto:

- “noi vogliamo bene alla nostra Costituzione vogliamo che nella Repubblica Italiana si rimetta al centro il tema della famiglia dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico”. Ho cercato nel discorso qualche spiegazione dei “punti di vista” che però sembrano usati come …dogmi; qualche dubbio per la verità affiora quando usa il condizionale a proposito del bene comune che “dovrebbe essere sempre l’unico e discriminante criterio dell’azione …”

- “La chiarezza (del linguaggio) non è rigidità né tanto meno incapacità di cogliere i problemi, le sofferenze e i dolori di tante persone. Lungi da noi ogni atteggiamento di discriminazione e d’incomprensione…anzi la chiarezza del linguaggio…è una forma della carità, d’amorevolezza: è… avere cura delle persone e creare le basi per un dialogo sereno, chiaro e non ipocrita”. Insomma, discutiamo pure, ma sappiate che il nostro linguaggio è chiaro perché esprime verità che bisogna accettare così come sono.

- “Qui non si strumentalizza la religione ma neppure si vieta alla religione di illuminare le coscienze delle persone, credenti e non. Perché la fede per un credente non è irrilevante nella costruzione della società.” La religione come istituzione che illumina anche i non credenti è teocrazia, lontana da uno stato laico dove convivono individui diversi per formazione religiosa e concezione di vita, spesso minoranze che la Costituzione s’impegna a garantire, che non impone al cattolico di rinunciare alla propria fede nella costruzione della società da tutti accettata.

- “I cattolici sanno bene che cos’è il sacramento del matrimonio e, in nessun modo, lo vogliono imporre a chi non crede. Premiamo perché il parlamento non introduca i DICO”. Molti cattolici sanno bene cosa è il sacramento del matrimonio che ricorrono non solo al divorzio (legge dello Stato) ma alla Sacra Rota, tribunale ecclesiastico preposto al suo annullamento. E se i cattolici sono così ligi ai doveri della fede che paura hanno dell’introduzione dei DICO?

- “Opporsi a un pluralismo di modelli famigliari non è una battaglia confessionale (ecco l’ipocrisia) ma civile e laica…e punta al consolidamento del matrimonio civile”. Un superamento dei DICO si avrebbe con l’abolizione del matrimonio confessionale (celebrato solo per chi lo chiede). Non penso che sia una conquista di civiltà tutelare i conviventi “attraverso il diritto comune”, in quanto tutelare le coppie di fatto significa tutelare i figli che nascono dal loro amore, proprio come nel matrimonio cattolico e della Costituzione e che, comunque la si pensi, formano una famiglia.

