22 dicembre 2009

IL PAPA DIMENTICA ROMERO di Maurizio Chierici

Dietro la polemica che accompagna la beatificazione di Pio
XII, fa malinconia un nome che non c’è. Le “virtù eroiche” del
vescovo Romero ucciso in Salvador vengono rimandate a chissà
quando. Dava voce alla speranza delle folle contadine schiacciate
dalla dottrina Reagan, America centrale nelle mani di squadre
della morte finanziate da Washington: 6 milioni di dollari al giorno
ai militari del Salvador. Romero non invita alla disobbedienza. Mai
un’omelia di rancore. Nell’ultima predica supplica i “ f ra t e l l i
militari” ad abbassare le armi. “Parlate lo stesso dialetto; siete
cresciuti negli stessi villaggi...”. Provocazione rivoluzionaria per le
grandi famiglie riunite nella bandiera dell’anticomunismo in difesa
del “mondo libero”. In realtà affari con multinazionali infastidite
dalla chiesa dei poveri e da un primate che rifiutava le tovaglie
ricamate. Anche il Vaticano guardava con sospetto. Giovanni Paolo
II stava strappando la Polonia dai gironi di Mosca. E la piccola
America dei fedeli e dei preti perseguitati non veniva considerata
Chiesa del Silenzio come la Chiesa di Varsavia. In Salvador uccisi
quattro giovani sacerdoti consacrati da Romero, il suo confessore e
amico, sindacalisti e militanti nell’associazionismo cristiano. E la
dinamite sbriciola la redazione di Orientacion, radio e giornale
della Chiesa. Romero implora il Vaticano, ma Giovanni Paolo II non
vede le sue lettere: c’è chi le filtra per non disturbare la strategia
che attorno a Wall Street finanziava Solidarnosc e l’opposizione
polacca. Quando il Papa lo riceve, allontana con mano brusca le
carte che raccolgono le sofferenze di un popolo. Parlano pochi
minuti. “Un minuto per la fotografia” è l’impressione che Romero
confessa al giornalista al quale affida la solitudine. “Finalmente” lo
uccidono sull’altare, 24 marzo 1980. E il massacro continua:
missionari protestanti, sei gesuiti dell’università e Marianela
Garcia Villas: raccoglieva i corpi dei desaparecidos e denunciava la
sperimentazione Usa di bombe al fosforo sulle proteste contadine.
Nel primo viaggio in Salvador, Papa Wojtyla visita la tomba del
vescovo definendolo “zelante pastore”, insomma, curato di una
campagna tranquilla. Adesso il Romero escluso dal decreto di
Benedetto XVI. Beato degli oppressi sarà Jerzy Popieluszko,
sacerdote che marciava con gli operai in sciopero nella Polonia
della dittatura rossa. Continua a marciare dopo la legge
marziale dell’81. Assassinato nel 1984, unica vittima
della Chiesa del silenzio polacca. Adesso, Romero
messo da parte dalla diffidenza vaticana a proposito
della teologia della liberazione svuotata negli anni di
Wojtyla. Solo alla fine ne riconosce l’importanza. Jesus
Delgado, segretario di Romero e vicario della diocesi di
San Salvador, ricorda che “tre o quattro cardinali si
oppongono alla beatificazione” interpretata come
approvazione romana ai sacerdoti che si mescolavano
alle speranze della gente, approvazione che infastidisce
la destra cattolica. Non importa se mezzo milione di
fedeli hanno firmato un appello, se 104 nazioni
sollecitano il Papa. Le chiese anglicana e protestante lo
commemorano come martire. Ma l’impegno di Vicenzo
Paglia, postulante e vescovo di Terni, non scuote chi è
impaurito dal sacrificio di Romero. Povero prete
lontano dai labirinti delle gerarchie.

