07 dicembre 2008

EVVIVA! FINANZIAMO LA SCUOLA PRIVATA

Costituzione Italiana, art. 33: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto d’istituire scuole ed istituiti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle Scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento equipollente a quello degli alunni delle scuole statali”.
La Costituzione è di una chiarezza estrema. Lo stato assicura l’istruzione ai suoi cittadini, istituendo scuole statali per tutti. Anche enti e privati hanno il diritto di farlo, purché ciò avvenga senza oneri per lo Stato.
I politici nostrani, per aggirare l’ostacolo della Costituzione, varano la legge sulla parità scolastica (L. n° 62 del 10 Marzo 2000). In quanto le scuole paritarie svolgono “un servizio pubblico” e “sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie”, lo Stato può predisporre il finanziamento delle scuole religiose (cattoliche) e private.
E’ fatta!
A partire dal 2000 lo Stato eroga “un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie”. Ma monsignor Stenco lo considera “irrisorio” poiché rappresentava solo l’1% della spesa sostenuta per la scuola statale. Una bella faccia tosta, non c’è che dire!
Siccome Tremonti ha tagliato 120 milioni di euro alle scuole paritarie per l’anno 2009, il monsignore minaccia la mobilitazione (sciopero) delle federazioni delle scuole cattoliche in tutta Italia, ma si è guardato bene da unirsi alle proteste per i tagli alle scuole statali. Evidentemente, non gli competevano o, per meglio dire, non poteva confondersi con comunisti e atei della…ricca scuola statale, tanto ricca che cade a pezzi, nel vero significato del termine.
Il governo, impaurito da una possibile scomunica, è corso subito ai ripari e, per bocca del sottosegretario Vegas, ha assicurato il prelato (“possono dormire su quattro cuscini”), portavoce della CEI, che saranno ripristinati i fondi (erano stati tagliati 120 milioni) per le scuole paritarie.
Ancora il problema non è risolto, poiché permane il nodo della distribuzione tra la scuola cattolica e le private.
Monsignore, se con Vegas i guanciali sono quattro, con la Gelmini, cui stato affidato l’improbo compito della distribuzione, i guanciali saranno almeno otto!
E’ una vergogna! Mentre si tagliano ben otto miliardi di euro alle scuole statali e laiche, si elargiscono milioni di euro alle confessionali che, è bene saperlo, vengono scelte sempre meno, fortunatamente, dalle famiglie italiane e, detto per inciso, nonostante il contributo statale, fanno pagare agli utenti delle rette piuttosto salate.
I dati sugli iscritti alle scuole cattoliche pubblicate dalla fondazione “Critica Liberale” ci dicono che sono in netto calo: prima rappresentavano i due terzi di tutti gli iscritti alle scuole private, oggi appena la metà.
Nella vicenda si nota l’arroganza del Vaticano e la servile remissione della politica, di destra e di sinistra.
Per raccattare una manciata di voti, la sinistra ha perso la sua identità laica tanto che la Garavaglia, il nome Maria Pia è tutto un programma, ha dichiarato che “mancano all’appello ancora molti dei milioni che il precedente governo aveva assegnato alle scuole paritarie (una delle tante ragioni per cui si sono perse le elezioni!)” necessari “a garantire pari diritti agli studenti e alle famiglie”.
Anche Rusconi, senatore PD, si allinea: “Tutto questo (mancanza di contributi) finirà per penalizzare non solo le scuole cattoliche…”.
In questi ultimi mesi assistiamo impotenti alle intromissioni a gamba tesa del Vaticano sulla vita politica italiana che toccano tutti i gangli della vita pubblica.
Il Papa da teologo sopraffino è divenuto un tuttologo. Parla di tutto ma, come nella favola di Fedro, nasconde le sue gobbe con delle bisacce, evidentemente piene.
I suoi interventi vanno dalle banche alla scuola, dalla bioetica, alle unioni, dalla malattia all’omosessualità…ma fa finta di non vedere il problema gravissimo dell’omosessualità al suo interno o dei rapporti sessuali extraministeriali dei sacerdoti.

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