25 giugno 2007

LA LETTERA DEI ….QUATTRO MOSCHETTIERI

Una lettera può essere d’amore, di convenienza, di raccomandazione, di dimissioni o di richiesta di dimissioni, ma, comunque, esprime distanza. La distanza che c’è (o che c’è sempre stata?) tra il ministro dell’economia e l’ala estrema, così ormai viene chiamata, della maggioranza che ha trovato nel fuoriuscito Mussi, e quattro, un altro adepto.
Quattro ministri della sinistra radicale (Pecoraio - Verdi, Bianchi - Pdci, Ferrero – Prc e Mussi -Sd) coadiuvati da sottosegretari e vice ministri della stessa area e, come sembra, dopo aver “consultato i big di CGIL, CISL e UIL (La Repubblica 23/06/07), inviano una lettera a Prodi in cui si chiede conto, sostanzialmente, dell’operato del ministro Padoa Schioppa, affettuosamente TPS, reo di aver detto, conti alla mano, che:
- la cifra spendibile del tesoretto non può superare i 2,5 miliardi di € poiché da marzo si è avuto un peggioramento delle spese previste (interessi sul debito, sanità, Comuni, contratto statali);
- dobbiamo stare attenti a non rompere l’equilibrio dei conti previdenziali perché l’Italia è sotto procedura d’infrazione e deve rispettare gli impegni assunti alla data prevista;
- per abolire lo scalone ci vuole prudenza e “dobbiamo trovare le risorse”.
Con questo non voglio prendere le difese del ministro (lo sa fare meglio e con ragioni sufficienti) ma voglio fare alcune considerazioni.
Signor Epifani non crede che se avesse portato con sé (ma c’era?) la calcolatrice si sarebbe accorto che i pubblici dipendenti si sono pagati gli aumenti salariali. Il conto è subito fatto: € 100 medie per ciascun dipendente per mesi 13 più tredicesima (i mesi rubati) = mi scusi, mi aiuti, non ho la calcolatrice!
Penso che la triade sindacale oggi debba porsi l’obiettivo di un Paese con un’economia stabile il cui potere d’acquisto delle famiglie venga salvaguardato anche da altre situazioni ottimali come un salario più adeguato, un lavoro meno precario, una sanità pubblica meno vorace e più sollecita ai bisogni degli ammalati, uno stato sociale più vicino alle famiglie e ai giovani. Ma, in tal caso, …di cosa dovrebbe occuparsi?
Ma signori della triade dov’eravate quando Maroni ha varato la riforma? Quali mezzi avete usato per porre l’alto là ad una riforma che a distanza di qualche hanno è considerata così nefanda?
O forse pensavate già al futuro governo amico del centro sinistra che, ferme le leggi ad personam, avrebbe buttato al mare lo scalone? Le battaglie si fanno al momento opportuno, se si è in grado!
Signori compagni dell’estrema 3 + 1, se lo scalone era così deleterio potevate scendere in piazza assieme alla triade, o trovare strumenti di lotta parlamentare adeguata… o anche voi pensavate al futuro governo. Sia voi che la triade non avete previsto Padoa Schioppa!
Nella lettera si esprime “forte preoccupazione per il modo in cui viene condotta la trattativa”. Ma a trattare mi risulta ci siano pure le parti sociali: siamo sicuri che partecipino in modo costruttivo, tenendo conto di varie problematiche interne ed esterne che investono il nostro Paese?
Dicono di “non condividere la posizione con cui il governo, e segnatamente il ministro dell’economia, affronta la trattativa” e lamentano risorse “troppo limitate”.
Una domanda sorge spontanea: ma di quale governo fanno parte, di quale maggioranza? Non conoscono la situazione finanziaria dello Stato che amministrano, sotto processo da parte dell’Europa?
E, se Padoa Schioppa per loro non va bene abbiano almeno il coraggio di chiederne le dimissioni invece di scrivere lettere che ringalluzziscono l’opposizione e deprimono i pochi sostenitori (ce ne sono ancora?) di questo governo.
“Lo scontro è politico e non di risorse economiche” afferma Giordano, il segretario di Rifondazione: si assuma, quindi, la responsabilità di quanto ha affermato e agisca di conseguenza.
Non basta farsi scudo del programma elettorale. Non perché non e corretto attuarlo, ma una maggioranza che al senato si regge sulla precarietà di qualche voto, non può non tenerne conto, come deve tener conto che se mancano le risorse occorre trovarle senza alchimie ma ricorrendo al buon senso che un qualsiasi padre usa per mandare avanti la sua famiglia. In una situazione così precaria il programma elettorale non rappresenta il vangelo e deve adattarsi al momento contingente, in quanto le condizioni odierne sono diverse da quelle elettorali.
Usiamo il “tesoretto”, non per alleviare un a piccola ferita, ma per dare un futuro migliore e stabile ai nostri figli (i vostri già ce l’hanno).
Dividiamo lo scalone in gradini e portiamo ad un livello dignitoso le pensioni minime, costruiamo asili e strutture per anziani che attenuino i problemi delle famiglie invece di pensare a qualche euro di detrazione, diamo un salario minimo ai giovani in attesa di primo impiego, agli ammalati un sanità pubblica efficiente, una giustizia con la certezza delle pene, una scuola al passo coi tempi…forse ci accorgeremmo che lo scalone non ha così tanta importanza.
Non so quanto durerà questo governo ad altissima litigiosità, i cui partiti che lo sorreggono pensano a coltivare il loro orticello di voti e non a risolvere i problemi che assillano il cittadino, ormai stanco di un tale squallido spettacolo. Ma da destra è lì, sta a guardare, pronta a riprendere il potere per manifesta ignoranza politica di chi ci governa.
Dice il mio amico: ”Se i maggiori partiti dello schieramento si accordassero e votassero, dopo aver fatto cadere il governo attuale e nominatone uno tecnico, una nuova legge elettorale con sbarramento al 5 per cento, portandoci alle elezioni anticipate, non sarebbe un bene per il Paese, che si toglierebbe di torno il sottobosco?”
“E’ un po’ fantastico, rispondo, ma non del tutto irreale.”

