30 maggio 2009

L’UMORISMO CONTAGIOSO DEL CAPO

Il ministro Brunetta, si sa, è un buontempone, come il suo presidente del consiglio. Gli piace scherzare. Poco importa se i soggetti del suo innato umorismo (il classico e sempre adattabile Pierino, per intenderci, non serve più) sono quei “fannulloni” degli impiegati statali o quei “guerriglieri” degli studenti universitari. Oggi sono quei “panzoni” dei poliziotti che poltriscono dietro le scrivanie in attesa della pensione. Così per evitare di mandarli quali prede dei delinquenti lo Stato li tiene quali “passacarte”.
Il ministro, come il suo capo…gabinetto, visto che non tutti hanno capito la battuta, ha precisato che “non c’era nessuna volontà di offendere nessuno” e che la sua “era solo una considerazione scherzosa”.
Dopo aver chiesto “scusa ai bravi poliziotti con la pancia”, conclude un po’ amareggiato perché, sempre a suo dire, “tutti l’hanno capito tranne gli ipocriti”.
In effetti, anche quest’ultima battuta è stata capita da pochi. Infatti, se “tutti” [gli italiani] hanno capito le sue parole, a chi ha chiesto scusa? Agli ipocriti, afferma. Ma questi ultimi, proprio perché ipocriti, non meritano rispetto né tantomeno le scuse di un ministro. Ergo: le scuse sono pura e semplice ipocrisia.
- Anche il ministro, allora, è un ipocrita, interviene il mio amico sempre pronto a sottilizzare.
- Lo stai dicendo tu. E, poi, c’e ipocrisia ed ipocrisia. Lasciamo perdere, per carità.
Da oggi, visto che gli Italiani da navigatori e poeti si sono trasformati in navigatori e umoristi (anche comici di successo, considerando il ripetersi delle performance), qualsiasi suddito della Repubblica può dare libero sfogo alla propria vena umoristica. Certo non raggiungerà i vertici dei “Nostri” rappresentanti che tra una dormita in pubblico (certamente oberati dai numerosi impegni di rappresentanza, sono costretti a lavorare per noi durante la notte invece di dormire!), un’esternazione e una puntualizzazione, devono aver la battuta sempre pronta per tenere in allegria la platea perché non pensi troppo all’economia o ai problemi della perdita dei posti di lavoro o….
Proviamoci.
Siamo in pieno centro a Roma, a Piazza Navona. Un poliziotto con un fazzoletto in mano umido di sudore, si trascina con evidente fatica. Ad un certo punto, un giovane in jeans e cravatta, direttamente annodata al collo, con un largo sorriso di sfida, lo apostrofa: “Ehi, panzone, vediamo se ce la fai a riprenderti il portafoglio che ti ho appena sfilato …dai che ti aspetto…
Poco più avanti, il ministro Brunetta, ha un diavolo per capello. Mentre tutti gli astanti hanno capito, infatti, ridevano, lui no. Sicuramente sarà stato un malinteso.
Era successo, poco prima, che un gruppetto di studenti, i famosi guerriglieri, lo riconoscesse e, abituati ormai al suo senso dell’umorismo, gli si erano avvicinati senza lesinare pacche sulle spalle, come succede tra vecchi amici burloni: “ Ehi, piccoletto, quando sali sul letto usi la scala o prendi la rincorsa o preferisci dormire nelle assemblee?”. Un po’ tra le nuvole, il ministro aveva reagito maluccio e, così, per calmarlo, hanno dovuto dire che la loro “era solo una constatazione scherzosa”, senza voler offendere nessuno, poiché che fosse piccolo era una verità incontrovertibile e perciò non si sarebbero mai permesso di scherzarci sopra.
Io credo alla buona fede del ministro e ai tanti ipocriti non chiedo scusa.
Cosa c’è di più ottimistico di una bella risata dopo una battuta, umoristica certamente, ma intelligente e profonda nei suoi più reconditi significati e riferimenti?

