25 giugno 2007

LA LETTERA DEI ….QUATTRO MOSCHETTIERI

Una lettera può essere d’amore, di convenienza, di raccomandazione, di dimissioni o di richiesta di dimissioni, ma, comunque, esprime distanza. La distanza che c’è (o che c’è sempre stata?) tra il ministro dell’economia e l’ala estrema, così ormai viene chiamata, della maggioranza che ha trovato nel fuoriuscito Mussi, e quattro, un altro adepto.
Quattro ministri della sinistra radicale (Pecoraio - Verdi, Bianchi - Pdci, Ferrero – Prc e Mussi -Sd) coadiuvati da sottosegretari e vice ministri della stessa area e, come sembra, dopo aver “consultato i big di CGIL, CISL e UIL (La Repubblica 23/06/07), inviano una lettera a Prodi in cui si chiede conto, sostanzialmente, dell’operato del ministro Padoa Schioppa, affettuosamente TPS, reo di aver detto, conti alla mano, che:
- la cifra spendibile del tesoretto non può superare i 2,5 miliardi di € poiché da marzo si è avuto un peggioramento delle spese previste (interessi sul debito, sanità, Comuni, contratto statali);
- dobbiamo stare attenti a non rompere l’equilibrio dei conti previdenziali perché l’Italia è sotto procedura d’infrazione e deve rispettare gli impegni assunti alla data prevista;
- per abolire lo scalone ci vuole prudenza e “dobbiamo trovare le risorse”.
Con questo non voglio prendere le difese del ministro (lo sa fare meglio e con ragioni sufficienti) ma voglio fare alcune considerazioni.
Signor Epifani non crede che se avesse portato con sé (ma c’era?) la calcolatrice si sarebbe accorto che i pubblici dipendenti si sono pagati gli aumenti salariali. Il conto è subito fatto: € 100 medie per ciascun dipendente per mesi 13 più tredicesima (i mesi rubati) = mi scusi, mi aiuti, non ho la calcolatrice!
Penso che la triade sindacale oggi debba porsi l’obiettivo di un Paese con un’economia stabile il cui potere d’acquisto delle famiglie venga salvaguardato anche da altre situazioni ottimali come un salario più adeguato, un lavoro meno precario, una sanità pubblica meno vorace e più sollecita ai bisogni degli ammalati, uno stato sociale più vicino alle famiglie e ai giovani. Ma, in tal caso, …di cosa dovrebbe occuparsi?
Ma signori della triade dov’eravate quando Maroni ha varato la riforma? Quali mezzi avete usato per porre l’alto là ad una riforma che a distanza di qualche hanno è considerata così nefanda?
O forse pensavate già al futuro governo amico del centro sinistra che, ferme le leggi ad personam, avrebbe buttato al mare lo scalone? Le battaglie si fanno al momento opportuno, se si è in grado!
Signori compagni dell’estrema 3 + 1, se lo scalone era così deleterio potevate scendere in piazza assieme alla triade, o trovare strumenti di lotta parlamentare adeguata… o anche voi pensavate al futuro governo. Sia voi che la triade non avete previsto Padoa Schioppa!
Nella lettera si esprime “forte preoccupazione per il modo in cui viene condotta la trattativa”. Ma a trattare mi risulta ci siano pure le parti sociali: siamo sicuri che partecipino in modo costruttivo, tenendo conto di varie problematiche interne ed esterne che investono il nostro Paese?
Dicono di “non condividere la posizione con cui il governo, e segnatamente il ministro dell’economia, affronta la trattativa” e lamentano risorse “troppo limitate”.
Una domanda sorge spontanea: ma di quale governo fanno parte, di quale maggioranza? Non conoscono la situazione finanziaria dello Stato che amministrano, sotto processo da parte dell’Europa?
E, se Padoa Schioppa per loro non va bene abbiano almeno il coraggio di chiederne le dimissioni invece di scrivere lettere che ringalluzziscono l’opposizione e deprimono i pochi sostenitori (ce ne sono ancora?) di questo governo.
“Lo scontro è politico e non di risorse economiche” afferma Giordano, il segretario di Rifondazione: si assuma, quindi, la responsabilità di quanto ha affermato e agisca di conseguenza.
Non basta farsi scudo del programma elettorale. Non perché non e corretto attuarlo, ma una maggioranza che al senato si regge sulla precarietà di qualche voto, non può non tenerne conto, come deve tener conto che se mancano le risorse occorre trovarle senza alchimie ma ricorrendo al buon senso che un qualsiasi padre usa per mandare avanti la sua famiglia. In una situazione così precaria il programma elettorale non rappresenta il vangelo e deve adattarsi al momento contingente, in quanto le condizioni odierne sono diverse da quelle elettorali.
Usiamo il “tesoretto”, non per alleviare un a piccola ferita, ma per dare un futuro migliore e stabile ai nostri figli (i vostri già ce l’hanno).
Dividiamo lo scalone in gradini e portiamo ad un livello dignitoso le pensioni minime, costruiamo asili e strutture per anziani che attenuino i problemi delle famiglie invece di pensare a qualche euro di detrazione, diamo un salario minimo ai giovani in attesa di primo impiego, agli ammalati un sanità pubblica efficiente, una giustizia con la certezza delle pene, una scuola al passo coi tempi…forse ci accorgeremmo che lo scalone non ha così tanta importanza.
Non so quanto durerà questo governo ad altissima litigiosità, i cui partiti che lo sorreggono pensano a coltivare il loro orticello di voti e non a risolvere i problemi che assillano il cittadino, ormai stanco di un tale squallido spettacolo. Ma da destra è lì, sta a guardare, pronta a riprendere il potere per manifesta ignoranza politica di chi ci governa.
Dice il mio amico: ”Se i maggiori partiti dello schieramento si accordassero e votassero, dopo aver fatto cadere il governo attuale e nominatone uno tecnico, una nuova legge elettorale con sbarramento al 5 per cento, portandoci alle elezioni anticipate, non sarebbe un bene per il Paese, che si toglierebbe di torno il sottobosco?”
“E’ un po’ fantastico, rispondo, ma non del tutto irreale.”

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