tratto da:"Il fatto quotidiano" del 22/12/09

21 dicembre 2009

Il Partito delle libertà ovvero il Partito dell’amore

La politica, dicono alcuni, è la scienza del possibile. Io, quindi, mi chiedo: è possibile che, dopo l’aggressione subita, Berlusconi e il Pdl, ormai divenuto il Partito dell’amore, cambino modo di porsi nell’affrontare la tematica politica?
È una domanda complessa, alla quale non si può rispondere con un si o un no, anche se, sinceramente, la mia risposta istintiva è “no”. Vediamo, allora, come l’istinto arriva ad una tale risposta, utilizzando gli strumenti di valutazione in suo possesso e i comportamenti dei soggetti presi in considerazione.
Inizio col fare due considerazioni:
1– Il Pdl e la Lega hanno vinto le elezioni e in Parlamento possono contare su una larga maggioranza e in forza della famosa legge elettorale, definita una porcata, si è potuto indicare nella scheda il nome del Presidente del Consiglio.
2- Il Presidente del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica, nelle cui mani ha prestato giuramento, ha il diritto, dopo il voto di fiducia accordato da ciascuna Camera, di governare il Paese nel rispetto, seguendo, però, delle regole costituzionali.
Da quanto espresso, emerge che il Presidente del Consiglio è stato solo indicato da una maggioranza di cittadini, che ciò non gli dà né il diritto di nomina, giacché a questo provvede il Presidente della Repubblica, né quello di governare considerando il Parlamento un accidente (ad oggi si registrano ben 27 voti di fiducia sulle leggi finanziarie e sulle…riforme), e, infine, che il Parlamento può negargli in qualsiasi momento la fiducia.
Solo una riforma costituzionale può modificare tali regole…non le percentuali dei sondaggi.
Il problema, a mio avviso, non è la riforma costituzionale, ma il come e il cosa, oltre all’atteggiamento che sarà tenuto nei confronti dell’opposizione che non si può ridurre, come vuole (non uso “vorrebbe”) la maggioranza, al solo Pd, perché una riforma di grande valore istituzionale deve avere il contributo di tutti.
Il vero problema è, in ogni modo, un altro e riguarda il Presidente del Consiglio e le sue implicazioni giudiziarie.
Dopo la bocciatura del “lodo Alfano” ritenuto incostituzionale dalla Suprema Corte (lo stesso era accaduto per il “lodo Schifani”), ecco “il processo breve”, che così come è congegnato non è che un’altra legge ad personam per salvare il Premier dai processi pendenti. La maggioranza tenta di presentarlo, così è stato per le intercettazioni, come necessario per dare una risposta veloce ai tanti cittadini che attendono anni per avere giustizia. Bene! Penso che tutti siamo d’accordo su questo principio. Sia approvato il provvedimento senza distinzione di reato e senza che riguardi i processi in corso.
Ciò non darebbe adito ad illazioni d’alcun genere, non si parlerebbe più di una velata amnistia, verrebbe resa giustizia a tutti i cittadini, verrebbe a cadere la teoria dalemiana che “certi inciuci farebbero bene al Paese” e, soprattutto, il Presidente del Consiglio allontanerebbe dalla sua persona anche il minimo dubbio che il governo lavora solo “per salvarlo”.
Ma Casini e parte del Pd arrivano in soccorso col “legittimo impedimento”, che farebbe scivolare i processi del Premier a data da destinarsi. Non è malaccio, si dice, anche perché la prescrizione si bloccherebbe, ma non dicono che nel frattempo il Parlamento approverebbe la riforma costituzionale con relativa immunità parlamentare.
Il tutto, naturalmente, salverebbe capre (il Premier e la maggioranza) e cavoli (l’opposizione Pd-Udc) e non si parlerebbe d’inciucio.
Considerando la reazione avute dal Presidente del Consiglio, dai suoi alleati e dai mezzi di stampa, Tv e giornali, che in lui s’intravedono, verso la Corte, i cui componenti (ne sono stati salvati appena quattro, forse quelli che hanno votato per la costituzionalità) sono stati additati a pubblico ludibrio come comunisti (ormai con questo termine di indicano i peggiori, gli infidi e chi più ne ha più ne metta, una cosa di cui vergognarsi) e forse corresponsabili di un complotto, unendo a questi il Presidente della Repubblica Napolitano nonché i suoi due predecessori, Scalfaro e Ciampi, notando il cosiddetto clima d’odio (anche questo unilateralmente e sconsideratamente addebitato all’opposizione) che stampa e Tv versano a piene mani tra i cittadini, come a strumentalizzare il gravissimo episodio di violenza subito dal Premier (vedi il discorso di Cicchitto, in cui si criminalizzano persone e testate giornalistiche ben definite), accertato acquisito come vero l’assunto che tutto quello che propone la maggioranza è buono e giusto e l’opposizione non fa altro che ostacolarne l’approvazione ed esaminando le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio e dei suoi tanti e ben istruiti portavoce in relazione alle mani tese del Partito dell’amore (è il nuovo messaggio mediatico che ormai è diventato uno slogan di verità), che nascondono un malcelato ricatto e un evidente diktat (insomma, fate i bravi e mettete da parte i…e allora…), sono convinto che la risposta è “no”.
L’odio, la violenza verbale, l’aver trasformato l’avversario politico in nemico, è difficile dire che siano imputabili ai “comunisti” (tutti quelli che si oppongono ai disegni del premier…anche Fini). Eppure tutti dimenticano le esternazioni non certo rasserenatrici dei vari ministri, per esempio Brunetta, del Pdl, dello stesso Premier e degli organi di stampa a lui vicini. La cosa grave è che i notabili della coalizione di maggioranza continuano, irresponsabilmente, come si può costatare nelle loro dichiarazioni, cercando di mettere all’angolo l’opposizione che, dal canto suo, balbetta e batte in ritirata, invece di far capire ai cittadini che al di sopra di ogni azione politica non c’è la volontà di nessuno di noi, ma c’è la costituzione e che, sembra una cosa senso, “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione” (art. 1).

