24 maggio 2008

IL RITORNO DEL NUCLEARE

Gli industriali per bocca della sua presidentessa Marcegaglia chiedono il ritorno a quel settore energetico (s’intende il nucleare) “dal quale ci hanno escluso… decisioni emotive e poco meditate”.
Per il governo risponde il ministro Scajola che assicura che sarà posta la prima pietra per le nuove centrali, ovviamente di nuova generazione, “entro questa legislatura”.
Insomma, il governo e uno dei poteri forti sono d’accordo sulla scelta del nucleare…le banche si accoderanno perché i profitti per loro, come per le imprese del settore, saranno enormi.
Il referendum del 1987 non conta più nulla e fior di costituzionalisti ci spiegheranno che il referendum può essere superato da una legge del parlamento, come è successo già per il finanziamento pubblico dei partiti (1993 referendum, 1997 nuova legge che reintrodusse, di fatto, il finanziamento).
La maggioranza è ampia e trasversale (Pdl, Udc, parte consistente del Pd e perfino il sindacato).
Uniche voci di dissenso, ad oggi, il wf, Legambiente e Greenpeace.
Si farà, mentre grandi nazioni come Spagna e Germania chiuderanno le loro centrali entro 2020.
Il problema delle scorie radioattive da smaltire sembra non esistere…quando penseremo a come smaltire quelle di Caorso e di Latina, tutto sarà di conseguenza. A ben pensarci, c’è sempre il sottosuolo della Campania.
I costi per il cittadino saranno elevati, e se si pensa a Italia 90 saranno elevatissimi, lieviteranno e leggeri danzeranno nel cielo, proprio come la nube tossica di Chernobyl. Ecco l’emotività di cui parla la Marcegaglia!
I tempi saranno lunghissimi, tanto che i reattori istallati saranno già superati da quelli di quarta generazione.
Io penso che il politico non può determinare scelte di tale importanza, che investono la vita di tutti i cittadini, in quanto tali e muniti di potere decisionale. Ha il dovere di verificare la possibilità che si possa ricorrere ad altre fonti alternative d’energia pulita, affidandone a studiosi di fama e d’accertata competenza la ricerca, come pure lo studio di fattibilità del nucleare. Seguirà una fase di dibattito, sui risultati raggiunti e, quindi, la decisione partecipata attraverso un referendum.
Sarebbe un iter troppo chiaro e logico perché i politici nostrani lo possano scegliere.
In alternativa, si potrebbe ricorrere all’energia solare attraverso incentivi a fondo perduto alle famiglie e ai condomini, o all’eolica, ma i costi sarebbero minimi e poco convenienti.
Lavorare per niente? E da quando?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.radicali.it/phpbb2/viewtopic.php?t=22693

http://www.radicali.it/phpbb2/viewtopic.php?t=16735793

Gli stati arabi hanno petro-dollari da buttare.

Eppure, pensa, loro sono il Paese del Sole e nonostante tutto, del fotovoltaico se ne impippano.
Loro sanno che se anche avessero installato fotovoltaico per tutta la potenza che abbisognano poi non potrebbero chiudere le centrali tradizionali; e allora perché buttare i soldi?
Lo stesso dicasi per l'eolico.

Invece costruiranno centrali a carbone e a noi venderanno caro il petrolio ed il gas.
Così col differenziale del prezzo petrolio-carbone costruiranno le centrali a carbone gratis; le pagheremo noi.
Come successo per la Francia a cui abbiamo pagato quasi metà del loro parco reattori nucleari.

Mandi,
Renzo Riva

Via Avilla, 12/2
33030 Buja - UD

349.3464656

renzoriva@libero.it
renzoslabar@yahoo.it

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Interessante il vostro blog, passerò ancora a leggere i post
buona giornata da Tiziano