Il Vaticano non recepirà più le leggi dello Stato italiano perché ritiene che sono troppe, illogiche e mutevoli.
È quanto si legge in un articolo di Serrano Ruiz sull’”Osservatore Romano” del 30 scorso.
Il Papa ha promulgato una nuova legge sulle fonti del diritto che sostituisce la legge omologa del 7 giugno 1929, il cui articolo 3 così recita: “…si osservano in via suppletiva e fino a che non siasi provveduto con leggi proprie della Città del Vaticano le leggi emanate dal Regno d’Italia…sempre che…non sieno contrari ai precetti di diritto divino né si principi generali del diritto canonico”.
Tutto giusto, tutto corretto! È legittimo che uno Stato indipendente, anche se piccolo, abbia o si dia leggi proprie. Infatti, la legge precedente “operava una sorta di recezione automatica che si presumeva come regola, solo eccezionalmente rifiutata…nella nuova disciplina s’introduce la necessità di un previo recepimento da parte della competente autorità vaticana”.
Si citano tre motivi a giustificazione della nuova legge: “…il numero davvero esorbitante di norme nell’Ordinamento italiano…; anche l’instabilità della legislazione civile per lo più molto mutevole e come tale poco compatibile con l’auspicabile ideale tomista di una lex rationis ordinatio, che, come tutte le operazioni dell’intelletto, cerca di per sé l’immutabilità dei concetti e dei valori; …un contrasto…di tali leggi con i principi irrinunciabili da parte della Chiesa”.
I tre motivi citati sono veri e andrebbero prese in considerazione dal parlamento italiano che, invece di parlare di riforma della giustizia che solo in minima parte interessa i cittadini (solo la celerità delle cause e la certezza delle pene; le intercettazioni interessano i politici che, se fossero onesti non avrebbero niente da temere), farebbe bene a eliminare leggi inutili e spesso d’intralcio o di difficile applicazione, ricreando codici e norme più chiare e di facile applicazione.
Un’osservazione riguarda l’ideale tomista dell’immutabilità dei concetti e dei valori.
La legge in questione andrà in vigore dall’1 gennaio 2009.
È, quindi, una legge di oggi, apprezzabile nelle sue linee generali ma fuori da ogni tempo e dalla “ragione”. Nel 2008 è irreale rifarsi a un ideale, quello tomista, che non ammette il progresso dell’intelletto, che altro non è che la ragione, il trionfo del relativismo ratzingheriano: una società stabile governata da una legge morale unica e univoca, “rivelata”, lontana da ogni realtà, vicina più a Copernico che a Galileo.
Una richiesta: se il Vaticano ha deciso, giustamente, di non recepire più alcune delle leggi dello Stato Italiano, perché non può lo Stato Italiano chiedere la revisione del molto penalizzante Concordato del 1984?
E non parlate di vincoli costituzionali, perché tutto è possibile riformare, specie un patto bilaterale vantaggioso solo per la parte vaticana e per… Craxi come fatto personale. Successe anche per Mussolini.
31 dicembre 2008
29 dicembre 2008
PRESE DI POSIZIONE E IPOCRISIA
Riporto, con qualche sibillino commento, quanto si legge nella “diretta – esteri” del sito di “La Repubblica” di oggi.
Ore 17,40: Croce Rossa: “Caos negli ospedali di Gaza” con “afflusso continuo di feriti in condizioni molto gravi”.
Solo 8 volontari e 65 collaboratori locali in una zona di guerra continua. Dove sono, cosa fanno le istituzioni etiche mondiali?
Ore 17,21: Casa Bianca: “Israele non cerca di riprendersi Gaza”
(Forse avrebbe potuto sostituire il verbo riprendere con occupare, più all’uopo.) Lo afferma il portavoce della C. B. quasi a volerci rassicurare che ad Israele non interessa il territorio ma la sua completa distruzione in quanto covo di terroristi. Così ci comunica che lo stato ebraico agisce per far fronte alla minaccia terrorista (a nome di tutto l’Occidente?) e, preoccupato per la crisi umanitaria della Striscia, invita “tutte le parti” ad aiutare la popolazione con cibo e rifornimenti medici (quanta umanità!). Un esempio di eccezionale ipocrisia mediatica!
Prima bombardano, uccidono, distruggono e poi invitano “tutte le parti” ad aiutare la popolazione. Quali parti? Io vorrei conoscerle!
Ore 17,03: Merkel a Olmert: “La colpa è chiaramente ed esclusivamente di Hamas ma attenzione ai civili”.
Una difesa a oltranza, giusta, dei civili.
È possibile che i circa 400 morti e il migliaio di feriti siano tutti terroristi…bambini compresi? Se così stanno le cose assisteremo ad un massacro in nome dell’esistenza d’Israele e della pace in Palestina. Brava Merkel, i tuoi figli non li manderai nella striscia di Gaza, o no?
Ore 16,51: Israele: “Scopo dei raid è rovesciare Hamas”
È chiaro! I bombardamenti chirurgici, il successivo attacco di terra e i rastrellamenti ancora più chiari. Viva la sincerità!
Ore 16,31: Gran Bretagna: “Inaccettabile la morte di persone innocenti tra cui anche bambini”
Bene! Se riuscissimo a distinguerli, gli innocenti dai cattivi, avremmo la quadratura del cerchio. E poi? Continueremo con le stesse ipocrite dichiarazioni, tanto non ci crede nessuno.
Ore 16,19: Casa Bianca: “Hamas smetta di lanciare razzi”…e Israele di bombardare a tappeto Gaza.
Sarebbe una logica ed autorevole presa di posizione di una grande potenza, ma Bush, come sappiamo, è strabico e poi tra qualche giorno cederà il comando.
Ore 15,40: Padre Lombardi: “Nessuna certezza sul viaggio del Papa in Israele”
Così si legge (dichiarazione di p. Lombardi): L’unica certezza per il nuovo anno del Papa è il viaggio in Africa…in quanto alla visita in Israele e all’attesa enciclica sociale “bisogna essere piuttosto prudenti”.
Ed io che pensavo all’Angelus in Gaza…
Ore 17,40: Croce Rossa: “Caos negli ospedali di Gaza” con “afflusso continuo di feriti in condizioni molto gravi”.
Solo 8 volontari e 65 collaboratori locali in una zona di guerra continua. Dove sono, cosa fanno le istituzioni etiche mondiali?
Ore 17,21: Casa Bianca: “Israele non cerca di riprendersi Gaza”
(Forse avrebbe potuto sostituire il verbo riprendere con occupare, più all’uopo.) Lo afferma il portavoce della C. B. quasi a volerci rassicurare che ad Israele non interessa il territorio ma la sua completa distruzione in quanto covo di terroristi. Così ci comunica che lo stato ebraico agisce per far fronte alla minaccia terrorista (a nome di tutto l’Occidente?) e, preoccupato per la crisi umanitaria della Striscia, invita “tutte le parti” ad aiutare la popolazione con cibo e rifornimenti medici (quanta umanità!). Un esempio di eccezionale ipocrisia mediatica!
Prima bombardano, uccidono, distruggono e poi invitano “tutte le parti” ad aiutare la popolazione. Quali parti? Io vorrei conoscerle!
Ore 17,03: Merkel a Olmert: “La colpa è chiaramente ed esclusivamente di Hamas ma attenzione ai civili”.
Una difesa a oltranza, giusta, dei civili.
È possibile che i circa 400 morti e il migliaio di feriti siano tutti terroristi…bambini compresi? Se così stanno le cose assisteremo ad un massacro in nome dell’esistenza d’Israele e della pace in Palestina. Brava Merkel, i tuoi figli non li manderai nella striscia di Gaza, o no?
Ore 16,51: Israele: “Scopo dei raid è rovesciare Hamas”
È chiaro! I bombardamenti chirurgici, il successivo attacco di terra e i rastrellamenti ancora più chiari. Viva la sincerità!
Ore 16,31: Gran Bretagna: “Inaccettabile la morte di persone innocenti tra cui anche bambini”
Bene! Se riuscissimo a distinguerli, gli innocenti dai cattivi, avremmo la quadratura del cerchio. E poi? Continueremo con le stesse ipocrite dichiarazioni, tanto non ci crede nessuno.
Ore 16,19: Casa Bianca: “Hamas smetta di lanciare razzi”…e Israele di bombardare a tappeto Gaza.
Sarebbe una logica ed autorevole presa di posizione di una grande potenza, ma Bush, come sappiamo, è strabico e poi tra qualche giorno cederà il comando.
Ore 15,40: Padre Lombardi: “Nessuna certezza sul viaggio del Papa in Israele”
Così si legge (dichiarazione di p. Lombardi): L’unica certezza per il nuovo anno del Papa è il viaggio in Africa…in quanto alla visita in Israele e all’attesa enciclica sociale “bisogna essere piuttosto prudenti”.
Ed io che pensavo all’Angelus in Gaza…
RATZINGER A GAZA PER L’ANGELUS
È Natale. In quella che è detta Terra Santa invece delle campane, si odono i tristi suoni delle sirene. Invece dei giochi d’artificio si vedono i fuochi di guerra; invece delle grida di gioia sin sentono le urla strazianti dei feriti e dei genitori che cercano i figli…a scuola o per strada.
Il dolore appare nei nostri teleschermi, durante il cenone e la gioia del ritrovarci in famiglia. Immagini lontane che non interrompono nemmeno per un attimo il nostro sorriso, sulle quali più non ci soffermiamo.
Abitudine e cinica indifferenza di un mondo che individua la solidarietà nell’elemosina o in una ripetitiva e retorica omelia domenicale, l’Angelus, che ci libera la coscienza senza farci indignare, senza farci nemmeno pensare che anche questi attacchi indiscriminati sono crimini contro l’umanità e dovrebbero essere perseguiti.
È Natale. Siamo tutti più buoni, si dice, e più disponibile verso il prossimo. Si parla di amore evangelico, di riscatto, di povertà, ma si delega sempre agli altri…come fa il Santo Padre, come fanno i potenti della Terra e i potenti (chiamiamoli così per carità cristiana…proprio perché è Natale) italiani, il Berlusconi amico dei potenti cui tutti chiedono consigli. In quest’occasione basta Frattini: esprime solidarietà a Israele per i missili di Hamas e chiede, però, che si limitino le escursioni aeree perché causano dei morti. Il bravo Frattini sa che i raid israeliani causano morti…e ha avuto pure il coraggio di dirglielo! Siamo sulla buona strada!
È Natale ed io sono incazzato per l’ipocrisia delirante e per l’indifferenza del mondo dei benestanti e benpensante.
Così mi viene naturale chiedere a Ratzinger di leggere la sua omelia nella striscia di Gaza, ai potenti di festeggiare il capodanno nella piazza di Gaza, se ancora ne esiste una, a Frattini e al presidente dell’UE di recarsi con i rispettivi parlamenti al completo in mezzo ai palestinesi quando le sirene danno l’allarme dell’imminente bombardamento chirurgico.
Credo che per questi sepolcri imbiancati, che hanno fatto dell’ipocrisia il loro credo, che dal calduccio delle loro stanze osano dispensare consigli e sanno tutto sull’etica e sulla povertà, pur non avendola mai conosciuta, sulla tragedia della guerra che non hanno mai provato se non attraverso le immagini, credo proprio che non avranno né il coraggio né la voglia né la capacità di lasciare le calde case e le abbondanti corti di baciamano.
La classe politica italiana, destra sinistra centro, è compatta nello schierarsi a favore dell’esistenza di Israele minacciata dai missili di Hamas, molti dei quali artigianali, e non si preoccupano dell’esistenza della Palestina distrutta dai raid della flotta aerea israeliana…tanto non sono ancora una Stato e poi…sono dei terroristi che fanno di tutto per fermare il processo di pace israelo-americano così vantaggioso…….
Il dolore appare nei nostri teleschermi, durante il cenone e la gioia del ritrovarci in famiglia. Immagini lontane che non interrompono nemmeno per un attimo il nostro sorriso, sulle quali più non ci soffermiamo.
Abitudine e cinica indifferenza di un mondo che individua la solidarietà nell’elemosina o in una ripetitiva e retorica omelia domenicale, l’Angelus, che ci libera la coscienza senza farci indignare, senza farci nemmeno pensare che anche questi attacchi indiscriminati sono crimini contro l’umanità e dovrebbero essere perseguiti.
È Natale. Siamo tutti più buoni, si dice, e più disponibile verso il prossimo. Si parla di amore evangelico, di riscatto, di povertà, ma si delega sempre agli altri…come fa il Santo Padre, come fanno i potenti della Terra e i potenti (chiamiamoli così per carità cristiana…proprio perché è Natale) italiani, il Berlusconi amico dei potenti cui tutti chiedono consigli. In quest’occasione basta Frattini: esprime solidarietà a Israele per i missili di Hamas e chiede, però, che si limitino le escursioni aeree perché causano dei morti. Il bravo Frattini sa che i raid israeliani causano morti…e ha avuto pure il coraggio di dirglielo! Siamo sulla buona strada!
È Natale ed io sono incazzato per l’ipocrisia delirante e per l’indifferenza del mondo dei benestanti e benpensante.
Così mi viene naturale chiedere a Ratzinger di leggere la sua omelia nella striscia di Gaza, ai potenti di festeggiare il capodanno nella piazza di Gaza, se ancora ne esiste una, a Frattini e al presidente dell’UE di recarsi con i rispettivi parlamenti al completo in mezzo ai palestinesi quando le sirene danno l’allarme dell’imminente bombardamento chirurgico.
Credo che per questi sepolcri imbiancati, che hanno fatto dell’ipocrisia il loro credo, che dal calduccio delle loro stanze osano dispensare consigli e sanno tutto sull’etica e sulla povertà, pur non avendola mai conosciuta, sulla tragedia della guerra che non hanno mai provato se non attraverso le immagini, credo proprio che non avranno né il coraggio né la voglia né la capacità di lasciare le calde case e le abbondanti corti di baciamano.
La classe politica italiana, destra sinistra centro, è compatta nello schierarsi a favore dell’esistenza di Israele minacciata dai missili di Hamas, molti dei quali artigianali, e non si preoccupano dell’esistenza della Palestina distrutta dai raid della flotta aerea israeliana…tanto non sono ancora una Stato e poi…sono dei terroristi che fanno di tutto per fermare il processo di pace israelo-americano così vantaggioso…….
27 dicembre 2008
19 dicembre 2008
L’INGIUSTIZIA CHE VERRA’
Berlusconi, pur pensando che il Pd è ancora giustizialista, si augura (dichiarazioni nella trasmissione di Canale 5 “Panorama del giorno”) che queste accuse rivolte agli amministratori della sinistra possano essere ridimensionati.
Solidarietà verso chi ha problemi con la giustizia con l’evidente sottinteso di accelerare una riforma della giustizia bipartisan attraverso la modifica costituzionale, magari accettando la proposta che viene da Violante.
Sembra finito il tempo in cui la magistratura era un covo di comunisti?
Per ora sembra di sì, ma la via di fuga (Pd ancora giustizialista), è pronta, basta impugnare la maniglia.
La riforma che immagina Berlusconi e il suo entourage, arricchiti da “pezzi” consistenti e significativi del Pd che non vogliono più sentirsi dire di essere comunisti e, meno che mai sopportare l’invadenza delle toghe rosse, non riguarda né la celerità delle sentenze né la certezza della pena. Problemi lontani anni luce dal loro pensiero…garantista.
Sarà una giustizia “molto giusta” per i ricchi e i potenti, “meno giusta” per i poveri.
Riguarda il controllo del potere politico sulla magistratura e l’abolizione dell’obbligatorietà del procedimento penale con strumenti che ridurranno la giustizia a farsa e questo con la complicità del Pd (stavo scrivendo “della sinistra”! Quale? Quella di Bassolino o di D’Alfonso o di D’Alema…?).
Io penso che i cittadini se ne accorgeranno e assisteremo al fenomeno del non-voto inaugurato in Abruzzo, che non è semplice protesta, come sembrano consolarsi i dirigenti del Pd, ma una vera propria fuga.
“C’è urgenza di fare questa riforma, incalza il premier, anche perché si è scatenato di nuovo il meccanismo mediatico-giudiziario delle intercettazioni e delle indagini”.
Il punto nodale è tutto in questa frase.
Indagini e intercettazioni sono il suo chiodo fisso.
Senza di esse la giustizia sarebbe più spedita perché meno intasata da politici, pseudo - imprenditori e faccendieri di ogni risma.
Eliminando le intercettazioni, troveranno il modo di non eliminarle tutte per l’occhio della gente, noi cittadini non sapremo più niente di niente, avremo politici e imprenditori sempre puliti e integerrimi. D’Alema, Berlusconi, Fassino, Fazio, Mastella….finalmente, potranno dedicarsi a tempo pieno alla politica senza distrarsi maneggiando vari telefonini o ritrovandosi in mezzo alla campagna per evitare qualche intercettazione di qualche giudice rosso, un colore ormai fuori moda.
Le indagini non saranno più condotte, come avviene oggi, da un giudice, ma dalla polizia che riferirà, dopo aver valutato caso per caso assieme a….Indovinate!
Il magistrato eserciterà solo il giudizio: ladri di galline, topi d’appartamento, spacciatori di droga (escludiamo i trafficanti), qualche pedofilo, qualche omicidio, qualche scippo…con buona pace di tutti.
L’Italia, oggi considerata la patria della corruzione politica-imprenditoriale, risalirà nelle classifiche internazionali.
Gli USA che hanno fama di paese giustizialista, ammettono addirittura il falso in bilancio e le intercettazioni che rendono subito pubbliche, chiederanno consigli. Il ministro Alfano e il suo suggeritore Ghedini, ma qui si parla di staff, diventeranno famosi in tutto il mondo e le università faranno a gara per una loro letio magistralis, naturalmente, senza contraddittorio.. solo per i troppi impegni sparsi per il vecchio pianeta.
La CASTA, insomma, colpirà ancora. Nei momenti di difficoltà i nostri dipendenti dagli stipendi d’oro, lasciamo stare le pensioni e le buone (ottime) uscite, fanno quadrato garantendosi a vicenda.
Viva l’Italia e che Dio ce li mantenga in salute e in ragionevolezza!
Solidarietà verso chi ha problemi con la giustizia con l’evidente sottinteso di accelerare una riforma della giustizia bipartisan attraverso la modifica costituzionale, magari accettando la proposta che viene da Violante.
Sembra finito il tempo in cui la magistratura era un covo di comunisti?
Per ora sembra di sì, ma la via di fuga (Pd ancora giustizialista), è pronta, basta impugnare la maniglia.
La riforma che immagina Berlusconi e il suo entourage, arricchiti da “pezzi” consistenti e significativi del Pd che non vogliono più sentirsi dire di essere comunisti e, meno che mai sopportare l’invadenza delle toghe rosse, non riguarda né la celerità delle sentenze né la certezza della pena. Problemi lontani anni luce dal loro pensiero…garantista.
Sarà una giustizia “molto giusta” per i ricchi e i potenti, “meno giusta” per i poveri.
Riguarda il controllo del potere politico sulla magistratura e l’abolizione dell’obbligatorietà del procedimento penale con strumenti che ridurranno la giustizia a farsa e questo con la complicità del Pd (stavo scrivendo “della sinistra”! Quale? Quella di Bassolino o di D’Alfonso o di D’Alema…?).
Io penso che i cittadini se ne accorgeranno e assisteremo al fenomeno del non-voto inaugurato in Abruzzo, che non è semplice protesta, come sembrano consolarsi i dirigenti del Pd, ma una vera propria fuga.
“C’è urgenza di fare questa riforma, incalza il premier, anche perché si è scatenato di nuovo il meccanismo mediatico-giudiziario delle intercettazioni e delle indagini”.
Il punto nodale è tutto in questa frase.
Indagini e intercettazioni sono il suo chiodo fisso.
Senza di esse la giustizia sarebbe più spedita perché meno intasata da politici, pseudo - imprenditori e faccendieri di ogni risma.
Eliminando le intercettazioni, troveranno il modo di non eliminarle tutte per l’occhio della gente, noi cittadini non sapremo più niente di niente, avremo politici e imprenditori sempre puliti e integerrimi. D’Alema, Berlusconi, Fassino, Fazio, Mastella….finalmente, potranno dedicarsi a tempo pieno alla politica senza distrarsi maneggiando vari telefonini o ritrovandosi in mezzo alla campagna per evitare qualche intercettazione di qualche giudice rosso, un colore ormai fuori moda.
Le indagini non saranno più condotte, come avviene oggi, da un giudice, ma dalla polizia che riferirà, dopo aver valutato caso per caso assieme a….Indovinate!
Il magistrato eserciterà solo il giudizio: ladri di galline, topi d’appartamento, spacciatori di droga (escludiamo i trafficanti), qualche pedofilo, qualche omicidio, qualche scippo…con buona pace di tutti.
L’Italia, oggi considerata la patria della corruzione politica-imprenditoriale, risalirà nelle classifiche internazionali.
Gli USA che hanno fama di paese giustizialista, ammettono addirittura il falso in bilancio e le intercettazioni che rendono subito pubbliche, chiederanno consigli. Il ministro Alfano e il suo suggeritore Ghedini, ma qui si parla di staff, diventeranno famosi in tutto il mondo e le università faranno a gara per una loro letio magistralis, naturalmente, senza contraddittorio.. solo per i troppi impegni sparsi per il vecchio pianeta.
La CASTA, insomma, colpirà ancora. Nei momenti di difficoltà i nostri dipendenti dagli stipendi d’oro, lasciamo stare le pensioni e le buone (ottime) uscite, fanno quadrato garantendosi a vicenda.
Viva l’Italia e che Dio ce li mantenga in salute e in ragionevolezza!
