06 gennaio 2007

DE MICHELIS E L’ETEROGENESI DEI FINI OVVERO L’UNITA’ DEI SOCIALISTI

Per Gianni De Michelis la discussione sulla costituzione del PD favorirà, grazie alla eterogenesi dei fini, la ricomposizione della diaspora socialista.
Sarà pure vero, me lo auguro come se lo augurano tutti i socialisti, ma quando Gianni incomincia a filosofare, introducendo paletti e palettini, perde il filo e l’obiettivo.
E’ sempre successo così alla vigilia di ogni elezione. Tanto discutere e poi ognuno va per lidi diversi, anzi opposti. Non so se per la citata eterogenesi dei fini o per propria scelta.
Per ricostruire un soggetto politico socialista, innanzitutto autonomo, si deve partire dai valori e dagli obiettivi, abbandonando l’idea che il socialismo italiano si debba identificare nella sola figura, seppur considerevole, di Bettino.
Così come non vale iniziare facendo discriminazioni dovute a collocazioni e obiettivi diversi o vantando primogeniture o considerandosi i veri e soli resistenti.
In questo caso molti, a cominciare dallo stesso NuovoPSI, non avrebbero ragioni valide per iniziative di unità attorno ai valori cui Gianni si richiama. Per due legislature, infatti, il NPSI è stato alleato del centro destra accanto alla Lega, ad AN e suoi corpuscoli, una collocazione innaturale sia dal punto di vista storico che dei valori rappresentati che sicuramente lo ha allontanato dal socialismo europeo, democratico e riformista. Inoltre, dare la colpa ad altri (congiure, imboscate …) del disastro socialista non aiuta a ricomporci e andare avanti.
E se oggi Gianni afferma che l’appartenenza al socialismo europeo deve essere “chiara ed esplicita” per “tener conto delle sfide del xxi secolo”, siamo perfettamente d’accordo purché sia coerente alla prioritaria scelta di campo in Italia.
Condizione precipua per l’unità socialista è la condivisione “di una identità socialista democratica, riformista e liberale come in tutte le altre democrazie europee”, finalmente, con una scelta di campo che non porti ambiguità di alcun genere.
La legge elettorale potrebbe essere un momento di aggregazione fondamentale.
Ma il ritorno ad un soggetto politico socialista che nasce “nella continuità dell’esperienza storica del PSI” non può basarsi sulla fusione, sic et simpliciter, dello SDI e del NPSI che Gianni considera gli unici eredi della centenaria storia del socialismo italiano.
Si deve andare oltre. Bisogna aggregare tutti i movimenti e le associazioni di ispirazione socialista, senza presunzione di primogenitura ne l’arroganza della presenza parlamentare che pur c’è, ma con l’umiltà di chi sa che per ristrutturare la casa che si abita occorre rifare ex novo l’impianto idraulico e quello elettrico, il pavimento e gli infissi….
Più saremo chiari nei propositi e decisi nell’abbandonare presunte rendite, tanto più potremo far risorgere l’orgoglio socialista. Un atto di coraggio, insomma, che riscatti anni di diatribe interne e di compromissioni esterne con collocazioni spesso innaturali, nate a volte dalla necessità di esistere.
Dobbiamo confrontarci senza preconcetti, con lo sguardo rivolto al futuro prossimo,con l’ottimismo di un adolescente forte del sostegno dei padri.
E’ possibile guardare con interesse alla nascita del PD (potrebbe comportare un movimento di intelligenze politiche a noi favorevoli – eterogenesi dei fini), ma procedendo con caparbietà alla ricomposizione del socialismo italiano che potrebbe rappresentare la terza o la quarta forza riformista nel confronto estremizzante tra destra e sinistra, “lasciandosi alle spalle i connotati bastardi del bipolarismo all’italiana”.
Ricordo, infine, che un esercito non è fatto di soli generali, anche se pluridecorati. Le battaglie si vincono sul campo e occorrono ufficiali e soldati motivati e di valore.

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