28 dicembre 2006

I PRIVILEGI n. 6: GLI STIPENDI DEI MANAGER PUBBLICI

Venerdì 1 Dicembre 2006 “la Repubblica” così titolava: “Sempre più d’oro i manager italiani” e aggiungeva (sottotitolo) che “In tre anni +80% i compensi degli ad (amministratori delegati) delle società quotate”.
Non mi scandalizzo se le aziende private pagano così tanto i loro ad , allargando sempre più la distanza retributiva tra il dipendente e il manager con un rapporto spesso di 1 a 40.
In un’economia di mercato in cui la competitività è l’arma vincente, è ovvio che le aziende facciano a gara per assicurarsi i manager migliori alzando, quindi, il prezzo d’ingaggio,legato agli obiettivi.
Non parliamo poi delle stock optino o delle liquidazioni milionarie! E’ un altro pianeta.
Tuttavia la questione morale si pone.
Non è possibile, infatti, che le stesse aziende costringono i loro dipendenti (operai e impiegati) a ricorrere a diverse giornate di sciopero per avere riconosciuta almeno l’inflazione (si calcola che le buste paga dei manager sono cresciute del 7%, molto più dell’inflazione ufficiale), dimenticando che se l’azienda tira non è solo merito del manager ma di quanti concorrono alla realizzazione del prodotto (manufatto o servizi)
Non è moralmente corretto constatare come negli ultimi tre anni i compensi degli ad sono lievitati fino all’80% (il mito americano è stato sostituito dal mito italiano in quanto i manager d’oltre oceano si sono fermati alla miseria del 57%).
Ma è scandaloso che anche i manager pubblici hanno partecipato all’abbuffata.
Qualche esempio, è necessario: Giancarlo Cimoli (Alitalia) è passato da 1,61 milioni di euro (maggio 2004) a 3,00 milioni nel 2005 con un incremento dell’86%, per quale merito mi è difficile capire vista la situazione disastrosa in cui versa l’Alitalia; P. Francesco Guarguaglini (Finmeccanica) da 1,11 milioni nel 2003 a 2,65 nel 2005 con un incremento del 138%; Paolo Scaroni (Enel) dal 3,10 nel 2003 a 4,68 con un incremento del 50%.
Non ho dati circa le liquidazioni, ma basta il dato relativo a Elio Catania (FS) che ha ricevuto ben 7 milioni di euro.
Ma il dato che mi ha lasciato di stucco riguarda lo stipendio di Tronchetti Provera (Telecom) che si è permesso un aumento del 76%, da 2,95 milioni di euro a 5,21.
Ma dove sarebbe arrivato se il bilancio di Telecom fosse stato migliore?
“Ci vuole coraggio”, avrebbe detto mio nonno.
“Ci vuole una gran faccia tosta”, dico io.
Ma se Telecom è in crisi, perché il su ad raddoppia quasi lo stipendio? Non c’è nessun rapporto tra l’andamento dell’azienda e lo stipendio del suo ad? Non sarebbe stato più signorile fermarsi a quei già tanti 2,95 milioni di euro?
Perché, se un manager pubblico non raggiunge l’obiettivo, invece di essere licenziato per incapacità passa da un’azienda a un’altra gratificato da una liquidazione milionaria?
Il processo mi rimane molto oscuro, eppure una spiegazione ci sarà.
Forse si ha paura che altre aziende possano ingaggiarli…mi vien da ridere… tanto noi italiani abbiamo un gran senso dell’umorismo e stiamo agli scherzi, come le intercettazioni, anche se qualche spicciolo siamo costretti a scucilo.
Dato lo scalpore, in finanziaria era previsto un tetto massimo di 250 mila euro ma il comma originale poi si è perso. Nella sua ultima versione, quella definitiva, è previsto un tetto massimo di 500 mila euro che può arrivare a 750. Sicuramente avevamo capito male perché un tetto di 250 mila euro c’è, ma è quello degli impiegati pubblici.

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