18 dicembre 2008
Maurizio Chierici: Il Natale dei bambini mai nat
A Natale è nato un bambino che doveva cambiare l’umanità. Ma ogni Natale torna l’amarezza: sta andando male. Non solo ai bambini senza vetrine illuminate, ma bambini che se ne vanno prima di respirare quando sbagliano posto dove aprire gli occhi. Se Obama fosse nato ad Haiti quanti giorni poteva sopravvivere ? A tre ore da Washington muoiono come mosche. E’ il rimorso leggero dei nostri giorni di festa pensando al Natale dei bambini mai nati. Una signora spiega come non vengono al mondo. Lettera della dottoressa Wendy Lai, canadese di Toronto da tre anni a Port au Prince: vuol parlare con chi l’ha vista al lavoro. L’avevo incontrata alla Maternità Jude Anne, ospedale costruito da Medici Senza Frontiere in un posto dove disperazione e rabbia accompagnano la vita di tutti. Per eccesso di ottimismo il quartiere ha un nome allegro: Città del Sole. Nelle chiacchiere della sera, Wendy Lai raccontava di baracche piantate su tonnellate di immondizie impacchettate nel cemento. <>. Al telefono vuol sapere se <> possa dare un’occhiata a un infanticidio dimenticato. Perché far nascere un figlio ad Haiti è complicato per le ragazze povere di un paese senza niente. Maternità e infermiere improvvisate vogliono soldi. Il Jude Anne fa l’opera buona, ma le attese sono un incubo. Quei lamenti delle puerpere, ore e giorni su pavimenti e gradini, o ammucchiate sulle lastre di plastica seminate nel cortile. <>. L’indice di natalità haitiano è il più alto delle americhe; l’indice di sopravvivenza di bambini e madri, tra i più bassi del mondo. Ma la medicina privata non si scompone e la medicina pubblica non ha risorse. All’ospedale Jude Anne 1250 nascite in ottobre; 1609 a novembre, chimere per l’ l’Italia senza culle. <>. 9 milioni di fantasmi neri alla deriva. Bush dà una mano alla sua maniera: riarmando le forze armate, quattro elicotteri e quattro carri leggeri. Risparmiare la spesa di un solo elicottero militare vorrebbe dire distribuire cento dollari al mese a cinquemila famiglie, madri incinte, bambini che stanno per nascere e potrebbero nascere normali su letti normali. Purtroppo Haiti è un punto perduto nei Carabi delle vacanze. E l’allarme resta l’illusione natalizia della dottoressa Weendy Lai, ospedale Jude Anne, Port au Prince. mchierici2@libero.it Cortesia dell'Unità
SACCONI E LE MINACCE ISTITUZIONALI
Mi auguro che l’”incursione” del ministro Sacconi non sortisca l’effetto sperato da lui e dal suo staff, con in testa la gentile e sorridente signora Roccella.
L’atto d’indirizzo del ministro è violento e, oltre a contenere gravi minacce e ricatti alla struttura che si è offerta ad assistere Eluana fino al suo ultimo respiro, rappresenta un’intromissione senza precedenti nella vita di una cittadina italiana alla quale si decide di prolungare la vita con un atto di estrema crudeltà che niente ha a che vedere con l’amore e la carità.
Il ministro farebbe cosa saggia se si occupasse di più e meglio, dato il momento di grave crisi che attraversa il Paese e moltissimi lavoratori che perdono o rischiano di perdere il posto di lavoro, di Welfare, della ragione del suo ministero, senza arrampicarsi sugli specchi per nascondere prese di posizione politiche e ideologiche.
Da privato cittadino, senza usare le istituzioni, può esprimere qualsiasi giudizio di merito, da politico responsabile di un ministero non può somministrare insegnamenti etici farciti da evidenti e gravi minacce, come non può disconoscere o misconoscere la sentenza di un tribunale della Repubblica resa definitiva dalla Cassazione.
Agire in contrapposizione alla legge è grave reato per un semplice cittadino, figurarsi per un suo rappresentante che ha il dovere di non creare conflitti di natura legale, quantomeno per non dare un esempio istituzionale poco corretto.
- Sacconi non è nuovo alle minacce e al ricatto, interviene il mio solito amico schiffaratu.
- Ma quando è successo?
- Se esamini, e nemmeno con tanta attenzione, l’affaire Alitalia - CAI te ne renderai conto!
Ha ragione il mio amico. La faccenda mi è sfuggita…noi gli italiani, purtroppo, dimentichiamo facilmente.
In questo caso minacciare sanzioni nei confronti della clinica di Udine, è un reato che chi di competenza dovrebbe perseguire.
I soloni nel nostro Paese sono tanti, i moralisti ancor di più e gli accattoni di sacrestia non si riesce a contarli. È un’amara considerazione ma, per quanto mi riguarda, è vera.
Addio Eluana e grazie a chi coraggiosamente ne rispetta la volontà.
L’atto d’indirizzo del ministro è violento e, oltre a contenere gravi minacce e ricatti alla struttura che si è offerta ad assistere Eluana fino al suo ultimo respiro, rappresenta un’intromissione senza precedenti nella vita di una cittadina italiana alla quale si decide di prolungare la vita con un atto di estrema crudeltà che niente ha a che vedere con l’amore e la carità.
Il ministro farebbe cosa saggia se si occupasse di più e meglio, dato il momento di grave crisi che attraversa il Paese e moltissimi lavoratori che perdono o rischiano di perdere il posto di lavoro, di Welfare, della ragione del suo ministero, senza arrampicarsi sugli specchi per nascondere prese di posizione politiche e ideologiche.
Da privato cittadino, senza usare le istituzioni, può esprimere qualsiasi giudizio di merito, da politico responsabile di un ministero non può somministrare insegnamenti etici farciti da evidenti e gravi minacce, come non può disconoscere o misconoscere la sentenza di un tribunale della Repubblica resa definitiva dalla Cassazione.
Agire in contrapposizione alla legge è grave reato per un semplice cittadino, figurarsi per un suo rappresentante che ha il dovere di non creare conflitti di natura legale, quantomeno per non dare un esempio istituzionale poco corretto.
- Sacconi non è nuovo alle minacce e al ricatto, interviene il mio solito amico schiffaratu.
- Ma quando è successo?
- Se esamini, e nemmeno con tanta attenzione, l’affaire Alitalia - CAI te ne renderai conto!
Ha ragione il mio amico. La faccenda mi è sfuggita…noi gli italiani, purtroppo, dimentichiamo facilmente.
In questo caso minacciare sanzioni nei confronti della clinica di Udine, è un reato che chi di competenza dovrebbe perseguire.
I soloni nel nostro Paese sono tanti, i moralisti ancor di più e gli accattoni di sacrestia non si riesce a contarli. È un’amara considerazione ma, per quanto mi riguarda, è vera.
Addio Eluana e grazie a chi coraggiosamente ne rispetta la volontà.
14 dicembre 2008
BRUNETTA, L’ALTO MINISTRO DI BERLUSCONI
Brunetta, l’alto, l’inarrivabile ministro della funzione pubblica e dell’innovazione, nonché dei pubblici fannulloni, ha fatto uscire dal suo grande cilindro da illusionista la proposta di alzare l’età pensionabile alle donne o, per usare il suo alto linguaggio ministeriale, “di perequazione verso l’alto dell’età pensionabile di maschi e femmine”.
Dopo il grande successo della campagna contro i fannulloni, che ha creato una sensibile guerra tra i poveri del pubblico impiego e del privato, aggiungendo un’altra ingiusta tassa alle tante che gravano sul cittadino, “l’inarrivabile” ha deciso, dopo ampio dibattito interno (dentro si sé, s’intende. Tra la sua anima razionale di uomo politico e professore emerito, entrambi interregimi professionisti, e la sua anima passionale che non accetta compromissioni e va diritto allo scopo di rendere la società italiana sempre più equa, specie nei rapporti tra “maschi e femmine”) e per realizzare le famose pari opportunità di dare alle “femmine” la tanto richiesta emancipazione: una alta legge stabilirà che “maschi e femmine” andranno in pensione alla stessa età, 65 anni.
Statene certi, non sarà un altro spot! Il governo del fare realizzerà quest’alta conquista di alta civiltà.
Finalmente, grazie a Brunetta, le “femmine” raggiungeranno i “maschi”.
Quando i “maschi” affiancheranno le “femmine” nel badare alla casa, nell’accudire i figli…?
Ma state all’erta! Vedrete che “l’inarrivabile” escogiterà un Decreto all’uopo.
Saranno istallati telecamere, a spese del “maschio”, in ogni appartamento, collegate ad una centro apposito per monitorare la situazione e intervenire per ripristinare la correttezza dei rapporti laddove il “maschio” si distragga dal compito di perequazione.
“Se affermiamo che l’invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico, afferma l’incommensurabile ministro, è necessario che…ci applichiamo per raggiungerlo”.
Bene, bravo! Il problema è cosa s’intende per “invecchiamento attivo”.
Il mio amico, andato in pensione qualche anno fa, intende di non essere emarginato dalla società e pensa che le istituzione debbano provvedere a creare una situazione ottimale di vivibilità per lui e per quanti usciranno dal mondo del lavoro, in quanto il pensionamento deve essere visto non come la vigilia del trapasso, ma come l’inizio di una condizione di vita libera in cui si possano realizzare attese e progetti accantonati durante il lungo periodo lavorativo.
Brunetta non la penserà allo stesso modo. Lui vede e provvede…per il meglio.
Incalza, il ministro: “Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe d’età 55-65 recuperiamo il 10% del tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più…”.
Non sono un economista, ma vorrei fare qualche osservazione.
Penso, innanzitutto, che, innalzando l’età pensionabile di chi già, ovviamente, lavora, si erige un muro davanti alle nuove generazioni, che troveranno quasi impossibile entrare nel mondo del lavoro, creando frustrazione e disordine sociale altro che “bene pubblico”.
Se si mantengono al lavoro le “femmine” fino a 65 anni e di creano barriere a nuovi ingressi, non capisco come fa il ministro a creare 2,5 milioni di posti di lavoro. È un arcano, forse anche per il nostro “inarrivabile”.
Dopo il grande successo della campagna contro i fannulloni, che ha creato una sensibile guerra tra i poveri del pubblico impiego e del privato, aggiungendo un’altra ingiusta tassa alle tante che gravano sul cittadino, “l’inarrivabile” ha deciso, dopo ampio dibattito interno (dentro si sé, s’intende. Tra la sua anima razionale di uomo politico e professore emerito, entrambi interregimi professionisti, e la sua anima passionale che non accetta compromissioni e va diritto allo scopo di rendere la società italiana sempre più equa, specie nei rapporti tra “maschi e femmine”) e per realizzare le famose pari opportunità di dare alle “femmine” la tanto richiesta emancipazione: una alta legge stabilirà che “maschi e femmine” andranno in pensione alla stessa età, 65 anni.
Statene certi, non sarà un altro spot! Il governo del fare realizzerà quest’alta conquista di alta civiltà.
Finalmente, grazie a Brunetta, le “femmine” raggiungeranno i “maschi”.
Quando i “maschi” affiancheranno le “femmine” nel badare alla casa, nell’accudire i figli…?
Ma state all’erta! Vedrete che “l’inarrivabile” escogiterà un Decreto all’uopo.
Saranno istallati telecamere, a spese del “maschio”, in ogni appartamento, collegate ad una centro apposito per monitorare la situazione e intervenire per ripristinare la correttezza dei rapporti laddove il “maschio” si distragga dal compito di perequazione.
“Se affermiamo che l’invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico, afferma l’incommensurabile ministro, è necessario che…ci applichiamo per raggiungerlo”.
Bene, bravo! Il problema è cosa s’intende per “invecchiamento attivo”.
Il mio amico, andato in pensione qualche anno fa, intende di non essere emarginato dalla società e pensa che le istituzione debbano provvedere a creare una situazione ottimale di vivibilità per lui e per quanti usciranno dal mondo del lavoro, in quanto il pensionamento deve essere visto non come la vigilia del trapasso, ma come l’inizio di una condizione di vita libera in cui si possano realizzare attese e progetti accantonati durante il lungo periodo lavorativo.
Brunetta non la penserà allo stesso modo. Lui vede e provvede…per il meglio.
Incalza, il ministro: “Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe d’età 55-65 recuperiamo il 10% del tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più…”.
Non sono un economista, ma vorrei fare qualche osservazione.
Penso, innanzitutto, che, innalzando l’età pensionabile di chi già, ovviamente, lavora, si erige un muro davanti alle nuove generazioni, che troveranno quasi impossibile entrare nel mondo del lavoro, creando frustrazione e disordine sociale altro che “bene pubblico”.
Se si mantengono al lavoro le “femmine” fino a 65 anni e di creano barriere a nuovi ingressi, non capisco come fa il ministro a creare 2,5 milioni di posti di lavoro. È un arcano, forse anche per il nostro “inarrivabile”.
10 dicembre 2008
08 dicembre 2008
07 dicembre 2008
La patata bollente da 98 miliardi
Marco Smiroldo, magistrato della Corte dei Conti
Ieri il blog era presente con un suo inviato alla Corte dei Conti. Non c'era quasi nessun altro giornalista. 98 miliardi di euro di presunto danno erariale da parte delle concessionarie di slot machine non meritano tutta questa importanza. Tre finanziarie. Chissà perchè? Non vorrei che fossero coinvolti i partiti perchè in quel caso sarebbe tutto chiaro. Il processo amministrativo si è concluso con una decisione che chiede ad altri di decidere. In sostanza la Corte dei Conti rimanda la decisione su chi deve decidere l'importo del danno alla Corte di Cassazione. Che, forse tra qualche anno, attribuirà la competenza al Tar del Lazio, alla Corte dei Conti o alla giustizia ordinaria.Due settimanne fa, a Milano , è stata arrestata una signora italiana, incensurata, per aver rubato qualche decina di euro di cibo perchè aveva fame.Li sentite i bufali? Il loro zoccolo è sempre più pesante.Testo:D.Martinelli: mi trovo a Roma, da pochi minuti si è conclusa nell'aula giurisdizionale della Corte dei Conti, la magistratura contabile, l'udienza del processo sullo scandalo delle slot machine, in cui sono imputate dieci società concessionarie che hanno gestito queste slot machine dal 2004 al 2007, ebbene in tre anni, secondo il Pm Marco Smiroldo, titolare dell'inchiesta, avrebbero procurato un danno erariale pari a novantotto miliardi di euro al lordo anche delle penali maturate. Oggi quell'importo, a distanza di quasi un anno visto che il dato era riferito allo scorso gennaio, è sicuramente aumentato. Fatto sta che dall'ordinanza di oggi ci si aspettava una quantificazione dell'importo da rimborsare allo Stato da parte di queste società e invece c'è stata una sospensione del processo che rimanda tutto alla Cassazione. Andiamo per gradi: intanto i giornalisti presenti erano pochissimi, io avevo la videocamera e oltre a me c'era una piccola troupe formata da due ragazzi mandati da Giovanni Minoli e poi un paio di colleghi della carta stampata. La Corte dei Conti è una magistratura contabile, operano magistrati contabili, a differenza di quelli penali, Marco Smiroldo è uno di questi che ha quantificato questo danno erariale in virtù delle indagini che la Guardia di Finanza ha condotto per dei mesi, e ha stabilito che diverse slot machine che trafficano soldi non erano collegate alla rete dei Monopòli di Stato, alcuni funzionari del Monopòlio imputati a loro volta. Perciò qual è stata la strategia difensiva delle concessionarie? E' stata quella di ricorrere subito al Tar del Lazio. Il Tar del Lazio nello scorso mese di aprile ha emesso una sentenza, con la quale chiede al pm di ridurre l'importo da richiedere...G.Rigido: ...poi c'è tutta una condotta colpevole della Pubblica Amministrazione dei Monopòli che ha aspettato l'intervento della Corte dei Conti per richiedere le penali e tutto, e intanto questa richiesta di penali ha raggiunto cifre spropositate non per colpa dei concessionari, e quindi il Tar ha sostanzialmente detto: rifacciamo questi conteggi ma tenendo conto anche delle esigenze dei singoli concessionari, considera che la rete non è stata allacciata per due anni e mezzo. Insomma c'è anche un po' di colpa da parte dell'Amministrazione che non ha chiesto le penali prima.D.Martinelli: ...il pm ha riquantificato il danno, non si sa di quanto perché è secretato, lo ha sottoposto ovviamente ai giudici, oggi non si è potuto sapere perché in virtù della sentenza emessa dal Tar del Lazio, i difensori delle concessionarie hanno sollevato dubbi di legittimità dicendo ai giudici della Corte dei Conti: "voi non siete competenti a quantificare questo danno. Bisogna che il danno lo quantifichi il Tar del Lazio". Quindi i giudici, dopo la riunione in camera di consiglio, hanno accolto questa richiesta e hanno demandato il tutto alla Cassazione, che a sezioni riunite dovrà decidere chi dovrà decidere la quantificazione del danno. Okay? In sostanza è come se un multato da un vigile urbano facesse ricorso perché ritiene che quella multa doveva infliggergliela un carabiniere, e il giudice ricorre alla Cassazione che dovrà decidere se quella multa andava data dal vigile urbano piuttosto che dal carabiniere. Siamo in questa situazione. La sospensiva comporta un allungamento dei tempi perché la Cassazione potrebbe pronunciarsi fra sei mesi, un anno, due anni e non si sa se poi la Cassazione dirà che è bene siano i giudici della Corte dei Conti a quantificare, oppure è bene ricorrere ad un giudice della giustizia ordinaria. Perciò campa cavallo! Questo è stato il verdetto, chi si aspettava una quantificazione è rimasto deluso. Chiudo ricordando solamente che novantotto miliardi di euro sono pari a circa tre manovre finanziarie del governo italiano. Vorrei ricordare che nell'ultima manovra di Tremonti con 35 miliardi di euro c'è stata una pianificazione triennale, novantotto miliardi fate un po' voi i calcoli. A questo punto vi saluto e vi lascio a qualche dichiarazione che ho raccolto dal pm e anche da qualche avvocato.M.Smiroldo: ...la figura che è chiamata a difendere le ragioni economiche della Repubblica, cioè della comunità dei cittadini, che mettono con le loro tasche dei soldi affinché i servizi siano assicurati e siano fatti bene. Noi abbiamo verificato che questo servizio che i concessionari dovevano rendere non è stato reso come ci si aspettava e abbiamo verificato che chi doveva controllare non lo ha fatto. Da questo è derivato un danno e un danno è direttamente proporzionale al valore che in uno stato di diritto, si dà a rispetto delle condizioni di liceità di un determinato comportamento. Questo lo stabilirà il giudice e io confido che anche la Cassazione in questo senso ci dia ragione grazie.D.Martinelli: quindi novantotto miliardi sono l'ammanco o che cosa?M.Smiroldo: è la stima di un danno erariale. Ciò che si doveva fare non è stato fatto nei modi dovuti, e quindi da questo si è determinato un danno. Stralcio di intervento di un difensore delle società: ...se è una responsabilità di natura contrattuale la procura si sta sostituendo all'attività dell'amministrazione attiva e chiede a questa Corte di erogare penali che rientrano nell'ambito dell'amministrazione attiva.D.Martinelli: lei come avvocato non parla?Avvocato: no perché siccome la società è quotata in Borsa le notizie che vanno sulla stampa possono essere notizie sensibili, perciò in quanto tali vengono gestite direttamente dall'ufficio stampa.D.Martinelli: a me interesserebbe qualche dichiarazione nel merito del procedimento attuale, in merito a ciò che ha detto lei.Avvocato: no no scusa... a me poi i giornalisti sono così simpatici (ride) quindi voglio dire...D.Martinelli: quindi rilascia l'intervista?Avvocato: sono quindi dispiaciuto di non rilasciare un'intervista.D.Martinelli: ah, non la rilascia?Avvocato: no non posso.Altro avvocato: no no... sono sempre disposto a farle ma ci hanno detto di non dire niente anche perché sono uscite delle cose un po' velenose...D.Martinelli: il pm contesta questo danno erariale quantificato in x miliardi di euro, adesso invece pare che la questione si ripercuota sulla competenza.Avvocato T.Varrone: non è soltanto una questione di giurisdizione, cioè se debba giudicare la Cassazione o la Corte dei conti, sotteso a tutto c'è il fatto che il danno in realtà è inesistente perché l'applicazione delle penali è in corso.D.Martinelli: se delle penali esistono significa che c'è stata una malagestione!Avvocato T.Varrone: esistono delle penali, in misura molto limitata. L'applicazione principale, quella che ha dato luogo a questa lievitazione stratosferica delle pretese accennate in giudizio, non può nemmeno essere applicata perché non c'è stata una commissione che la poteva applicare e la convenzione successiva l'ha ridotta a livelli irrisori.Giudice M.Ristuccia: ...considerato che nella fattispecie il Tar Lazio ha già affermato la propria giurisdizione nella specifica materia... dispone la sospensione dei presenti giudizi e rinvia all'eventuale merito, ogni provvedimento sulla riunione dei giudizi stessi. L'udienza pubblica è chiusa."
tratto dsl blog di Beppe Grillo del 5 Dicembre 2008
Ieri il blog era presente con un suo inviato alla Corte dei Conti. Non c'era quasi nessun altro giornalista. 98 miliardi di euro di presunto danno erariale da parte delle concessionarie di slot machine non meritano tutta questa importanza. Tre finanziarie. Chissà perchè? Non vorrei che fossero coinvolti i partiti perchè in quel caso sarebbe tutto chiaro. Il processo amministrativo si è concluso con una decisione che chiede ad altri di decidere. In sostanza la Corte dei Conti rimanda la decisione su chi deve decidere l'importo del danno alla Corte di Cassazione. Che, forse tra qualche anno, attribuirà la competenza al Tar del Lazio, alla Corte dei Conti o alla giustizia ordinaria.Due settimanne fa, a Milano , è stata arrestata una signora italiana, incensurata, per aver rubato qualche decina di euro di cibo perchè aveva fame.Li sentite i bufali? Il loro zoccolo è sempre più pesante.Testo:D.Martinelli: mi trovo a Roma, da pochi minuti si è conclusa nell'aula giurisdizionale della Corte dei Conti, la magistratura contabile, l'udienza del processo sullo scandalo delle slot machine, in cui sono imputate dieci società concessionarie che hanno gestito queste slot machine dal 2004 al 2007, ebbene in tre anni, secondo il Pm Marco Smiroldo, titolare dell'inchiesta, avrebbero procurato un danno erariale pari a novantotto miliardi di euro al lordo anche delle penali maturate. Oggi quell'importo, a distanza di quasi un anno visto che il dato era riferito allo scorso gennaio, è sicuramente aumentato. Fatto sta che dall'ordinanza di oggi ci si aspettava una quantificazione dell'importo da rimborsare allo Stato da parte di queste società e invece c'è stata una sospensione del processo che rimanda tutto alla Cassazione. Andiamo per gradi: intanto i giornalisti presenti erano pochissimi, io avevo la videocamera e oltre a me c'era una piccola troupe formata da due ragazzi mandati da Giovanni Minoli e poi un paio di colleghi della carta stampata. La Corte dei Conti è una magistratura contabile, operano magistrati contabili, a differenza di quelli penali, Marco Smiroldo è uno di questi che ha quantificato questo danno erariale in virtù delle indagini che la Guardia di Finanza ha condotto per dei mesi, e ha stabilito che diverse slot machine che trafficano soldi non erano collegate alla rete dei Monopòli di Stato, alcuni funzionari del Monopòlio imputati a loro volta. Perciò qual è stata la strategia difensiva delle concessionarie? E' stata quella di ricorrere subito al Tar del Lazio. Il Tar del Lazio nello scorso mese di aprile ha emesso una sentenza, con la quale chiede al pm di ridurre l'importo da richiedere...G.Rigido: ...poi c'è tutta una condotta colpevole della Pubblica Amministrazione dei Monopòli che ha aspettato l'intervento della Corte dei Conti per richiedere le penali e tutto, e intanto questa richiesta di penali ha raggiunto cifre spropositate non per colpa dei concessionari, e quindi il Tar ha sostanzialmente detto: rifacciamo questi conteggi ma tenendo conto anche delle esigenze dei singoli concessionari, considera che la rete non è stata allacciata per due anni e mezzo. Insomma c'è anche un po' di colpa da parte dell'Amministrazione che non ha chiesto le penali prima.D.Martinelli: ...il pm ha riquantificato il danno, non si sa di quanto perché è secretato, lo ha sottoposto ovviamente ai giudici, oggi non si è potuto sapere perché in virtù della sentenza emessa dal Tar del Lazio, i difensori delle concessionarie hanno sollevato dubbi di legittimità dicendo ai giudici della Corte dei Conti: "voi non siete competenti a quantificare questo danno. Bisogna che il danno lo quantifichi il Tar del Lazio". Quindi i giudici, dopo la riunione in camera di consiglio, hanno accolto questa richiesta e hanno demandato il tutto alla Cassazione, che a sezioni riunite dovrà decidere chi dovrà decidere la quantificazione del danno. Okay? In sostanza è come se un multato da un vigile urbano facesse ricorso perché ritiene che quella multa doveva infliggergliela un carabiniere, e il giudice ricorre alla Cassazione che dovrà decidere se quella multa andava data dal vigile urbano piuttosto che dal carabiniere. Siamo in questa situazione. La sospensiva comporta un allungamento dei tempi perché la Cassazione potrebbe pronunciarsi fra sei mesi, un anno, due anni e non si sa se poi la Cassazione dirà che è bene siano i giudici della Corte dei Conti a quantificare, oppure è bene ricorrere ad un giudice della giustizia ordinaria. Perciò campa cavallo! Questo è stato il verdetto, chi si aspettava una quantificazione è rimasto deluso. Chiudo ricordando solamente che novantotto miliardi di euro sono pari a circa tre manovre finanziarie del governo italiano. Vorrei ricordare che nell'ultima manovra di Tremonti con 35 miliardi di euro c'è stata una pianificazione triennale, novantotto miliardi fate un po' voi i calcoli. A questo punto vi saluto e vi lascio a qualche dichiarazione che ho raccolto dal pm e anche da qualche avvocato.M.Smiroldo: ...la figura che è chiamata a difendere le ragioni economiche della Repubblica, cioè della comunità dei cittadini, che mettono con le loro tasche dei soldi affinché i servizi siano assicurati e siano fatti bene. Noi abbiamo verificato che questo servizio che i concessionari dovevano rendere non è stato reso come ci si aspettava e abbiamo verificato che chi doveva controllare non lo ha fatto. Da questo è derivato un danno e un danno è direttamente proporzionale al valore che in uno stato di diritto, si dà a rispetto delle condizioni di liceità di un determinato comportamento. Questo lo stabilirà il giudice e io confido che anche la Cassazione in questo senso ci dia ragione grazie.D.Martinelli: quindi novantotto miliardi sono l'ammanco o che cosa?M.Smiroldo: è la stima di un danno erariale. Ciò che si doveva fare non è stato fatto nei modi dovuti, e quindi da questo si è determinato un danno. Stralcio di intervento di un difensore delle società: ...se è una responsabilità di natura contrattuale la procura si sta sostituendo all'attività dell'amministrazione attiva e chiede a questa Corte di erogare penali che rientrano nell'ambito dell'amministrazione attiva.D.Martinelli: lei come avvocato non parla?Avvocato: no perché siccome la società è quotata in Borsa le notizie che vanno sulla stampa possono essere notizie sensibili, perciò in quanto tali vengono gestite direttamente dall'ufficio stampa.D.Martinelli: a me interesserebbe qualche dichiarazione nel merito del procedimento attuale, in merito a ciò che ha detto lei.Avvocato: no no scusa... a me poi i giornalisti sono così simpatici (ride) quindi voglio dire...D.Martinelli: quindi rilascia l'intervista?Avvocato: sono quindi dispiaciuto di non rilasciare un'intervista.D.Martinelli: ah, non la rilascia?Avvocato: no non posso.Altro avvocato: no no... sono sempre disposto a farle ma ci hanno detto di non dire niente anche perché sono uscite delle cose un po' velenose...D.Martinelli: il pm contesta questo danno erariale quantificato in x miliardi di euro, adesso invece pare che la questione si ripercuota sulla competenza.Avvocato T.Varrone: non è soltanto una questione di giurisdizione, cioè se debba giudicare la Cassazione o la Corte dei conti, sotteso a tutto c'è il fatto che il danno in realtà è inesistente perché l'applicazione delle penali è in corso.D.Martinelli: se delle penali esistono significa che c'è stata una malagestione!Avvocato T.Varrone: esistono delle penali, in misura molto limitata. L'applicazione principale, quella che ha dato luogo a questa lievitazione stratosferica delle pretese accennate in giudizio, non può nemmeno essere applicata perché non c'è stata una commissione che la poteva applicare e la convenzione successiva l'ha ridotta a livelli irrisori.Giudice M.Ristuccia: ...considerato che nella fattispecie il Tar Lazio ha già affermato la propria giurisdizione nella specifica materia... dispone la sospensione dei presenti giudizi e rinvia all'eventuale merito, ogni provvedimento sulla riunione dei giudizi stessi. L'udienza pubblica è chiusa."
tratto dsl blog di Beppe Grillo del 5 Dicembre 2008
EVVIVA! FINANZIAMO LA SCUOLA PRIVATA
Costituzione Italiana, art. 33: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto d’istituire scuole ed istituiti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle Scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento equipollente a quello degli alunni delle scuole statali”.
La Costituzione è di una chiarezza estrema. Lo stato assicura l’istruzione ai suoi cittadini, istituendo scuole statali per tutti. Anche enti e privati hanno il diritto di farlo, purché ciò avvenga senza oneri per lo Stato.
I politici nostrani, per aggirare l’ostacolo della Costituzione, varano la legge sulla parità scolastica (L. n° 62 del 10 Marzo 2000). In quanto le scuole paritarie svolgono “un servizio pubblico” e “sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie”, lo Stato può predisporre il finanziamento delle scuole religiose (cattoliche) e private.
E’ fatta!
A partire dal 2000 lo Stato eroga “un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie”. Ma monsignor Stenco lo considera “irrisorio” poiché rappresentava solo l’1% della spesa sostenuta per la scuola statale. Una bella faccia tosta, non c’è che dire!
Siccome Tremonti ha tagliato 120 milioni di euro alle scuole paritarie per l’anno 2009, il monsignore minaccia la mobilitazione (sciopero) delle federazioni delle scuole cattoliche in tutta Italia, ma si è guardato bene da unirsi alle proteste per i tagli alle scuole statali. Evidentemente, non gli competevano o, per meglio dire, non poteva confondersi con comunisti e atei della…ricca scuola statale, tanto ricca che cade a pezzi, nel vero significato del termine.
Il governo, impaurito da una possibile scomunica, è corso subito ai ripari e, per bocca del sottosegretario Vegas, ha assicurato il prelato (“possono dormire su quattro cuscini”), portavoce della CEI, che saranno ripristinati i fondi (erano stati tagliati 120 milioni) per le scuole paritarie.
Ancora il problema non è risolto, poiché permane il nodo della distribuzione tra la scuola cattolica e le private.
Monsignore, se con Vegas i guanciali sono quattro, con la Gelmini, cui stato affidato l’improbo compito della distribuzione, i guanciali saranno almeno otto!
E’ una vergogna! Mentre si tagliano ben otto miliardi di euro alle scuole statali e laiche, si elargiscono milioni di euro alle confessionali che, è bene saperlo, vengono scelte sempre meno, fortunatamente, dalle famiglie italiane e, detto per inciso, nonostante il contributo statale, fanno pagare agli utenti delle rette piuttosto salate.
I dati sugli iscritti alle scuole cattoliche pubblicate dalla fondazione “Critica Liberale” ci dicono che sono in netto calo: prima rappresentavano i due terzi di tutti gli iscritti alle scuole private, oggi appena la metà.
Nella vicenda si nota l’arroganza del Vaticano e la servile remissione della politica, di destra e di sinistra.
Per raccattare una manciata di voti, la sinistra ha perso la sua identità laica tanto che la Garavaglia, il nome Maria Pia è tutto un programma, ha dichiarato che “mancano all’appello ancora molti dei milioni che il precedente governo aveva assegnato alle scuole paritarie (una delle tante ragioni per cui si sono perse le elezioni!)” necessari “a garantire pari diritti agli studenti e alle famiglie”.
Anche Rusconi, senatore PD, si allinea: “Tutto questo (mancanza di contributi) finirà per penalizzare non solo le scuole cattoliche…”.
In questi ultimi mesi assistiamo impotenti alle intromissioni a gamba tesa del Vaticano sulla vita politica italiana che toccano tutti i gangli della vita pubblica.
Il Papa da teologo sopraffino è divenuto un tuttologo. Parla di tutto ma, come nella favola di Fedro, nasconde le sue gobbe con delle bisacce, evidentemente piene.
I suoi interventi vanno dalle banche alla scuola, dalla bioetica, alle unioni, dalla malattia all’omosessualità…ma fa finta di non vedere il problema gravissimo dell’omosessualità al suo interno o dei rapporti sessuali extraministeriali dei sacerdoti.
La Costituzione è di una chiarezza estrema. Lo stato assicura l’istruzione ai suoi cittadini, istituendo scuole statali per tutti. Anche enti e privati hanno il diritto di farlo, purché ciò avvenga senza oneri per lo Stato.
I politici nostrani, per aggirare l’ostacolo della Costituzione, varano la legge sulla parità scolastica (L. n° 62 del 10 Marzo 2000). In quanto le scuole paritarie svolgono “un servizio pubblico” e “sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie”, lo Stato può predisporre il finanziamento delle scuole religiose (cattoliche) e private.
E’ fatta!
A partire dal 2000 lo Stato eroga “un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie”. Ma monsignor Stenco lo considera “irrisorio” poiché rappresentava solo l’1% della spesa sostenuta per la scuola statale. Una bella faccia tosta, non c’è che dire!
Siccome Tremonti ha tagliato 120 milioni di euro alle scuole paritarie per l’anno 2009, il monsignore minaccia la mobilitazione (sciopero) delle federazioni delle scuole cattoliche in tutta Italia, ma si è guardato bene da unirsi alle proteste per i tagli alle scuole statali. Evidentemente, non gli competevano o, per meglio dire, non poteva confondersi con comunisti e atei della…ricca scuola statale, tanto ricca che cade a pezzi, nel vero significato del termine.
Il governo, impaurito da una possibile scomunica, è corso subito ai ripari e, per bocca del sottosegretario Vegas, ha assicurato il prelato (“possono dormire su quattro cuscini”), portavoce della CEI, che saranno ripristinati i fondi (erano stati tagliati 120 milioni) per le scuole paritarie.
Ancora il problema non è risolto, poiché permane il nodo della distribuzione tra la scuola cattolica e le private.
Monsignore, se con Vegas i guanciali sono quattro, con la Gelmini, cui stato affidato l’improbo compito della distribuzione, i guanciali saranno almeno otto!
E’ una vergogna! Mentre si tagliano ben otto miliardi di euro alle scuole statali e laiche, si elargiscono milioni di euro alle confessionali che, è bene saperlo, vengono scelte sempre meno, fortunatamente, dalle famiglie italiane e, detto per inciso, nonostante il contributo statale, fanno pagare agli utenti delle rette piuttosto salate.
I dati sugli iscritti alle scuole cattoliche pubblicate dalla fondazione “Critica Liberale” ci dicono che sono in netto calo: prima rappresentavano i due terzi di tutti gli iscritti alle scuole private, oggi appena la metà.
Nella vicenda si nota l’arroganza del Vaticano e la servile remissione della politica, di destra e di sinistra.
Per raccattare una manciata di voti, la sinistra ha perso la sua identità laica tanto che la Garavaglia, il nome Maria Pia è tutto un programma, ha dichiarato che “mancano all’appello ancora molti dei milioni che il precedente governo aveva assegnato alle scuole paritarie (una delle tante ragioni per cui si sono perse le elezioni!)” necessari “a garantire pari diritti agli studenti e alle famiglie”.
Anche Rusconi, senatore PD, si allinea: “Tutto questo (mancanza di contributi) finirà per penalizzare non solo le scuole cattoliche…”.
In questi ultimi mesi assistiamo impotenti alle intromissioni a gamba tesa del Vaticano sulla vita politica italiana che toccano tutti i gangli della vita pubblica.
Il Papa da teologo sopraffino è divenuto un tuttologo. Parla di tutto ma, come nella favola di Fedro, nasconde le sue gobbe con delle bisacce, evidentemente piene.
I suoi interventi vanno dalle banche alla scuola, dalla bioetica, alle unioni, dalla malattia all’omosessualità…ma fa finta di non vedere il problema gravissimo dell’omosessualità al suo interno o dei rapporti sessuali extraministeriali dei sacerdoti.
05 dicembre 2008
ALBO TRICOLORE, N° 3
La guerra…il sangue…la vittoria…il sorgere del “Regno di Cristo Re”.
Un linguaggio allegorico che i bambini non sono in grado di capire perché non sono stati forniti degli strumenti adeguati e anche perché la guerra sulla Terra non è mai finita.
L’odio e la sopraffazione regnano sovrani, nonostante “un nuovo regno di pace e di amore sorgeva”.
Un linguaggio allegorico che i bambini non sono in grado di capire perché non sono stati forniti degli strumenti adeguati e anche perché la guerra sulla Terra non è mai finita.
L’odio e la sopraffazione regnano sovrani, nonostante “un nuovo regno di pace e di amore sorgeva”.
04 dicembre 2008
SKY e RETE 4 ovvero LA FACCIA TOSTA SMISURATA
Il caso Sky, aumento dell’IVA ALLE Pay-tv, ha occupato per giorni l’intelligenza dei politici nostrani, di destra e di sinistra. Stampa d’opinione e opposizione hanno parlato di conflitto d’interesse e di un colpo basso inflitto da Berlusconi alla concorrenza.
Berlusconi, infine, contentissimo di poter sbugiardare l’opposizione e infierire sulla “stampa di parte”, ha giustificato l’intervento come un atto dovuto, chiesto dall’UE, perché l’IVA delle Tv a pagamento venisse armonizzata e per evitare l’incombente procedura d’infrazione minacciata dalla stessa Commissione.
Tutto vero, tutto giusto, ma…c’è un ma.
Il premier dimentica di dire che la commissione non ha mai parlato di alzare l’Iva al 20%, ma ad Aprile da Bruxelles si sollecitava (lettera) il governo ad applicare un’Iva ridotta identica del 10% sia al satellite (sky) che al digitale terrestre (Mediaset).
Se le cose stanno così, e stanno così, è stata una decisione politicamente non molto chiara e, come succede sempre più spesso, l’opposizione, dopo aver lanciato il sasso, ritira la mano, colpevole di lesa maestà. Succede su ogni problema, sia politico sia etico. Sembra che faccia da spalla al “deus”.
Il vincitore, colui che ha sempre ragione, l’uomo del fare, si erge in tutta la sua potenza mediatica, sovrastando i nani dell’opposizione che non riescono mai a portare a buon fine una iniziativa.
E’ interessante notare il ravvedimento di questo governo verso l’Europa, applicandone in modo esemplare le decisioni (Tremonti ne è addirittura diventato strenuo paladino).
Se la maggioranza è diventata così ligia nell’applicazione dei deliberati dell’Ue, come mai non è applicata la sentenza che prevede l’oscuramento di Rete 4 a vantaggio di Europa 7?
I misteri della politica sono tanti e questo è “il mistero più misterioso”.
Se l’opposizione non riesce a fare il suo mestiere e a incidere sulle decisioni del governo, farebbe, cosa buona e giusta, meglio a dedicarsi allo studio per affrontare al meglio le prossime elezioni perché è “molto meglio assai” lasciare solo Berlusconi, non fargli più da spalla. Ciò lo danneggerebbe moltissimo, andrebbe in tilt. Forse si limiterebbe a raccontare solo barzellette e gli italiani lo lascerebbero perdere.
Berlusconi, infine, contentissimo di poter sbugiardare l’opposizione e infierire sulla “stampa di parte”, ha giustificato l’intervento come un atto dovuto, chiesto dall’UE, perché l’IVA delle Tv a pagamento venisse armonizzata e per evitare l’incombente procedura d’infrazione minacciata dalla stessa Commissione.
Tutto vero, tutto giusto, ma…c’è un ma.
Il premier dimentica di dire che la commissione non ha mai parlato di alzare l’Iva al 20%, ma ad Aprile da Bruxelles si sollecitava (lettera) il governo ad applicare un’Iva ridotta identica del 10% sia al satellite (sky) che al digitale terrestre (Mediaset).
Se le cose stanno così, e stanno così, è stata una decisione politicamente non molto chiara e, come succede sempre più spesso, l’opposizione, dopo aver lanciato il sasso, ritira la mano, colpevole di lesa maestà. Succede su ogni problema, sia politico sia etico. Sembra che faccia da spalla al “deus”.
Il vincitore, colui che ha sempre ragione, l’uomo del fare, si erge in tutta la sua potenza mediatica, sovrastando i nani dell’opposizione che non riescono mai a portare a buon fine una iniziativa.
E’ interessante notare il ravvedimento di questo governo verso l’Europa, applicandone in modo esemplare le decisioni (Tremonti ne è addirittura diventato strenuo paladino).
Se la maggioranza è diventata così ligia nell’applicazione dei deliberati dell’Ue, come mai non è applicata la sentenza che prevede l’oscuramento di Rete 4 a vantaggio di Europa 7?
I misteri della politica sono tanti e questo è “il mistero più misterioso”.
Se l’opposizione non riesce a fare il suo mestiere e a incidere sulle decisioni del governo, farebbe, cosa buona e giusta, meglio a dedicarsi allo studio per affrontare al meglio le prossime elezioni perché è “molto meglio assai” lasciare solo Berlusconi, non fargli più da spalla. Ciò lo danneggerebbe moltissimo, andrebbe in tilt. Forse si limiterebbe a raccontare solo barzellette e gli italiani lo lascerebbero perdere.
03 dicembre 2008
ALBO TRICOLORE, 1953
Ho trovato, rovistando tra le cose che mia madre ha conservato della mia dolce età, l’”Albo Tricolore”.
E’ un reperto storico che testimonia, se ce ne fosse bisogno, considerando che la vicenda si ripete da allora, l’opera d’indottrinamento fatta dalla Chiesa cattolica nei riguardi di bambini in formazione, che non sono in possesso egli strumenti idonei a ricevere “una verità” che invece andrebbe pienamente valutata e compresa.
Come si può constatare, all’epoca, anno 1953, avevo appena 7 anni e non ero in grado di ricevere un così alto insegnamento, composto da dogmi o verità che sono accettati solo per fede, in quanto inspiegabili dalla sola ragione o, probabilmente, parti di una speculazione storica.
Oggi, come allora, l’indottrinamento avviene alla stessa maniera: una/un catechista, una o più classi di bambini da “modellare”, che imparano senza capire, che subiscono una violenza psicologica per non essere puniti o per non offendere un Dio, che per loro non rappresenta altro che un giudice punitore di cui avere paura.
In questo modo nasce quello che chiamiamo “senso di colpa”, composto di un insieme di divieti, per la maggior parte incomprensibili che ci rimangono dentro e condizioneranno la vita futura e saranno alla base di tanti complessi.
Ho ritenuto giusto pubblicare sul blog l’”Albo Tricolore”, perché i lettori possano prendere visione del contenuto che, a dir poco, è farneticante.
Somiglia a una dichiarazione di guerra, a far crescere un bambino nel fanatismo verso il “diverso”, il nemico da combattere e sconfiggere.
Un fascismo sotto la croce, che ci riporta indietro attraverso da “santa” inquisizione fino alle crociate e oltre.
I toni sono trombe di guerra!
Oggi, grazie al Concordato del1984, fortemente voluto da Bettino Craxi, la Chiesa può iniziare l’indottrinamento fin dalla scuola materna (Mussolini non era arrivato a tanto!).
Forse è per questo che la Chiesa ha firmato solo con riserva la “Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo” e non ha firmato “La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.
L’Albo sarà pubblicato sul blog una pagina alla volta, a partire da oggi.
30 novembre 2008
IL RIFIUTO DELL’OPPOSIZIONE
Varato i Decreto anticrisi, Berlusconi, in un gioco ormai scoperto, apre all’opposizione, invitandola al dialogo, secondo me, per coinvolgerla in decisioni che non risolveranno il problema e nella speranza che ciò possa far ritornare sui suoi passi la Cgil di Epifani.
Al rifiuto, logico e consequenziale del Pd e dell’Idv, il portavoce Bonaiuti e tutti gli speaker della destra, all’unisono e a reti unificate, concetti e parole coincidenti, hanno parlato della solita opposizione che non vuole il dialogo e sa dire solo di no.
Mi chiedo quale risposta diversa possa dare l’opposizione, giacché la richiesta di dialogo è arrivata a provvedimenti presi e dopo che per settimane erano state rimandate al mittente le richieste di confronto mandate dall’opposizione?
La verità è che il governo e il suo capo non vogliono nessun confronto, nessun dialogo, vogliono che, alla presunta mano tesa, l’opposizione risponda “no” perché giornali e la TV Media-Rai diffondano il messaggio di una sinistra sfascista e inaffidabile.
La campagna elettorale infinita, insomma, continua e i cittadini, poco e male informati sul reale valore dei provvedimenti presi, si divideranno, come il solito, pro e contro Belusconi, come i tifosi nel derby cittadino.
Tra i provvedimenti presi, è interessante notare l’aumento del 100% dell’Iva alle pay-tv, dal 10 al 20%. Niente di male, se quest’intervento fosse stato fatto in tempi di vacche grasse e non oggi, perché saranno i cittadini abbonati a pagare. In questo provvedimento, inoltre, si registra un evidente motivo di conflitto d’interessi: il proprietario di Mediaset che aumenta le tasse al concorrente.
Ma siamo in Italia, un Paese pieno di liberisti e liberali…con la museruola.
Al rifiuto, logico e consequenziale del Pd e dell’Idv, il portavoce Bonaiuti e tutti gli speaker della destra, all’unisono e a reti unificate, concetti e parole coincidenti, hanno parlato della solita opposizione che non vuole il dialogo e sa dire solo di no.
Mi chiedo quale risposta diversa possa dare l’opposizione, giacché la richiesta di dialogo è arrivata a provvedimenti presi e dopo che per settimane erano state rimandate al mittente le richieste di confronto mandate dall’opposizione?
La verità è che il governo e il suo capo non vogliono nessun confronto, nessun dialogo, vogliono che, alla presunta mano tesa, l’opposizione risponda “no” perché giornali e la TV Media-Rai diffondano il messaggio di una sinistra sfascista e inaffidabile.
La campagna elettorale infinita, insomma, continua e i cittadini, poco e male informati sul reale valore dei provvedimenti presi, si divideranno, come il solito, pro e contro Belusconi, come i tifosi nel derby cittadino.
Tra i provvedimenti presi, è interessante notare l’aumento del 100% dell’Iva alle pay-tv, dal 10 al 20%. Niente di male, se quest’intervento fosse stato fatto in tempi di vacche grasse e non oggi, perché saranno i cittadini abbonati a pagare. In questo provvedimento, inoltre, si registra un evidente motivo di conflitto d’interessi: il proprietario di Mediaset che aumenta le tasse al concorrente.
Ma siamo in Italia, un Paese pieno di liberisti e liberali…con la museruola.
27 novembre 2008
CROCIFISSI IN SPAGNA
Dalla Spagna arriva una vera prova di civiltà e di democrazia.
Un giudice di Valledolid decide di far rimuovere il crocefisso dalle pareti di tutte le scuole pubbliche della città, nel rispetto della laicità dello Stato.
Apriti cielo!
Il cardinale Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, si scaglia contro il governo socialista di Zapatero, partendo da lontano, dalla legge sulla “Memoria storica” promossa per dare dignità alle vittime del franchismo, che, non dimentichiamolo è stato una dittatura fascista di estrema violenza.
Rouco è di tutt’altro avviso: “bisogna saper dimenticare” per evitare scontri ma è un dimenticare a senso unico perché la chiesa può canonizzare numerosi personaggi dell’epoca franchista.
Il vero obiettivo di Rouco è la sentenza di Valladolid e così un suo collega, il cardinale primate di Spagna, afferma che la società spagnola è ammalata (solo perché si copre laica!) e dedita alla cristofobia. Molto spesso chi dovrebbe promuovere l’amore per Dio, assume comportamento tanto invasivo da procurare un effetto contrario. Non dimentichiamo, inoltre, che la Spagna, che ha votato per Zapatero è diversa dalla Spagna cui si era abituata la Chiesa spagnola. Non è la Spagna della Santa Inquisizione. La classe politica è maturata assieme ai cittadini. Quanta distanza con la società italiana!
L’Osservatorio Romano, nel reputare molto violenta la decisione del giudice di Vallladolid, si distingue per un sereno e pacato commento: “Che si consideri un crocefisso offensivo in occidente è sintomo di amnesia e di necrosi culturale”.
Dopo un tale commento, in Italia i politici sarebbero tutti dietro un confessionale a fare la fila e chiedere penitenze non troppo dure, promettendo modifiche adeguate alla Costituzione e una revisione del Concordato che preveda una presenza in parlamento di sacerdoti o persone al Vaticano gradite pari almeno al 20% dei suoi componenti.
José Blanco, il numero due del Partito Socialista Spagnolo favorevole alla rimozione dei crocifissi nelle scuole pubbliche, intimorito e con le mani giunte ricorda che “bisogna rispettare il credo religioso di tutti”.
Un giudice di Valledolid decide di far rimuovere il crocefisso dalle pareti di tutte le scuole pubbliche della città, nel rispetto della laicità dello Stato.
Apriti cielo!
Il cardinale Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, si scaglia contro il governo socialista di Zapatero, partendo da lontano, dalla legge sulla “Memoria storica” promossa per dare dignità alle vittime del franchismo, che, non dimentichiamolo è stato una dittatura fascista di estrema violenza.
Rouco è di tutt’altro avviso: “bisogna saper dimenticare” per evitare scontri ma è un dimenticare a senso unico perché la chiesa può canonizzare numerosi personaggi dell’epoca franchista.
Il vero obiettivo di Rouco è la sentenza di Valladolid e così un suo collega, il cardinale primate di Spagna, afferma che la società spagnola è ammalata (solo perché si copre laica!) e dedita alla cristofobia. Molto spesso chi dovrebbe promuovere l’amore per Dio, assume comportamento tanto invasivo da procurare un effetto contrario. Non dimentichiamo, inoltre, che la Spagna, che ha votato per Zapatero è diversa dalla Spagna cui si era abituata la Chiesa spagnola. Non è la Spagna della Santa Inquisizione. La classe politica è maturata assieme ai cittadini. Quanta distanza con la società italiana!
L’Osservatorio Romano, nel reputare molto violenta la decisione del giudice di Vallladolid, si distingue per un sereno e pacato commento: “Che si consideri un crocefisso offensivo in occidente è sintomo di amnesia e di necrosi culturale”.
Dopo un tale commento, in Italia i politici sarebbero tutti dietro un confessionale a fare la fila e chiedere penitenze non troppo dure, promettendo modifiche adeguate alla Costituzione e una revisione del Concordato che preveda una presenza in parlamento di sacerdoti o persone al Vaticano gradite pari almeno al 20% dei suoi componenti.
José Blanco, il numero due del Partito Socialista Spagnolo favorevole alla rimozione dei crocifissi nelle scuole pubbliche, intimorito e con le mani giunte ricorda che “bisogna rispettare il credo religioso di tutti”.
24 novembre 2008
OBAMA VEDE MAC CAIN, OVVERO BERLUSCONI NON VEDE VELTRONI
Alcuni giorni fa Obama ha incontrato a Chicago Mc Cain, l’avversario democratico delle presidenziali. Durante la campagna elettorale si erano raggiunti punti di estrema tensione, ma Mac Cain alla fine ha reso onore al vincitore, riconoscendo in Obama il nuovo presidente degli USA e invitando i suoi elettori a fare altrettanto. In Italia Berlusconi non ha fatto altro che parlare di brogli, non riconoscendo la vittoria di Prodi che dopo parecchi giorni.
Ma che volete in America è tutto eccessivo! Noi siamo più riflessivi, specie se si tratta di riconoscere le nostre sconfitte, per non parlare delle vittorie degli altri.
Alla fine dell’incontro Mac Cain si è dichiarato disponibile a collaborare, anche se a determinate condizioni, come, credo, sia giusto, essendosi confrontati due diversi modi di intendere la politica. Obama ha dichiarato che l’incontro è stato necessario per mettere a fuoco la situazione del Paese e verificare attraverso quali condizioni si possano “rimettere a posto le cose nel Paese” e rilanciare “una nuova era di riforme”.
Da noi accade l’opposto: l’opposizione, vista la grave situazione sociale ed economica, con un atto di responsabilità chiede alla maggioranza un confronto sulle cose da fare. Berlusconi, tutto contento, col solito sorriso a tutti denti, risponde che sarebbe una cosa meravigliosa…, ma con un’altra opposizione rispettosa e non violenta. Dichiarando, quindi, la sua autosufficienza, il nostro esclude qualsiasi confronto, anzi si lancia in accuse e improperi, proprio per evitare di essere frainteso.
L’America, l’America di Obama, quanto è lontana; lamerica, lamerica di Bush quanto è vicina, quasi quanto la Russia di Putin!
Povera Italia! Pur potendo contare sulla presenza contemporanea del vicario di Cristo e dell’uomo della Provvidenza, deve affidarsi al famoso “stellone”.
Ma che volete in America è tutto eccessivo! Noi siamo più riflessivi, specie se si tratta di riconoscere le nostre sconfitte, per non parlare delle vittorie degli altri.
Alla fine dell’incontro Mac Cain si è dichiarato disponibile a collaborare, anche se a determinate condizioni, come, credo, sia giusto, essendosi confrontati due diversi modi di intendere la politica. Obama ha dichiarato che l’incontro è stato necessario per mettere a fuoco la situazione del Paese e verificare attraverso quali condizioni si possano “rimettere a posto le cose nel Paese” e rilanciare “una nuova era di riforme”.
Da noi accade l’opposto: l’opposizione, vista la grave situazione sociale ed economica, con un atto di responsabilità chiede alla maggioranza un confronto sulle cose da fare. Berlusconi, tutto contento, col solito sorriso a tutti denti, risponde che sarebbe una cosa meravigliosa…, ma con un’altra opposizione rispettosa e non violenta. Dichiarando, quindi, la sua autosufficienza, il nostro esclude qualsiasi confronto, anzi si lancia in accuse e improperi, proprio per evitare di essere frainteso.
L’America, l’America di Obama, quanto è lontana; lamerica, lamerica di Bush quanto è vicina, quasi quanto la Russia di Putin!
Povera Italia! Pur potendo contare sulla presenza contemporanea del vicario di Cristo e dell’uomo della Provvidenza, deve affidarsi al famoso “stellone”.
21 novembre 2008
MORTI BIANCHE
Le cosiddette morti bianche o, meglio, le morti sul lavoro sono in continuo aumento. I vari telegiornali ne danno notizia, ma poi tutto cade sotto silenzio. I talk show di maggiore ascolto, e non solo, non promuovono tavole rotonde…non affrontano nemmeno il problema. Preferiscono parlare d’altro: meglio una rissa, finta s’intende, tra rappresentanti di opposti schieramenti, arricchita da telefonate di riguardo, che induce il telespettatore a parteggiare per l’uno o per l’altro…nel sonno della ragione.
Nemmeno Bagnasco e Ruini, sempre pronti a sentenziare sulla base del loro codice assoluto dottrinale, sentono il bisogno di elevare alto il loro grido per le tante tragedie annunciate che lasciano nel dramma intere famiglie, delle quali, molto più spesso, il congiunto morto ha rappresentato l’unica fonte di reddito.
Preferiscono, bontà loro, parlare del dramma di Eluana, senza rispetto per la persona né per i suoi parenti, trattati come veri e propri assassini.
La recente decisione della procura di Torino, che ha rinviato a giudizio per omicidio volontario l’amministratore delegato della Thyssen, è stata accolta con soddisfazione dalle famiglie dei sette operai periti nel rogo e dai sindacati. Una svolta storica che, finalmente, individua nell’a. d. della società il responsabile principale della tragedia. Certo, non sarà facile dimostrare ciò, cioè che tutta la responsabilità è dell’a.d., tra l’altro sul banco degli imputati compariranno per lo stesso reato altri cinque imputati, ma la decisione della Procura è storica e, penso, corretta, perché esiste la responsabilità oggettiva, una volta del proprietario oggi dell’a.d, che non poteva non conoscere lo stato di abbandono in cui versava lo stabilimento, specie per le strutture relative alla sicurezza.
Il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro è un problema di rilevante importanza che va risolto con interventi strutturali da parte dello Stato, che devono culminare nella verifica periodica ravvicinata e nell’introduzione di pene molto severe, perché sono in gioco delle vite umane.
La vita va difesa dalla nascita alla morte naturale. Non è quanto afferma la Chiesa, cardinal Bagnasco, cardinal Ruini? E fatelo questo passo di qualità, camminate verso la vita, non guardate la morte, quella che Francesco d’Assisi chiama “sorella”.
La decisione della Procura torinese ha lasciato perplessa la Confindustria, tanto che Samy Gattegno, responsabile del Comitato Tecnico di Confindustria sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, si dichiara “stupito e perplesso” ed è convinto che “la magistratura, nella sua autonomia, saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e la giustizia farà il suo corso, ma l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva”, poiché, “dagli elementi che posso avere io, che ho seguito il dramma attraverso le pagine dei giornali (!), non mi pare che ci siano fatti tali da giustificare tale impostazione”.
Dato il ruolo che svolge in Confindustria, infine, dichiara: “Gli incidenti sul lavoro sono sempre troppi…Ma l’Italia è nella media europea: stiamo parlando di 700 morti all’anno (una statistica di qualche settimana fa, se non erro, parlava di una media di tre morti al giorno che nell’anno arrivano a 1.095), dati Inail….Ma ricordiamoci che i morti sulle strade sono 7 mila (meno male che non ha citato i morti per fame in Africa!)”.
Anch’io, per la verità, sono “stupito e perplesso” di tali dichiarazioni: i morti sul lavoro sono diventati numeri da confrontare con altri numeri (i morti sulle strade). Gli operai sono tali solo finché sono utili e vivi, poi si sostituiscono.
I partiti di sinistra, presenti o no in parlamento, a cosa pensano? Leggono i giornali di oggi o sono ancora ai giornali d’Aprile?
La maggioranza come pensa di risolvere il problema, con gli annunci altisonanti o mandando tre soldati per ogni cantiere a vigilare che vengano rispettate le norme per la sicurezza?
I sindacati, che organizzano scioperi di ogni tipo e per ogni cosa, come mai non hanno elaborato un progetto per la sicurezza nei posti di lavoro?
Non ci resta che piangere! parodiando il titolo del film di Troisi.
Nemmeno Bagnasco e Ruini, sempre pronti a sentenziare sulla base del loro codice assoluto dottrinale, sentono il bisogno di elevare alto il loro grido per le tante tragedie annunciate che lasciano nel dramma intere famiglie, delle quali, molto più spesso, il congiunto morto ha rappresentato l’unica fonte di reddito.
Preferiscono, bontà loro, parlare del dramma di Eluana, senza rispetto per la persona né per i suoi parenti, trattati come veri e propri assassini.
La recente decisione della procura di Torino, che ha rinviato a giudizio per omicidio volontario l’amministratore delegato della Thyssen, è stata accolta con soddisfazione dalle famiglie dei sette operai periti nel rogo e dai sindacati. Una svolta storica che, finalmente, individua nell’a. d. della società il responsabile principale della tragedia. Certo, non sarà facile dimostrare ciò, cioè che tutta la responsabilità è dell’a.d., tra l’altro sul banco degli imputati compariranno per lo stesso reato altri cinque imputati, ma la decisione della Procura è storica e, penso, corretta, perché esiste la responsabilità oggettiva, una volta del proprietario oggi dell’a.d, che non poteva non conoscere lo stato di abbandono in cui versava lo stabilimento, specie per le strutture relative alla sicurezza.
Il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro è un problema di rilevante importanza che va risolto con interventi strutturali da parte dello Stato, che devono culminare nella verifica periodica ravvicinata e nell’introduzione di pene molto severe, perché sono in gioco delle vite umane.
La vita va difesa dalla nascita alla morte naturale. Non è quanto afferma la Chiesa, cardinal Bagnasco, cardinal Ruini? E fatelo questo passo di qualità, camminate verso la vita, non guardate la morte, quella che Francesco d’Assisi chiama “sorella”.
La decisione della Procura torinese ha lasciato perplessa la Confindustria, tanto che Samy Gattegno, responsabile del Comitato Tecnico di Confindustria sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, si dichiara “stupito e perplesso” ed è convinto che “la magistratura, nella sua autonomia, saprà effettuare le giuste valutazioni sul caso e la giustizia farà il suo corso, ma l’accusa di omicidio volontario mi sembra di una gravità eccessiva”, poiché, “dagli elementi che posso avere io, che ho seguito il dramma attraverso le pagine dei giornali (!), non mi pare che ci siano fatti tali da giustificare tale impostazione”.
Dato il ruolo che svolge in Confindustria, infine, dichiara: “Gli incidenti sul lavoro sono sempre troppi…Ma l’Italia è nella media europea: stiamo parlando di 700 morti all’anno (una statistica di qualche settimana fa, se non erro, parlava di una media di tre morti al giorno che nell’anno arrivano a 1.095), dati Inail….Ma ricordiamoci che i morti sulle strade sono 7 mila (meno male che non ha citato i morti per fame in Africa!)”.
Anch’io, per la verità, sono “stupito e perplesso” di tali dichiarazioni: i morti sul lavoro sono diventati numeri da confrontare con altri numeri (i morti sulle strade). Gli operai sono tali solo finché sono utili e vivi, poi si sostituiscono.
I partiti di sinistra, presenti o no in parlamento, a cosa pensano? Leggono i giornali di oggi o sono ancora ai giornali d’Aprile?
La maggioranza come pensa di risolvere il problema, con gli annunci altisonanti o mandando tre soldati per ogni cantiere a vigilare che vengano rispettate le norme per la sicurezza?
I sindacati, che organizzano scioperi di ogni tipo e per ogni cosa, come mai non hanno elaborato un progetto per la sicurezza nei posti di lavoro?
Non ci resta che piangere! parodiando il titolo del film di Troisi.
20 novembre 2008
RUINI E LA RICETTA DELLA VITA
Su ogni aspetto della vita umana, la Chiesa ha la sua ricetta, spesso contraddittoria ma considerata universale e assoluta.
I suoi interventi, specie in Italia, considerata una propria dependance (come se Porta Pia non sia mai esistita e il papa-re permanga sul suo trono, avvolto nel manto dell’infallibilità dallo stesso stabilita), i casi d’ingerenza non si contano più.
Prima era solo Ruini, ora è anche Bagnasco e papa-re che invadono non solo la vita dello Stato, ma anche la vita di ognuno di noi. La nostra vita privata è, come per lo spettacolo, un grande fratello: la Chiesa, più che lo Stato, deve sapere, deve condizionare, deve intervenire, in un’intrusione senza fine e senza rispetto della vita privata e della libertà di ognuno.
E’ il caso di Eluana Englaro, in coma vegetativo da quasi 17 anni, divenuto un caso di esercizio retorico che non tiene in nessun conto i sentimenti dei genitori e le sue volontà, in virtù delle quali è stata concessa l’autorizzazione d’interrompere idratazione e alimentazione che, per chi non lo sapesse, avvengono artificialmente attraverso l’introduzione forzata di un sondino.
Non voglio entrare in merito alla questione, perché essa rientra nella sfera personale dell’interessato e dei suoi familiari il cui dolore va rispettato e qualsiasi decisione vista come un atto d’amore da non criminalizzare, come sta avvenendo per tutte egli interventi di una Chiesa lontana anni luce da una realtà che continua a essere la sua ossessione e che non sa o non riesce a guidare.
Ruini parla di “decisione tragicamente sbagliata” e afferma che “c’è il rischio che decisioni come questa spingano verso una concezione dell’uomo considerato come oggetto”.
Ruini, come tutta la gerarchia vaticana, è abituato, dall’alto della tuttologia infusa, a sentenziare in maniera infallibile. Credendosi in possesso della verità, ci dice che la decisione è sbagliata, ma dimentica di dirci “per chi”. Sicuramente per lui e per quelli che come lui non hanno vissuto, o non vivono, in modo diretto la sofferenza, perché, come dice un proverbio siciliano, “una cosa è piangere, un’altra cosa è veder piangere”, il problema non si pone…basta l’assioma.
Faccio notare al cardinale che Luana è una cittadina italiana e per la Costituzione non c’è l’obbligo di farsi curare (art.32, comma 2: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario e non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
Quanto al rischio che “decisioni come questa” spingano a considerare “l’uomo come oggetto”, mi preme fare due considerazioni.
Decisioni come questa, che rispettano la libertà della persona umana, non mortificano ma esaltano il valore umano dell’uomo e la sua dignità. Ben vengano!
Riflettendo, quindi, sull’affermazione che l’uomo non è un oggetto manipolabile, mi rendo conto dell’ipocrisia diffusa nella Chiesa. Condivido il valore assoluto dell’affermazione, però mi chiedo, anzi chiedo a Ruini e alla gerarchia, che cosa è l’indottrinamento religioso dei bambini attraverso il “catechismo”, se non una manipolazione, ancora più grave perché perpetrata in bambini in tenera età non ancora forniti degli strumenti culturali necessari, se non una riduzione dell’uomo in oggetto? A tal proposito ricordo a Ruini che la Chiesa non ha ancora firmato la “Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo”. Perché?
Che cosa rappresenta, per la Chiesa, un uomo che vegeta da anni, se non un oggetto su cui accanirsi con una terapia di mantenimento o su cui esaltare il valore della carità cristiana, salvo delegarla ad altri?
