17 novembre 2006

L’ITALIA SETTENTRIONALE E IL PARTINCIUCIO ALL’ITALIANA

Sette regioni del Nord, le più industrializzate d’Italia (la Lombardia col più alto tenore di vita d’Europa) chiedono, giustamente ma guarda caso in un momento molto delicato per il governo (approvazione piuttosto travagliata della Legge Finanziaria), interventi relativi al potenziamento di infrastrutture e servizi pubblici e l’avvio di quelle concertate con l’Europa.
La gravità della situazione e la necessità di non più rinviare le opere emergono dall’unità di sette governatori appartenenti a due blocchi politici opposti.
Se a Roma, maggioranza e opposizione, superando il clima di continua campagna elettorale, si confrontassero costruttivamente, i numerosi problemi istituzionali aperti potrebbero trovare soluzioni condivise nell’interesse della collettività. Ma ciò è un’altra cosa.
Le ragioni esposte dal governatore Formigoni sono comprensibili e i problemi reali.
Nell’”Italia Settentrionale”, così si esprimono i sette, bisogna risolvere i problemi dell’affollamento delle autostrade, specie nelle ore di punta (basta percorrere la TO - VE per rendersene conto), quelli del pendolarismo (treni sporchi e, quando non cancellati, sempre in ritardo, superaffollati), quelli del trasporto aereo con gli enormi disagi nei collegamenti specie con Malpensa, quelli dell’ingresso nelle città (traffico caotico e spesso in tilt, con un altissimo inquinamento.
L’Italia non ha per confine il Rubiconde, ma scende lungo 1.600 KM (distanza che separa Milano da Palermo) di autostrada, se tale si può considerare la SA –RC, e presenta molto più gravi e urgenti problemi legati allo sviluppo (mancato) economico.
Assodata la necessità e, se volete, la sacralità della crescita economica del Settentrione, è necessario far emergere i problemi del Meridione che, se non sono più impellenti (solo per evitare campanilismi), nono molto più gravi e improcrastinabili.
Solo alcune esemplificazioni:
- Autostrade: mi chiedo se qualcuno dei sette abbia mai percorso le autostrade siciliane senza stazioni di servizio , senza manutenzione e sempre da ultimare, come d’altronde la A3, per non parlare dei collegamenti tra la Puglia e il Lazio o la Campania.
- Ferrovie: sa il governatore Formigoni che nella tratta (è una delle tante) Palermo - Trapani (un capoluogo e una provincia, da tanto) sono ancora in servizio le littorine, proprio quelle del fascismo, che vanno a gasolio; sa che, se si escludono la Messina – Palermo e la Messina – Siracusa, le altre tratte non sono elettrificate? Sa il governatore Burlando che per percorrere una tratta di c.a 50 Km (Palermo – Partitico) la famosa littorina impiega un’ora e mezza , salvo imprevisti (fermarsi in aperta campagna)? Sa il governatore Galan che la Messina – Palermo è a un solo binario e che i treni provenienti dal settentrione (o continente?) si trasformano in locali con tempi di percorrenza impensabili nel Settentrione?
- Aeroporti e porti: Formigoni, per sua fortuna, non ha porti e pensa, sempre giustamente, a un piano straordinario che “eviti il blocco del sistema…aeroportuale dell’Italia Settentrionale (una delle macroregioni di bossiana memoria. O non è un caso?)”, ma non ha mai visitato un porto o un aeroporto dell’Italia Meridionale (per restare in tema) che avrebbero bisogno immediato di investimenti proprio perché “la carenza di infrastrutture è un freno allo sviluppo economico”. Quante volte si è detto che la Sicilia per la sua posizione al centro del Mediterraneo deve diventare il nodo economico centrale tra l’Africa del Nord, il Medio Oriente e l’Europa?
Se è giusto, lo ritengo tale, il piano straordinario per rilanciare l’economia dell’Italia Settentrionale, è doveroso, molto doveroso, un piano straordinario che faccia uscire l’Italia Meridionale dal medioevo tecnologico.
Se è giusto investire risorse perché l’Italia Settentrionale rimanga ancorata all’Europa (linea ferroviaria ad Alta velocità Lione – Budapest attraverso Torino, Milano, Venezia, Trieste;varie opere autostradali che colleghino Genova a Rotterdam…) è doveroso elettrificare le linee ferroviarie dell’Italia Meridionale, rendere più efficienti le poche autostrade e costruirne altre necessarie allo sviluppo economico e che facciano da collegamento con i vari porti e aeroporti per far decollare un’economia arretrata e diminuire il gran numero di disoccupati e sottooccupati.
Oggi l’Italia, egregi governatori dell’Italia Settentrionale, è ancora uno Stato unitario e tutte le regioni hanno diritto ad un tenore di vita almeno dignitoso. Non ci possono essere figli e figliastri.
Avevo una decina d’anni, mi racconta il mio amico, e assistevo ad un comizio col papà nella piazza principale del paese. “Dobbiamo ricostruire l’Italia e capite bene, gridava l’oratore, che dobbiamo iniziare dal Nord dove esiste già un’industria….”
Dice Formigoni: “Non vogliamo escludere le altre regioni, ma le nostre infrastrutture sono cruciali per il Paese”.
Dove sta la differenza?
“Non c’è differenza”, rispondo.

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