06 marzo 2007

LA SOLITA PILOTATA CRISI DI GOVERNO

Il mio amico Michele mi ha chiesto come mai ho taciuto sulla passata crisi di governo.
Non ho avuto voglia: troppo banale nelle cause e prevedibile nelle conclusioni.
Ora, fermo restando che siamo governati da una classe politica mediocre per non dire incapace, provo a fare qualche riflessione.
Di chi la colpa della crisi?
Non certo dei senatori Rossi e Turigliatto (sicuramente non tutta) che altro non sono stati che il capro espiatorio di una crisi latente allora come adesso.
Il governo è caduto sulla politica estera, hanno convenuto giornalisti e commentatori politici ufficiali (o sodali?). Ma a lor signori sono sfuggiti, come mai?, due fatti di politica interna:
- il pellegrinaggio di Prodi e compagni in Vaticano per l’anniversario dei Patti Lateranensi (anche questo è un segnale verso chi, e sono tra questi, vorrebbe un rapporto diverso tra lo Stato e la Chiesa, meno invasivo da parte di quest’ultima e più determinato il primo nel perseguire la sua laicità);
- la strana astensione, che al senato vale voto contrario (un’altra grave anomalia della democrazia italiana), del senatore Andreotti sulla politica estera prima condivisa; l’astensione, guarda caso, si è trasformata in “non partecipazione al voto” sulla fiducia, sottolineando che non accetta la posizione del governo si DICO. Come volevasi dimostrare!
A ciò occorre aggiungere la posizione del vice premier Rutelli, che ancora ieri ha dichiarato che altre sono le priorità e “non certo i DICO”, e quella del ministro Mastella che non perde occasione di minacciare che non voterà mai i DICO come non li avrebbe votati prima (ergo, se si fosse votato sui DICO e non sulla politica estera il governo si sarebbe inabissato).
Allora, meglio che il governo cadesse sulla politica estera e non sui DICO, che così si possono lentamente dimenticare perché in agenda ci saranno problemi più gravi ed urgenti come la riforma delle pensioni o quella della legge elettorale con discussioni infinite (alleluia!).
Pertanto, si deduce che i due voti mancanti della sinistra radicale e la partecipazione alla manifestazione di Vicenza dei segretari dei partiti che la compongono sono stati marginali e non determinanti per la debacle al senato (fiat voluta Dei…).
Con questo non voglio giustificare la sinistra radicale che ha la gravissima colpa di aver dato occasione e giustificazione all’evento e, poi, non si può essere contemporaneamente al governo e all’opposizione. Sono due ruoli distinti e opposti.
Siccome l’Afghanistan e Vicenza non sono stati episodi contingenti ma risaputi, bisognava protestare a tempo debito e tracciare linee chiare e condivise nel traboccante programma dell’Unione.
Ma , insomma, chi ha portato (non eletto) al parlamento i due fedifraghi?
Grazie alla legge elettorale detta“porcellum” sono state le Direzioni dei partiti a inserirli nella posizione giusta per essere sicuri parlamentari. Non ci sono giustificazioni che tengano perché detta legge, orba del voto di preferenza, con qualche lieve protesta retorica e propagandistica, fu accettata da tutti i partiti anche se la responsabilità maggiore cadde sulla CdL. L’opposizione di strumenti per evitarla ne aveva a iosa, ma non li ha utilizzati.
“Faceva comodo a tutti i partiti, ormai vere e proprie SpA”, suggerisce il mio amico.
Quindi, tutto preordinato, tutto guidato, tutto risaputo, tutto rimandato col fumo dei dodici punti di Prodi, che tutto assopisce.
“Tra i dodici punti non ci sono né la legge sul conflitto d’interesse né quella per l’eliminazione delle leggi ad personam, su cui si era incentrata la campagna dell’Unione!” nota il Mio.
Italiani brava gente!

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