Penso che la Chiesa, farebbe bene a considerare l’uomo veramente soggetto attivo del suo destino, in ogni momento della sua vita, non solo in alcuni casi, quando deve esercitare un potere che non le compete. S’interessi dell’uomo quando ha fame, quando ha sete, quando muore per de nutrimento o per guerra o per malattia, quando viene oppresso da regimi illiberali.
Scenda nelle strade della fame e della guerra, si spogli dell’opulenza e dia parte, anche tutto se è il caso, del suo mantello al povero e al bisognoso, abbandoni il pulpito e stia tra la gente senza domandarsi chi è, cosa fa o cosa dovrebbe fare.
Soprattutto, rispetto e condivisione
I suoi interventi, specie in Italia, considerata una propria dependance (come se Porta Pia non sia mai esistita e il papa-re permanga sul suo trono, avvolto nel manto dell’infallibilità dallo stesso stabilita), i casi d’ingerenza non si contano più.
Prima era solo Ruini, ora è anche Bagnasco e papa-re che invadono non solo la vita dello Stato, ma anche la vita di ognuno di noi. La nostra vita privata è, come per lo spettacolo, un grande fratello: la Chiesa, più che lo Stato, deve sapere, deve condizionare, deve intervenire, in un’intrusione senza fine e senza rispetto della vita privata e della libertà di ognuno.
E’ il caso di Eluana Englaro, in coma vegetativo da quasi 17 anni, divenuto un caso di esercizio retorico che non tiene in nessun conto i sentimenti dei genitori e le sue volontà, in virtù delle quali è stata concessa l’autorizzazione d’interrompere idratazione e alimentazione che, per chi non lo sapesse, avvengono artificialmente attraverso l’introduzione forzata di un sondino.
Non voglio entrare in merito alla questione, perché essa rientra nella sfera personale dell’interessato e dei suoi familiari il cui dolore va rispettato e qualsiasi decisione vista come un atto d’amore da non criminalizzare, come sta avvenendo per tutte egli interventi di una Chiesa lontana anni luce da una realtà che continua a essere la sua ossessione e che non sa o non riesce a guidare.
Ruini parla di “decisione tragicamente sbagliata” e afferma che “c’è il rischio che decisioni come questa spingano verso una concezione dell’uomo considerato come oggetto”.
Ruini, come tutta la gerarchia vaticana, è abituato, dall’alto della tuttologia infusa, a sentenziare in maniera infallibile. Credendosi in possesso della verità, ci dice che la decisione è sbagliata, ma dimentica di dirci “per chi”. Sicuramente per lui e per quelli che come lui non hanno vissuto, o non vivono, in modo diretto la sofferenza, perché, come dice un proverbio siciliano, “una cosa è piangere, un’altra cosa è veder piangere”, il problema non si pone…basta l’assioma.
Faccio notare al cardinale che Luana è una cittadina italiana e per la Costituzione non c’è l’obbligo di farsi curare (art.32, comma 2: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario e non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”).
Quanto al rischio che “decisioni come questa” spingano a considerare “l’uomo come oggetto”, mi preme fare due considerazioni.
Decisioni come questa, che rispettano la libertà della persona umana, non mortificano ma esaltano il valore umano dell’uomo e la sua dignità. Ben vengano!
Riflettendo, quindi, sull’affermazione che l’uomo non è un oggetto manipolabile, mi rendo conto dell’ipocrisia diffusa nella Chiesa. Condivido il valore assoluto dell’affermazione, però mi chiedo, anzi chiedo a Ruini e alla gerarchia, che cosa è l’indottrinamento religioso dei bambini attraverso il “catechismo”, se non una manipolazione, ancora più grave perché perpetrata in bambini in tenera età non ancora forniti degli strumenti culturali necessari, se non una riduzione dell’uomo in oggetto? A tal proposito ricordo a Ruini che la Chiesa non ha ancora firmato la “Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo”. Perché?
Che cosa rappresenta, per la Chiesa, un uomo che vegeta da anni, se non un oggetto su cui accanirsi con una terapia di mantenimento o su cui esaltare il valore della carità cristiana, salvo delegarla ad altri?
Penso che la Chiesa, farebbe bene a considerare l’uomo veramente soggetto attivo del suo destino, in ogni momento della sua vita, non solo in alcuni casi, quando deve esercitare un potere che non le compete. S’interessi dell’uomo quando ha fame, quando ha sete, quando muore per de nutrimento o per guerra o per malattia, quando viene oppresso da regimi illiberali.
Scenda nelle strade della fame e della guerra, si spogli dell’opulenza e dia parte, anche tutto se è il caso, del suo mantello al povero e al bisognoso, abbandoni il pulpito e stia tra la gente senza domandarsi chi è, cosa fa o cosa dovrebbe fare.
Soprattutto, rispetto e condivisione
19 novembre 2008
SULLA COMMISSIONE DI VIGILANZA
Dopo Villari arriva Zavoli. Sarebbe una buona cosa. Lo strappo è stato ricucito. La maggioranza e l’opposizione, dopo l’okay di Berlusconi, stanno trovando la via d’uscita. Le accuse reciproche, spesso assai gravi, ma ormai siamo abituati a ciò da una classe politica, nel suo complesso, inetta e mediocre, sono state cancellate, come da copione.
Che cosa rimane, dopo la bufera istituzionale che per mesi ha occupato spazi mediatici e nascosto altri problemi più gravi di politica sociale ed economica?
Il circo Barnum della politica, ancora una volta, si è esaltato…è rimasto senza concorrenza!
Non entro in merito alle competenze dei tre pretendenti o presunti tali, Orlando, Villari e Zavoli, ma rimane una profonda tristezza dovuta alla consapevolezza che la strada della discesa senza freni del nostro Paese continua e alcune domande si pongono, alle quali non saranno date risposte.
Per mesi l’opposizione ha sostenuto Leoluca Orlando, mentre la maggioranza opponeva un alto fuoco di sbarramento, non votandolo, finché alla prima occasione l’ha impallinato, votando Villari.
Villari viene investito da un fuoco incrociato: da una parte l’opposizione che, dopo le prime proteste di rito, incomincia a cercare un candidato condiviso e a scaricare, quindi, Orlando; dall’altra la maggioranza che col Blitz ha sconvolto (chissà fino a che punto?) non solo una norma istituzionale, secondo la quale il presidente della commissione di vigilanza spetta all’opposizione che ne indica il nome che la maggioranza ha sempre votato, ma, soprattutto, la pax all’interno dell’opposizione, chiedendo a Villari, prima, di non dimettersi e poi chiedendo un nome condiviso.
Zavoli è il “condiviso”, naturalmente dopo il beneplacito del “deus ex machina” ovvero Berlusconi.
Se l’opposizione aveva scelto un uomo dell’Idv, ci sarà stata una ragione di equilibri interni ad essa od Orlando era stato scelto col metodo dell’estrazione?
Se la reazione di Di Pietro è stata così violenta, ha dato del corruttore a Berlusconi e del corrotto a Villari, tanto da ritirare i componenti del suo partito dalla Commissione, vuol dire che l’equilibrio si è rotto e che la maggioranza è riuscita nel duplice intento di eliminare un uomo a lei non gradito e a mettere zizzania?
Se, alla fine, se e quando Villari si dimetterà, verrà eletto Zavoli, si potrà parlare di “inciucio” o più semplicemente di un’opposizione succube e senza spina dorsale?
E’ fascismo? Certamente no! Ma è un campanello d’allarme che nessuno più ascolta, assordato dal clamore cortilesco di una politica sempre più povera e incapace di un colpo di reni.
Ma quanti campanelli dovranno suonare ancora per prendere coscienza di una deriva che si sta insinuando lentamente e senza dolore immediato?
Che cosa rimane, dopo la bufera istituzionale che per mesi ha occupato spazi mediatici e nascosto altri problemi più gravi di politica sociale ed economica?
Il circo Barnum della politica, ancora una volta, si è esaltato…è rimasto senza concorrenza!
Non entro in merito alle competenze dei tre pretendenti o presunti tali, Orlando, Villari e Zavoli, ma rimane una profonda tristezza dovuta alla consapevolezza che la strada della discesa senza freni del nostro Paese continua e alcune domande si pongono, alle quali non saranno date risposte.
Per mesi l’opposizione ha sostenuto Leoluca Orlando, mentre la maggioranza opponeva un alto fuoco di sbarramento, non votandolo, finché alla prima occasione l’ha impallinato, votando Villari.
Villari viene investito da un fuoco incrociato: da una parte l’opposizione che, dopo le prime proteste di rito, incomincia a cercare un candidato condiviso e a scaricare, quindi, Orlando; dall’altra la maggioranza che col Blitz ha sconvolto (chissà fino a che punto?) non solo una norma istituzionale, secondo la quale il presidente della commissione di vigilanza spetta all’opposizione che ne indica il nome che la maggioranza ha sempre votato, ma, soprattutto, la pax all’interno dell’opposizione, chiedendo a Villari, prima, di non dimettersi e poi chiedendo un nome condiviso.
Zavoli è il “condiviso”, naturalmente dopo il beneplacito del “deus ex machina” ovvero Berlusconi.
Se l’opposizione aveva scelto un uomo dell’Idv, ci sarà stata una ragione di equilibri interni ad essa od Orlando era stato scelto col metodo dell’estrazione?
Se la reazione di Di Pietro è stata così violenta, ha dato del corruttore a Berlusconi e del corrotto a Villari, tanto da ritirare i componenti del suo partito dalla Commissione, vuol dire che l’equilibrio si è rotto e che la maggioranza è riuscita nel duplice intento di eliminare un uomo a lei non gradito e a mettere zizzania?
Se, alla fine, se e quando Villari si dimetterà, verrà eletto Zavoli, si potrà parlare di “inciucio” o più semplicemente di un’opposizione succube e senza spina dorsale?
E’ fascismo? Certamente no! Ma è un campanello d’allarme che nessuno più ascolta, assordato dal clamore cortilesco di una politica sempre più povera e incapace di un colpo di reni.
Ma quanti campanelli dovranno suonare ancora per prendere coscienza di una deriva che si sta insinuando lentamente e senza dolore immediato?
10 novembre 2008
COSSIGA, L’EMERITO
Le farneticanti battute di Cossiga mi mettono angoscia e mi fanno rabbia.
Io non auguro la morte a nessuno, nemmeno al peggior nemico, ma se perdesse la voce, come accade in “San Giovanni decollato” di Pirandello, penso che pochi ne soffrirebbero.
Il presidente emerito, che nella sua lunga carriera si è ben mimetizzato, ricoprendo le più alte cariche istituzionali, oggi continua, con la sfrontatezza della vecchiaia e l’arroganza dei comportamenti (tanto chi oserebbe, magistrato o uomo politico, indicarlo come un terrorista sobillatore, qual è?) a “picconare”, per usare un termine in uso anni fa per giustificare le sue uscite verbali, affiancato dall’altro vecchio, non emerito ma venerabile, Gelli. Viste le coincidenze, è possibile che si siano sentiti al telefono: è il loro periodo, tanto, meno male che Silvio c’è.
Mi chiedo se il signor B l’abbia inserito tra gli imbecilli d’Italia, perché in questo caso sarebbe un emerito imbecille e non si capirebbe, per la verità non si capisce, perché i media enfatizzano tanto le sue gravissime dichiarazioni, di un “imbecille” in cerca d’autore, quando ormai il tramonto per lui è sopraggiunto da lungo tempo.
“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, scriveva il sommo poeta. L’indifferenza assoluta, ecco, sarebbe la soluzione estrema.
IL LUSSO RESISTE
Il TG1 di oggi c’informa che il settore del lusso resiste alla crisi finanziaria.
Bella scoperta! Ci volevano gli esperti giornalisti del TG1 a darci una notizia stracotta, e non da ora, ma dai tempi dei tempi.
E’ la dimostrazione di quanto lor signori siano lontani dai problemi reali del cittadino comune, di quello che vive di stipendio o di pensione o di sussidi, che paga l’affitto o il mutuo e compra a rate, che ha uno o più figli da mantenere.
O vogliono prenderci in giro…ma non penso…forse ha ragione il signor B.
Figuratevi un cassintegrato che va a comprare il vestito griffato per il figlio, o l’operaio che per recarsi al lavoro compra un SUV, o due coniugi con due figli da mantenere all’università che vanno in crociera nel mar dei Caraibi.
Roba da matti!
O forse pensavano che anche i ricchi piangono, che non vanno più nei ristoranti di lusso o non comprano barche o auto di lusso o si privano di un Valentino o di un Dolce e gabbana?
La crisi economica, l’inflazione o qualsiasi rincaro dei generi di prima necessità, cari ingenui giornalisti, colpiscono le classi più deboli, che incominciano a selezionare gli acquisti, mentre fanno il solletico ai ricchi, che, forse, si arricchiscono ancor di più.
Grazie, in ogni modo, di averci informati che almeno, in questo periodo di vacche magre, il lusso non abbassa la saracinesca e molti pescecani s’ingrassano. Grazie, ancora grazie. Meno male che siete!
Le farneticanti battute di Cossiga mi mettono angoscia e mi fanno rabbia.
Io non auguro la morte a nessuno, nemmeno al peggior nemico, ma se perdesse la voce, come accade in “San Giovanni decollato” di Pirandello, penso che pochi ne soffrirebbero.
Il presidente emerito, che nella sua lunga carriera si è ben mimetizzato, ricoprendo le più alte cariche istituzionali, oggi continua, con la sfrontatezza della vecchiaia e l’arroganza dei comportamenti (tanto chi oserebbe, magistrato o uomo politico, indicarlo come un terrorista sobillatore, qual è?) a “picconare”, per usare un termine in uso anni fa per giustificare le sue uscite verbali, affiancato dall’altro vecchio, non emerito ma venerabile, Gelli. Viste le coincidenze, è possibile che si siano sentiti al telefono: è il loro periodo, tanto, meno male che Silvio c’è.
Mi chiedo se il signor B l’abbia inserito tra gli imbecilli d’Italia, perché in questo caso sarebbe un emerito imbecille e non si capirebbe, per la verità non si capisce, perché i media enfatizzano tanto le sue gravissime dichiarazioni, di un “imbecille” in cerca d’autore, quando ormai il tramonto per lui è sopraggiunto da lungo tempo.
“Non ti curar di loro, ma guarda e passa”, scriveva il sommo poeta. L’indifferenza assoluta, ecco, sarebbe la soluzione estrema.
IL LUSSO RESISTE
Il TG1 di oggi c’informa che il settore del lusso resiste alla crisi finanziaria.
Bella scoperta! Ci volevano gli esperti giornalisti del TG1 a darci una notizia stracotta, e non da ora, ma dai tempi dei tempi.
E’ la dimostrazione di quanto lor signori siano lontani dai problemi reali del cittadino comune, di quello che vive di stipendio o di pensione o di sussidi, che paga l’affitto o il mutuo e compra a rate, che ha uno o più figli da mantenere.
O vogliono prenderci in giro…ma non penso…forse ha ragione il signor B.
Figuratevi un cassintegrato che va a comprare il vestito griffato per il figlio, o l’operaio che per recarsi al lavoro compra un SUV, o due coniugi con due figli da mantenere all’università che vanno in crociera nel mar dei Caraibi.
Roba da matti!
O forse pensavano che anche i ricchi piangono, che non vanno più nei ristoranti di lusso o non comprano barche o auto di lusso o si privano di un Valentino o di un Dolce e gabbana?
La crisi economica, l’inflazione o qualsiasi rincaro dei generi di prima necessità, cari ingenui giornalisti, colpiscono le classi più deboli, che incominciano a selezionare gli acquisti, mentre fanno il solletico ai ricchi, che, forse, si arricchiscono ancor di più.
Grazie, in ogni modo, di averci informati che almeno, in questo periodo di vacche magre, il lusso non abbassa la saracinesca e molti pescecani s’ingrassano. Grazie, ancora grazie. Meno male che siete!
09 novembre 2008
IL GIULLARE DI CORTE
La battuta infelice di un vero uomo di Stato, unica e detta in un contesto particolare, sarebbe un’eccezione perdonabile.
Ma il signor Berlusconi, assurto alla politica da un ventennio (vista la coincidenza?) per l’evidente potere carismatico delle sue ricchezze, la battuta, o, come la chiama, la carineria, l’ha detta nel corso di una conferenza stampa, alla presenza della stampa e dei media internazionali, con un sorriso a tutti denti.
Dalle corna al ministro spagnolo ad oggi, di strada ne ha fatta, così, tra i tanti mestieri che dice di aver intrapreso, ha a portata di mano quello di cabarettista internazionale o, come si diceva una volta, di giullare di corte.
Ha la battuta facile, un buon rapporto con i Putin e i Bush della Terra, Media-Rai a disposizione, e uno stuolo d’imbecilli a disposizione per l’applauso a comando.
In un mondo a doppio petto, troppo serioso per i problemi che non riesce a risolvere (potrebbero delegare il signor Berlusconi che da noi ha risolto numerosi problemi e altri ne risolverà col solito trucco del bastone (la forza dell’ordine) e della carota (l’ottimismo del suo sorriso), un po’ d’ironia ci vuole: avrebbe un successo strepitoso e l’Italia sarebbe orgogliosa di avergli dato i natali. Un famoso cabarettista iniziava il programma con una battuta eccezionale: “L’allegria d’ogni male è il rimedio universale”.
Certa stampa che non capisce la differenza tra una carineria e una battuta offensiva…è deprimente!
Fa bene a dar loro dell’imbecille che, unito ai coglioni dato agli italiani, non a tutti per carità, descrive perfettamente non solo da chi siamo governati, ma anche da chi siamo informati.
Meno male che Silvio c’è!
Sono contento delle sue battute! Sono come le mele: una al giorno leva il medico d’intorno.
Chissà se anche le battute levano d’intorno…
Provate ad immaginare un epitaffio politico di questo genere: “Dove fallì l’opposizione, poté la battuta”. Ecceziunale veramente!
Ma il signor Berlusconi, assurto alla politica da un ventennio (vista la coincidenza?) per l’evidente potere carismatico delle sue ricchezze, la battuta, o, come la chiama, la carineria, l’ha detta nel corso di una conferenza stampa, alla presenza della stampa e dei media internazionali, con un sorriso a tutti denti.
Dalle corna al ministro spagnolo ad oggi, di strada ne ha fatta, così, tra i tanti mestieri che dice di aver intrapreso, ha a portata di mano quello di cabarettista internazionale o, come si diceva una volta, di giullare di corte.
Ha la battuta facile, un buon rapporto con i Putin e i Bush della Terra, Media-Rai a disposizione, e uno stuolo d’imbecilli a disposizione per l’applauso a comando.
In un mondo a doppio petto, troppo serioso per i problemi che non riesce a risolvere (potrebbero delegare il signor Berlusconi che da noi ha risolto numerosi problemi e altri ne risolverà col solito trucco del bastone (la forza dell’ordine) e della carota (l’ottimismo del suo sorriso), un po’ d’ironia ci vuole: avrebbe un successo strepitoso e l’Italia sarebbe orgogliosa di avergli dato i natali. Un famoso cabarettista iniziava il programma con una battuta eccezionale: “L’allegria d’ogni male è il rimedio universale”.
Certa stampa che non capisce la differenza tra una carineria e una battuta offensiva…è deprimente!
Fa bene a dar loro dell’imbecille che, unito ai coglioni dato agli italiani, non a tutti per carità, descrive perfettamente non solo da chi siamo governati, ma anche da chi siamo informati.
Meno male che Silvio c’è!
Sono contento delle sue battute! Sono come le mele: una al giorno leva il medico d’intorno.
Chissà se anche le battute levano d’intorno…
Provate ad immaginare un epitaffio politico di questo genere: “Dove fallì l’opposizione, poté la battuta”. Ecceziunale veramente!
06 novembre 2008
NON E’ FASCISMO
Da “Il Grande Dizionario Garzanti”
Fascismo: movimento politico italiano che venne fondato nel 1919 da B. Mussolini e, trasformatosi in regime, fu al potere dal 1922 al 1943/ la dottrina del fascismo. Nazionalista e antidemocratica in politica, corporativista in economia/ (estens.) qualsiasi regime totalitario del sec. XX fondato su un’ideologia e una politica economica di tipo fascista; anche, ideologia o atteggiamento reazionario e violento.
Questa breve definizione ci da un concetto chiaro di cosa s’intende per fascismo.
E’ chiaro che i pilastri del movimento, in contrasto con i principi dell’Illuminismo su cui è fondato uno Stato moderno, sono l’antidemocraticità, il corporativismo e gli atteggiamenti reazionari e violenti.
In Italia non siamo ancora al regime, ma sicuramente siamo alla presenza di una preoccupante involuzione democratica, che viene confusa con la politica del fare che determina “il decisionismo” e che può sfociare in quell’autoritarismo soft da cui tutto può dipartire.
La maggior parte dei giornalisti e, ahimè, dei politici sembra non accorgersi, o non vuole accorgersi, della deriva democratica che stiamo vivendo.
I politici del centro destra, ma loro governano, reagiscono scompostamente affermando che in Italia c’è ampia libertà di parola e di critica, basta guardare l’informazione radiotelevisiva sistematicamente contro il governo e il suo capo; ognuno può scendere in piazza e manifestare purché venga rispettata la legge (nel caso delle proteste contro la legge Gelmini, bisognava rispettare il diritto di chi voleva studiare); si può non essere d’accordo con le scelte del governo, ma basta sapere che si è dei “cretini”.
I politici del centro sinistra, cioè l’opposizione, sembra vivere in una torre di cristallo e non si accorge, ma penso non si vuole accorgere, di quanto le accade intorno, forse per pusillanimità o perché non se ne rende conto.
Entrambe le condizioni sono gravi e pericolose. La viltà, porta all’ignavia e alla complicità, anche se dovuta alla mancanza di coraggio. Se uno il coraggio non ce l’ha, diceva il poeta, non può inventarselo.
Accenniamo brevemente, quindi, ad episodi e prese di posizione governative o di personaggi ad esso vicini, molto gravi e preoccupanti. Mi auguro, per il bene del Paese e dei cittadini, che sono solo preoccupazioni, ma procediamo.