24 maggio 2009

LA SENTENZA MILLS, L’INFORMAZIONE E LA COSTITUZIONE

La sentenza (di primo grado, badiamo!) Mills, condanna a quattro anni e sei mesi come testimone corrotto dal premier Berlusconi, fa discutere, ma, soprattutto, ci fa assistere alla solita autodifesa del premier, alla difesa ad oltranza dei suoi sodali, ministri, sottosegretari, onorevoli nominati ma non eletti, giornalisti delle reti Media-Rai e della stampa di famiglia e prossima.
Dalla lettura della sentenza viene spontanea una deduzione: se c’è un corrotto, ergo, deve esserci un corruttore.
Il corruttore, stando all’accusa, è il premier Berlusconi che, grazie al “lodo Alfano”, unico nel mondo, non può essere giudicato (La parte del processo che lo riguarda è stata congelata. Sarà ripresa, quando non sarà più primo ministro. Se sarà eletto presidente della Repubblica o del Senato o della Corte Costituzionale, il congelamento sarà dilazionato.), anche se il reato è stato commesso, quando non era primo ministro e lontano dalle relative funzioni.
Un paradosso tutto italiano, una legge vergogna, che fa di quattro cittadini quattro cittadini diversi dal resto degli italiani, di cui si spera che la Corte Costituzionale sancisca l’incostituzionalità.
Penso che per una questione di dignità personale e di lealtà verso i cittadini che, come presidente del Consiglio, rappresenta totalmente, dovrebbe rinunciare alla protezione del lodo Alfano e accettare di farsi processare.
Inoltre, considerata la sua professione d’innocenza, perché non credergli? sicuramente basata su prove tangibili e incontestabili, sarebbe assolto dall’accusa di corruzione liberando così da ogni ombra la sua immagine non solo d’imprenditore (la corruzione è stata effettuata, se c’è stata, nella sua funzione d’imprenditore), ma, soprattutto, di politico.
Potrebbe dire al mondo, ai suoi elettori e non, che aveva ragione, che il giudice Gandus aveva preso una cantonata, che c’era premeditazione e che la trama delle toghe rosse non è mai stata pura fantasia.
Ma Berlusconi non accetta di essere processato (perché, allora, il lodo Alfano?) e, al contrario, lancia accuse infamanti alla Gandus, un giudice della Repubblica, ritenuto idoneo a celebrare il processo nonostante la ricusazione presentata a suo tempo dai suoi avvocati, un rappresentante di uno dei poteri fondanti d’ogni democrazia.
Non è forse compito di un primo ministro preservare le istituzioni da ogni discredito? Non ha giurato di osservare e difendere la Costituzione, o incrociava le dita della mano sinistra, come i bambini discoli che, mentre giurano, già sanno come fare per rendere invalido l’impegno?
La Costituzione, la legge fondamentale dello Stato per cui ogni cittadino è uguale agli altri nel fruire dei diritti come nel rispettare i doveri, ove non si conosca, va studiata con umiltà e rispetto.
I continui attacchi alla Magistratura come le leggi ad personam (gli anni che fanno scattare la prescrizione sono stati portati da dieci a cinque, hanno tolto a Berlusconi il fastidio d’alcuni processi, ma non la cancellazione del reato.), pro domo sua, minano la democrazia e danno al cittadino la sensazione che il potente è più uguale di fronte alla legge.
Si pongono, a questo punto, due domande.
Da che parte stanno i media (informazione), qual è la loro posizione…il loro ruolo?
È normale che il premier possa esternare con tale violenza contro un potere costituente, senza che nessuno intervenga?
L’informazione nostrana non è all’altezza. Esistono molte zone d’ombra. L’informazione non è mai completa, è edulcorata mai approfondita o, quantomeno, esplicativa.
Ovviamente, ci sono delle eccezioni, ma queste servono solo a confermare la regola.
Prendiamo il caso Mills. Si registrano le invettive di Berlusconi senza chiedersi minimamente perché Mills è stato condannato. Il lettore e lo “spettatore” tv non sapranno mai perché Berlusconi è accusato di corruzione. Se il premier non risponde alle domande scomode (chi le fa? Non esageriamo…), il giornalista potrebbe approfondire e spiegare perché Berlusconi è indagato
Se ciò avvenisse non si assisterebbe al vergognoso spettacolo del rifiuto di Berlusconi, in conferenza stampa, di rispondere alla domanda posta dal giornalista di “Repubblica”. Altrove (Pessoa…Pessoa…) tutti i giornalisti presenti avrebbero solidarizzato e sarebbero usciti dalla sala. Altrove, dicevo, non in Italia dove i giornalisti solidarizzano col premier, dove le domande sono concordate e dove vengono accettati solo giornalisti graditi.
L’informazione è in uno stato comatoso e servile come abbiamo potuto constatare in una recente puntata di “porta a porta”, dove abbiamo assistito ad un soliloquio del premier per spiegare il suo rapporto con Noemi e Veronica. Il contraddittorio è servito solo ad indirizzare il comizio sulla strada voluta dal premier.
Nessuno osa ribellarsi più di tanto. L’opposizione cerca si dire qualcosa, si agita, ma, in effetti, dorme. Ci auguriamo che la “nottata” passi presto e senza arrecare danni irreversibili.
Inventandoci una nuova disciplina, la politica comparata, non risulta che in un solo paese al mondo, in tutti i continenti, un capo di governo esprime giudizi diffamatori e calunniosi nei confronti di un giudice e di una parte della magistratura individuata col dispregiativo di “toghe rosse”.
Altrove c’è rispetto dei ruoli svolti e i politici non sono pervasi di mania d’onnipotenza, rispettano la legge come tutti i cittadini, accettano o criticano le sentenze, ma non si permettono né la diffamazione né la calunnia. Da noi tutto è permesso, anzi tutto si prende e si dà.
Io non credo che un politico possa esprimere impunemente, si dice nell’esercizio delle proprie funzioni, giudizi che portano senza dubbio discredito ad un potere dello Stato. Qualcuno deve intervenire per evitare che di atto in atto, di calunnia in calunnia, di discredito in discredito, di fatto la Costituzione sarà continuamente violata fino a ridurla a carta straccia, finché la forza del diritto sarà sostituita dal diritto della forza.

