25 ottobre 2006

UN DIRIGENTE PER SEI DIPENDENTI, UN CAPOUFFICIO PER DUE DIPENDENTI

Non capisco lo scalpore suscitato dall’articolo di Attilio Bolzoni (“la Repubblica” del 23/10/0’6).
Il direttore generale dell’”Agenzia per le acque e i rifiuti”, poveretto, racimola circa 568 mila euro, lordi e comprensivi di tutte le indennità, alla luce del sole e per di più deve…guadagnarsele.
Siamo in Sicilia, una regione a statuto speciale, governata dall’on. Salvatore Cuffaro e dalla CdL allargata al MpA di Lombardo.
Non avete la più pallida idea del lavoro che attende il “direttore generale”, altro che miracolo: fare arrivare con una certa continuità l’acqua in tutte le case dell’isola e nel contempo fare pulizia.
Il generale in pensione Roberto Jucci, nella sua breve esperienza, osserva Bolzoni, stava raggiungendo buoni risultati a costo zero ma è stato rimosso. Ma provi a immaginare , caro Bolzoni, quali risultati si raggiungeranno se da un costo zero si passerà a 568 mila!
Ma poi, perché meravigliarci? In Italia, la bengodi dei manager, questi percepiscono compensi milionari per portare al fallimento le aziende e liquidazioni favolose per lasciarle e andare a dirigerne altre…con lo sesso risultato nel rispetto di un consolidato turn over
Il vero scandalo, quello che i politici conoscono e che la Corte dei conti ha sottolineato (art. di Sara Scarafia, “la Repubblica” del 30/06/06), riguarda l’allegra amministrazione della res pubblica, lo sperpero del denaro pubblico:
- la spesa sanitaria assorbe il 57% (8 miliardi di euro) del bilancio della regione “a fronte di servizi scadenti”(procuratore della Corte, dottor Coppola). Si pagano gli stipendi di bel 47.889 dipendenti, mentre gli ospedali di Palermo alla data del 28 Luglio erano privi della Risonanza. Il Civico e il Policlinico, secondo le loro previsioni dovrebbero ormai averlo in dotazione da settembre.
- la spesa per il personale è aumentata del 9%. Sono circa 15.000 i dipendenti regionali, 2.200 dei quali dirigenti: un dirigente per sei dipendenti, un capoufficio per due dipendenti. In Lombardia il rapporto è di un dirigente ogni 60 dipendenti. Gli stipendi vanno da un minimo di 50 mila euro a un massimo, almeno per ora, di 200 mila e il loro contratto è stato firmato il 31Luglio con aumenti mensili che vanno da 435 a 695 euro al mese e relativi arretrati da 13.450 a 19.610 euro (art. di Emanuele Lauria, “la Repubblica” dell’1/08/06).
- i consulenti esterni sono…di casa, tanto che nel 2005 sono aumentati del 4,9%.
- gli uffici di gabinetto, presidenza e assessorati, nel 2005hanno speso una cifra da capogiro: 56,5 milioni di euro, 5,5 dei quali per ospitalità e rappresentanza (La Lombardia la miseria di 395 mila euro).
Una regione indebitata fino al 2022 non può spendere come una virtuosa: è una vergogna, uno schiaffo ai tanti disoccupati e pensionati sociali.
Se per amministrare un territorio ampio e popoloso la Lombardia ha bisogno di un numero di dipendenti e funzionari molto inferiore e i cui stipendi non raggiungono cifre da scandalo, perché la Sicilia va molto oltre? E’ una conseguenza dell’autonomia, suggerisce il mio amico…. Ma non scherziamo, altre regioni sono autonome!
Io penso che gli organi di controllo dello Stato non possono limitarsi a prendere atto e a dare suggerimenti. Devono andare oltre, devono intervenire portando la barca in acque più tranquille.
Non è moralmente corretto pagare così tanto i funzionari e avere 1,3 miliardi di deficit nella sanità; non è possibile avere un esercito di consulenti, di dipendenti e creare l’Agenzia per le acque, se l’unica acqua su si può fare affidamento è l’acqua piovana (grazie santa Rosalia), se mancano strutture e infrastrutture efficienti e moderne (la linea ferrata Palermo – Trapani, a binario unico e non elettrificata, è servita ancora dalla gloriosa littorina), se la disoccupazione è altissima e non accenna a diminuire.
Sono queste anomalie che lo stato deve risolvere. Non può far finta di niente. E’ un obbligo morale verso tutti i cittadini combattere sprechi e privilegi, usando le risorse per rilanciare l’economia.. Penso che, perdurando la condizione culturale secondo cui vale il detto “aiutati che Dio t’aiuta” non si potrà sconfiggere la mafia. E’ determinante, innanzitutto, combattere, non a parole però, l’ingiustizia e la prevaricazione e quel sostrato culturale di furbizia e di prepotenza che porta il più mite dei siciliani ad assumere senza volerlo atteggiamenti che ai non siciliani sembrano mafiosi.

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