01 giugno 2006

IL DIRITTO DI GOVERNARE

Ho sfogliato con attenzione la Costituzione.
Non c’è un articolo che impedisce ai senatori a vita di votare: è un loro diritto in quanto facenti parte di un organo istituzionale deputato ad esprimersi attraverso il voto (v. di fiducia, v. legislativo, v. per eleggere il presidente, v. per eleggere il Presidente della Repubblica).
Ancora una voltala CdL, tanto per non smentirsi (ricordi atavici?), usa il dileggio e l’offesa, scambiando le aule parlamentari per uno stadio (o per lo spogliatoio?) e considerando gli avversari politici dei nemici.
Guai a chi non è in sintonia col loro sentire e con il loro capo (vero on. Schifani?): sono diversi e devono essere additati al pubblico disprezzo.
Poco importa se il sen. Andreotti sia stato il loro candidato alla presidenza del senato e il presidente emerito Ciampi indicato per essere riconfermato, data la sua equidistanza e imparzialità.
Nella politica italiana l’ipocrisia regna sovrana, ma nella CdL è un vizio diventato pregio.
E’ evidente, quindi, che sia Andreotti che Ciampi sono stati usati come strumento per scardinare l’unità del centro sinistra , con la consapevolezza che né l’uno né l’altro ce l’avrebbe fatta. E ciò ne ha reso ancora più grave il comportamento, scorretto sia verso la persona in quanto tale sia verso chi ha ricoperto le più alte cariche dello stato.
Una cosa è certa: la politica non si fa con gli insulti. Se ciò accade vuol dire che la CdL è alla frutta: l’unico progetto, così stando le cose, è la rissa.
Avevo definito sovversive le affermazioni di Berlusconi, ancora Presidente del Consiglio, quando minacciava di non pagare tasse. Reputo altrettanto sovversiva la dichiarazione a Napoli a proposito del voto di fiducia al Senato: “I senatori a vita hanno fatto qualcosa che è profondamente immorale…” Trovo, inoltre, profondamente indecoroso per il capo di una coalizione e per un ex presidente del consiglio assumere simili atteggiamenti verso chi non la pensa come lui. Il Cavaliere dovrebbe, comunque, ricordare che nel 1994 il suo governo ottenne la fiducia grazie ai voti determinanti di tre senatori a vita.
Mi piacerebbe capire se ciò è….morale.
Ma Berlusconi è in buona compagnia:
- Casini: “Io non l’avrei fischiato, ma Ciampi mi ha un po’ deluso: Ma avrei preferito non partecipasse al voto.” Ma quale concetto di democrazia alberga nel già presidente della Camera? La democrazia delle regole fai da te, come è successo per cinque lunghi anni?
- Castelli: “Voi senatori a vita non siete stati eletti dal popolo…Dovete astenervi.” Ma non sa il già ministro che l’astensione al senato è considerato voto contrario?
- Buttiglione, il professore filosofo: “I senatori a vita non hanno legittimazione democratica.” Ai senatori a vita e ai presidenti emeriti, illustre filosofo, la legittimazione viene direttamente dalla Costituzione (l’art.59 così recita: “E’ senatore di diritto e a vita, salvo rinuncia, chi è stato Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti...”)
Se proprio vogliamo parlare di legittimazione, certamente non sfugge all’on. filosofo Buttiglione (ma anche all’on. Castelli) che è stato imposto dal Partito agli elettori ed è stato eletto in base al posto che occupava nella lista. Non mi sembra che gli elettori, anche se dell’UDC, abbiano potuto esprimere un giudizio di merito.
In una democrazia matura la campagna elettorale si chiude alla mezzanotte del giorno precedente il voto.
Il dopo voto serve, nel rispetto della volontà del popolo, a dare legittimazione alla maggioranza che governerà e alla minoranza che farà opposizione: due momenti fondamentali della democrazia.
Cologno 20,05,05.

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