30 luglio 2009

SICILIA

Mentre la Regione Sicilia ha programmato per il 2009 un debito strutturale di due miliardi di euro che potrebbe aumentare di altre 300 milioni, l’Enel chiede il pagamento di 14 milioni di euro, il 26 Giugno la giunta approva una delibera che istituisce i vice dirigenti. Niente di illegale perché sta realizzandouna legge nazionale, ma la Regione, o come la chiamano in Sicilia “mamma Regione”, conta su 2.300 dirigenti, un dirigente ogni cinque dipendenti (ciò significa che la Regione ha almeno 14 mila dipendenti!), che rappresenta un record nazionale difficilmente battibile e i neo vice avranno un aumento stipendiale del 30% oltre l’indennità di posizione. La giunta non si è limitata ai soli vice, ma ha varato un concorso interno che prevede il passaggio dalla terza alla seconda fascia dirigenziale.
Intanto, l’assessore al bilancio chiede di bloccare il ddl sullo sviluppo, almeno fino alla trimestrale di cassa. Sembra strano che una regione in grave crisi finanziaria, non trovi di meglio che istituire concorsi interni e non pensare allo sviluppo, come sembra enorme il deficit di 2 miliardi di euro, almeno per ora. Penso che si abbia bisogno non di dirigenti a gogò, ma di un risanamentovero che elimini le tante spese superflue, le tante consulenze, le tante assunzioni (politico- clientelari ?) che danno alla Regione Sicilia il record del più alto numero di dipendenti e forse con gli stipendi più alti. Forse il federalismo fiscale può aiutare gli amministratori siciliani ad assumere atteggiamenti di spesa più responsabili. Sarà vero? Ce lo auguriamo perché la Sicilia ha bisogno d’investire in infrastrutture e in sviluppo per il giusto posto che le spetta nel contesto naziopnale e mediterraneo.

24 VOTI DI FIDUCIA
Al 24 Luglio sono 24 i voti di fiducia chiesti dal governo Berlusconi, una media di due al mese. Se il governo Prodi in un cersto senso era costretto per la risicata e litigiosa maggioranza a farne uso, il Cavaliere nonostante conti su una maggioranza bulgara in tutti e due i rami del Parlamento e nonostante i richiami del Presidente della Repubblica anche sulle decretazioni d’urgenza, continua come se nulla fosse, come se tutti gli Italiani abbiano votato per lui. Umilia il Parlamento e una metà del Paese che non si sente da lui rappresentato. Il Parlamento in una democrazia, e la nostra è una dennocrazia poarlamentare, ha un ruolo fondamentale che viene continuamente umiliato ed espropriato delle sue prerogative con buona pace dei padri costituenti. Nè le leggi di bilancio, né le leggi di riforma si discutono in parlamento. Ovviamente, perché i comunisti (?) dell’opposizione non vogliono collaborare. D'altronde la collaboraziuone che intende Berlusconi significa accettazione senza osservazioni. Fa bene l’on. Di Pietro a dare battalia visibile. Considerato che l’opposizione non dà spazio occorre trovarlo anche a gomitate in quanto l’Italia si sta riducendo a una Repubblica dell’immagine dove tutto va bene e dove i Tg esaltano in ogni occasione la figura del capo supremo, dell’uomo che tutto può,anche essere al di sopra della legge, se non la legge.
Meditate gente, meditate…almeno questo lo possiamo fare. Ma. Per carità, non addormentatevi!


IL PIL A -5,2
Berlusconi e Tremonti o viceversa, qualche settimana fa nell’annucciare il nuovo Dpef erano contenti e soddisfatti. Tutto va bene. Tutto è sotto controllo. Tutto come nelle previsioni. Le maggiori istituzioni finanziarie ci danno ragione. E così, di questo passo.
I giornalisti presenti alla confeernza stampa, allineati e coperti, nessuna domanda impertinente. I giornalisti di Rai 1 sono andati oltre: hanno partecipato della soddisfazione del duo.
Io sono un padre di famiglia con tre figli e, quando hanno parlato del Pil , sempre col sorriso sulle labra, mi sono ricordato che le previsioni parlavano del -2 e qualcosa, mentre ora è arrivato a -5,2. Mi sono preoccupato perché se il Pil ( Prodotto Interno Lordo) che rappresenta la ricchezza del Paese, ha avuto un tale crollo, ci saranno delle ripercussioni sull’occupazione, sugli investimenti e sullo stato sociale…una catena. Se il Pil diminuisce, vuol dire che molte aziende licenziano o chiudono, per cui aumenta la disoccupazione; vuol dire che lo Stato non incassa le tasse, che mancheranno le disponibilità per gli investimenti e lo stato sociale. Va bene l’ottimismo, ma il sonno delle istituzioni e dei media è imperdonabile: andiamo verso il disastro con la fanfara.

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