1) Vicenda contrattuale Cai - piloti e controllori di volo
Il presidente della Cai Colaninno dichiara. “Se i piloti non firmano, li prenderemo anche da Ryanair”.
All’unisono, intervengono i ministri Matteoli e Sacconi a dar man forte a Colaninno.
Matteoli: “Nel caso di sciopero, sarà esaminala l’ipotesi precettazione”.
Sacconi: “chi rifiuta il contratto Cai non ha diritto alla Cassa Integrazione”.
Colaninno, così ben spalleggiato, incalza: “Non c’è nessuna convocazione egli autonomi. Il problema è finito, chiuso”. I piloti saranno convocati uno per volta e “chi non accetta finirà fuori”. Sembra essere tornati ai padroni delle ferriere.
Il ministro Matteoli, come uno degli eroi della cordata salvaitalianità, così si esprime: “trattative non ce ne sono più e la Cai è intenzionata a partire (un bel problema se non ha i piloti!). Credo che la Cai chiamerà i piloti singolarmente…Per coloro che rifiutano, c’è qualche dubbio, che possano accedere alla cassa integrazione. La norma in proposito è chiara (non tanto, se persiste qualche dubbio, come lo stesso contraddittorio ministro lascia intendere)”. Qualche mal pensante potrebbe, vista la concordanza delle dichiarazioni, che Colaninno e Matteoli si siano messi d’accordo…bah.
Sacconi, il ministro tutto d’un pezzo, non è d’accordo e, così, va oltre: “Chi rifiuta perde il diritto agli ammortizzatori sociali. Non è una opinione, né una minaccia, né un ricatto. E’ la legge”.
Le parole di Sacconi non sono né minacce né ricatto, ma rappresentano bene il suo pensiero e la sua collocazione.
Conclusione: non è fascismo!
2) Assalto alla RAI
Una trentina d’ultrà di destra di Blocco Studentesco assale la redazione di “Chi l’ha visto?”, colpevole di aver mandato in onda l’aggressione fascista ad un gruppo di giovani a Piazza Navona, durante la manifestazione di Mercoledì scorso.
Sono seguite le minacce (“Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari”.) e la rivendicazione in nome di Forza Nuova. E’ solo teppismo? Non sembra. E, allora, cos’è?
Il segretario di Forza Nuova, esprime solidarietà a Blocco Studentesco e profonda indignazione per la trasmissione (non faceva altro che informazione, come dovrebbero fare tutti i TG e le trasmissioni giornalistiche) e “la volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza (un linguaggio simile a quello del capo del Pdl) contro i ragazzi di destra (mi chiedo: hanno o non commesso quanto mostrato dalle immagini?). Hanno tracciato una lista di proscrizione (le stesse liste del fascismo del ventennio) nei confronti di militanti politici (una strana specie di militanti politici armati di bastoni che colpivano quattordicenni indifesi).
Per non lasciare solo il camerata, puntuale come un cronometro svizzero, la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, va oltre: “…qualcuno ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza (cosa sta compiendo la signora Mussolini con questa dichiarazione?) contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse (non è compito delle forze dell’ordine?), non per metterne altre nelle mani dei facinorosi (di quali facinorosi parla l’onorevole? Non sono state chiare le immagini dei…facinorosi?)”.
Conclusione: non è fascismo!
3) L’intervista dell’on. Dell’Utri
Nell’intervista concessa a Klaus Davi, l’onorevole (anche se nominato e non eletto, come tutti gli attuali parlamentari. Liste bloccate come durante il fascismo) Dell’Utri da bibliofilo competente, come lo definiscono, diventa storico di razza e osservatore sociale interessato.
Sull’antimafia (lasciamo da parte le condanne subite) così si esprime: “ Credo che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e sacrifici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia fanno politica”. Definisce, inoltre, e non è una novità, Mangano, lo stalliere di Berlusconi, “un eroe”.
Parla di Benito Mussolini: “Mussolini sbagliò (almeno su questo siamo storicamente d’accordo), non c’è dubbio, ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato al Paese, ed è stato l’unico, un senso di patria che non c’era prima e non c’è stato dopo”.
Sull’antifascismo è ancora più drastico e chiaro: “Ogni qual volta si tocca questo tasto, ecco l’insurrezione, e questo accade perché la situazione non è stata chiarita del tutto, la verità non è mai venuta a galla (di quale verità, di grazia?). Credo che ci sia ancora da lavorare da parte di tutti”. Conclude la dissertazione storica con un giudizio perentorio e conclusivo: “C’è anche da dire che il concetto di antifascismo, di per sé obsoleto, torna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione, e si riferisce col rinvangare sempre gli stessi (Obsoleta memoria storica!)”.
Le sue competenze, per nostra fortuna, non finiscono qui; ora si trasforma critico della comunicazione e osserva che in RAI sono presenti “ancora dirigenti messi dalla sinistra e che rispondono a logiche di sinistra”. E’, quindi, “difficile cambiare la televisione e pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c’è gente che alimenta una visione negativa della vita (durante il ventennio l’informazione veniva selezionata per dare agli italiani l’impressione di abitare nel paese di bengodi: niente delinquenza, niente carceri, solo per gli antifascisti, niente furti o rapine, niente stupri o violenze, niente scioperi…)”. Meno male che ci pensa “Berlusconi a diffondere ottimismo (come la buonanima, il cui motto era: credere, obbedire, combattere)”.Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Conclusione: non è fascismo!
4) Licio Gelli
Gelli, parlando a Odeon TV, tesse le lodi di Berlusconi (“Uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”) ma fa un grazioso appunto (ha ancora tanto da insegnare ai suoi ex allievi): “Non condivido il governo Berlusconi perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza (ma cosa sta agendo Berlusconi?). Non m’interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese (tutto ciò dice il premier).
Berlusconi non replica, figuriamoci! Sergio Flamigni commenta: “Ha ragione: il Piano di rinascita della loggia P2 è diventato il programma dell’attuale governo”.
Conclusione: non è fascismo!
5) Berlusconi e i trafori
Berlusconi, parlando a Pero, a proposito della famosa TAV ha affermato che “lo Stato garantirà la possibilità di realizzare i trafori alpini anche con l’uso della forza…”
Minacciare di ricorrere all’uso della forza è diventato un ritornello, come dare la colpa ai comunisti d’ogni male d’Italia: per i rifiuti, per le occupazioni, per l’ordine pubblico, per la sicurezza (anche se ha militarizzato le città, i risultati non sono buoni)… Nessun commento.
Conclusione: non è fascismo!
Sono stanco, ma penso che queste poche citazioni possano bastare per concludere: non è fascismo!
Fascismo: movimento politico italiano che venne fondato nel 1919 da B. Mussolini e, trasformatosi in regime, fu al potere dal 1922 al 1943/ la dottrina del fascismo. Nazionalista e antidemocratica in politica, corporativista in economia/ (estens.) qualsiasi regime totalitario del sec. XX fondato su un’ideologia e una politica economica di tipo fascista; anche, ideologia o atteggiamento reazionario e violento.
Questa breve definizione ci da un concetto chiaro di cosa s’intende per fascismo.
E’ chiaro che i pilastri del movimento, in contrasto con i principi dell’Illuminismo su cui è fondato uno Stato moderno, sono l’antidemocraticità, il corporativismo e gli atteggiamenti reazionari e violenti.
In Italia non siamo ancora al regime, ma sicuramente siamo alla presenza di una preoccupante involuzione democratica, che viene confusa con la politica del fare che determina “il decisionismo” e che può sfociare in quell’autoritarismo soft da cui tutto può dipartire.
La maggior parte dei giornalisti e, ahimè, dei politici sembra non accorgersi, o non vuole accorgersi, della deriva democratica che stiamo vivendo.
I politici del centro destra, ma loro governano, reagiscono scompostamente affermando che in Italia c’è ampia libertà di parola e di critica, basta guardare l’informazione radiotelevisiva sistematicamente contro il governo e il suo capo; ognuno può scendere in piazza e manifestare purché venga rispettata la legge (nel caso delle proteste contro la legge Gelmini, bisognava rispettare il diritto di chi voleva studiare); si può non essere d’accordo con le scelte del governo, ma basta sapere che si è dei “cretini”.
I politici del centro sinistra, cioè l’opposizione, sembra vivere in una torre di cristallo e non si accorge, ma penso non si vuole accorgere, di quanto le accade intorno, forse per pusillanimità o perché non se ne rende conto.
Entrambe le condizioni sono gravi e pericolose. La viltà, porta all’ignavia e alla complicità, anche se dovuta alla mancanza di coraggio. Se uno il coraggio non ce l’ha, diceva il poeta, non può inventarselo.
Accenniamo brevemente, quindi, ad episodi e prese di posizione governative o di personaggi ad esso vicini, molto gravi e preoccupanti. Mi auguro, per il bene del Paese e dei cittadini, che sono solo preoccupazioni, ma procediamo.
1) Vicenda contrattuale Cai - piloti e controllori di volo
Il presidente della Cai Colaninno dichiara. “Se i piloti non firmano, li prenderemo anche da Ryanair”.
All’unisono, intervengono i ministri Matteoli e Sacconi a dar man forte a Colaninno.
Matteoli: “Nel caso di sciopero, sarà esaminala l’ipotesi precettazione”.
Sacconi: “chi rifiuta il contratto Cai non ha diritto alla Cassa Integrazione”.
Colaninno, così ben spalleggiato, incalza: “Non c’è nessuna convocazione egli autonomi. Il problema è finito, chiuso”. I piloti saranno convocati uno per volta e “chi non accetta finirà fuori”. Sembra essere tornati ai padroni delle ferriere.
Il ministro Matteoli, come uno degli eroi della cordata salvaitalianità, così si esprime: “trattative non ce ne sono più e la Cai è intenzionata a partire (un bel problema se non ha i piloti!). Credo che la Cai chiamerà i piloti singolarmente…Per coloro che rifiutano, c’è qualche dubbio, che possano accedere alla cassa integrazione. La norma in proposito è chiara (non tanto, se persiste qualche dubbio, come lo stesso contraddittorio ministro lascia intendere)”. Qualche mal pensante potrebbe, vista la concordanza delle dichiarazioni, che Colaninno e Matteoli si siano messi d’accordo…bah.
Sacconi, il ministro tutto d’un pezzo, non è d’accordo e, così, va oltre: “Chi rifiuta perde il diritto agli ammortizzatori sociali. Non è una opinione, né una minaccia, né un ricatto. E’ la legge”.
Le parole di Sacconi non sono né minacce né ricatto, ma rappresentano bene il suo pensiero e la sua collocazione.
Conclusione: non è fascismo!
2) Assalto alla RAI
Una trentina d’ultrà di destra di Blocco Studentesco assale la redazione di “Chi l’ha visto?”, colpevole di aver mandato in onda l’aggressione fascista ad un gruppo di giovani a Piazza Navona, durante la manifestazione di Mercoledì scorso.
Sono seguite le minacce (“Vi abbiamo identificato, a voi ed ai vostri familiari”.) e la rivendicazione in nome di Forza Nuova. E’ solo teppismo? Non sembra. E, allora, cos’è?
Il segretario di Forza Nuova, esprime solidarietà a Blocco Studentesco e profonda indignazione per la trasmissione (non faceva altro che informazione, come dovrebbero fare tutti i TG e le trasmissioni giornalistiche) e “la volontà di certa sinistra di scaldare gli animi per riaprire una spirale di violenza (un linguaggio simile a quello del capo del Pdl) contro i ragazzi di destra (mi chiedo: hanno o non commesso quanto mostrato dalle immagini?). Hanno tracciato una lista di proscrizione (le stesse liste del fascismo del ventennio) nei confronti di militanti politici (una strana specie di militanti politici armati di bastoni che colpivano quattordicenni indifesi).
Per non lasciare solo il camerata, puntuale come un cronometro svizzero, la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, va oltre: “…qualcuno ha usato il servizio pubblico radiotelevisivo per istigare violenza (cosa sta compiendo la signora Mussolini con questa dichiarazione?) contro ragazzi di Blocco studentesco. Quella trasmissione serve per trovare le persone scomparse (non è compito delle forze dell’ordine?), non per metterne altre nelle mani dei facinorosi (di quali facinorosi parla l’onorevole? Non sono state chiare le immagini dei…facinorosi?)”.
Conclusione: non è fascismo!
3) L’intervista dell’on. Dell’Utri
Nell’intervista concessa a Klaus Davi, l’onorevole (anche se nominato e non eletto, come tutti gli attuali parlamentari. Liste bloccate come durante il fascismo) Dell’Utri da bibliofilo competente, come lo definiscono, diventa storico di razza e osservatore sociale interessato.
Sull’antimafia (lasciamo da parte le condanne subite) così si esprime: “ Credo che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e sacrifici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia fanno politica”. Definisce, inoltre, e non è una novità, Mangano, lo stalliere di Berlusconi, “un eroe”.
Parla di Benito Mussolini: “Mussolini sbagliò (almeno su questo siamo storicamente d’accordo), non c’è dubbio, ma quando era al potere lo Stato era più presente di quanto non lo sia adesso. Aveva dato al Paese, ed è stato l’unico, un senso di patria che non c’era prima e non c’è stato dopo”.
Sull’antifascismo è ancora più drastico e chiaro: “Ogni qual volta si tocca questo tasto, ecco l’insurrezione, e questo accade perché la situazione non è stata chiarita del tutto, la verità non è mai venuta a galla (di quale verità, di grazia?). Credo che ci sia ancora da lavorare da parte di tutti”. Conclude la dissertazione storica con un giudizio perentorio e conclusivo: “C’è anche da dire che il concetto di antifascismo, di per sé obsoleto, torna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione, e si riferisce col rinvangare sempre gli stessi (Obsoleta memoria storica!)”.
Le sue competenze, per nostra fortuna, non finiscono qui; ora si trasforma critico della comunicazione e osserva che in RAI sono presenti “ancora dirigenti messi dalla sinistra e che rispondono a logiche di sinistra”. E’, quindi, “difficile cambiare la televisione e pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c’è gente che alimenta una visione negativa della vita (durante il ventennio l’informazione veniva selezionata per dare agli italiani l’impressione di abitare nel paese di bengodi: niente delinquenza, niente carceri, solo per gli antifascisti, niente furti o rapine, niente stupri o violenze, niente scioperi…)”. Meno male che ci pensa “Berlusconi a diffondere ottimismo (come la buonanima, il cui motto era: credere, obbedire, combattere)”.Ognuno faccia le proprie considerazioni.
Conclusione: non è fascismo!
4) Licio Gelli
Gelli, parlando a Odeon TV, tesse le lodi di Berlusconi (“Uomo del fare. Di questo c’è bisogno in Italia: non di parole, di azioni”) ma fa un grazioso appunto (ha ancora tanto da insegnare ai suoi ex allievi): “Non condivido il governo Berlusconi perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza (ma cosa sta agendo Berlusconi?). Non m’interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese (tutto ciò dice il premier).
Berlusconi non replica, figuriamoci! Sergio Flamigni commenta: “Ha ragione: il Piano di rinascita della loggia P2 è diventato il programma dell’attuale governo”.
Conclusione: non è fascismo!
5) Berlusconi e i trafori
Berlusconi, parlando a Pero, a proposito della famosa TAV ha affermato che “lo Stato garantirà la possibilità di realizzare i trafori alpini anche con l’uso della forza…”
Minacciare di ricorrere all’uso della forza è diventato un ritornello, come dare la colpa ai comunisti d’ogni male d’Italia: per i rifiuti, per le occupazioni, per l’ordine pubblico, per la sicurezza (anche se ha militarizzato le città, i risultati non sono buoni)… Nessun commento.
Conclusione: non è fascismo!
Sono stanco, ma penso che queste poche citazioni possano bastare per concludere: non è fascismo!
02 novembre 2008
LA CAI BATTE CASSA
La Cai (niente a che vedere col Centro Alpino Italiano) aspetta il 30 Novembre per decidere se continuare ad esistere o sciogliersi. E’ l’ultima fase del ricatto della cordata d’imprenditori altruisti nata, com’è noto, per salvare l’italianità dell’azienda Alitalia. Grandi eroi, che rischiano i loro sudati guadagni per la Patria!
Per altri 28 giorni terrà banco nelle reti Media-Rai e su tutti i quotidiani italiani la diatriba tra la Cai e le sigle dei sindacati autonomi dei dipendenti ex Alitalia.
Ma l’accordo siglato qualche mese addietro non doveva essere risolutivo? Qual è l’oggetto del contendere? Ufficialmente è il rinnovo del contratto, ma la ragione vera riguarda il prestito ponte di 300 milioni fatto dal governo per permettere all’Alitalia di volare fino alla soluzione del problema, salvarla o lasciarla fallire.
Infatti, il governo si è subito mosso in sede europea col commissario Tajani. Chiederà, infatti, che il debito sia considerato a carico della bad company, cioè di quella parte della compagnia che ha sul groppone tutti i debiti e che, come sappiamo, è rimasta allo Stato.
Per intenderci, la Cai, che ha acquistato la parte sana dell’Alitalia, non vuol saperne, sicuramente avrà avuto assicurazioni da Berlusconi, di accollarsi il pesante fardello del debito.
Il governo o Berlusconi (si ripete la farsa del “deus ex machina” che tutto risolve. Basta chiamarlo!) risolveranno il problema nel modo più semplice e a loro congeniale: otterranno che il debito sia considerato a carico dello Stato e, quindi, dei cittadini che vedranno salire ancor più il loro debito, neonati compresi.
- Ma come, interviene il mio amico, abbiamo preteso che una cordata tutta italiana, d’eroici imprenditori, rilevassero un’azienda divoratrice di soldi, è ora facciamo gli schizzinosi? E’ giusto che se devono iniziare un’impresa, l’azienda degli eroi sia libera da debiti!
Inutile ribattere che gli eroi hanno preso una strenna e non hanno mai rischiato, meno che meno in questa operazione, nemmeno un centesimo. Hanno sempre operato in piena sicurezza. Tanto gli italiani sono generosi e, tra l’altro, pensano che non sia giusto che il tenore di vita di questi signori sia intaccato. Anzi è giusto migliorarlo!
Rimane il contrasto con i sindacati autonomi. Solo con essi perché i confederali e l’Ugl hanno firmato velocemente. Non si dica che sarà colpa loro se la Cai non volerà. Per di più riceveranno encomi e pacche sulle spalle da ministri, sottosegretari e cordata.
Resisteranno ancora qualche settimana gli autonomi. Una volta che l’Europa farà decollare i 300 milioni verso la bad company, l’accordo si troverà e, con qualche ingegnosa trovata, noi cittadini faremo ancora i buoni samaritani.
Per altri 28 giorni terrà banco nelle reti Media-Rai e su tutti i quotidiani italiani la diatriba tra la Cai e le sigle dei sindacati autonomi dei dipendenti ex Alitalia.
Ma l’accordo siglato qualche mese addietro non doveva essere risolutivo? Qual è l’oggetto del contendere? Ufficialmente è il rinnovo del contratto, ma la ragione vera riguarda il prestito ponte di 300 milioni fatto dal governo per permettere all’Alitalia di volare fino alla soluzione del problema, salvarla o lasciarla fallire.
Infatti, il governo si è subito mosso in sede europea col commissario Tajani. Chiederà, infatti, che il debito sia considerato a carico della bad company, cioè di quella parte della compagnia che ha sul groppone tutti i debiti e che, come sappiamo, è rimasta allo Stato.
Per intenderci, la Cai, che ha acquistato la parte sana dell’Alitalia, non vuol saperne, sicuramente avrà avuto assicurazioni da Berlusconi, di accollarsi il pesante fardello del debito.
Il governo o Berlusconi (si ripete la farsa del “deus ex machina” che tutto risolve. Basta chiamarlo!) risolveranno il problema nel modo più semplice e a loro congeniale: otterranno che il debito sia considerato a carico dello Stato e, quindi, dei cittadini che vedranno salire ancor più il loro debito, neonati compresi.
- Ma come, interviene il mio amico, abbiamo preteso che una cordata tutta italiana, d’eroici imprenditori, rilevassero un’azienda divoratrice di soldi, è ora facciamo gli schizzinosi? E’ giusto che se devono iniziare un’impresa, l’azienda degli eroi sia libera da debiti!
Inutile ribattere che gli eroi hanno preso una strenna e non hanno mai rischiato, meno che meno in questa operazione, nemmeno un centesimo. Hanno sempre operato in piena sicurezza. Tanto gli italiani sono generosi e, tra l’altro, pensano che non sia giusto che il tenore di vita di questi signori sia intaccato. Anzi è giusto migliorarlo!
Rimane il contrasto con i sindacati autonomi. Solo con essi perché i confederali e l’Ugl hanno firmato velocemente. Non si dica che sarà colpa loro se la Cai non volerà. Per di più riceveranno encomi e pacche sulle spalle da ministri, sottosegretari e cordata.
Resisteranno ancora qualche settimana gli autonomi. Una volta che l’Europa farà decollare i 300 milioni verso la bad company, l’accordo si troverà e, con qualche ingegnosa trovata, noi cittadini faremo ancora i buoni samaritani.
30 ottobre 2008
IL DANNO E’ FATTO
Tutto è avvenuto secondo copione. La farsa o il dramma, dipende dai punti di vista, è compiuto.
Attore-spalla: Gelmini Mariastella
Regista: Tremonti Giulio
Produttore: Berlusconi Silvio
Comparse: Ministri e parlamentari del Pdl
Spettatori solo col diritto di accettare, dopo qualche protesta necessaria allo spettacolo: studenti, insegnanti e genitori.
Palcoscenico dell’ultimo atto: il senato della Repubblica (!) e le piazze di tutte le città sedi universitarie.
Il Decreto sulla scuola, meglio conosciuto come Riforma Gelmini o “Tagli Tremonti”, è da ieri Legge dello Stato, anche se legalmente bisogna aspettare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Ho sempre pensato che democrazia abbia significato confronto ma B&S (Berlusconi e soci parlamentari Pdl) stanno cambiando il significato alle parole. Democrazia ora diventa imposizione della maggioranza parlamentare, che rappresenta solo una parte, anche se maggioritaria, del Paese, al resto dei cittadini, nella presunzione di possedere il monopolio della verità (forse, perché la sua guida e capo è quell’uomo della provvidenza che gli altri stati ci…invidiano).