12 giugno 2007

SEX CRIMES AND VATICAN E L’INFORMAZIONE MALATA

In un Paese dove l'informazione è sottocontrollo, o sotto...censura, al meglio cloroformizzata, vedere in TV un filmato simile è un evento che non poteva essere perso. Per di più al dibattito ha partecipato il vescovo Fisichella, rettore della pontificia università, per sottolineare che la trasmissione non voleva essere un attacco alla Chiesa, come i numerosi bigotti, forse solo miseri ipocriti tornacontisti, della politica nostrana hanno cercato di far intendere.
Landolfi, Bondi...Fini, che a "Ballarò" aveva dichiarato con grande sicumera che il filmato non sarebbe andato in onda, rappresentano quella che oggi loro stessi chiamano l'antipolitica non accorgendosi che sono antidemocratici, antipluralisti, antilaici, antisociali, anti...anti...
L'alto ascolto della trasmissione e le proteste dei teo-con di ogni provenienza, di convertiti dell'ultimo momento o degli atei-fedeli (o giù di lì, devoti) a cui si sono aggiunte quelle del Vaticano, ci dicono che l'informazione in Italia viene considerata tale solo se di parte e che l'accreditamento presso questa o quella "parrocchia" è lo sport più praticato dai nostri dipendenti onorevoli e dai nostri santoni dell'informazione. Quando ci libereremo di tali mali?
Cologno 03/06/07

02 giugno 2007

REPETITA IUVANT

Partendo dai punti qualificanti dell’accordo governo – sindacati sul pubblico impiego, mi preme fare alcuni semplici considerazioni che sottolineano la distanza che diventa sempre più abissale tra i cittadini e le istituzioni, quali le parti sociali e i politici.
1 – l’accordo prevede un aumento di 101 €;
2 – l’aumento di 101 € sarà corrisposto a partire dal Febbraio 2007;
3 – l’intero aumento (arretrati per 11 mesi e tredicesima del 2007) si percepirà il 1° Gennaio 2008;
4 – si prevede, in via sperimentale, la trasformazione del contratto da biennale in triennale.
I sindacati parlano trionfalmente di successo, come pure il governo che ne ha ben donde.
Veniamo in cosa consiste il grande trionfo, grande per nascondere la sconfitta.
Passi per l’accordo di 101 € in barba all’inflazione programmata, ma non si capisce perché gli aumenti si avranno in busta “a decorrere” da Febbraio 2007. Dal sito della CGIL Scuola si ricava: “…la finanziaria 2007 aveva previsti aumenti economici pari a 93 € da percepire in misura di circa 40 € dal 1° Gennaio 2007 per tutto l’anno e di circa 53 € dal 1° Gennaio 2008… ma senza arretrati. Con gli accordi…abbiamo ottenuto il passaggio da 93 a 101 € e…il riconoscimento degli arretrati”.
Se le cose stanno come scritto non si capisce che cosa ci stanno a fare i sindacati se, escludendo qualche lieve aggiustamento, quanto la controparte propone viene sottoscritto? Non potremmo fare a meno di un baraccone che, tra l’altro, siamo noi a pagare? Ma continuiamo…
Che fine ha fatto il 2006 e Gennaio 2007 (il contratto era scaduto il 31 Dicembre 2005) dato che gli arretrati riguardano quelli che saranno corrisposti solo dal Febbraio 2007?
Dal sito CGIL: “Per il 2006 si percepisce l’Indennità di Vacanza Contrattuale (ecco gli arretrati!) perché il costo contrattuale dei settori pubblici per gli anni 2006 e 2007 non è stato finanziato dalla Legge Finanziaria 2005” che ha previsto solo l’Indennità di Vacanza Contrattuale che è prevista per legge. Quindi, nessuna concessione o conquista sindacale.
E’ una giustificazione ridicola e offende la nostra intelligenza in quanto la Finanziaria successiva, quella del 2006, poteva porre rimedio, solo a volerlo (è come se ai metalmeccanici non corrispondessero gli arretrati perché non sono stati messi a bilancio dalle aziende).
La verità nuda e cruda è che è stato perpetrato un FURTO da parte del governo con la complicità dei Sindacati.
L’intesa per trasformare in triennale il contratto, se andrà in porto come avverrà, rappresenterà un ulteriore impoverimento dei lavoratori del pubblico impiego, ma la giustificazione è pronta: “allineare la contrattazione con gli stanziamenti triennali delle leggi di bilancio”, ma “non c’è nessuna trasformazione automatica così come non ci saranno penalizzazione se non si raggiunge l’accordo”. Visto il precedente attuale, c’è di che stare allegri!!!
Sempre dal sito CGIL: “Raggiunti…due importante intese col governo. Vincenti le nostre richieste sulla quantità degli aumenti contrattuali, le loro decorrenze…e regole della contrattazione”
Se la situazione non fosse così avvilente e umiliante ci sarebbe da ridere.