02 marzo 2008

BOMBE SU GAZA

L’Esercito israeliano attacca con un contingente di 2000 uomini supportato da elicotteri e mezzi corazzati i palestinesi della striscia di Gaza. Non l’attacco di un esercito invasore, ma la rappresaglia di chi ha subito un’aggressione e risponde simbolicamente con attacchi mirati: 60 terroristi morti e più di 150 feriti.
I palestinesi tutti senza distinzione, bambini e civili compresi, per i rappresentanti istituzionali d’Israele sono terroristi crudeli e senza scrupoli che vanno eliminati, carne da macello, nell’indifferenza di Stati e istituzioni internazionali e con la complicità del presidente dei presidenti, di quel Valery Bush, esportatore di bombe e democrazia.
Un Paese civile e democratico, che ha provato sulla pelle dei suoi avi umiliazioni disumane e l’onta della diaspora, non trova niente di meglio che le bombe per dare serenità e pace ai suoi cittadini.
I sette bambini innocenti…futuri terroristi; le donne…future mamme di terroristi.
Io sono indignato. Mi riesce difficile comprendere i motivi di tanto odio che portano il popolo “prediletto” a procurare tante e tali sofferenze ad un popolo fratello. Come mi riesce difficile giustificare l’assedio di Gaza, i bombardamenti alle centrali elettriche e l’innalzamento di mura. Ma ancor più difficile è giustificare l’ipocrisia di Bush e dell’ONU che non sono riusciti (o non vogliono) a risolvere il problema arabo-israeliano dirimente per risolvere il terrorismo internazionale. L’Afganistan e l’Iraq hanno dimostrato che con la guerra non si risolvono i problemi, ma si aggravano. Occorre percorrere tutte le strade possibili per portare la pace in due Paesi martoriati, sempre all’erta e mai sicuri. Volere è potere.

Le rappresaglie chiamano rappresaglie,
i morti chiedono vendetta,
i padri cercano i figli,
i figli chiamano i padri,
coprono le bombe il pianto delle madri. (G.G.)

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