07 maggio 2009

SPLENDIDA “PORTA A PORTA” – Viva l’informazione libera

L’altra sera ho assistito incredulo (non pensavo che si potesse arrivare a tanta cialtroneria) alla trasmissione di Vespa. Ospite unico, con diritto di dire quanto voleva su tutto e tutti, il premier Silvio Berlusconi, che doveva, urbi et orbi, fare le sue dichiarazioni sulle prese di posizione della moglie Veronica Lario.
Non mi soffermo sul ruolo di usciere di Vespa, ormai abituato a profusi atti di vassallaggio, ma ho provato grande sofferenza per i grandi nomi del giornalismo italiano, ridotti a “spalla” del capocomico: a lui ogni onore, ogni laude e riverenza.
È stato patetico sentire il premier attribuire la colpa del fallimento del suo matrimonio ai giornali di sinistra, a Repubblica in particolar modo, dimenticando che il problema delle veline l’aveva provocato l’associazione “fare futuro” vicina al presidente della camera. Mentre l’affaire Noemi, la diciottenne che lo chiama papy, non è com’è stato fatto credere alla moglie da chi ha organizzato una specie di complotto. Insomma, l’ingenua o poco avveduta moglie, è caduta nella trappola e lui è disposto a fare un passo indietro solo se lei gli chiederà scusa.
Lo vuole la sua carica di presidente del consiglio!
Non si è limitato, però, a parlare solo della sua crisi familiare, ma ha spaziato dal terremoto ad Acerra, toccando vari aspetti della politica.
Un comizio in piena regola e senza contraddittorio che l’ha riempito di soddisfazione, visto quanto ha dichiarato in un’intervista alla tivù France 2 sull’affaire separazione: “L’ho gestita con una certa classe…(tanto che) gli ultimi sondaggi dicono che c’è stato un aumento di popolarità”.
Veniamo a sapere che la frequentazione con Noemi è stata limitata e sempre in compagnia dei genitori: “La ragazza non ha mai avuto modo di frequentarmi da solo. È venuta a trovarmi tre o quattro volte, sempre con i genitori”.
Dopo queste affermazioni, mi sento sollevato. Il mio premier non è un casanova che va con le ragazzine (minorenni, come si dice) che fanno la fila per chiamarlo papi. Finalmente ho capito come qualche giornale della sinistra, il solito (o solita?), non fa altro che denigrare il premier, è diventato lo sport nazionale. Invece di dare le giuste informazioni e dare il giusto plauso al premier, per tutto quello che fa per la nostra povera Italia, gli scaricano addosso fiumi di merda.
È ora di smetterla!
“E’ un fatto privato”, afferma il premier.
Certo, tutto deve restare dentro l’alcova! E, poi, la sua “signora” che non capisce, che non usa la giusta discrezione…ma che pretende? Non ha avuto forse abbastanza dalla vita? Il premier non le ha permesso di fare la signora?
Ma se la questione è un fatto privato perché il premier ha sentito il bisogno di andare nella tivù pubblica per “difendersi”? Non gli bastavano le sue di tivù e i giornali del gruppo?
Un premier dovrebbe andare in Tivù solo in circostanze istituzionali o per motivi altamente politici. Non può, non deve usarla per la sua vita privata. Per di più, mancando di rispetto alla moglie, ha dimenticare la “par condicio”.
Un’arroganza inaudita, mai vista prima! Chissà cosa ci riserva il futuro? Niente che gli italiani non meritino, perché, ogni italiano in cuor suo si sente un Berlusconi!
È stato l’atto più squallido della televisione pubblica, quello di prostrarsi ai piedi dell’uomo della provvidenza, usata come un comune avvocato, come un coro di parrocchiani col capo chino.
E l’informazione? Dov’era l’informazione? Stendiamo un pietoso velo.
E l’informazione del giorno dopo, quella che ha ordito il caso?
Meglio Emilio Fede, che servo si è dichiarato, che i finti giornalisti (?) che qualche volta sbraitano, mentre quasi sempre stanno a cuccia.
Il gioco delle parti fa comodo a entrambi, ognuno ricava il suo vantaggio.