20 dicembre 2010

ORA GLI ARRESTI PREVENTIVI E DOPO?

Il sottosegretario Mantovani, ex AN, propone di estendere il Daspo (nato per i tifosi di calcio violenti) ai manifestanti – cioè per gli studenti che hanno annunciato una manifestazione in occasione dell’approvazione della riforma Gelmini – come limitazione di presenza. Subito la proposta esalta il ministro Maroni.
Intanto il sindaco di Roma Alemanno si dice sconcertato dall’azione della Magistratura, tanto che Il ministro della giustizia Alfano invia immediatamente i suoi ispettori (a far che, dato che non è un atto intimidatorio?).
Il capogruppo del Pdl al senato Gasparri propone l’arresto preventivo di noti facenti parte dei centri sociali di tutta Italia. Per chi non avesse capito, insiste rivolgendo un appello ai genitori di tenere a casa i figli perche “quelle manifestazioni sono frequentate da potenziali fascisti”.
Un riferimento al ministro La Russa e il quadro è completo, direste.
Manca, invece, la voce autorevole del Presidente del Consiglio. Approva o non approva?
Chi tace acconsente – dice un vecchio detto - o reputa meglio restare in silenzio e aspettare gli eventi per esprimer tutto il suo rammarico o tutta la sua gioia, pronto a impossessarsi dell’esito della manifestazione se servirà alla sua immagine?
Al di là di ogni supposizione, legittima per capire cosa pensa il capo del governo elle dichiarazioni piuttosto forti, per non dire violente – perché anche le parole possono esprimere violenza – dei suoi ministri, come cittadino, desidererei che il “mio” presidente del consiglio esprimesse una chiara e netta posizione di condanna, ora e subito. E non solo!
Vista, infatti, la certezza della manifestazione, che sicuramente sarà molto numerosa, e considerati i motivi della protesta che si ripete da mesi, il capo del governo, avrebbe dovuto prendere in considerazione la possibilità di fermare l’approvazione della riforma per il tempo necessario ad ascoltare le ragioni degli studenti e degli operatori scolastici in merito alla riforma.
Una soluzione di buon senso e di disponibilità al dialogo, sicuramente apprezzata dai manifestanti, non sarebbe stata una sconfitta del governo ma un passo avanti verso il dialogo e il ritorno della serenità.
Le dichiarazioni sopraesposte vanno nella direzione opposta, come a cercare consapevolmente lo scontro. Cercare lo scontro non conviene a nessuno, né al governo né agli studenti, e un governo responsabile quanto meno non sarebbe entrato a gamba tesa.
L’augurio è che gli studenti non cadano nella trappola che è stata loro tesa. Il minimo accenno alla violenza sarà usato strumentalmente contro di loro. Gasparri e compagnia non aspettano che questo perché sanno che non è facile scoprire né isolare i “violenti di professione”, quelli che prima, in relazione a chi organizzava la manifestazione, erano definiti “infiltrati” – ora non esistono più, ci dicono.
Nei Paesi civili e di forti tradizioni democratiche il dissenso è una ricchezza della democrazia e i governanti, che ciò sanno, non fanno precipitare la protesta, non la criminalizzano ma la controllano, cercando di capirne le motivazioni.
La protesta più civile e pacifica spesso ha una forza tale da far cadere governi, specie se rappezzati e in crisi d’identità.

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