04 dicembre 2009

Non tutti i mali vengono per nuocere

Doni divini
Il terremoto in Abruzzo, un affare per la Chiesa
di Cecilia Maria Calamani [30 nov 2009]

Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, così commentò il terremoto in Abruzzo del 6 aprile scorso: “Il Signore ha voluto che in questa settimana santa, in qualche modo anche loro (gli abruzzesi, ndr) partecipassero, diciamo così, alla sofferenza e alla sua passione […] In questa tragedia vogliamo vedere qualcosa di positivo, in fondo il Signore quando ci fa partecipare delle sue sofferenze è perché vuol farci anche partecipare del valore della sua resurrezione”. Parole che suscitarono lo sdegno di tanti: Fanzaga dichiarava, in sostanza, che il terremoto – circa trecento morti, 1600 feriti, 65mila sfollati, interi paesi rasi al suolo – fosse una specie di regalo di Dio.

Dopo averlo criticato aspramente allora, oggi ci stiamo chiedendo se Fanzaga non avesse in qualche modo ragione, visto che per la Chiesa il terremoto abruzzese è stato, dal punto di vista economico, una manna dal cielo.

Infatti il Governo ha devoluto alla ristrutturazione di chiese e immobili ecclesiastici danneggiati dal terremoto gran parte della quota dell’8 per mille statale (14 milioni di euro) stanziata per “interventi per il sisma in Abruzzo”. Tutte opere che avrebbero dovuto essere finanziate dal fondo “edilizia di culto” compreso nella quota di 8 per mille destinata alla Chiesa.

Ma c’è di più. E’ notizia di questi giorni che la procura dell’Aquila abbia aperto un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di peculato e distrazione di fondi pubblici per la costruzione della “Casa dello studente” nel capoluogo abruzzese.

L’edificio è stato costruito in soli 90 giorni con i fondi della Regione Lombardia (7,5 milioni di euro) su un terreno non edificabile di proprietà della Curia, la quale ha concesso solo il ‘diritto di superficie’ per trent’anni. Ciò significa che trascorso tale periodo tornerà ad essere proprietaria del terreno (divenuto nel frattempo edificabile) e in più dell’edificio realizzato con i soldi pubblici.

Il tutto grazie a un accordo – stipulato senza alcuna evidenza pubblica – tra Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, Roberto Formigoni, governatore lombardo, Gianni Chiodi, governatore abruzzese, Giuseppe Molinari, vescovo dell’Aquila, Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila e Stefania Pezzopane, presidente della Provincia.

Un iter inconsueto, per la magistratura, rispetto a quello adottato per le opere costruite o in via di costruzione nelle zone terremotate dell’Abruzzo: la Protezione civile, negli altri casi, ha preventivamente espropriato i terreni.

Trionfali, Berlusconi e Formigoni hanno inaugurato la nuova opera – per Formigoni “simbolo dell’amicizia tra l’Aquila e Milano” e, aggiungiamo noi, di totale riverenza a Santa Romana Chiesa – lo scorso 4 novembre.

Due le considerazioni da fare.
La prima: speriamo che il Papa elargisca questa ‘perdonanza’ a Berlusconi prima che lui e i suoi adepti devolvano tutti i nostri soldi al Vaticano. La seconda: forse Livio Fanzaga – cattivo gusto a parte – ha lanciato un messaggio subliminale che i più al momento non hanno colto. Forse.

Fonte del post: http://www.cronachelaiche.it/2009/11/le-vacche-grasse-del-terremoto-in-abruzzo/


postato da: Deicida alle ore 13:44 | Permalink | commenti (6)
categoria:8x1000, fondi pubblici, padre livio, affari chiesa, doni divini
venerdì, 27 novembre 2009
Avviso ai lettori del blog
tratto da wwwNon tutti i mali vengono per nuocere.deicida.it

30 novembre 2009

Una lettera che ci parla del profondo rosso in cui questo Paese sta precipitando.

LA LETTERA. Il direttore generale della Luiss
avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito
"Figlio mio, lascia questo Paese"
di PIER LUIGI CELLI


L'università La Sapienza di Roma
Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.
(30 novembre 2009)
tratto da Repubblica.it

26 novembre 2009

POVERA ITALIA

Non c'è più limite a niente. Un giornalista che minaccia se stesso, scomodando persino le BR! E' mancato l'autoseguestro e la gambizzazione! Povera Italia!


