25 febbraio 2007

RAPPORTI STATO ITALIANO CHIESA 1985 (FINANZIAMENTO) n. 2

L’art. 7 del nuovo Concordato fa obbligo allo Stato di finanziare il funzionamento, il personale e le attività della Chiesa.
Nell’anno 2000 la Chiesa possedeva in Italia:

16.500 istituti religiosi
27.000 parrocchie
16.000 enti di varia natura

Le fonti di finanziamento si possono così riassumere (tratto da http://www.homolaicus.com/):

- la devoluzione dell’8 per mille dal gettito IRPEF di ogni anno;
- la deducibilità delle libere offerte destinata alla chiesa fino ad u importo di 2 milioni;
- gli stipendi per i funzionari/operatori alle dipendenze della gerarchia impiegati in settori della pubblica amministrazione (scuola, forze armate, ospedali, carceri);
- esenzione dall’IVA e dalle imposte su terreni e fabbricati e sulle successioni;
- contributi dirette alle scuole confessionali(materne non statali, elementari parificate, ex magistrali parificate) e contributi alle famiglie non abbienti che mandano i loro figli nelle scuole private sotto il nome di diritto alla studio;
- finanziamento pubblico per la costruzione e per la manutenzione di edifici di culto;
- contributi a strutture religiose che dichiarano di svolgere un servizio sociale o che suppliscano all’assenza o inefficienza delle strutture pubbliche;
- le banche vaticane operano in Italia in condizioni di assoluto privilegio.

Con l’art.50 della Legge 222/1985 si ha un ulteriore finanziamento annuo di lire 3 miliardi e mezzo (c.a 1 milione e 800 mila euro) come versamento a favore del fondo degli edifici di culto.

Art. 50: …”Per ciascuno degli anni 1987, 1988 e1989 gli stessi contributi…aumentati del 5 per cento rispetto all’importo dell’anno precedente, cono corrisposti alla Conferenza Episcopale Italiana, ad eccezione della somma dei lire 3.500 milioni annui che verrà corrisposta, a decorrere dall’anno 1987, al Fonfo edifici di culto…” che (art.56 L 222/1985) “ha personalità giuridica ed è amministrato in base alle norme che regolano le gestioni patrimoniali dello Stato con i privilegi, le esenzioni e le agevolazioni fiscali ad esse riconosciute”.

Il finanziamento più consistente la Chiesa lo riceve dall’8 per mille dell’IRPEF, regolato dall’art. 47 della L 222/85, non da tutti i contribuenti conosciuto nei suoi perversi contenuti.

Art. 47: …A decorrere dall’anno finanziario 1990, un a quota pari all’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica.
Le destinazioni vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.

La Chiesa cattolica in base al comma 3 dell’art. 47 riceve la quota che il contribuente destina di sua volontà e una quota proporzionale delle scelte dai contribuenti non espresse che molte pensano vada allo Stato: Quindi, attinge due volte allo stesso beneficio.
Grazie ad un ordine del giorno presentato dai radicali, per una questione di equità, anche le altre confessioni religiosi possono accedere alla distribuzione dell’8 per mille, previa intesa firmata con lo Stato.
Vediamo come è stato distribuito l’8 per mille nell’anno 2004:
87,25 % Chiesa cattolica
10,28 % Stato
1,27 % Valdesi
0,42 % Comunità ebraiche
0,31 % Luterani
0,27 % Avventisti
0,20 % Evangelici dell’Assemblea di Dio
In base alle percentuali su espresse la Chiesa cattolica avrebbe dovuto ricevere 310 milioni di euro. Invece ne ha ricevuto ben 782 milioni.
Non è finita , in quanto i 782 milioni sono diventati 936,5. La differenza è un conguaglio, un cospicuo aggiornamento della congrua che il clero riceveva prima del nuovo concordato, quando era ancora religione di stato.
Il paradosso: lo Stato Italiano, pur non essendo uno stato confessionale, garantisce alla Chiesa un finanziamento abbastanza consistente. Ma la cosa più paradossale è che parte di questo finanziamento si fa passare per libera scelta dei contribuenti.
“A quanto ammonta il finanziamento alla Chiesa cattolica in un anno?”, chiede il mio amico.
“Non so, ma è possibile, con tutti i problemi economici che ci ritroviamo, continuare a finanziare un altro Stato con pretese di ingerenze, peggio di quanto aveva fatto Mussolini?”

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