25 gennaio 2008

CINQUE ANNI: IL SUCCESSO DELL’ONESTA’

La Sicilia.per solidarietà col suo presidente adotterà il sistema quinquegesimale (parola di nuovo conio): 0. 5,10,15…..
C’è chi si contenta di poco, e il presidente Cuffaro è soddisfatto della sentenza (siamo pur sempre al primo grado!): “Sono molto confortato da questa sentenza perché ho sempre saputo di non avere favorito la mafia e questa sentenza me ne dà atto”.
Confortato da un siciliano doc come l’on. Schifani (“…ora lavori tranquillo”), dal suo segretario di partito Cesa (“è stata esclusa ogni collusione con la mafia”) e dal presidente Casini (“Da sempre sappiamo che Cuffaro non è colluso con la mafia”), pomposamente dichiara: “…da domani mattina ricomincerò a lavorare per la Sicilia…”.
Solo il procuratore antimafia Grasso ha osato affermare che “rimane provato il favoreggiamento a singoli mafiosi, ma tutto questo non è stato ritenuto sufficiente a integrare l’aggravante…”.
A chi gli chiedeva se si sarebbe dimesso, rispondeva: “Certo che non mi dimetto perché devo rispondere al milione e seicentomila siciliani che mi hanno votato pur sapendomi indagato”.
Ma allora perché il presidente è stato prima indagato, poi giudicato e, quindi, condannato a Cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici servizi per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio?
I misteri di una Magistratura che una volta è vista come persecutoria e un’altra come giusta!
Da questa vicenda emerge la sfrontatezza e l’arroganza (per chi ha seguito l’arringa dell’on. Schifani può ben rendersene conto) di una classe politica mediocre e giunta al punto del non ritorno, retta solo da una rete di garanzie legislative che hanno steso attorno al loro operato.
Mentre i cittadini comuni per le medesime colpe (mi riferisco non solo a quelle previste dai codici ma anche a comportamenti che ricevono la loro legalità da comportamenti che la morale comune da sempre condanna) vengono perseguiti e condannati, la “casta politica” sfugge, anzi, ne esce più forte. Si permette addirittura di esultare, di festeggiare per una condanna di continuare a governare una grande regione come è la Sicilia.
A cosa servono i distinguo di Dell’Utri (…il problema oggi è che questo governatore non governa…Una regione non si governa baciando tutti.) o di Micciché, plenipotenziario di FI e presidente dell’Assemblea (E’ il peggiore risultato per tutti. Non si può festeggiare una condanna che di fatto indebolisce l’immagine della Sicilia, la maggioranza e il governo”), se il loro partito vota, poi, la fiducia?

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