25 febbraio 2008

LA CAMPAGNA ELETTORALE SI TRASFORMA IN DERBY

Veltroni ha presentato i dodici punti del programma del PD che nei prossimi giorni cercheremo di commentare. Quello che voglio sottolineare è la scomposta reazione del PDL: critiche a non finire, accuse di plagio e la certezza che molti punti sono stati realizzati dal precedente governo di centro destra (Fini).
Certamente, ogni partito affronterà la campagna elettorale come meglio crederà, ma il vecchio vizio tutto italiano di criticare le proposte degli altri senza parlare delle proprie è duro a morire.
Il Pdl farebbe bene a presentare il programma agli elettori, a dirci come intende governare l’Italia, invece di criticare il partito che questi passi ha già fatti. Farebbe bene a bonificare le sue liste, come chiede il finto ingenuo Fini.
Ho scritto, qualche giorno fa, che sarà una campagna aspra, ai limiti della correttezza, piena di colpi bassi. L’avversario sarà visto come il nemico da ab-battere; e gli avversari saranno tanti per tutti.
La protagonista, ormai allo scoperto, sarà la Chiesa. Infatti, gli interventi scritti (l’Avvenire, Famiglia Cristiana) e le prese di posizioni dal papa ai suoi più stretti collaboratori, si susseguono senza interruzione. La Rai ha dato pieno appoggio al Vaticano senza limite d’apparizione: il papa e la gerarchia interverranno su tutto, su temi eticamente sensibili e su altri più legati al quotidiano come…la 194 o il divorzio.
L’uso indiscriminato dei sondaggi sarà un altro protagonista. Sondaggi di tutti i tipi, ogni mattina sempre nuovi e sempre più favorevoli alle parti saranno sventolati in faccia agli incolpevoli elettori in continuazione, senza ritegno.
Gli elettori saranno trasportati dentro uno stadio, la contesa elettorale diventerà un derby. Si troveranno a tifare senza chiedersi del bel gioco (programmi), ma solo di vincere perché la storia solo questo ricorderà. In questo i politici nostrani sono bravissimi, non hanno rivali: l’economia, la sanità, le morti sul lavoro, le liberalizzazioni, la casta…. Alla fine del derby ci ritroveremo a discutere su un rigore non concesso o su un giocatore non schierato, per esaltare la vittoria o giustificare la sconfitta.
In un Paese normale, è un’espressione che non mi piace, il confronto avviene su progetti di governo, su programmi concreti, su cosa si vuol fare per affrontare l’emergenza socio-istituzionale che attanaglia l’Italia. Ma non siamo, purtroppo, un Paese normale, ma un Paese malato che al capezzale ha dei medici incompetenti ma contenti.

Nessun commento: