24 luglio 2006

LA POLITICA ESTERA NEL SEGNO DELLA DISCONTINUITA’

La scelta di Roma come sede della conferenza sul Medio Oriente è, senza dubbio, un successo del governo Prodi e del suo Ministro degli esteri che alla politica delle “pacche sulle spalle” sta sostituendo finalmente la politica dei principi e della chiarezza.
E’ un atto profondo di cambiamento, è il preludio al nuovo ruolo dell’Italia nella politica internazionale che deve vedere sempre più il nostro Paese impegnato nel costruire la pace
Ma una politica estera non si costruisce di colpo ma vuole tempo, specialmente dopo il triste quinquennio Berlusconi – Fini.
A questo punto sarebbe opportuno che i senatori-pacifisti concedessero credito al governo votando il rifinanziamento alla missione in Afghanistan senza che venga posto il voto di fiducia che è sempre un azzardo e indice di debolezza.
Votare si, non significa rinnegare i principi del pacifismo, significa mettersi al servizio dello Stato, significa essere da sprone oggi e domani a iniziative di pace che un governo di destra non potrà mai realizzare, significa, infine, dare la possibilità ad un governo che sta ben operando, di continuare a lavorare per il cittadino dopo lo sfascio del governo prcedente.
Le cose da fare, a tal proposito, sono tante e di rilevante importanza per la democrazia: la nuova legge elettorale, la legge sul conflitto d’interesse, la legge sul riordino delle frequenze, le ulteriori liberalizzazioni come liberazione dalle lobby e dai monopoli.
Borgetto 23,07,06

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