14 ottobre 2010

UNA POLITICA PICCOLA PICCOLA n° 3

L’ex ministro dell’interno del precedente governo Berlusconi, nella sua attuale veste di presidente della Commissione Antimafia ha lanciato un allarme: “Alle ultime amministrative emerge una certa disinvoltura nella formazione delle liste, gremite di persone che non sono certo degne di rappresentare nessuno”.
In numero esatto degli “indegni” non è dato sapere perché ben trenta prefetture, incaricate di mandare le informazioni relative, non hanno risposto o l’hanno fatto in maniera non adeguata.
Pisanu afferma che i prefetti saranno chiamati a dare “una risposta entro una settimana”. In caso contrario saranno i prefetti a presentarsi in commissione.
Le prefetture che non hanno risposto, per amor di verità, sono Agrigento, Bolzano, Catania Mantova e Messina. Questo, tuttavia, non significa che le tutte le altre siano esenti da colpe gravi.
Sarà l’inizio del balletto: ogni soggetto darà ad altri la colpa del ritardo o della mancata di sufficienti dati. I prefetti hanno fatto già pervenire una nota ufficiale nella quale sostengono di aver chiesto chiarimenti al ministro Maroni e di aver tenuto conto di una circolare dello stesso nel rispondere alla Commissione.
La situazione resa nota dalla Commissione è inquietante.
Le elezioni amministrative sono il primo gradino della scala della politica, dove gli amministratori sono conosciuti nella loro attività e moralità e la formazione delle liste dovrebbe essere fondata sulla trasparenza.
Un governo responsabile e ligio al rispetto della legalità dovrebbe avere il compito di fare pulizia, senza infingimenti e con estrema sollecitudine senza tener conto dell’appartenenza politica degli indegni. Saranno poi i cittadini a non votarli.
Che cosa possiamo aspettarci da un governo che ha alcuni ministri indagati, come anche alcuni parlamentari?
L’altro giorno in TV, non ricordo in quale trasmissione, un sottosegretario del Pdl si appellava al garantismo, sostenendo che esiste la presunzione d’innocenza fino a prova contraria. In parole povere, fino al terzo grado di giudizio nessuno è colpevole e, quindi, può partecipare al governo delle istituzioni, siano esse comunali no nazionali.
Certo, nessuno vuole cancellare le garanzie di legge per gli imputati. Ma il presunto innocente, alla fine potrà rivelarsi un colpevole. E a questo “ex presunto” noi abbiamo affidato l’amministrazione della cosa pubblica. Questo non è giustizialismo ma buon senso. Nessuno vuol giudicare colpevole un indagato, ma per eliminare ogni sospetto, i partiti politici dovrebbero dotarsi di un codice etico (sarebbe meglio una legge) che vieti agli indagati un momentaneo, fino alla dimostrazione dell’innocenza, allontanamento dalla vita politica istituzionale.
Il garantismo spesso nasconde l’impunità.
Non ci resta che sperare in un ritrovato senso dello Stato.

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