13 ottobre 2006

COLUMBUS DAY: MAX-DELEGAZIONE DELLA CAMPANIA

La ministra Bonino critica la missione della Campania per il Columbus Day: una delegazione di 160 persone e un costo di 729 mila euro.
Le spese, spiega Sandra Lonardo Mastella, presidente del consiglio regionale della Campania e capo delegazione, provengono da fondi europei (399 mila euro), dalle province campane (250 mila euro) e dalla regione Campania (80 mila euro). La missione, inoltre, ha lo scopo di promuovere le imprese campane per ottenere delle future commesse.
L’obiettivo è in se buono, ma bisogna interrogarsi sulla necessità e opportunità di una così folta delegazione per non dare l’impressione ai cittadini di un viaggio turistico e se non fosse stato meglio investire, se non tutte, una parte dei 729 mila euro, data la grave emergenza rifiuti della Campania, nello smaltimento degli stessi.
La situazione è così grave che è stato mandato a Napoli il capo della protezione civile Bertolaso, nominato con D.G. commissario straordinario per l’emergenza in Campania fino al Dicembre 2007.
Inoltre, in un momento di emergenza economica che vede la Legge Finanziaria tagliare i contributi dello Stato di alcuni miliardi alle regioni, la spesa di 729 mila euro per portare in vacanza, pardon in delegazione, 160 persone, sinceramente sembra uno spreco, specie per una regione dalle tante emergenze.
Bisogna avere più rispetto per i cittadini che, pagando le tasse, anche quelle di provenienza europea, hanno il diritto di vivere in un territorio ...pulito.
160 persone, tra cui 14 artisti, sono un’infinità.
Se ogni regione avesse partecipato al Columbus Day mediamente con una delegazione di 120 persone avremmo portato a New York una piccola comunità di 2500 persone.
Se ogni regione avesse speso mediamente 700 mila euro, il costo complessivo sarebbe stato di 14 milioni di euro, una enormità, forse il bilancio di una media città.
Non si possono chiedere sacrifici ai cittadini, signora Lonardo Mastella, e poi usare allegramente il denaro ottenuto con le tasse. E’ una questione di buon senso, oltre che di opportunità politica.
Un padre di famiglia, in momenti di crisi economica familiare, non può chiedere ai figli di abbandonare gli studi, mentre lui ogni sera andrà a cenare al ristorante.

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