VOLANTINO BRIGATISTA A 'IL GIORNALE',
L'AUTORE È IL GIORNALISTA MINACCIATO


È stato lo stesso destinatario delle minacce, un giornalista collaboratore della sede genovese del 'Giornalè, a scrivere il falso volantino delle Brigate Rosse recapitato in redazione. Lo hanno accertato gli agenti della Digos di Genova che hanno denunciato l'uomo per simulazione di reato e procurato allarme. La lettera minatoria, scritta a mano e con una stella a cinque punte, era stata rinvenuta la settimana scorsa sotto la porta d'ingresso della redazione genovese del quotidiano. Conteneva minacce nei confronti della redazione, del capo della sede Massimiliano Lussana e del giornalista collaboratore Francesco Guzzardi, «colpevoli» di aver compiuto inchieste giornalistiche sulla Valbisagno. Immediatamente è stata presentata una denuncia in questura e sono state avviate le indagini che questa mattina hanno portato alla clamorosa soluzione. Francesco Guzzardi avrebbe confessato agli agenti di aver agito per far uscire allo scoperto una vicenda di minacce gravi da parte di malavitosi e di nomadi della periferia genovese della quale lo stesso giornalista e la sua famiglia sarebbero stati oggetto nelle scorse settimane. Il capo della redazione genovese del Giornale, Lussana, nel dichiarare il proprio stupore per quanto emerso dall'indagine, ha voluto ringraziare «lettori ed istituzioni per la solidarietà e la vicinanza espresse in questi giorni al Giornale».


tratto da: "Leggo cronaca" online del 25/11/09

30 ottobre 2009

BERLUSCONI PUBBLICHI L’ELENCO DI PROCEDIMENTI, INDAGINI E PROCESSI

La telefonata di Berlusconi a “Ballarò”, l’ennesima durante un Talk-show, mette ancora una volta in risalto l’arroganza e l’invadenza di un premier che si crede onnipotente, in quanto, afferma assieme al suo corifeo, di avere ricevuto l’investitura dalla maggioranza degli italiani. Una falsità che ha forza di ripeterla sta diventando una verità. La verità è che il Pdl ha vinto le elezioni come partito di maggioranza relativa e governa grazie al 10% del consenso leghista. Se facciamo bene i conti dei voti ufficialmente validi, il Pdl ha preso 13 milioni630 mila voti pari al 28%. Quanto è lontano il 68 % che viene sbandierato con molta sicumera!
Non voglio parlare dei comizi in diretta del premier né delle sue bugie, né dei continui attacchi “ai PM comunisti e i giudici comunisti di Milano” (inaudita recidività nell’opera di delegittimazione intrapresa dal premier e dalla maggioranza che non ha precedenti in nessun Paese democratico) quanto fare una proposta.
Il Presidente del Consiglio ha dichiarato di essere stato oggetto di “103 procedimenti e indagini e 36 processi”.
Accettando come veri i numeri scanditi, penso sia doveroso da parte di un premier e leader del Pdl, per sottolineare la persecuzione cui è sottoposto, per dare sostanza ai suoi atti d’accusa e sbugiardare una volta per tutti “i comunisti” della Magistratura, pubblicare l’elenco completo dei procedimenti, indagini e processi, affiancati dalla data d’inizio e di chiusura, aggiungendo le motivazioni d’apertura e di chiusura e indicando se ha usufruito di prescrizioni o meno.
Ecco, un simile tabulato sarebbe gradito ai cittadini italiani, a quelli che lo hanno votato e a quelli che non lo hanno, e metterebbe fine, una volta per tutte, a commenti e litigi in diretta e, soprattutto, sarebbero i cittadini a costatare le tendenze rosse di certa magistratura.
Farebbe finalmente giustizia d’ogni contumelia, assegnando al Presidente del Consiglio, il suo posto tra i benemeriti della Patria.
Cologno30/10/09

24 ottobre 2009

MA CHE STA SUCCEDENDO?