Non ammettono, quindi, che esista un’opposizione parlamentare che chieda di discutere provvedimenti di riforma che, proprio perché interessano tutti i cittadini, devono avere il contributo di tutti i rappresentanti del popolo. Non ammettono, per di più, che i cittadini scendano in piazza per chiedere di poter discutere, capire e nel caso migliorare le proposte di legge.
Sono, però, bravi a propagandare nelle reti Media-Rai e nella stampa amica (la quasi totalità: è bastata la minaccia di rivedere i contributi dello Stato all’editoria!) che il dialogo loro lo vogliono, sono gli altri, l’opposizione e quei facinorosi di studenti che scendono in piazza perché strumentalizzati e dai comunisti e perché non hanno voglia di studiare.
Dialogo per loro significa accettazione e plauso alle loro proposte. Da quando questo governo si è insediato, tutti i provvedimenti legislativi importanti, a cominciare dalla Legge finanziaria, sono bastati pochi minuti per l’approvazione mediante voto di fiducia, sono passati con gli strumenti del Decreto e del voto di fiducia. Le giustificazioni sono state sempre le stesse: l’urgenza e la mancanza di tempo, amalgamate dalla certa ignoranza dell’opposizione che non è in grado di dialogare né di fare proposte.
Gli studenti e non solo loro hanno deciso di continuare la protesta nei modi pacifici attuati in questi giorni, chiedendo di ridiscutere i provvedimenti. Se sono convinti che la Riforma Gelmini non è una riforma giusta per il loro futuro e per quello dell’Italia, continuino nella protesta.
Che sia una protesta civile, non violenta, propositiva. Non cadano nella trappola della provocazione, isolino gli infiltrati e i “facinorosi”. Solo in questo modo avranno dietro il consenso dell’Italia che ragiona, non diano pretesti alle forze dell’ordine d’intervenire, facendo passare la protesta come un problema d’ordine pubblico, verso il quale gli Italiani sono sensibili. Il governo ha a disposizione mezzi micidiali: la propaganda e gli imbonitori prezzolati.
Siamo guidati da un governo irresponsabile ed è giusto che i cittadini se ne rendano conto.
Non bisogna offrire il fianco perché dai disordini alla richiesta di un governo forte che ripristini l’ordine, il passo è breve, visti i numeri parlamentari.
Bisogna agire con prudenza e nella legalità, forti della ragione della democrazia.
Gandhi deve essere il modello a cui riferirsi.
Attore-spalla: Gelmini Mariastella
Regista: Tremonti Giulio
Produttore: Berlusconi Silvio
Comparse: Ministri e parlamentari del Pdl
Spettatori solo col diritto di accettare, dopo qualche protesta necessaria allo spettacolo: studenti, insegnanti e genitori.
Palcoscenico dell’ultimo atto: il senato della Repubblica (!) e le piazze di tutte le città sedi universitarie.
Il Decreto sulla scuola, meglio conosciuto come Riforma Gelmini o “Tagli Tremonti”, è da ieri Legge dello Stato, anche se legalmente bisogna aspettare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Ho sempre pensato che democrazia abbia significato confronto ma B&S (Berlusconi e soci parlamentari Pdl) stanno cambiando il significato alle parole. Democrazia ora diventa imposizione della maggioranza parlamentare, che rappresenta solo una parte, anche se maggioritaria, del Paese, al resto dei cittadini, nella presunzione di possedere il monopolio della verità (forse, perché la sua guida e capo è quell’uomo della provvidenza che gli altri stati ci…invidiano).
Non ammettono, quindi, che esista un’opposizione parlamentare che chieda di discutere provvedimenti di riforma che, proprio perché interessano tutti i cittadini, devono avere il contributo di tutti i rappresentanti del popolo. Non ammettono, per di più, che i cittadini scendano in piazza per chiedere di poter discutere, capire e nel caso migliorare le proposte di legge.
Sono, però, bravi a propagandare nelle reti Media-Rai e nella stampa amica (la quasi totalità: è bastata la minaccia di rivedere i contributi dello Stato all’editoria!) che il dialogo loro lo vogliono, sono gli altri, l’opposizione e quei facinorosi di studenti che scendono in piazza perché strumentalizzati e dai comunisti e perché non hanno voglia di studiare.
Dialogo per loro significa accettazione e plauso alle loro proposte. Da quando questo governo si è insediato, tutti i provvedimenti legislativi importanti, a cominciare dalla Legge finanziaria, sono bastati pochi minuti per l’approvazione mediante voto di fiducia, sono passati con gli strumenti del Decreto e del voto di fiducia. Le giustificazioni sono state sempre le stesse: l’urgenza e la mancanza di tempo, amalgamate dalla certa ignoranza dell’opposizione che non è in grado di dialogare né di fare proposte.
Gli studenti e non solo loro hanno deciso di continuare la protesta nei modi pacifici attuati in questi giorni, chiedendo di ridiscutere i provvedimenti. Se sono convinti che la Riforma Gelmini non è una riforma giusta per il loro futuro e per quello dell’Italia, continuino nella protesta.
Che sia una protesta civile, non violenta, propositiva. Non cadano nella trappola della provocazione, isolino gli infiltrati e i “facinorosi”. Solo in questo modo avranno dietro il consenso dell’Italia che ragiona, non diano pretesti alle forze dell’ordine d’intervenire, facendo passare la protesta come un problema d’ordine pubblico, verso il quale gli Italiani sono sensibili. Il governo ha a disposizione mezzi micidiali: la propaganda e gli imbonitori prezzolati.
Siamo guidati da un governo irresponsabile ed è giusto che i cittadini se ne rendano conto.
Non bisogna offrire il fianco perché dai disordini alla richiesta di un governo forte che ripristini l’ordine, il passo è breve, visti i numeri parlamentari.
Bisogna agire con prudenza e nella legalità, forti della ragione della democrazia.
Gandhi deve essere il modello a cui riferirsi.
27 ottobre 2008
PILLOLE
Non votare e uscire dall’aula
L’affermata ditta B&G (Berlusconi Gelmini) ha confermato che mercoledì il senato voterà il Decreto sulla riforma scolastica.
Nonostante i falsi inviti al dialogo rivolti all’opposizione, nonostante la farsa del ricevimento degli studenti, solo uno spot pubblicitario, la Gelmini andrà avanti. Solo qualche migliaio di studenti, afferma, non può fermare una riforma giusta che elimina gli sprechi.
Appare avvio che la ministra, come gli alti esponenti del Pdl, non sa contare, visto che le proteste in tutte le principali città hanno coinvolto molte migliaia di studenti, cui si aggiungono docenti e genitori (il Pdl oggi ha coinvolto “gli studenti della libertà”, per la verità pochi unità in doppiopetto che rivendicavano il loro diritto allo studio, quando il diritto allo studio sta subendo un attacco frontale). Anche le presenze alla manifestazione del PD sono state quantificate in 200, al massimo 300 mila, mentre tutti i telespettatori hanno visivamente potuto constatare che la piazza traboccava.
Se B&G mercoledì manterranno la minaccia e si presenteranno per votare il Decreto, l’opposizione avrà un solo strumento a sua disposizione: uscire dall’aula e andare ad assistere ad una lezione in piazza, motivando l’uscita non come abbandono di un dovere istituzionale, ma come solidarietà agli studenti che vedono nel decreto un colpo al loro futuro e come protesta all’arroganza di una maggioranza che impone invece di discutere.
Riduzione di stipendio
Se in un così tragico momento di crisi finanziaria e di grave recessione i nostri dipendenti parlamentari decidessero di autoridursi lo stipendio con annessi e connessi del 50%, se i manager pubblici lasciassero almeno i 2/3 delle loro competenze alle aziende, sei manager delle banche si vestissero d’umiltà e rivedessero i loro compensi a livello umano, gli Italiani apprezzerebbero e affronterebbero il previsto periodo di sacrifici con più serenità.
Ma nessun politico, nessun manager pubblico o privato hanno dichiarato la volontà di fare un simile atto di rispetto verso chi fornisce loro il benessere di cui godono…compresi i privilegi.
?
Perché Ratzinger e la gerarchia vaticana non hanno appoggiato le sacrosante ragioni di studenti, docenti, personale Ata e genitori riguardo ai tagli alla scuola per complessivi 9,5 miliardi di euro?
Forse perché lo sfascio della scuola pubblica è visto come la panacea della “loro” scuola?
Perché hanno ritenuto d’intervenire sugli esuberi Alitalia e non intervengono su più di 130.000 lavoratori della scuola che perderanno nel volger di un triennio il loro posto di lavoro?
L’affermata ditta B&G (Berlusconi Gelmini) ha confermato che mercoledì il senato voterà il Decreto sulla riforma scolastica.
Nonostante i falsi inviti al dialogo rivolti all’opposizione, nonostante la farsa del ricevimento degli studenti, solo uno spot pubblicitario, la Gelmini andrà avanti. Solo qualche migliaio di studenti, afferma, non può fermare una riforma giusta che elimina gli sprechi.
Appare avvio che la ministra, come gli alti esponenti del Pdl, non sa contare, visto che le proteste in tutte le principali città hanno coinvolto molte migliaia di studenti, cui si aggiungono docenti e genitori (il Pdl oggi ha coinvolto “gli studenti della libertà”, per la verità pochi unità in doppiopetto che rivendicavano il loro diritto allo studio, quando il diritto allo studio sta subendo un attacco frontale). Anche le presenze alla manifestazione del PD sono state quantificate in 200, al massimo 300 mila, mentre tutti i telespettatori hanno visivamente potuto constatare che la piazza traboccava.
Se B&G mercoledì manterranno la minaccia e si presenteranno per votare il Decreto, l’opposizione avrà un solo strumento a sua disposizione: uscire dall’aula e andare ad assistere ad una lezione in piazza, motivando l’uscita non come abbandono di un dovere istituzionale, ma come solidarietà agli studenti che vedono nel decreto un colpo al loro futuro e come protesta all’arroganza di una maggioranza che impone invece di discutere.
Riduzione di stipendio
Se in un così tragico momento di crisi finanziaria e di grave recessione i nostri dipendenti parlamentari decidessero di autoridursi lo stipendio con annessi e connessi del 50%, se i manager pubblici lasciassero almeno i 2/3 delle loro competenze alle aziende, sei manager delle banche si vestissero d’umiltà e rivedessero i loro compensi a livello umano, gli Italiani apprezzerebbero e affronterebbero il previsto periodo di sacrifici con più serenità.
Ma nessun politico, nessun manager pubblico o privato hanno dichiarato la volontà di fare un simile atto di rispetto verso chi fornisce loro il benessere di cui godono…compresi i privilegi.
?
Perché Ratzinger e la gerarchia vaticana non hanno appoggiato le sacrosante ragioni di studenti, docenti, personale Ata e genitori riguardo ai tagli alla scuola per complessivi 9,5 miliardi di euro?
Forse perché lo sfascio della scuola pubblica è visto come la panacea della “loro” scuola?
Perché hanno ritenuto d’intervenire sugli esuberi Alitalia e non intervengono su più di 130.000 lavoratori della scuola che perderanno nel volger di un triennio il loro posto di lavoro?
25 ottobre 2008
PERSEVERA
La Gelmini è come l’asino davanti al cardo: non si sposta, nemmeno a prenderlo a calci. In questo assomiglia senz’altro al suo capo.
Aveva partorito il topolino di sentire gli studenti medi e universitari.
L’ha fatto, ma alla fine dell’incontro, ha ribadito che il decreto non cambia, perché e valido e serve a dare loro una scuola migliore. Non ha spiegato come e che fine faranno i 10 miliardi di tagli alla scuola pubblica, perché qui sta il busillis: come riformare la scuola e a costo sotto zero, mantenendo il tempo pieno, sostenendo la ricerca e migliorando la preparazione.
Risponda la signora egida armata, senza lingua biforcuta, in un confronto pubblico, aperto e con il testo del decreto tra le mani, proprio come si fa a scuola.
Alla fine, come c’era da aspettarsi, l’incontro è stato “concesso” per “sentire”, non per iniziare un confronto.
E’ questo il dialogo a cui pensa il governo e la maggioranza di riferimento, un dialogo in cui “loro” decidono, mentre le varie controparti parlano, anche se sarebbe meglio che si limitassero ad ascoltare.
L’incontro è stato una farsa, come una farsa è tutto quanto il governo fa, “fregandosene” della democrazia e delle proteste che, va sottolineato, salgono dal mondo della scuola genitori compresi che hanno capito i danni che la cosiddetta riforma arrecherà nella formazione dei loro figli.
Oggi scende in piazza la scuola, domani le piccole e medie aziende, i disoccupati, i pensionati i lavoratori…
Non è solo una questione di crisi economica. E’un modo di essere governati, con annunci spettacolari a reti unificate e senza sostanza. Quando i cittadini si accorgeranno dell’inconsistenza della classe politica al potere, incapace di risolvere i problemi dell’Italia, per il governo non ci sarà scampo, a dispetto dei sorrisi e delle televisioni amiche.
La scuola, signora Gelmini, i giovani studenti, con la loro protesta non violenta e propositiva, vi hanno messo in difficoltà. Non sapete come reagire, perché a voi è precluso qualsiasi ripensamento, quell’umiltà che porta alla scelta migliore.
La scuola sta mettendo a nudo tutta la vostra arroganza con cui avete nascosto la vostra inettitudine e aprirà gli occhi alla maggior parte degli italiani.
Abbiate almeno il coraggio di dimettervi, prima di procurare danni maggiori alle istituzioni e al Paese.
Aveva partorito il topolino di sentire gli studenti medi e universitari.
L’ha fatto, ma alla fine dell’incontro, ha ribadito che il decreto non cambia, perché e valido e serve a dare loro una scuola migliore. Non ha spiegato come e che fine faranno i 10 miliardi di tagli alla scuola pubblica, perché qui sta il busillis: come riformare la scuola e a costo sotto zero, mantenendo il tempo pieno, sostenendo la ricerca e migliorando la preparazione.
Risponda la signora egida armata, senza lingua biforcuta, in un confronto pubblico, aperto e con il testo del decreto tra le mani, proprio come si fa a scuola.
Alla fine, come c’era da aspettarsi, l’incontro è stato “concesso” per “sentire”, non per iniziare un confronto.
E’ questo il dialogo a cui pensa il governo e la maggioranza di riferimento, un dialogo in cui “loro” decidono, mentre le varie controparti parlano, anche se sarebbe meglio che si limitassero ad ascoltare.
L’incontro è stato una farsa, come una farsa è tutto quanto il governo fa, “fregandosene” della democrazia e delle proteste che, va sottolineato, salgono dal mondo della scuola genitori compresi che hanno capito i danni che la cosiddetta riforma arrecherà nella formazione dei loro figli.
Oggi scende in piazza la scuola, domani le piccole e medie aziende, i disoccupati, i pensionati i lavoratori…
Non è solo una questione di crisi economica. E’un modo di essere governati, con annunci spettacolari a reti unificate e senza sostanza. Quando i cittadini si accorgeranno dell’inconsistenza della classe politica al potere, incapace di risolvere i problemi dell’Italia, per il governo non ci sarà scampo, a dispetto dei sorrisi e delle televisioni amiche.
La scuola, signora Gelmini, i giovani studenti, con la loro protesta non violenta e propositiva, vi hanno messo in difficoltà. Non sapete come reagire, perché a voi è precluso qualsiasi ripensamento, quell’umiltà che porta alla scelta migliore.
La scuola sta mettendo a nudo tutta la vostra arroganza con cui avete nascosto la vostra inettitudine e aprirà gli occhi alla maggior parte degli italiani.
Abbiate almeno il coraggio di dimettervi, prima di procurare danni maggiori alle istituzioni e al Paese.
DESTITUIRLO
Il premier a Pechino dichiara di non aver mai affermato che avrebbe dato “istruzioni dettagliate al ministro dell’interno su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo (le occupazioni) possa succedere. La colpa, come il solito, è dei giornalisti faziosi e prevenuti sull’azione del suo governo.
Sarà effetto del fuso orario? No!
E’ stanco, troppi problemi sul tavolo, dall’Alitalia alla crisi finanziaria e al Decreto Gelmini, troppi spostamenti da un fuso all’altro e l’età si fa sentire. Forse.
Io penso che il problema è un altro, riguarda il suo stato di salute e, per il delicato ruolo istituzionale che svolge, sta diventando un problema serio per gli italiani. Ma andiamo con ordine.
Il Nostro a Pechino non solo non smentisce che la colpa delle proteste di studenti, insegnanti, genitori è dell’estrema sinistra, dei centri sociali e di Veltroni che strumentalizza l’evento per attirare più gente al sua manifestazione organizzata dal PD, ma aggiunge che a protestare sono dei facinorosi, solo piccoli gruppi, come risulta dalle informazioni in suo possesso, con l’appoggio di giornali.
L’autoritarismo, i più buoni lo chiamano sbagliando decisionismo, è insito nel suo carattere. Non tollera perciò che, spontaneamente, senza che né sindacati né partiti politici guidino la protesta, un numero enorme di cittadini di provenienza politica diversa, scenda in piazza per contestare una legge ritenuta, come lo è senz’altro, sbagliata e mortificante.
La minaccia, quindi, che avrebbe fatto ricorso alla polizia per sgomberare le università occupate, è stata una minaccia reale, per di più fatta in una pubblica conferenza stampa.
Tutto ciò è molto preoccupante, e dimostra che il capo del governo disconosce che tra i suoi compiti rientra quello di unire i cittadini non di dividerli, di infondere serenità e non esasperazione: il presidente del consiglio, finite le elezioni, è il presidente di tutti gli italiani e come tale deve comportarsi. Siamo nella fase cronica, ormai, di delirio d’onnipotenza, alla quale si aggiunge la fase patologica dell’ossessione dei comunisti, dei centri sociali e della stampa.
Ormai vede congiure dappertutto: Chiunque non la pensa come lui è un nemico.
Tutto ciò, secondo il mio parere, lo rende instabile e non in grado di governare un Paese complesso come l’Italia.
Sarebbe giusta cosa destituirlo prima che combini guai irreparabili…se solo si potesse fare.
Sarà effetto del fuso orario? No!
E’ stanco, troppi problemi sul tavolo, dall’Alitalia alla crisi finanziaria e al Decreto Gelmini, troppi spostamenti da un fuso all’altro e l’età si fa sentire. Forse.
Io penso che il problema è un altro, riguarda il suo stato di salute e, per il delicato ruolo istituzionale che svolge, sta diventando un problema serio per gli italiani. Ma andiamo con ordine.
Il Nostro a Pechino non solo non smentisce che la colpa delle proteste di studenti, insegnanti, genitori è dell’estrema sinistra, dei centri sociali e di Veltroni che strumentalizza l’evento per attirare più gente al sua manifestazione organizzata dal PD, ma aggiunge che a protestare sono dei facinorosi, solo piccoli gruppi, come risulta dalle informazioni in suo possesso, con l’appoggio di giornali.
L’autoritarismo, i più buoni lo chiamano sbagliando decisionismo, è insito nel suo carattere. Non tollera perciò che, spontaneamente, senza che né sindacati né partiti politici guidino la protesta, un numero enorme di cittadini di provenienza politica diversa, scenda in piazza per contestare una legge ritenuta, come lo è senz’altro, sbagliata e mortificante.
La minaccia, quindi, che avrebbe fatto ricorso alla polizia per sgomberare le università occupate, è stata una minaccia reale, per di più fatta in una pubblica conferenza stampa.
Tutto ciò è molto preoccupante, e dimostra che il capo del governo disconosce che tra i suoi compiti rientra quello di unire i cittadini non di dividerli, di infondere serenità e non esasperazione: il presidente del consiglio, finite le elezioni, è il presidente di tutti gli italiani e come tale deve comportarsi. Siamo nella fase cronica, ormai, di delirio d’onnipotenza, alla quale si aggiunge la fase patologica dell’ossessione dei comunisti, dei centri sociali e della stampa.
Ormai vede congiure dappertutto: Chiunque non la pensa come lui è un nemico.
Tutto ciò, secondo il mio parere, lo rende instabile e non in grado di governare un Paese complesso come l’Italia.
Sarebbe giusta cosa destituirlo prima che combini guai irreparabili…se solo si potesse fare.
23 ottobre 2008
L'IPOTESI CALAMANDREI
Dal blog di Berppe Grillo:
L’ipotesi Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
L’ipotesi Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
IL DIALOGO AL POTERE ovvero Mandiamo la polizia
Scioperi, cortei, occupazioni. In tutte le città d’Italia si accende la protesta contro la riforma della scuola pubblica e delle università, che sanno solo di tagli e di mortificazioni non solo verso i docenti, i ricercatori e i lavoratori della stessa, ma verso l’intero Paese, visto come l’insieme dei fruitori, alunni e studenti universitari, del servizio scolastico e universitario.
La ministra dice che l’università è nel caos e così com’è organizzata è improduttiva, ma non risponde alle domande di docenti, ricercatori e studenti che temono, giustamente, il taglio delle risorse (previsto), il blocco del turn over (previsto), la fine della ricerca con conseguente licenziamento di ricercatori qualificati e da tempo lavoratori precari dell’università e, non ultima per importanza, la trasformazione delle università in fondazioni.
Con quest’ultimo provvedimento le università saranno, per i costi elevati delle tasse d’iscrizione (già oggi abbastanza alte, almeno per le famiglie a reddito fisso), precluse alla maggior parte dei cittadini, diventando università d’elite.
E’ questo che si vuole? Basta dirlo; almeno per rispetto a chi questo governo ha votato.
La Gelmini e il suo mentore, anche con riferimento alla riforma della scuola primaria e secondaria, mentono sapendo di mentire. S’inventano altre figure che saranno affiancate al maestro unico o rassicurano i genitori che il tempo pieno sarà potenziato.
