Il Vaticano non recepirà più le leggi dello Stato italiano perché ritiene che sono troppe, illogiche e mutevoli.
È quanto si legge in un articolo di Serrano Ruiz sull’”Osservatore Romano” del 30 scorso.
Il Papa ha promulgato una nuova legge sulle fonti del diritto che sostituisce la legge omologa del 7 giugno 1929, il cui articolo 3 così recita: “…si osservano in via suppletiva e fino a che non siasi provveduto con leggi proprie della Città del Vaticano le leggi emanate dal Regno d’Italia…sempre che…non sieno contrari ai precetti di diritto divino né si principi generali del diritto canonico”.
Tutto giusto, tutto corretto! È legittimo che uno Stato indipendente, anche se piccolo, abbia o si dia leggi proprie. Infatti, la legge precedente “operava una sorta di recezione automatica che si presumeva come regola, solo eccezionalmente rifiutata…nella nuova disciplina s’introduce la necessità di un previo recepimento da parte della competente autorità vaticana”.
Si citano tre motivi a giustificazione della nuova legge: “…il numero davvero esorbitante di norme nell’Ordinamento italiano…; anche l’instabilità della legislazione civile per lo più molto mutevole e come tale poco compatibile con l’auspicabile ideale tomista di una lex rationis ordinatio, che, come tutte le operazioni dell’intelletto, cerca di per sé l’immutabilità dei concetti e dei valori; …un contrasto…di tali leggi con i principi irrinunciabili da parte della Chiesa”.
I tre motivi citati sono veri e andrebbero prese in considerazione dal parlamento italiano che, invece di parlare di riforma della giustizia che solo in minima parte interessa i cittadini (solo la celerità delle cause e la certezza delle pene; le intercettazioni interessano i politici che, se fossero onesti non avrebbero niente da temere), farebbe bene a eliminare leggi inutili e spesso d’intralcio o di difficile applicazione, ricreando codici e norme più chiare e di facile applicazione.
Un’osservazione riguarda l’ideale tomista dell’immutabilità dei concetti e dei valori.
La legge in questione andrà in vigore dall’1 gennaio 2009.
È, quindi, una legge di oggi, apprezzabile nelle sue linee generali ma fuori da ogni tempo e dalla “ragione”. Nel 2008 è irreale rifarsi a un ideale, quello tomista, che non ammette il progresso dell’intelletto, che altro non è che la ragione, il trionfo del relativismo ratzingheriano: una società stabile governata da una legge morale unica e univoca, “rivelata”, lontana da ogni realtà, vicina più a Copernico che a Galileo.
Una richiesta: se il Vaticano ha deciso, giustamente, di non recepire più alcune delle leggi dello Stato Italiano, perché non può lo Stato Italiano chiedere la revisione del molto penalizzante Concordato del 1984?
E non parlate di vincoli costituzionali, perché tutto è possibile riformare, specie un patto bilaterale vantaggioso solo per la parte vaticana e per… Craxi come fatto personale. Successe anche per Mussolini.
31 dicembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento