18 gennaio 2007

ANTIAMERICANI E FILOAMERICANI…CHE NOIA

Ma che significato hanno le due espressioni “filoamericanismo” e antiamericanismo”?
Nessuno. Servono soltanto, come sempre, a dividere e colpevolizzare. E’ un linguaggio obsoleto, come obsoleta e la politica e la cultura italiana.
Ogni movimento labiale, ogni batter d’ali, ogni espressione innaturale della natura, da noi assumono una caratterizzazione poitica e meritano intere pagine nei quotidiani e intere serate in TV.
Tante e legittime sono le ragioni dell’allargamento della base americana (o della NATO?) a Vicenza, ma altrettanto legittime e numerose sono le ragioni di chi vi si oppone.
Il punto di partenza deve essere, come in ogni democrazia che si rispetti, un attento e partecipato momento di confronto delle diverse posizioni per trovare un equilibrio, cioè verificare se ci sono elementi comuni da cui partire per dire si o no all’ampliamento della base, fuori da contrasti ideologici, quasi sempre strumentali e fuorvianti.
Dire come fa Prodi,”non ne sapevo nulla e credo che queste decisioni vadano prese con maggiore conoscenza da parte dell’opinione pubblica”, non è cosa né buona né giusta.
Prodi, presidente del Consiglio, non può affermare di non sapere nulla, nessuno ci crede e sarebbe bastato che nei mesi scorsi avesse letto i giornali… almeno per informarsi (o erano secretati?).
Come non può lamentare il mancato coinvolgimento dell’opinione pubblica alla fine di un percorso. Poteva pensarci prima. Invece ha dato l’impressione di aver scerlto perché costretto.
Non sono d’accordo su quanto scrive P.Battista (Corriere del 18/01/07).
Innanzitutto, perché cerca di confondere i lettori quando afferma che “una base americana resta americana a prescindere che l’inquilino della Casa Bianca sia repubblòicano o democratico, falco o colomba, rude o moderato”.
Si può obiettare che i presidenti degli USA, per il potere di cui sono investiti, condizionano scelte che sono destinate ad avere notevole influenza nello scacchiere internazionale.
Questo il dottor Battista lo sa, come lo sa lo storico Teodori, e se lo ha dimenticato basta ricordargli a cosa ha portato, per non andare troppo lontani, la presidenza Bush non solo in Medio oriente ma anche in Europa e cosa non fa per l’ambiente (trattato di Kioto non firmato).
Per cui non c’entra né l’unilateralismo di Bush, né una politica funzionale alle guerre di Bush, né l’appoggio alla politica fallimentare o criminale di Bush. Se così fosse, Battista avrebbe ragione. Ma le motivazioni di chi non vuole la base posso no essere altre e legate a fattori ambientali e di salvaguardia degli interessi nazionali.
Il dottor Battista non ha mai pensato che in Italia di basi americane o NATO ce ne sono tante e che la guerra fredda è finita da un pezzo? Che di fatto, volenti o no, fanno dell’Italia un Paese limitato nelle scelte di politica estera? Non possono dirci cosa contengono gli arsenali di Ghedi e di Aviano prima di chiedere che venga costruita un’altra base? Se contengono, come sembra, testate nucleari non le sembra giusto che gli Italiani siano informati e, inoltre, sappiano che l’Italia, avendo firmato il TNP (Trattato di non proliferazione nucleare, entrato in vigore il 05/03/1970), non può ospitane nel suo territorio, ne tantomeno gli USA possono detenerne in Italia (art.1 del TNP)? Che tutto ciò, oltre a violare il TNP rappresenta una limitazione della sovranità nazionale e la violazione dell’art:11 della Costituzione? Non possiamo chiederci perché gli americani abbiano deciso di traslocare da Bamberg a Vicenza? Ha forse influito la sua vicinanza al nuovo teatro medio orientale? Non possono voler salvaguardare il territorio da una situazine ambientale non sostenibile? A cosa serviranno le basi e come verranno usate? E’ giusto a sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale ospitare ancora basi militari che godono del diritto di extraterritorialità?
Nonostante le tante domande, io penso che possiamo confrontarci senza dividerci in filo o anti americani, ma dichiarandoci soltanto italiani, orgogliosi della nostra autonomia, che discutiamo e ci interroghiamo sull’utilità di simil ammassamento di truppe USA sul nostro territorio.
E’ chiaro, quindi, che tra i cittadini non politicizzati non esiste un “antiamericanismo d’istinto”. Esiste, invece la coscienza di uomini liberi e consapevoli che le scelte di oggi determinano non solo il nostro futuro ma anche quello dei nostri figli.

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