23 agosto 2010

UN RITO BARBARO E SANGUINARIO

Guardia Sanframondi è un paesino della provincia di Benevento che è assurto agli onori della cronaca per la processione dei battenti, un rito che si ripete ogni sette anni.
1200 “fedeli” si sono battuti a sangue con la “spugna” strumento penitenziale provvisto di spilli durante la processione dell’Assunta.
Incappucciati e coperti da una bianca tunica, in segno di penitenza, hanno martoriato il corpo per tutta la durata della processione, macchiando di sangue le bianche tuniche: uno spettacolo tribale, che mette in evidenza ancora una volta il ruolo della superstizione.
Non capisco fin dove arriva la fede e da quando inizia lo spettacolo. Nell’uno e nell’altro caso, i settennali, così sono chiamate tali manifestazioni, sono molto cruenti e molto diseducativi, poiché, volenti o nolenti, coinvolgono generazioni di fanciulli nell’apologia del fato e di un modello penitenziale che dovrebbe essere sepolto ormai nella notte del tempo.
Il parroco del paese e il sindaco affermano che si tratta di una manifestazione “religiosa” e intanto l’antropologo Marino Niola è stato nominato “ambasciatore di Guardia Sanframondi nel mondo” e quest’anno è stata presente anche la troupe televisiva Al Jazeera mentre 150 mila spettatori, niente a che vedere con i penitenti, hanno fatto ala alla processione.
È, quindi, difficile pensare a un avvenimento religioso così spettacolare col sangue, quasi si provasse piacere a martoriare il povero corpo davanti a migliaia di spettatori.
La religione come spettacolo oltre alla religione come business.
E il nostro antropologo si compiace e parla di “un rito fortemente glocal” e afferma che “un paese intero che fa penitenza è davvero inusuale”.
Invece che compiacersi, certo ne hanno ben donde, lo studioso, il sindaco e il parroco, dovrebbero ognuno per la propria parte buttare acqua su un rito macabro e superstizioso, che ripropone sconvolgenti rappresentazioni che si associano alla “fede” che è un’altra cosa e non ha bisogno che sia spettacolarizzato. Sta scritto in Matteo (6,6): “Tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera e chiudi la porta. Poi prega Dio, che è in segreto”.
Se proprio vogliono promuovere il turismo, anche religioso, possono sostituire lo strumento penitenziale con uno innocuo. Non penso che Dio per perdonare ha bisogno del sangue!

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