La risposta non è difficile o almeno a me pare tale. Forse è un po’ complessa, ma la destra italiana ormai ci ha abituato ad annunci a sorpresa e a repentini cambi di marcia che nascondono la sua profonda incapacità di fare proposte serie e, quel che più conta, realizzabili.
Propongono tutto e il contrario di tutto, dimentichi di far parte di uno schieramento ideologico ben definito nella sua ideologia, specie alla luce degli avvenimenti di quest’ultimo anno di governo.
Una cosa è certa: al loro interno la confusione ideologica e strategica regna sovrana e a forza di credere agli editti stanno perdendo la tramontana, come recitava una vecchia canzone, credo di Antoine.
Vogliono evitare di parlare dei guai del premier così non trovano di meglio che improvvisare proposte da sempre appannaggio della sinistra che, tuttavia, non potranno essere realizzate per via della crisi economica in cui, nonostante le iniezioni d’ottimismo del Cavaliere e company, versa l’Italia.
Il 23 ottobre Morandini, presidente della “Piccola industria di Confindustria” dichiara che la crisi sta mettendo a rischio oltre un milione di piccole imprese. Chiede tra le altre cose la riduzione dell’Irap. Anche la Cgil conferma le stime e sottolinea il rischio di disoccupazione che corrono almeno 4 milioni di lavoratori (la Confindustria afferma che non saranno più di 700 mila…ma se le imprese a rischio sono più di 1 milione?). Al di là dei numeri, è evidente che una simile ipotesi sarebbe un disastro di proporzioni gigantesche che metterebbe in ginocchio l’Italia nella complessità di fattori sociali ed economici che sarebbero ingovernabili. Alla faccia di Tremonti e del sorriso a tutti denti del Presidente del Consiglio. Intanto il governatore della Banca d’Italia dichiara di stare attenti al dopo crisi perché ci attendono nuovi problemi.
Ecco a questo punto l’uscita estemporanea di Berlusconi che l’Irap sarà eliminata. Dove troverà i soldi? Ci penserà Tremonti e poi si potrà attingere ai proventi dello scudo sociale. Ma non era stato destinato ad altro?
Giorni prima il ministro Tremonti , l’illusionista, affiancato il giorno dopo dal premier, dichiara di preferire il posto fisso e, sentite, la partecipazione degli operai agli utili delle aziende.
C’è da restare allibiti! Non perché un politico non possa ravvedersi e cambiare politica economica, ma perché queste sue affermazioni dovrebbero comportare le immediate dimissioni e il ritiro a vita privata. Ma in questo nostro martoriato Paese è tutto permesso: promesse mai realizzate, ravvedimenti solo enunciati, dimissioni annunciate e mai date, dichiarazioni d’onestà agli avvisi di garanzia…insomma…se la politica è lo specchio del Paese, di cosa stiamo parlando, di cosa ci lamentiamo?
L’altro annuncio, questo del ministro Scajola, ci afferma che “bisognerà cominciare a pensare anche al quoziente familiare…”. Ma non è un punto fondamentale dell’UDC? Certo, ma a Marzo si vota per le regionali e l’Udc è necessaria per eventuali accordi…forse in Veneto?
Come si può costatare, niente di nuovo sotto il sole triste della politica: una gran voglia d’imbrogliare le carte e cercare di attingere voti in ogni direzione.
Certo, rimane il contrasto tra il premier e Tremonti con l’intromissione di Bossi…ma anche questa è una manovra prevista . Ne parleremo per un po’ di giorni come le altre. Talk-show, editoriali ne parleranno a iosa e i veri problemi di chi ha perso il posto di lavoro o di chi lo sta perdendo possono aspettare…il tifo da stadio è lì, ognuno col suo striscione e il suo campanaccio.

P.S.: Il Pdl propone alle forse politiche una bicamerale per discutere sulla riforma della giustizia. È vero, come afferma Franceschini, che ormai conosciamo bene il Pdl, ma io non avrei subito rigettato l’invito ma avrei partecipato con una mia proposta alternativa. Sarebbe stato interessante fare scoprire le carte al Pdl, che ora punterà il dito sull’opposizione che “non accetta di discutere”. L’opposizione deve sempre esserci per mettere a nudo le incongruenze e le mistificazioni della destra, ovviamente se ce ne sono,e proporre la sua di riforma. Così non va bene!

19 ottobre 2009

ECONOMIA Dopo l'annuncio del Governo: per ora si parla solo dello spostamento di un binario
Per il collegamento Calabria-Sicilia manca ancora il progetto esecutivo. I retroscena
La prima pietra del Ponte?
Un'opera prevista dal 2006
di GIUSEPPE BALDESSARRO

Un plastico dell'opera


REGGIO CALABRIA - L'hanno presentata come la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Hanno annunciato l'apertura dei cantieri per il 23 dicembre prossimo. Ma il regalo di Natale che Silvio Berlusconi, sta preparando per calabresi e siciliani, col Ponte in quanto tale, non ha quasi nulla da spartire. In realtà si tratta dello spostamento del binario che collega Cannitello a Villa San Giovanni, previsto (anche se non in questa forma), indipendentemente dal Ponte.

La ferrovia, secondo lo stralcio, sarà traslata a monte dell'attuale sede con una curva di un chilometro e 700 metri. Un intervento inserito tra le "opere compensative", concordate nel 2006 con la Giunta comunale di Villa, e accettato dall'ente locale in quanto "autonomo rispetto la realizzazione o meno dell'attraversamento stabile dello Stretto" e comunque "utile a prescindere da essa". Insomma, quei lavori si sarebbero comunque fatti, anche se in origine il progetto era stato approvato anche da Provincia e Regione, in quanto "programma integrale" e non lo "stralcio" di cui si parla da alcune settimane.

Allo stato, dunque, è possibile parlare solo della realizzazione di un intervento, inserito in un complesso di opere di compensazione, rispetto ad un progetto (quello del Ponte) che non esiste ancora nella sua stesura definitiva. Tanto più che, per come pensato, la sua singola realizzazione non sarebbe migliorativa, ma peggiorativa del sistema infrastrutturale locale. Si tratta infatti di sostituire un rettilineo ferroviario con una curva, nella quale i treni sarebbero costretti a frenare prima dell'ingresso in stazione. Senza considerare che -in caso di costruzione della grande opera - andrebbe realizzata un'altra linea ferroviaria "in quota" da innestare al Ponte.

"In ogni caso, la prima pietra annunciata costa 30 milioni di euro, quasi 18 milioni a chilometro" spiega il professor Alberto Ziparo, Università di Firenze, coordinatore dei gruppi che studiano l'impatto ambientale della Grande Opera.

Attualmente, come scrive oggi il Quotidiano della Calabria, il progetto è di Rfi (Rete ferroviaria Italiana), ma in quanto appartenente "al più grande programma Ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica", sarà passato alla Stretto di Messina/Anas, che aprirà i cantieri "propedeutici", in questo momento al nulla.

Nei fatti, l'annuncio del premier Berlusconi e del ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, sono l'ennesimo annuncio. Infatti sul capitolo Ponte mancano sia i soldi che il progetto esecutivo - come scrive Antonello Caporale - essendo l'iter procedurale nella fase di approvazione del progetto preliminare-definitivo.

In questo momento il progetto Ponte è ancora bloccato. E solo una volta ultimato il percorso burocratico del progetto preliminare-definitivo, si dovrebbe procedere con la progettazione esecutiva. Su quest'ultima però gravano le pesantissime critiche alla costruibilità avanzate dagli stessi tecnici e consulenti della Stretto di Messina (oggi quasi tutti "ex") e del Ministero.

Le contestazioni riguardano ad esempio "il posizionamento di pilastro e contrafforte di parte calabrese". Il professor Remo Calzona, ex consulente della Stretto di Messina, oltre che del Ministero, ha ammesso che per proseguire nella progettazione, si dovette "totalmente ignorare" la circostanza che il pilastro (proprio quello per il cui ingombro si sposta il binario di Cannitello) e il contrafforte di parte calabra sono situati "sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50".

Le indagini successive hanno confermato che questa circostanza è pregiudizievole per la progettazione esecutiva. Calzona ed altri tecnici sostengono per questo che il Ponte va traslato di almeno 500 metri rispetto al sito attuale.

E non finisce qui. perché il dato, che costituisce un nodo tecnico ineludibile su cui prima o poi ci si dovrà confrontare, è lo scivolamento degli stati superficiali e di media profondità dei terreni del versante calabrese verso lo Stretto. Per ovviare allo slittamento bisognerebbe, secondo i tecnici, "inchiodare" pilone e contrafforti fino ad una profondità di oltre 2000 metri, con strutture che però potrebbero andare in crisi per altri motivi. Alcuni ex consulenti tecnici sostengono poi che il progetto della struttura principale (fune portante - pendini - trave - cassone - reticolare) prevede materiali (peraltro i migliori disponibili oggi in commercio) incompatibili con le prestazioni di portanza e resistenza richieste al manufatto, in presenza delle condizioni ambientali dello Stretto.

Lo stesso Calzona ha dimostrato nel suo saggio "La ricerca non ha fine", che il progetto attuale presenta una "trentina di punti di potenziale crisi a rottura, di cui almeno la metà insormontabili allo stato". Conclusioni contestate dalla Stretto di Messina e dal Ministero.

Resta aperta anche la questione dei finanziamenti. Il Cipe/Infrastrutture del 6 marzo e il Cipe/Anticrisi del 29 luglio scorsi, non hanno poi erogato gli 1,3 miliardi annunciati dal Governo per il Ponte. Ambedue i provvedimenti per le risorse dell'opera si chiudevano con l'espressione: "viste le compatibilità di bilancio". Il Governo dunque non ha ancora messo un euro per il Ponte. E anche i riferimenti del ministro Matteoli agli investitori privati, "project financing", sembrano registrare alcune crepe.

Le due relative istruttorie formali effettuate nel giugno-luglio 2005 e nel gennaio- febbraio 2006 sono ambedue andate a vuoto ("zero investitors"). Così pure l'istruttoria informale dei mesi scorsi. E persino i 100 milioni di euro annunciati da Lombardo, per le "prime opere collaterali siciliane", per adesso non ci sono. Tant'è che il presidente della Regione Siciliana è in difficoltà, viste le reali drammatiche necessità di quel territorio.

