10 aprile 2008

LETTERA A SILVIO

Cologno M.se, 10 Aprile 2008
“Caro” Silvio
(uso lo stesso retorico Tuo aggettivo, pur non trovando una ragione per cui Tu – anche il Tu uso come il caro - mi possa essere caro), già in passato ebbi a scriverti di non allietarmi, ora scocciarmi, con le Tue lettere d’infima propaganda elettorale, tanto da me il voto non lo avrai mai.
La cosa che mi preoccupa di più, e non so se definirla una minaccia, è il Tuo voler “riprendere il cammino interrotto due anni fa” ripristinando “un modo di operare che avevamo gia messo in atto” che indusse la Commissione europea a sanzionare l’Italia del creativo Tremonti.
Non mi soffermo sull’Italia del quinquennio, tanto felice che “i coglioni” Italiani non Ti hanno votato, né voglio contestarti le leggi ad personam o le svendite di Stato o l’abolizione del falso in bilancio o le tante altre nefandezze.
Di Te ho vivida l’immagine di quando hai fondato il Pdl: a Piazza San Babila a Milano, dall’alto del predellino dell’auto, hai comunicato la nascita della Tua creatura. Lasciamo perdere i commenti coevi del tuo fedelissimo alleato Fini, oggi più fedele di Fede, delfino senza futuro di un qualsiasi Luigi XVI.
Altro che “una nuova forza politica, nata perché voluta dalla gente”, non fammi ridere, per piacere!
Sicuramente Veltroni non è, come affermi, “nuovo” come non sono nuovi “i soliti vecchi campioni della sinistra”, ma Tu a loro contrapponi Tu stesso, Fini, Bossi, Calderoli, Tremonti, Mussolini, Gasparri, Ciarrapico, Dell’Utri, il già comunista Bondi, Scaiola, Vito….
Non mi sembra il nuovo, più nuovo del Pd, quanto una squadra di reduci pronti per la partita d’addio.
Nel confermarti che non voterò il Pdl, non ricambio il “forte, cordiale abbraccio”, proprio non me la sento, ma Ti auguro una buona salute
Giuseppe Governanti

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