01 giugno 2006

LA POLITICA INVASIVA

Non so voi, ma io ne ho piene le tasche di questa politica nostrana, mediocre e provinciale che spera di fare il salto di qualità invadendo le TV, pubbliche o private, grandi o piccole non importa, purché ci sia una telecamera e un conduttore.
I nostri politici, di destra o di sinistra, di centro o di …altrove, per lo sproporzionato culto di sé non disdegnano di apparire anzi protestano e gridano allo scandalo se non vengono invitati.
E così si moltiplicano i programmi della politica o pseudo-tali, con lo scopo dichiarato dell’approfondimento, ma che in realtà sono dei veri e propri talk show di intrattenimento, dove si vede di tutto, dal dramma alle risate. Alcune volte sembrano veri e propri riunioni istituzionali di capigruppo, trasferitisi per l’occorrenza da Montecitorio allo studio televisivo.
Ma i politici non devono stare in Parlamento? Non sono stati scelti dai cittadini ( o dai Partiti? Ma questa è un’altra questione che il centro sinistra dovrà risolvere se si dice diverso….) per legiferare e governare un Paese che, come affermano le principali agenzie di rating e la stessa ISTAT, sull’orlo del baratro economico? Oppure, non dovrebbero stare tra i cittadini, nelle piazze, nei teatri, nelle sezioni, a spiegare come realmente stanno le cose o a raccogliere le loro istante oltre a quelle della confindustria o della confcommercio o della conf….?
Siamo giunti all’overdose della telepolitica e dell’ipocrisia politica come conseguenza, in quanto i messaggi che ci arrivano sono messaggi falsi, da campagna elettorale senza fine.
Mi sembra opportuno, senza entrare nel merito della loro autonomia e indipendenza (ci addentreremmo in una foresta di contraddizioni) elencare alcuni di questi programmi, solo RAI e Mediaset: 1/2 H (Annunziata), Studio aperto, Porta a porta (Vespa), Primo piano, Matrix (Mentana), L’Antipatico (Belpietro), Otto e mezzo (Ferrara), Ballarò (Floris), L’infedele (Lerner), Liberi tutti (Pivetti), L’incudine (Martelli).
Mancano, per amor di patria, tutti i veri programmi di intrattenimento, sportivi o scientifici usati dai politici come passerella….esistenziale.
Non è che lo fanno per arrotondare le…. scarse prebende che percepiscono?
Ma, allora, non sarebbe meglio per loro e per noi, soprattutto per noi, che cambiassero mestiere? Tanto, i casi eccellenti non mancano (Pivetti, già presidente della Camera; Martelli, già ministro della giustizia) e, spesso, dalla mediocrità si può passare al successo: basta indovinare il giusto settore di lavoro. La gente ricorderà meglio un buon attore o buon comico che un mediocre politico.
Cologno 27,05,06

Nessun commento: