Benedetta umanità!
Per la sua salvezza spirituale e materiale può contare sulla grande sapienza ispirata del Papa più interventista della storia.
Berlusconi l’uomo della provvidenza, il papa l’uomo per bocca del quale si manifesta l’onniscienza divina: assieme faranno la felicità dell’Italia e dei suoi cittadini e, per espansione, del globo terraqueo e dei suoi abitanti.
I media italiani, a corto di notizie (e lo scombussolamento socio-economico-finanziario?), riportano con enfasi tutte le esternazioni del Sommo P (P come parolaio, parlatore, pastore, parassita, peripatetico, paroliere, pentapoli, pentarchia…) che disserta, com’è legittimo (“la Chiesa non rinuncerà mai a proclamare le sue verità di fede e i suoi principi etici e morali, pur senza fare scelte politiche di parte”.), su ogni aspetto dello scibile umano. Un papa d’altri tempi! E se è vero che la nostra società, a detta di molti studiosi della stessa, sta regredendo verso un medioevo conflittuale, il Nostro si è già proiettato nella lotta per le investiture. Con la sola differenza che la lotta non è con il potere secolare, con cui si trova in sintonia, ma con quanti giornalmente cercano di risolvere attraverso la ricerca sul campo i numerosi problemi che affliggono l’umanità, quella vera, quella lontana dai marmi e dagli ori sfolgoranti dei palazzi del Vaticano (chissà quante bocche si potrebbero sfamare e quanti cervelli liberare dall’ignoranza se solo si mettesse mano alle ricchezze della Chiesa! Ma questa è un’altra storia, di cui sarebbe cosa santa e giusta parlare e…disporre).
Gli scienziati vengono accusati di andare ben oltre il consentito, specie quando “il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante”.
A questo punto, perché non indicare agli scienziati il limite oltre il quale la ricerca non può andare? Indicare il limite del consentito significa sostituirsi in maniera arrogante a Dio, all’Essere perfettissimo, mentre la Chiesa ci ha insegnato che la perfezione non è di questa terra.
“La fede non teme il progresso della scienza (!) e gli sviluppi cui conducono le sue conquiste…”.
E Galileo? E’ stato un infortunio della storia?
In venti secoli di storia la Chiesa è stata l’istituzione più oscurantista che ha sempre ostacolato il progresso e la cultura…basta verificare le condizioni culturali di quello che fu lo Stato Pontificio (al proposito sarebbe opportuno rivedere il falso storico della sua nascita, se vogliamo parlare di morale!) al momento in cui venne annesso al Regno d’Italia.
Ratzinger critica tutto e tutti e profonde a piene mani lezioni di etica e di morale, senza mai volgersi indietro a guardare la strada della sua istituzione, lastricata di cadaveri e intrisa di sangue.
Perché non ci dice come mai il Vaticano non ha firmato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”o non ha eliminato dal suo codice la pena di morte?
E che cosa ha da dire dello scandalo della pedofilia negli Stati Uniti e in Brasile? Della prelatura dell’Opus Dei? O dello Ior, la potente banca vaticana a suo tempo implicata nel fallimento del Banco Ambrosiano, presidente Marcinkus? Non so se ciò compete al campo della morale o dell’etica, di certo sono scandali che hanno visto coinvolto il Vaticano dei giorni nostri.
Benedetto XVI pensa che i problemi si risolvono parlandone, o meglio, crede che debbano essere gli altri a risolvere i problemi seguendo le sue indicazioni. E’ il caso della povertà nel mondo, dell’emigrazione, della corsa agli armamenti (ma trova la guerra anche giusta se per una giusta causa o per reagire all’aggressione), della corruzione nella vita pubblica, dei Dico, dei contraccettivi, della pillola del giorno dopo, della crisi finanziaria, dell’inquinamento, del testamento biologico…parola di Dio.
La presunzione gli fa vedere le tante gobbe degli altri ma non la sua, in un delirio di potenza e d’onniscienza. Forse un po’ d’umiltà lo farebbe scendere dal trono in cui siede, rendendolo più simile ai comuni mortali e sicuramente più simpatico.
Se agisse invece di predicare; se invece di parlare di pace, andasse nei luoghi dove c’è la guerra; se invece di criticare l’indifferenza dei Paesi ricchi verso i poveri, desse l’esempio utilizzando parte dell’immensa ricchezza del “Paese” Vaticano; se invece di ostentare assieme a tutta le gerarchia sforzo e ricchezza, uno schiaffo verso la sofferenza, si mostrasse in umili veste, povero tra poveri (insegnamento del vangelo?); se invece di criticare, ora non prima, il mondo della finanza, giudicandolo fatuo e strumento di guadagno, rinunciasse alla “sua” banca, lo Ior, e a tutti le partecipazioni azionarie; se rinunciasse all’8 per mille destinandolo tutto alla costruzione di scuole e ospedali nel terzo mondo…. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia e, forse, non portano nemmeno in paradiso.
17 ottobre 2008
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