25 febbraio 2008

L’INFLAZIONE REALE E LA POLITICA

L’ISAT nel presentare l’indice d’inflazione del mese di Gennaio, ha, per la prima volta, parlato di “beni di alta frequenza d’acquisto”. Abbiamo, così, saputo che dal 2002, dall’introduzione dell’euro, l’inflazione percepita dai consumatori è del 4,8. Anche se il dato non è in linea con quelli elaborati dal Codacons e dell’Adoc, rappresenta pur sempre una presa di coscienza dell’Istituto, purché non rimanga solo un dato indicativo, ma sia il primo passo per la modifica sostanziale del cosiddetto “paniere”, che determina l’inflazione sulla quale si costruiscono le leggi finanziarie e si stipulano i contratti di lavoro. I “beni di alta frequenza d’acquisto” riguardano alimentari, tabacchi, carburanti, giornali, trasporti urbani, spese d’assistenza, spese non durevoli per la casa, spese d’affitto e mutuo. Sono, insomma, spese cui una famiglia tipo (media) non può rinunciare e riguardano la sopravvivenza e la vita partecipativa.
Secondo l’Istat, questo gruppo di beni “ha registrato un aumento superiore al tasso medio”, accettando, quindi, quanto le famiglie vanno affermando da tempo: i dati dell’inflazione sono stati sempre superiori ai dati ufficiali rilevati dall’Istat, basati su un “paniere” di beni non legato al quotidiano. Anche la “percezione” di cui parliamo è un dato non concreto perché i dati reali sono quelli toccati da chi ha l’onere della spesa quotidiana, le mamme e i papà che si recano a fare la spesa, quella che poi portano sui tavoli.
Dati più approfonditi ci dicono ancora che i beni di prima necessità, necessari a bambini e anziani, hanno subito rincari molto alti, spesso non giustificati: il pane +12%, la pasta +10%, il latte +8,7% e la frutta +4,8%.
Secondo una nota congiunta di Adusbef e di Federconsumatori, “la situazione è gravissima e gli interventi per arginarla non sono più rinviabili”.
Carlo Pileri, presidente dell’Adoc, denuncia: “E’ da tempo che denunciamo l’aumento eccessivo dei prodotti a maggiore diffusione d’acquisto, rincari che costituiscono uno dei principali motivi del continuo indebolimento dei redditi e delle possibilità di risparmio delle famiglie, nonché del crescente e preoccupante indebitamento…Solo per comprare lo stesso paniere di beni alimentari, oggi si spendono duemila euro in più dall’introduzione dell’euro”.
Carlo Rienzi, presidente del Codacons, invia un esplicito invito ai politici nostrani d’intervenire: “E’ virgola deve essere attaccata alla parola che la precede. una situazione che è sempre più una crisi nazionale, verso la quale i candidati al prossimo governo dovranno prestare la massima attenzione”.
Come è ben evidente il potere d’acquisto delle famiglie con reddito fisso è sempre più eroso da un aumento dei prezzi.
Perché aumentano i prezzi? Chi deve controllare in uno Stato che, quando gli fa comodo, si dice liberista e afferma che non può far nulla? Allora, a cosa serve l’introduzione di mister prezzi?
Sono domande alle quali i politici devono dare risposte chiare e prendere provvedimenti altrettanto chiari, senza nascondersi dietro la favola pilatesca che nel libero mercato lo Stato non può intervenire, né invitare i cittadini a girare per il mercato prima dell’acquisto, di berlusconiana memoria.
E’ ora che i nostri dipendenti si rimbocchino le maniche e si guadagnino lo stipendio, perché una situazione di precarietà e insicurezza, se non contrastata con provvedimenti d’equilibrio, può avere serie ripercussioni sull’ordine pubblico.

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