15 settembre 2009

IL SONNO DELLA RAGIONE o del Pd meno elle

Giuseppe D’Avanzo conclude il suo articolo del 15 scorso con un’affermazione allarmante che dovrebbe far riflettere non solo i politici, specie dell’opposizione ma soprattutto i politologi (non mi riferisco ai prezzolati della carta stampata o a quelli sorridenti della rete Media Rai) e gli uomini di cultura, e sono tanti, che, pur non condividendo lo scempio che Berlusconi e i suoi consiglieri stanno compiendo della democrazia, preferiscono non uscire allo scoperto…forse per quieto vivere o forse perché non si vedono supportati da chi invece dovrebbe stare al loro fianco, usando tutti i mezzi che la nostra costituzione mette loro a disposizione.
Non sanno che per loro finirà com’è successo per i politici dell’opposizione: parlano tra loro, non hanno più né uditorio, né interlocutori, né estimatori, abbracciati alla loro ignavia suonano, per non sembrare stonati, lo stesso spartito della maggioranza. Non sono capaci di fare altro. Non sono in grado di “pensare” una proposta decente né di farla circolare tra i cittadini.
Il sonno della ragione produrrà, così, quei mostri di cui D’Avanzo parla.
In un momento di grande tensione dove diversi fattori s’intersecano, dalla crisi economica mal gestita, agli attacchi d inaudita violenza contro chi osa non essere d’accordo che coinvolgono la stampa nazionale ed estera, la gerarchia ecclesiastica, la televisione pubblica per quei giornalisti che ancora non si sono venduti, il principale partito dell’opposizione, Grillo argutamente lo chiama Pd meno elle, non parla, non prende posizione.
Avrebbe le occasioni per incalzare una maggioranza divisa e reazionaria, come il caso Fini ci dice, invece è tutta avvolta in sé stessa preoccupata di trame e sotterfugi correntizie per …vincere il Congresso.
D’Alema, il politico di razza, quello della bicamerale e della visita agli studi di mediaset, Veltroni, il vincitore di tante battaglie mai di una guerra, Fassino, quello per cui il voto di preferenza non è importante, Bersani, quello delle lenzuolate e dei petrolieri, Franceschini, il pro-tempore in cerca d’autore, e altri e altri ancora, molto bravi nel sottosuolo non vengono allo scoperto, non vogliono sbilanciarsi…chissà se…e poi…per le caldarroste ci penserà il venditore…il nostro spazio politico, il 20 o il 24% non importa, l’abbiamo… il premier non può essere eterno…vediamo Fini…se Casini…se Montezemolo…
Intanto, una picconata oggi una domani, una legge oggi una domani, una rete rai oggi una domani, un consiglio d’amministrazione oggi, uno domani, la Repubblica se ne va.
Rimane la triste considerazione di D’Avanzo e l’ancor più triste scenario che ne può derivare: “La scena in cui siamo precipitati è la decadenza di un leader che non accetta e non accetterà il suo fallimento. Trascinerà il Paese nella sua sconfitta, dividendolo con l'odio”.

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