Ma come faranno se per recuperare 8 miliardi di euro ritornano al maestro unico, diminuiscono le ore del tempo scuola, licenziano il personale Ata, accorpano gli istituti e chiudono le scuole dei piccoli comuni alpini o appenninici?
Occorrerebbe la bacchetta magica o la creatività del ministro dell’economia, che sembra aver esaurito tale facoltà!
Per evitare risposte i due dell’apocalisse, B&G, convocano conferenze stampa o parlano al chiuso, in ambienti protetti, ripetendo sempre gli stessi concetti espressi con le stesse parole (viva la creatività!), convinti che una bugia ripetuta all’infinito diventi, come per incanto, una verità.
Un “gioco” perverso a cui si prestano le reti Media-Rai e i quotidiani viciniori, che descrivono una realtà virtuale, come il pater desidera, che nulla ha a che vedere con la realtà vissuta.
Mandano, così, in onda classi piene e composte, maestri e maestre soddisfatti, genitori entusiasti, università in piena attività.
Ieri il premier a viso duro, ha dichiarato che non tollererà occupazioni d’alcun genere e fornirà al ministro dell’interno un piano d’intervento per riportare l’ordine nelle scuole e nelle università.
Anche l’opposizione deve stare attenta perché “manifestare è una possibilità (!) della democrazia… La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo (contro chi, allora?) e non ha proposte (come fa a dirlo, chiaroveggenza?). La piazza non è il posto migliore per far proposte. Le proposte si fanno in Parlamento”.
Se la situazione non fosse così tragica, con un reale pericolo di deriva autoritaria, ci sarebbe da ridere: il lupo, che usa il voto di fiducia e i decreti per governare, consiglia all’agnello di stare attento ai gatti!
Ritornando alla scuola, le prese di posizione del premier sono di una gravità inaudita. Mai nessuno si è spinto così oltre con minacce a tutto campo.
Per chi ha la grande responsabilità di tenere unito il Paese, soffiare sul fuoco della contrapposizione, lanciando accuse a manca e a dritta, invece di cercare il dialogo, si affacciano due ipotesi, entrambe realistiche: la prima che non è in grado di governare un Paese perché non ha ancora capito che questo non è la “sua” azienda; la seconda che ha un concetto della democrazia che fa a pugni con la Costituzione. Entrambe le ipotesi sono legati dal concetto aziendale che il possesso delle “quote societarie” porta al decisionismo e all’autoritarismo per cui la maggioranza parlamentare, diventa la detentrice del potere sovrano che poi lui gestisce, come socio di maggioranza, in qualità di amministratore delegato.
Il PdC dichiara, nella sua ampia conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male, che “…i manifestanti sono organizzati dall’estrema sinistra …, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo far passare nella scuola delle menzogne”.
Poi, in un delirio d’onnipotenza afferma: “Convocherò oggi il ministro degli interni e darò a lui istruzioni dettagliate (non dialoga nemmeno col suo ministro!) su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo (le occupazioni) possa succedere”.
Il mio amico laconicamente: “Ma il dialogo si ha solo se l’opposizione lo vuole, ma questa opposizione fascistoide, vuole creare solo allarmismo e caos nella vita sociale della calma Italia!”
La ministra dice che l’università è nel caos e così com’è organizzata è improduttiva, ma non risponde alle domande di docenti, ricercatori e studenti che temono, giustamente, il taglio delle risorse (previsto), il blocco del turn over (previsto), la fine della ricerca con conseguente licenziamento di ricercatori qualificati e da tempo lavoratori precari dell’università e, non ultima per importanza, la trasformazione delle università in fondazioni.
Con quest’ultimo provvedimento le università saranno, per i costi elevati delle tasse d’iscrizione (già oggi abbastanza alte, almeno per le famiglie a reddito fisso), precluse alla maggior parte dei cittadini, diventando università d’elite.
E’ questo che si vuole? Basta dirlo; almeno per rispetto a chi questo governo ha votato.
La Gelmini e il suo mentore, anche con riferimento alla riforma della scuola primaria e secondaria, mentono sapendo di mentire. S’inventano altre figure che saranno affiancate al maestro unico o rassicurano i genitori che il tempo pieno sarà potenziato.
Ma come faranno se per recuperare 8 miliardi di euro ritornano al maestro unico, diminuiscono le ore del tempo scuola, licenziano il personale Ata, accorpano gli istituti e chiudono le scuole dei piccoli comuni alpini o appenninici?
Occorrerebbe la bacchetta magica o la creatività del ministro dell’economia, che sembra aver esaurito tale facoltà!
Per evitare risposte i due dell’apocalisse, B&G, convocano conferenze stampa o parlano al chiuso, in ambienti protetti, ripetendo sempre gli stessi concetti espressi con le stesse parole (viva la creatività!), convinti che una bugia ripetuta all’infinito diventi, come per incanto, una verità.
Un “gioco” perverso a cui si prestano le reti Media-Rai e i quotidiani viciniori, che descrivono una realtà virtuale, come il pater desidera, che nulla ha a che vedere con la realtà vissuta.
Mandano, così, in onda classi piene e composte, maestri e maestre soddisfatti, genitori entusiasti, università in piena attività.
Ieri il premier a viso duro, ha dichiarato che non tollererà occupazioni d’alcun genere e fornirà al ministro dell’interno un piano d’intervento per riportare l’ordine nelle scuole e nelle università.
Anche l’opposizione deve stare attenta perché “manifestare è una possibilità (!) della democrazia… La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo (contro chi, allora?) e non ha proposte (come fa a dirlo, chiaroveggenza?). La piazza non è il posto migliore per far proposte. Le proposte si fanno in Parlamento”.
Se la situazione non fosse così tragica, con un reale pericolo di deriva autoritaria, ci sarebbe da ridere: il lupo, che usa il voto di fiducia e i decreti per governare, consiglia all’agnello di stare attento ai gatti!
Ritornando alla scuola, le prese di posizione del premier sono di una gravità inaudita. Mai nessuno si è spinto così oltre con minacce a tutto campo.
Per chi ha la grande responsabilità di tenere unito il Paese, soffiare sul fuoco della contrapposizione, lanciando accuse a manca e a dritta, invece di cercare il dialogo, si affacciano due ipotesi, entrambe realistiche: la prima che non è in grado di governare un Paese perché non ha ancora capito che questo non è la “sua” azienda; la seconda che ha un concetto della democrazia che fa a pugni con la Costituzione. Entrambe le ipotesi sono legati dal concetto aziendale che il possesso delle “quote societarie” porta al decisionismo e all’autoritarismo per cui la maggioranza parlamentare, diventa la detentrice del potere sovrano che poi lui gestisce, come socio di maggioranza, in qualità di amministratore delegato.
Il PdC dichiara, nella sua ampia conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male, che “…i manifestanti sono organizzati dall’estrema sinistra …, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo far passare nella scuola delle menzogne”.
Poi, in un delirio d’onnipotenza afferma: “Convocherò oggi il ministro degli interni e darò a lui istruzioni dettagliate (non dialoga nemmeno col suo ministro!) su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo (le occupazioni) possa succedere”.
Il mio amico laconicamente: “Ma il dialogo si ha solo se l’opposizione lo vuole, ma questa opposizione fascistoide, vuole creare solo allarmismo e caos nella vita sociale della calma Italia!”
22 ottobre 2008
Viso di cartapesta rimodellata,
suadente sorriso disegnato,
occhi di vetro senz’anima
fissano lontano.
Le labbra si muovono
atonici altoparlanti
ad imbonire una platea
stanca ormai e assuefatta.
Un crac e…
il palco crolla.
Avvvolti nella polvere,
gli astanti spingono,
cercano l’uscita.
Dalle macerie un omino
nel delirio si ricompone.
Una spolverata al gessato,
il sorriso di prima,
gli occhi spiritati,
ricomincia…
Le parole divorano le parole
nel deserto di vite spezzate
invano alla salvezza protese.
suadente sorriso disegnato,
occhi di vetro senz’anima
fissano lontano.
Le labbra si muovono
atonici altoparlanti
ad imbonire una platea
stanca ormai e assuefatta.
Un crac e…
il palco crolla.
Avvvolti nella polvere,
gli astanti spingono,
cercano l’uscita.
Dalle macerie un omino
nel delirio si ricompone.
Una spolverata al gessato,
il sorriso di prima,
gli occhi spiritati,
ricomincia…
Le parole divorano le parole
nel deserto di vite spezzate
invano alla salvezza protese.
19 ottobre 2008
LA GELMINI NON CAPISCE
La Gelmini, poveretta, non capisce perché centinaia di migliaia tra studenti, professori e genitori protestino. Forse avrebbe bisogno di un corso accelerato, differenziato da quello somministratogli dal ministro Tremonti, perché possa capire le ragioni della protesta. Potrebbe approfittarne, partecipando ad una delle numerose assemblee e chiedere con umiltà che gliele spiegassero.
La ministra, invece, racchiusa nella sua arroganza, sfugge a qualsiasi dibattito, anche parlamentare, forse, è questa la sensazione, per la pochezza delle argomentazioni a sua disposizione.
Se così non è, farebbe bene allora a scendere dallo scranno e spiegare in modo chiaro e semplice a cosa portano i provvedimenti che il parlamento, senza un minimo dibattito, si appresta a varare.
La pura e semplice verità, non la demagogia, non le bugie degli annunci altisonanti che le reti unificate Media-Rai riversano nelle case degli italiani.
Anche le Regioni, tutte le Regioni, anche quelle governate dal Pdl sono sul piede di guerra, e hanno disertato per protesta la Conferenza Stato Regioni.
Maestro unico e riduzione del tempo scuola alle elementari (24 ore), riduzione oraria nella scuola secondaria di I grado (ore 29 invece di 32) e nelle scuole superiori, accorpamenti d’istituzioni scolastiche che non raggiungono le 300 unità (circa 2600) e chiusura di circa 4200 plessi scolastici con meno di 50 alunni (sono scuole di piccoli paesi appenninici e alpini distanti tra loro e di difficile raggiungimento) porteranno al taglio di 87.400 cattedre e 44.500 posti di personale ATA.
Questo ultimo provvedimento è stato nascosto, per la vergogna, in un Decreto riguardante la sanità!!
Ma il tempo pieno, sostiene l’incompresa Gelmini non scomparirà, anzi, in certi casi, sarà potenziato. Se la matematica non è un’opinione, salvo che un Decreto non stabilisca il contrario, la ministra on è in grado di capire e allora dovrebbe, non dimettersi, ma essere dimessa.
Una riforma fatta solo di tagli (risparmio di otto miliardi di euro) e di un ritorno al passato non può essere una buona riforma. E’ solo un imbroglio!
E un governo che non discute con i cittadini su riforme di tale entità, non è un buon governo.
La ministra, invece, racchiusa nella sua arroganza, sfugge a qualsiasi dibattito, anche parlamentare, forse, è questa la sensazione, per la pochezza delle argomentazioni a sua disposizione.
Se così non è, farebbe bene allora a scendere dallo scranno e spiegare in modo chiaro e semplice a cosa portano i provvedimenti che il parlamento, senza un minimo dibattito, si appresta a varare.
La pura e semplice verità, non la demagogia, non le bugie degli annunci altisonanti che le reti unificate Media-Rai riversano nelle case degli italiani.
Anche le Regioni, tutte le Regioni, anche quelle governate dal Pdl sono sul piede di guerra, e hanno disertato per protesta la Conferenza Stato Regioni.
Maestro unico e riduzione del tempo scuola alle elementari (24 ore), riduzione oraria nella scuola secondaria di I grado (ore 29 invece di 32) e nelle scuole superiori, accorpamenti d’istituzioni scolastiche che non raggiungono le 300 unità (circa 2600) e chiusura di circa 4200 plessi scolastici con meno di 50 alunni (sono scuole di piccoli paesi appenninici e alpini distanti tra loro e di difficile raggiungimento) porteranno al taglio di 87.400 cattedre e 44.500 posti di personale ATA.
Questo ultimo provvedimento è stato nascosto, per la vergogna, in un Decreto riguardante la sanità!!
Ma il tempo pieno, sostiene l’incompresa Gelmini non scomparirà, anzi, in certi casi, sarà potenziato. Se la matematica non è un’opinione, salvo che un Decreto non stabilisca il contrario, la ministra on è in grado di capire e allora dovrebbe, non dimettersi, ma essere dimessa.
Una riforma fatta solo di tagli (risparmio di otto miliardi di euro) e di un ritorno al passato non può essere una buona riforma. E’ solo un imbroglio!
E un governo che non discute con i cittadini su riforme di tale entità, non è un buon governo.
17 ottobre 2008
RATZINGER E LA SCIENZA
Benedetta umanità!
Per la sua salvezza spirituale e materiale può contare sulla grande sapienza ispirata del Papa più interventista della storia.
Berlusconi l’uomo della provvidenza, il papa l’uomo per bocca del quale si manifesta l’onniscienza divina: assieme faranno la felicità dell’Italia e dei suoi cittadini e, per espansione, del globo terraqueo e dei suoi abitanti.
I media italiani, a corto di notizie (e lo scombussolamento socio-economico-finanziario?), riportano con enfasi tutte le esternazioni del Sommo P (P come parolaio, parlatore, pastore, parassita, peripatetico, paroliere, pentapoli, pentarchia…) che disserta, com’è legittimo (“la Chiesa non rinuncerà mai a proclamare le sue verità di fede e i suoi principi etici e morali, pur senza fare scelte politiche di parte”.), su ogni aspetto dello scibile umano. Un papa d’altri tempi! E se è vero che la nostra società, a detta di molti studiosi della stessa, sta regredendo verso un medioevo conflittuale, il Nostro si è già proiettato nella lotta per le investiture. Con la sola differenza che la lotta non è con il potere secolare, con cui si trova in sintonia, ma con quanti giornalmente cercano di risolvere attraverso la ricerca sul campo i numerosi problemi che affliggono l’umanità, quella vera, quella lontana dai marmi e dagli ori sfolgoranti dei palazzi del Vaticano (chissà quante bocche si potrebbero sfamare e quanti cervelli liberare dall’ignoranza se solo si mettesse mano alle ricchezze della Chiesa! Ma questa è un’altra storia, di cui sarebbe cosa santa e giusta parlare e…disporre).
Gli scienziati vengono accusati di andare ben oltre il consentito, specie quando “il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante”.
A questo punto, perché non indicare agli scienziati il limite oltre il quale la ricerca non può andare? Indicare il limite del consentito significa sostituirsi in maniera arrogante a Dio, all’Essere perfettissimo, mentre la Chiesa ci ha insegnato che la perfezione non è di questa terra.
“La fede non teme il progresso della scienza (!) e gli sviluppi cui conducono le sue conquiste…”.
E Galileo? E’ stato un infortunio della storia?
In venti secoli di storia la Chiesa è stata l’istituzione più oscurantista che ha sempre ostacolato il progresso e la cultura…basta verificare le condizioni culturali di quello che fu lo Stato Pontificio (al proposito sarebbe opportuno rivedere il falso storico della sua nascita, se vogliamo parlare di morale!) al momento in cui venne annesso al Regno d’Italia.
Ratzinger critica tutto e tutti e profonde a piene mani lezioni di etica e di morale, senza mai volgersi indietro a guardare la strada della sua istituzione, lastricata di cadaveri e intrisa di sangue.
Perché non ci dice come mai il Vaticano non ha firmato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”o non ha eliminato dal suo codice la pena di morte?
E che cosa ha da dire dello scandalo della pedofilia negli Stati Uniti e in Brasile? Della prelatura dell’Opus Dei? O dello Ior, la potente banca vaticana a suo tempo implicata nel fallimento del Banco Ambrosiano, presidente Marcinkus? Non so se ciò compete al campo della morale o dell’etica, di certo sono scandali che hanno visto coinvolto il Vaticano dei giorni nostri.
Benedetto XVI pensa che i problemi si risolvono parlandone, o meglio, crede che debbano essere gli altri a risolvere i problemi seguendo le sue indicazioni. E’ il caso della povertà nel mondo, dell’emigrazione, della corsa agli armamenti (ma trova la guerra anche giusta se per una giusta causa o per reagire all’aggressione), della corruzione nella vita pubblica, dei Dico, dei contraccettivi, della pillola del giorno dopo, della crisi finanziaria, dell’inquinamento, del testamento biologico…parola di Dio.
La presunzione gli fa vedere le tante gobbe degli altri ma non la sua, in un delirio di potenza e d’onniscienza. Forse un po’ d’umiltà lo farebbe scendere dal trono in cui siede, rendendolo più simile ai comuni mortali e sicuramente più simpatico.
Se agisse invece di predicare; se invece di parlare di pace, andasse nei luoghi dove c’è la guerra; se invece di criticare l’indifferenza dei Paesi ricchi verso i poveri, desse l’esempio utilizzando parte dell’immensa ricchezza del “Paese” Vaticano; se invece di ostentare assieme a tutta le gerarchia sforzo e ricchezza, uno schiaffo verso la sofferenza, si mostrasse in umili veste, povero tra poveri (insegnamento del vangelo?); se invece di criticare, ora non prima, il mondo della finanza, giudicandolo fatuo e strumento di guadagno, rinunciasse alla “sua” banca, lo Ior, e a tutti le partecipazioni azionarie; se rinunciasse all’8 per mille destinandolo tutto alla costruzione di scuole e ospedali nel terzo mondo…. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia e, forse, non portano nemmeno in paradiso.
Per la sua salvezza spirituale e materiale può contare sulla grande sapienza ispirata del Papa più interventista della storia.
Berlusconi l’uomo della provvidenza, il papa l’uomo per bocca del quale si manifesta l’onniscienza divina: assieme faranno la felicità dell’Italia e dei suoi cittadini e, per espansione, del globo terraqueo e dei suoi abitanti.
I media italiani, a corto di notizie (e lo scombussolamento socio-economico-finanziario?), riportano con enfasi tutte le esternazioni del Sommo P (P come parolaio, parlatore, pastore, parassita, peripatetico, paroliere, pentapoli, pentarchia…) che disserta, com’è legittimo (“la Chiesa non rinuncerà mai a proclamare le sue verità di fede e i suoi principi etici e morali, pur senza fare scelte politiche di parte”.), su ogni aspetto dello scibile umano. Un papa d’altri tempi! E se è vero che la nostra società, a detta di molti studiosi della stessa, sta regredendo verso un medioevo conflittuale, il Nostro si è già proiettato nella lotta per le investiture. Con la sola differenza che la lotta non è con il potere secolare, con cui si trova in sintonia, ma con quanti giornalmente cercano di risolvere attraverso la ricerca sul campo i numerosi problemi che affliggono l’umanità, quella vera, quella lontana dai marmi e dagli ori sfolgoranti dei palazzi del Vaticano (chissà quante bocche si potrebbero sfamare e quanti cervelli liberare dall’ignoranza se solo si mettesse mano alle ricchezze della Chiesa! Ma questa è un’altra storia, di cui sarebbe cosa santa e giusta parlare e…disporre).
Gli scienziati vengono accusati di andare ben oltre il consentito, specie quando “il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante”.
A questo punto, perché non indicare agli scienziati il limite oltre il quale la ricerca non può andare? Indicare il limite del consentito significa sostituirsi in maniera arrogante a Dio, all’Essere perfettissimo, mentre la Chiesa ci ha insegnato che la perfezione non è di questa terra.
“La fede non teme il progresso della scienza (!) e gli sviluppi cui conducono le sue conquiste…”.
E Galileo? E’ stato un infortunio della storia?
In venti secoli di storia la Chiesa è stata l’istituzione più oscurantista che ha sempre ostacolato il progresso e la cultura…basta verificare le condizioni culturali di quello che fu lo Stato Pontificio (al proposito sarebbe opportuno rivedere il falso storico della sua nascita, se vogliamo parlare di morale!) al momento in cui venne annesso al Regno d’Italia.
Ratzinger critica tutto e tutti e profonde a piene mani lezioni di etica e di morale, senza mai volgersi indietro a guardare la strada della sua istituzione, lastricata di cadaveri e intrisa di sangue.
Perché non ci dice come mai il Vaticano non ha firmato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”o non ha eliminato dal suo codice la pena di morte?
E che cosa ha da dire dello scandalo della pedofilia negli Stati Uniti e in Brasile? Della prelatura dell’Opus Dei? O dello Ior, la potente banca vaticana a suo tempo implicata nel fallimento del Banco Ambrosiano, presidente Marcinkus? Non so se ciò compete al campo della morale o dell’etica, di certo sono scandali che hanno visto coinvolto il Vaticano dei giorni nostri.
Benedetto XVI pensa che i problemi si risolvono parlandone, o meglio, crede che debbano essere gli altri a risolvere i problemi seguendo le sue indicazioni. E’ il caso della povertà nel mondo, dell’emigrazione, della corsa agli armamenti (ma trova la guerra anche giusta se per una giusta causa o per reagire all’aggressione), della corruzione nella vita pubblica, dei Dico, dei contraccettivi, della pillola del giorno dopo, della crisi finanziaria, dell’inquinamento, del testamento biologico…parola di Dio.
La presunzione gli fa vedere le tante gobbe degli altri ma non la sua, in un delirio di potenza e d’onniscienza. Forse un po’ d’umiltà lo farebbe scendere dal trono in cui siede, rendendolo più simile ai comuni mortali e sicuramente più simpatico.
Se agisse invece di predicare; se invece di parlare di pace, andasse nei luoghi dove c’è la guerra; se invece di criticare l’indifferenza dei Paesi ricchi verso i poveri, desse l’esempio utilizzando parte dell’immensa ricchezza del “Paese” Vaticano; se invece di ostentare assieme a tutta le gerarchia sforzo e ricchezza, uno schiaffo verso la sofferenza, si mostrasse in umili veste, povero tra poveri (insegnamento del vangelo?); se invece di criticare, ora non prima, il mondo della finanza, giudicandolo fatuo e strumento di guadagno, rinunciasse alla “sua” banca, lo Ior, e a tutti le partecipazioni azionarie; se rinunciasse all’8 per mille destinandolo tutto alla costruzione di scuole e ospedali nel terzo mondo…. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia e, forse, non portano nemmeno in paradiso.
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