tratto da "la Repubblica" del 19 ottobre 2009

16 ottobre 2009

L’INTERRUZIONE COME STRUMENTO

Penso che dopo “Anno zero” di ieri, 15 Ottobre, non vedrò nessun altro talk-.show. Non per colpa dei conduttori, ma per quelli che impropriamente sono chiamati “ospiti”: sono i politici, sono i giornalisti, sono i rappresentanti delle varie categorie sociali…i più agguerriti, ma anche i più maleducati. Trasformano gli studi televisivi in un mercato del pesce, con una differenza di non poco conto: al mercato si vende il pesce, in studio si vende il fumo e per di più non aromatizzato.
L’intervento del primo ospite, ormai è acclarato, è di aspra critica all’introduzione della trasmissione, mentre nel corso della stessa il conduttore viene tacciato di essere di parte.
Ciò, al di la del rispetto verso il conduttore, potrebbe essere accettabile, è pur sempre un’opinione. È quello che succede nel corso della trasmissione che non è più sopportabile. Offese, interruzioni, sorriseti di compatimento, sberleffi, doppi sensi, accuse gratuite, sottintesi…una manifesta maleducazione che dalla scatoletta televisiva (non viceversa, si badi) si trasmette nella società dove l’avversario politico si trasforma in un nemico da zittire a tutti i costi e il confronto in tifo, proprio come vogliono i politici: più alta è la ressa più i problemi si dissolvono.
Un’evidente mortificazione della dignità umana!
In questa trasposizione, diventa, normale offendere e denigrare, come in diretta tivù, gridare e coprire le ragioni del “nemico”.
Tra le “buone maniere”, l’interruzione è lo strumento che si mente in atto sempre e ciò per coprire le ragioni dell’altro o per sviare il discorso verso altri argomenti, in un incedere continuo che trasforma lo studio in uno stadio, nel quale l’importante non è assistere ad una bella partita ma vincere…anche giocando male. Essere fazioso, coprire l’avversario d’insulti e di ridicolo significa acquistare meriti di fronte al “capo” e forse… prebende.
In questo confronto d’inciviltà e di mancanza di rispetto verso il telespettatore, cioè il cittadino, di destra o di sinistra non importa, sono in tanti partecipare, ma a distinguersi di più, ad onor del vero, sono politici e giornalisti di testate vicine al governo.
Potrei fare i nomi, è facilissimo, ma non è questo il punto.
La verità è che siamo insofferenti, non sappiamo (o non vogliamo) ascoltare le opinioni degli altri, nemmeno le più accettabili: è la manifestazione della paura che il cittadino possa capire, possa iniziare a discernere e giudicare sulla base d’informazioni corrette e di atteggiamenti leali.
Talk-show è uno spettacolo, in questo caso, televisivo in cui un conduttore conversa con politici o…. Sarebbe follia chiedere di tornare a discutere invece di abbaiare? Sarebbe follia eliminare la cosiddetta claque che i politici, in rapporto al peso politico, si portano dietro, che applaude alla fine di ogni intervento, insensato o offensivo che sia?
Se tutto è spettacolo, allora ritorniamo a un confronto politico con la presenza di un moderatore munito di cronometro per il recupero del tempo e posto in condizione di chiudere il microfono di chi sovrappone la sua voce a quella dell’avversario.
Dove non arriva la civiltà…cerchiamo di arrivare con norme chiare e subito applicabili.

14 ottobre 2009

Da"il Corriere della sera"

Una nota elenca le ragioni che ostacolano l'inizio della costruzione del ponte
Il Wwf: «Impossibile aprire il cantiere»
Non esiste un progetto esecutivo che consenta di dare il via ai lavori e mancano anche le risorse finanziarie
MILANO - Secondo il Wwf Italia la dichiarazione sull’apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto di Messina tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 non è realistica. Per tre ragioni, elencate in una nota dell'associazione ambientalista:

1. Non esiste ad oggi non solo un progetto esecutivo che consenta di aprire i cantieri del ponte, ma nemmeno il progetto definitivo che serve a completare la procedura di valutazione di impatto ambientale.

2. Il Governo non ha risorse per realizzare il ponte: ad oggi ha deciso di immobilizzare, con la Delibera CIPE del 6 marzo scorso, 1,3 miliardi di euro (per un’opera come il ponte che costa 5 volte di più: 6,3 miliardi di euro); fondi che in realtà non sono immediatamente disponibili ma saranno centellinati di anno in anno dal CIPE, come stabilito dall’ultimo decreto anticrisi (decreto legge n. 185/2008).

3. Si devono ancora rivedere e aggiornare i valori dell’offerta del General Contractor (GC) e le convenzioni tra la concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA e il GC capeggiato da Impregilo, come ammesso anche dallo stesso ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteoli nell’Allegato Infrastrutture al DPEF 2009-2013, visto che il GC ha vinto la gara sulle progettazioni definitiva ed esecutiva e la realizzazione del ponte e delle opere connesse, sulla base di un maxiribasso che stimava il costo dell’opera (valutato oggi dal Servizio studi della Camera dei Deputati 6, 3 miliardi di euro, all’aprile 2009) 3,9 miliardi di euro.

«Non vorremmo che pur di aprire un qualche cantiere, si spacciasse la realizzazione della bretellina ferroviaria di Cannitello (1-2 km di linea) in Calabria, opera connessa al ponte, come l’inizio dei lavori – dichiara il Wwf -. Sarebbe una beffa che in qualche modo tende a nascondere il danno già fatto a Calabria e Sicilia dirottando 1,3 miliardi di euro di Fondi FAS destinati al Sud ad un’opera, irrealizzabile per vincoli tecnici, economico-finanziari ed ambientali, invece che destinarli al risanamento del territorio».


