15 febbraio 2007

ANCORA SULL’INGERENZA DEL VATICANO n. 1

Ho già ampliamente esposto il mio pensiero in merito al ruolo svolto ad oggi dalla Chiesa nell’attuale discussione politica riguardante prima i PACS e ora i DICO.
E’ sceso in campo, accanto ai più alti prelati, alla stampa e alla radio vaticana, in modo continuato e duro anche il Papa sfoderando tutta la sua cultura teologica e filosofica.
“Scalfisce l’istituto del matrimonio”, “una minaccia per la società”, “ferisce la famiglia”, “il Papa si ritiene preoccupato e invita i politici a tener conto del diritto naturale”, matrimonio e fine della vita”, “la confusione minaccia l’esistenza dell’uomo”, “è importante non lasciarsi incatenare da elementi come il relativismo…e le relazione affettive disordinate”…..
Tutte dichiarazioni minacciose che stonano con l’invito (?) alle autorità civili e alle persone “che hanno funzione nella trasmissione dei valori ad avere il coraggio della verità sull’uomo”.
Ammonisce il Papa: “ E’ necessario appellarsi alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi, nel governo e nell’amministrazione della giustizia, affinché le leggi esprimano sempre i principi e i valori che siano conformi al diritto naturale e che promuovano l’autentico bene comune”.
In un Paese normale e serio, in una Repubblica in cui i rappresentanti dei cittadini abbiano chiaro il concetto di laicità dello stato basterebbe quanto dichiarato dalla cattolica Bindi: “…abbiamo scritta una legge giusta che tutela i più deboli, riconosce i diritti alle persone discriminate e non crea nessuna figura giuridica che possa attentare alla famiglia. Non è negando diritti e doveri a chi è in difficoltà che si difende la famiglia. L’insegnamento cattolico parla di valore della giustizia, di pace, di libertà personale, di accoglienza persino nell’errore, di carità e di misericordia….un politico deve avere come riferimento il Paese”.
Ma siamo in Italia e i politici, quelli che contano (i voti delle sacrestie?), fanno quadrato (crociata, vorrei dire, ma…) attorno al Papa, dimentichi, solo per il momento delle dichiarazioni, del loro status di divorziati, di conviventi o di sposati con divorziati (Berlusconi, Bossi, Casini, Santanché, Bianchi, Fini, Calderoni……credono così tanto alla famiglia da crearne qualcuna in più!).
Non voglio fare moralismo, ma sottolineare le contraddizioni, ancora più evidenti quando si viene a sapere che dal 1992 i nostri parlamentari possono estendere l’assicurazione sanitaria al convivente (purché ne dichiarino Non sono un filosofo, ma sul relativismo l’esistenza all’inizio del mandato) e lasciargli la pensione di reversibilità (uno stato di famiglia deve dimostrare che convivano almeno da due anni).
Non solo incoerenti, ma anche ipocriti.
Non sono un filosofo e per confutare le affermazioni di papa Ratzinger mi avvarrò di Popper.
Relativismo secondo Ratzinger: “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio , il vero uomo. E’ Lui la misura del vero umanesimo”.
Non ammette il relativismo in quanto accetta solo la verità precostituita ed ideologica ma indaga sui “valori”. Ecco, dunque, il dogmatismo e, come infausta conseguenza, il dogmatismo che fa risalire a Dio tutta la conoscenza, che diventa nei suoi principi infallibile.
Popper, viceversa, afferma che “tutta la conoscenza rimane fallibile, congetturale: Non esiste nessuna giustificazione, compresa, beninteso, nessuna giustificazione definitiva di una confutazione. Tuttavia, noi impariamo attraverso confutazioni, cioè attraverso l’eliminazione di errori: la scienza è fallibile perché è umana”.
Dal relativismo culturale, secondo cui, partendo dall’universalità della cultura, ogni società è unica e diversa dalle altre e quindi degna di rispetto in quanto portatrice di valori altri, deriva la società aperta, attuale e lontana da quella statica e immutabile del dogmatismo di Ratzinger, che Popper così definisce: “La società aperta è aperta a più valori, a più visioni filosofiche del mondo e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione dei problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero di idee e ideali differenti, e magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa solo agli intolleranti”. Come papa Ratzinger!La Chiesa, infatti, non accetta il relativismo culturale perché mette in discussione le verità rivelate, i dogmi di fede, salvo accettare i valori propri di ogni cultura o religione purché non abbiano comportamenti che essa disapprova (missionarietà).

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