14 ottobre 2009

ANCORA FANGO SULLE ISTITUZIONI

Ancora una volta, a chiusura della festa della libertà a Benevento, il cavaliere Berlusconi, ha espresso attraverso un farneticante comizio il massimo dell’ANTIPOLITICA.
Ancora sotto shock per la decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il lodo Alfano, innervosito per la multa di 750 milioni di euro comminata alla sua fininvest (primo grado di una causa civile), il leader del Pdl si sente accerchiato, sente venir meno il carisma e reagisce in maniera scomposta, menando fendenti a destra e a manca senza preoccuparsi minimamente dei danni che causa alla già debole democrazia italiana e per rassicurare i suoi elettori, o meglio per rassicurarsi sciorina sondaggi che lo danno al 68 % di gradimento, dimenticando che nelle ultime elezioni europee, capolista in tutte le circoscrizioni, ha raccolto 2 milioni e mezzo di voti validi, come dire appena il 9 %. D’altro canto, nemmeno i voti raccolti dall’attuale maggioranza hanno raggiunto il 50 %. Da dove arriva il 68?
Un animale che si sente braccato può fare danni irreversibili. E il premier, oggi, si trova in queste condizioni. È compito dei suoi consiglieri indirizzarlo verso un comportamento meno aggressivo, per il bene di quell’Italia che lui sostiene di amare tanto.
Veniamo al comizio, cercando di verificarne le affermazioni, senza mistificazioni e con opportuno equilibrio.
Lodo Alfano.
La Consulta è composta per la maggioranza da giudici di sinistra ed ha avuto un comportamento sleale verso il Parlamento. In queste parole emerge l’esasperata visione dualistica della società: la sinistra che incarna il male assoluto da una parte e Lui, il bene assoluto, dall’altra; lui vittima, gli altri carnefici, Lui democratico, gli altri bolscevichi; Lui solare imprenditore senza macchia e senza peccato, ligio al pagamento delle tasse, gli altri evasori e mediocri imprenditori. È ovvio che in bene o il male non stanno entrambi nella stessa parte, saremmo o tutti diavoli o tutti angeli, è ovvio che l’opposizione e in un Paese democratico non è solo politica, investe l’opinione pubblica, la comunicazione, la cultura lo spettacolo…), come d’alto canto ha fatto lo stesso cavaliere, sta facendo il suo mestiere, anche duro (?), ma sentirsi vittima di un complotto e per di più internazionale, non sembra realistico.
La bocciatura del lodo Alfano è perfettamente legittima perché espressione di un’istituzione pienamente legittima posta dalla Costituzione a garanzia della democrazia e della Repubblica. Ben lo sanno i suoi avvocati…eppure… hanno lanciato l’offensiva di delegittimazione, perché?
La risposta potrebbe essere facile: così vuole il capo del governo e noi, che da lui dipendiamo, dobbiamo allinearci. Troppo semplice. Ce n’è un’altra: il concetto di democrazia liberale fondata sul rispetto della Costituzione non fa parte del pensiero di questa maggioranza di governo, i cui rappresentanti, come quelli dell’opposizione, ricordiamocelo, non sono stati direttamente eletti dal popolo (cui spetta la sovranità, art.1 della Costituzione), ma nominati dai dirigenti con imprimatur del presidente. Oppure, come sostiene, ciò è ancora più grave, il popolo mi ha votato per cui nessuna espressione istituzionale, può fermare il mio agire. Un’altra balla: non siamo in una democrazia presidenziale, né in una democrazia in cui il premier è eletto dal popolo, ma in una democrazia parlamentare in cui è il Parlamento a dare la fiducia al Presidente del Consiglio indicato dal Presidente della Repubblica dopo ampie consultazioni politiche. I simboli indicanti i presidenti del consiglio hanno rappresentato una prepotenza. È stato, infatti, il Presidente della Repubblica a dare l’incarico a Berlusconi, o lo abbiamo dimenticato?
La Consulta non è un organo politico, che nell’esplicare le sue funzioni non da risposte politiche rappresenta un unicum di controllo e di garanzia, al di là di come la pensano i singoli componenti. Pensare che possano decidere in relazioni al loro sentire politico, è non avere il senso delle istituzioni.. Pensare, poi, che possano essere manovrati è mancanza di rispetto menefreghismo politico.
Attacco al Presidente della Repubblica
“Tutti sappiamo da che parte sta il Presidente”. Queste parole pronunciate da Berlusconi indicano il degrado istituzionale in cui siamo caduti. Il Presidente doveva intervenire presso i giudici di nomina presidenziale per indurli ad accettare il lodo Alfano. Questo il patto scaturito da una serie d’incontri tra gli esperti dei due presidenti e poi, afferma, il presidente aveva firmato la legge. Al cavaliere e ai suoi legali sfugge che il supremo organo di garanzia è sempre la Corte Costituzionale che non può delegare a nessuno le sue prerogative. Il Presidente della Repubblica può fermare le leggi, ma è la Suprema Corte a dare l’imprimatur.Il Presidente della Repubblica, proprio per il ruolo di super partes non può “corrompere” nessuno.
Se il governo reputa il lodo Alfano una legge giusta può applicare per l’approvazione l’art. 138 della Costituzione, come la Corte ha indicato, mettendo fine alle polemiche, molte delle quali sembrano strumentali.
Per finire.
Non c’è democrazia nel PD né rinnovamento…i comunisti di sempre.
Anche quest’affermazione è paradossale. Se è vero che nel PD non c’è rinnovamento è anche vero che per eleggere il segretario utilizzano non l’applausometro ma le primarie che coinvolgono anche i simpatizzanti e gli elettori.
C’è da domandarsi quali novità rilevanti ci ha dato il Pdl da quando Berlusconi è sceso in politica: Cicchitto, Bondi, Sacconi, Brunetta, Scaiola, Bonaiuti, Letta, Schifani Fini, Gasparri, La Russa….
Siamo, noi cittadini, in attesa di un vero congresso, con mozioni ed elezioni interne non concordate…se possibile
Informazione, democrazia e libertà
Mentre “il Giornale, “Libero”, “Panorama” e i canali Mediaset possono dire e non dire, gli altri organi di stampa sono tacciati di essere anti- italiani e a capo di un complotto mediatico mondiale, come se la stampa internazionale in Italia non avesse sue sedi e suoi inviati!
Così nell’Assemblea degli industriali, Monza 11/10/09, si rivolge agli industriali affermando che serve una ribellione generale delle colonne della nostra produzione verso un giornale italiano (la Repubblica ?) e certa stampa straniera (forse tutta considerando le prese di posizione) che con un agire anti-italiano getta discredito non solo su di me ma anche sui nostri prodotti, nelle imprese, nel made in Italy. E per concludere. “Assieme a voi porteremo l’Italia fuori dalla crisi attraverso la straordinaria magia del mercato…A democrazia e libertà ”.
Un concetto di libertà e di democrazia molto personale…l’imprenditore che tutto può e sulla buona strada. Meditate gente, meditate.
Concludo, questo lungo post, con quanto espresso dalla Marcegaglia: “Bisogna rispettare Napoletano perché rispettando lui si rispetta l’Italia”. Invita, inoltre, “a non scassare le istituzioni, a non delegittimare.

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