07 luglio 2007

“NON POSSUMUS”, BERTINOTTI COME PIO IX

Il parolaio, come lo chiama, questa volta a ragione, Giampaolo Pansa, nel colloquio con Massimo Giannini (La Repubblica del 06/07/07) dimostra il suo amore per le parole e un buon uso della tecnica espositiva. Ma la sua sintesi politica, derivante da una ideologia che ha espresso tutto quanto poteva nel corso del secolo scorso, presta il fianco a qualche osservazione. Innanzitutto, trovo il suo pensiero piuttosto unidirezionale e incompleto poiché non tiene conto della complessità della società odierna, né dei tempi né dei luoghi (anche questi contano: una cosa è vivere in Europa, un’altra in Africa) in cui si svolgono le vicende.

E’ cosa giusta “garantire i diritti acquisiti”, ma questo assunto deve valere per tutti i lavoratori e in ogni momento della loro vita lavorativa. Non mi sembra che il presidente Bertinotti e il suo partito abbiano protestato o minacciato di abbandonare il governo in occasione della firma del contratto del pubblico impiego (un furto di 13 mesi: dal Febbraio 2008 invece del Gennaio 2006). Ma, questi sono figli di un Dio minore, dei fannulloni che non producono niente di visibile…la vecchia concezione operaistica che ritorna!

Infatti, si chiede il parolaio: “Che vuol dire lavori usuranti? C’è chi dice che è usurante fare la maestra d’asilo. E come dovremmo definire il lavoro di chi fa il turnista in un’azienda meccanica o di chi passa la giornata davanti alla pressa?” Questa distinzione tra categorie sociali, tutte necessarie alla sopravvivenza e al progresso della società pongono Bertinotti in un mondo diviso in due, , lavoratori e nullafacenti utili e parassiti …una visione manichea avulsa dai tempi.

Conclude il pensiero, affermando: “Sono pronto a sostenere il confronto in un’assemblea sindacale, di fronte ai lavoratori del pubblico impiego. Sono pronto a spiegare perché è legittimo chiedere a loro di andare in pensione più tardi”.

Di legittimo, signor presidente, c’e solo la realizzazione del diritto al lavoro come prevede la Costituzione, L’unico “delitto sociale”, per usare sue parole, è quello perpetrato ai danni dei lavoratori sin dal momento della loro entrata nel mondo del lavoro, con politici e sindacalisti imbelli, spesso accondiscendenti, dietro a una faccia truce, col patronato.

“Nella nostra società questi (gli operai) sono gli ultimi. Questi sono i deboli…e io voglio difenderli.”

E’ vero che quando la meta s’avvicina anche un solo metro può avere la pesantezza di un chilometro, ma la difesa dell’operaio non si esercita nel garantire il diritto l’uscita dal lavoro a 57 anni. I diritti dei lavoratori sono il rispetto delle scadenze contrattuali, il rinnovo equo degli stessi, un salario dignitoso che riduca la forbice tra il guadagno dell’azienda e dei suoi dirigenti e quello dei lavoratori, uno stato sociale che accompagni il lavoratore dall’assunzione alla pensione.

E se gli “operai” sono gli ultimi, quale posto occupano i precari, i disoccupati gli indigenti, i pensionati a basso o bassissimo(pensioni sociali) reddito, i malati cronici, gli anziani costretti a stare in famiglia perché la retta di una casa di riposo è altissima….?

Finisco, signor presidente, pregandolo di non fare come tanti politici abituati al ricatto piuttosto che alle proposte praticabili. Ricattare il governo con minacce più o meno velate non è più un’arte, e uno sport e qando i C:T. diventano tanti sono poco credibili. E’, purtroppo in buona compagnia; Mastella, Dini, Di liberto, Pecoraio….la compagnia è buona, il companatico un po’ meno.

Si cali nella realtà, agisca come Giorgio Amendola…ma non vada solo a Mirafiori, vada anche in qualche asilo nido o in qualche scuola materna … La realtà sociale va oltre Mirafiori…per molti politici si ferma addirittura a Montecitorio o a palazzo Madama.