27 novembre 2008

CROCIFISSI IN SPAGNA

Dalla Spagna arriva una vera prova di civiltà e di democrazia.
Un giudice di Valledolid decide di far rimuovere il crocefisso dalle pareti di tutte le scuole pubbliche della città, nel rispetto della laicità dello Stato.
Apriti cielo!
Il cardinale Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, si scaglia contro il governo socialista di Zapatero, partendo da lontano, dalla legge sulla “Memoria storica” promossa per dare dignità alle vittime del franchismo, che, non dimentichiamolo è stato una dittatura fascista di estrema violenza.
Rouco è di tutt’altro avviso: “bisogna saper dimenticare” per evitare scontri ma è un dimenticare a senso unico perché la chiesa può canonizzare numerosi personaggi dell’epoca franchista.
Il vero obiettivo di Rouco è la sentenza di Valladolid e così un suo collega, il cardinale primate di Spagna, afferma che la società spagnola è ammalata (solo perché si copre laica!) e dedita alla cristofobia. Molto spesso chi dovrebbe promuovere l’amore per Dio, assume comportamento tanto invasivo da procurare un effetto contrario. Non dimentichiamo, inoltre, che la Spagna, che ha votato per Zapatero è diversa dalla Spagna cui si era abituata la Chiesa spagnola. Non è la Spagna della Santa Inquisizione. La classe politica è maturata assieme ai cittadini. Quanta distanza con la società italiana!
L’Osservatorio Romano, nel reputare molto violenta la decisione del giudice di Vallladolid, si distingue per un sereno e pacato commento: “Che si consideri un crocefisso offensivo in occidente è sintomo di amnesia e di necrosi culturale”.
Dopo un tale commento, in Italia i politici sarebbero tutti dietro un confessionale a fare la fila e chiedere penitenze non troppo dure, promettendo modifiche adeguate alla Costituzione e una revisione del Concordato che preveda una presenza in parlamento di sacerdoti o persone al Vaticano gradite pari almeno al 20% dei suoi componenti.
José Blanco, il numero due del Partito Socialista Spagnolo favorevole alla rimozione dei crocifissi nelle scuole pubbliche, intimorito e con le mani giunte ricorda che “bisogna rispettare il credo religioso di tutti”.

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