11 gennaio 2010

tratti da Repubblica.it

Epifani: non c'è equilibrio tra le due aliquote
Oggi il sindacato presenta il suo piano
Tasse, la Cgil boccia la riforma
"Poco ai poveri, troppo ai ricchi"
di LUISA GRION


ROMA - Non gli piacciono i tempi: la riforma fiscale rilanciata da Berlusconi vuol cambiare tutto dopo, per non cambiare nulla adesso. Ma non è d'accordo nemmeno sui numeri: due aliquote sono troppo poche perché non rispettano la progressività e anche le percentuali scelte non vanno bene. Guglielmo Epifani, leader della Cgil, boccia il piano del governo sul fisco. "E' una mossa furba, propagandistica - commenta - fatta apposta per rimandare decisioni che dovrebbero essere prese subito. Si propone un progetto globale, che chiede tempi lunghi e approfondimenti, e si tralasciano interventi - come le detrazioni - che potrebbero invece dare sollievo immediato alle famiglie impoverite dalla crisi". Non solo: "Anche le due aliquote di cui si parla sono sbagliate perché la prima, quella al 23 per cento, è troppo alta, dovrebbe scendere al 20. E la seconda, quella del 33, è troppo bassa. Così facendo si promettono grandi risparmi ai redditi medio alti, ma si concede poco a chi ha entrate ridotte".

Insomma l'idea che la Cgil ha sul fisco è abbastanza diversa da quella prospettata dal premier e le proposte che proprio oggi il sindacato presenterà all'attenzione di Berlusconi poggiano su basi diverse: riduzione delle tasse per cento euro al mese per redditi da lavoro e pensionati e recupero dell'evasione. Il mix di interventi che porterebbe a questi obiettivi, nei piani della Cgil, fa base su una riforma Irpef che per il periodo 2010-2012 dovrebbe costare 19,8 miliardi. Dovrebbe comprendere la riduzione della prima aliquota dal 23 al 20 per cento - appunto - e della terza dal 38 al 36; un aumento delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente e da pensione per almeno 500 euro entro marzo; l'innalzamento e unificazione delle quote esenti. In più la tassazione delle rendite finanziarie al 20 per cento e una tassazione extra per grandi patrimoni (sopra gli 800 mila euro).



Ma se la Cgil la pensa in un altro modo, un netto "sì" alla riforma delle due aliquote è arrivata dalla Lega e dal ministro Maroni: "E' una proposta che condividiamo - ha detto - in questa fase è giusta e può far ripartire l'economia". Via libera anche dal ministro Brunetta, che però è d'accordo con "la cautela di Tremonti" e guarda anche al bilancio: "la riforma si farà entro la fine della legislatura", ma la minore tassazione sui redditi, ha precisato, dovrà accompagnarsi ad una maggiore tassazione sui consumi. Maggioranza a parte, aperture sul piano del governo arrivano anche dalla nuova formazione di Rutelli, Alleanza per l'Italia. "La doppia aliquota, se accompagnata da adeguati meccanismi di esenzione e di deduzioni, può essere un sistema che va nella direzione giusta" ha detto Linda Lanzillotta. Quanto all'accusa mossa ieri da Bersani di puntare a un fisco utile ai ricchi, a rispondere è Della Vedova, deputato Pdl: "La riduzione delle aliquote marginali aumenta e non riduce il contributo percentuale dei ricchi al gettito - ha commentato - Limitarle a due e ridurre quella massima permette una guerra totale all'evasione".
(11 gennaio 2010)
Maxi sconto dai 40mila euro in su
ma tutto si giocherà sulle deduzioni
Le riduzioni del prelievo si trasformano in una galoppata per i redditi molto alti
La riforma procura allo Stato un gettito inferiore: Tremonti, per questo, resta prudentedi ROBERTO MANIA


Due sole aliquote fiscali al posto delle attuali cinque: la più bassa del 23 per cento per i redditi fino a 100 mila euro, la più alta del 33 per cento per tutti i redditi superiori. È il nocciolo del progetto di riforma tributaria annunciata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Intorno ad esso il governo intende costruire un nuovo sistema fiscale spostando il prelievo dalle persone (Irpef o Ire) alle cose (Iva), realizzando il federalismo fiscale e sfoltendo la giungla delle norme fiscali. Un nuovo patto fiscale, anche "un'avventura intellettuale", come dice il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per aggiornare il rapporto tra il fisco e un sistema produttivo dove, accanto alla grande fabbrica degli anni 70, ci sono sei milioni di piccoli imprenditori oltre ad una quota (un quarto di tutta l'occupazione) del tutto anomala tra i Paesi Ocse di lavoro autonomo.

Dunque è dalle due aliquote che si può cominciare a ragionare e a simulare le conseguenze sui contribuenti, sapendo che per salvaguardare la progressività del sistema fiscale così come impone la Costituzione (articolo 53) si dovrà agire sul meccanismo delle deduzioni (preferite dal governo alle detrazioni) con lo scopo di ridurre la base imponibile. Per questa ragione sembra scontato che le deduzioni interesseranno solo i redditi più bassi e soprattutto le famiglie.

Due aliquote e sconti (in attesa delle deduzioni) sui redditi più alti. L'ufficio studi della Cgia di Mestre ha elaborato per Repubblica alcune simulazioni, nelle quali ha modificato la curva delle aliquote lasciando inalterato l'attuale meccanismo delle detrazioni. Il primo risultato è che i maggiori sgravi si concentrano, per ora, sui redditi più alti (a partire dai 40 mila euro) ma che comunque la rimodulazione delle aliquote comporta un prelievo complessivamente inferiore. Questo aiuta a capire la cautela con la quale il titolare dell'Economia Tremonti intende muoversi in questa partita, tanto più in uno scenario recessivo nel quale il crollo del Pil (intorno ai 6 punti) ha portato con sé il calo delle entrate senza alcuna riduzione della spesa.


Nel caso di una famiglia con due redditi di 21.500 euro e un figlio a carico, lo sconto annuo con la nuova ipotetica curva dell'Irpef si aggirerebbe intorno ai 520 euro, pari a poco più di 40 euro al mese. Maggiore e assai più significativo lo sgravio per un lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico e un reddito di 30 mila euro. In questo caso il prelievo Irpef scenderebbe dagli attuali 5.626 euro a 4.806 con una differenza di 820 euro, pari a quasi 70 euro al mese.

Il vero spartiacque è costituito dalla soglia dei 40 mila euro. Perché, senza più considerare i carichi famigliari, fino a 30 mila euro lo sconto supera di poco gli 800 euro l'anno, ma arrivati a 40 mila euro di reddito lo sgravio schizza a oltre 2 mila euro (2.320), con un risparmio che sfiora ogni mese i 200 euro. Le riduzioni del prelievo si trasformano in una vera e propria galoppata per i maxi redditi: a 100 mila euro si superano i 13 mila e a quota 110 mila si arriva a 14.170.
(11 gennaio 2010)

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