28 giugno 2007

FAMILY DAY….ECCO L’UOMO DELLA PROVVIDENZA

La Provvidenza ci riprova, questa volta partecipando dell’evento la prelatura cattolica, e indica in Savino Pezzotta l’uomo nuovo, il suo uomo.

La manifestazione del Family Day è stata l’occasione di mostrarlo all’Ecclesia, la comunità dei veri cattolici.

Dopo essersi dedicato con spirito di sacrificio al sindacato in difesa dei più deboli, eccolo pronto alla più alta missione: dare certezze alla Chiesa di Papa Ratzingher in un momento in cui il relativismo sta annebbiando le coscienze.

E Berlusconi, l’unto? Rimarrà unto, ma la luce brillerà da un’altra…lampada!

Così, poveretto, da un piccolo ruolo di organizzatore portavoce, senza che ne fosse consapevole (si sa, la provvidenza si manifesta quando meno ce lo aspettiamo, nel suo sommo discernere), eccolo assurgere a messia, a salvatore di un’Italia, ormai impazzita, avviata al disastro.

E’ notizia che Pezzotta, pochi giorni addietro, ha promosso una riunione, non la prima, tra “amici” per parlare del rapporto tra i cattolici e la politica in vista della nascita ufficiale di un movimento parapolitico di ispirazione cattolica, benedetto dalla CEI (voce della Provvidenza).

Un’altro partito (ino o one, si vedrà). Ma no, “un movimento parapolitico”. Per chiarezza di linguaggio (il nostro nell’orazione di Piazza San Giovanni così dichiarava: “quello che oggi serve è la chiarezza del linguaggio…ispirarsi al detto evangelico si, si , no, no”) sta nascendo “qualcosa che è un po’ meno di un partito e un po’ più di un’associazione o di una rete di associazioni.” Continua abbinando al linguaggio idee altrettanto chiare e forti: “..serve la presenza dei cattolici in politica? Io credo di si e non bisogna disperderla. In questo momento…vale la pena riflettere e non portare il cervello all’ammasso.” E riguardo al Partito Democratico: “No alla contaminazione, mi fa venire in mente una malattia”.

Non c’è dubbio, abbiamo davanti un grande leader, quello di cui abbiamo bisogno e da tanto tempo invocato: trascinatore di masse popolari, abituato ad un linguaggio chiaro e denso di contenuti, sprezzante quanto basta, aperto al dialogo purché la conclusione sia la sua premessa, ancorato a indiscutibili valori che sono “verità” che fanno dell’uomo un essere superiore.

Scorrendo per sommi capi il suo discorso al Family Day viene fuori l’uomo di stato e di fede e l’uso del pluralis maiestatis lo individua come sovrano assoluto:

- “noi vogliamo bene alla nostra Costituzione vogliamo che nella Repubblica Italiana si rimetta al centro il tema della famiglia dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico”. Ho cercato nel discorso qualche spiegazione dei “punti di vista” che però sembrano usati come …dogmi; qualche dubbio per la verità affiora quando usa il condizionale a proposito del bene comune che “dovrebbe essere sempre l’unico e discriminante criterio dell’azione …”

- “La chiarezza (del linguaggio) non è rigidità né tanto meno incapacità di cogliere i problemi, le sofferenze e i dolori di tante persone. Lungi da noi ogni atteggiamento di discriminazione e d’incomprensione…anzi la chiarezza del linguaggio…è una forma della carità, d’amorevolezza: è… avere cura delle persone e creare le basi per un dialogo sereno, chiaro e non ipocrita”. Insomma, discutiamo pure, ma sappiate che il nostro linguaggio è chiaro perché esprime verità che bisogna accettare così come sono.

- “Qui non si strumentalizza la religione ma neppure si vieta alla religione di illuminare le coscienze delle persone, credenti e non. Perché la fede per un credente non è irrilevante nella costruzione della società.” La religione come istituzione che illumina anche i non credenti è teocrazia, lontana da uno stato laico dove convivono individui diversi per formazione religiosa e concezione di vita, spesso minoranze che la Costituzione s’impegna a garantire, che non impone al cattolico di rinunciare alla propria fede nella costruzione della società da tutti accettata.

- “I cattolici sanno bene che cos’è il sacramento del matrimonio e, in nessun modo, lo vogliono imporre a chi non crede. Premiamo perché il parlamento non introduca i DICO”. Molti cattolici sanno bene cosa è il sacramento del matrimonio che ricorrono non solo al divorzio (legge dello Stato) ma alla Sacra Rota, tribunale ecclesiastico preposto al suo annullamento. E se i cattolici sono così ligi ai doveri della fede che paura hanno dell’introduzione dei DICO?

- “Opporsi a un pluralismo di modelli famigliari non è una battaglia confessionale (ecco l’ipocrisia) ma civile e laica…e punta al consolidamento del matrimonio civile”. Un superamento dei DICO si avrebbe con l’abolizione del matrimonio confessionale (celebrato solo per chi lo chiede). Non penso che sia una conquista di civiltà tutelare i conviventi “attraverso il diritto comune”, in quanto tutelare le coppie di fatto significa tutelare i figli che nascono dal loro amore, proprio come nel matrimonio cattolico e della Costituzione e che, comunque la si pensi, formano una famiglia.

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