14 ottobre 2009

ANCORA FANGO SULLE ISTITUZIONI

Ancora una volta, a chiusura della festa della libertà a Benevento, il cavaliere Berlusconi, ha espresso attraverso un farneticante comizio il massimo dell’ANTIPOLITICA.
Ancora sotto shock per la decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale il lodo Alfano, innervosito per la multa di 750 milioni di euro comminata alla sua fininvest (primo grado di una causa civile), il leader del Pdl si sente accerchiato, sente venir meno il carisma e reagisce in maniera scomposta, menando fendenti a destra e a manca senza preoccuparsi minimamente dei danni che causa alla già debole democrazia italiana e per rassicurare i suoi elettori, o meglio per rassicurarsi sciorina sondaggi che lo danno al 68 % di gradimento, dimenticando che nelle ultime elezioni europee, capolista in tutte le circoscrizioni, ha raccolto 2 milioni e mezzo di voti validi, come dire appena il 9 %. D’altro canto, nemmeno i voti raccolti dall’attuale maggioranza hanno raggiunto il 50 %. Da dove arriva il 68?
Un animale che si sente braccato può fare danni irreversibili. E il premier, oggi, si trova in queste condizioni. È compito dei suoi consiglieri indirizzarlo verso un comportamento meno aggressivo, per il bene di quell’Italia che lui sostiene di amare tanto.
Veniamo al comizio, cercando di verificarne le affermazioni, senza mistificazioni e con opportuno equilibrio.
Lodo Alfano.
La Consulta è composta per la maggioranza da giudici di sinistra ed ha avuto un comportamento sleale verso il Parlamento. In queste parole emerge l’esasperata visione dualistica della società: la sinistra che incarna il male assoluto da una parte e Lui, il bene assoluto, dall’altra; lui vittima, gli altri carnefici, Lui democratico, gli altri bolscevichi; Lui solare imprenditore senza macchia e senza peccato, ligio al pagamento delle tasse, gli altri evasori e mediocri imprenditori. È ovvio che in bene o il male non stanno entrambi nella stessa parte, saremmo o tutti diavoli o tutti angeli, è ovvio che l’opposizione e in un Paese democratico non è solo politica, investe l’opinione pubblica, la comunicazione, la cultura lo spettacolo…), come d’alto canto ha fatto lo stesso cavaliere, sta facendo il suo mestiere, anche duro (?), ma sentirsi vittima di un complotto e per di più internazionale, non sembra realistico.
La bocciatura del lodo Alfano è perfettamente legittima perché espressione di un’istituzione pienamente legittima posta dalla Costituzione a garanzia della democrazia e della Repubblica. Ben lo sanno i suoi avvocati…eppure… hanno lanciato l’offensiva di delegittimazione, perché?
La risposta potrebbe essere facile: così vuole il capo del governo e noi, che da lui dipendiamo, dobbiamo allinearci. Troppo semplice. Ce n’è un’altra: il concetto di democrazia liberale fondata sul rispetto della Costituzione non fa parte del pensiero di questa maggioranza di governo, i cui rappresentanti, come quelli dell’opposizione, ricordiamocelo, non sono stati direttamente eletti dal popolo (cui spetta la sovranità, art.1 della Costituzione), ma nominati dai dirigenti con imprimatur del presidente. Oppure, come sostiene, ciò è ancora più grave, il popolo mi ha votato per cui nessuna espressione istituzionale, può fermare il mio agire. Un’altra balla: non siamo in una democrazia presidenziale, né in una democrazia in cui il premier è eletto dal popolo, ma in una democrazia parlamentare in cui è il Parlamento a dare la fiducia al Presidente del Consiglio indicato dal Presidente della Repubblica dopo ampie consultazioni politiche. I simboli indicanti i presidenti del consiglio hanno rappresentato una prepotenza. È stato, infatti, il Presidente della Repubblica a dare l’incarico a Berlusconi, o lo abbiamo dimenticato?
La Consulta non è un organo politico, che nell’esplicare le sue funzioni non da risposte politiche rappresenta un unicum di controllo e di garanzia, al di là di come la pensano i singoli componenti. Pensare che possano decidere in relazioni al loro sentire politico, è non avere il senso delle istituzioni.. Pensare, poi, che possano essere manovrati è mancanza di rispetto menefreghismo politico.
Attacco al Presidente della Repubblica
“Tutti sappiamo da che parte sta il Presidente”. Queste parole pronunciate da Berlusconi indicano il degrado istituzionale in cui siamo caduti. Il Presidente doveva intervenire presso i giudici di nomina presidenziale per indurli ad accettare il lodo Alfano. Questo il patto scaturito da una serie d’incontri tra gli esperti dei due presidenti e poi, afferma, il presidente aveva firmato la legge. Al cavaliere e ai suoi legali sfugge che il supremo organo di garanzia è sempre la Corte Costituzionale che non può delegare a nessuno le sue prerogative. Il Presidente della Repubblica può fermare le leggi, ma è la Suprema Corte a dare l’imprimatur.Il Presidente della Repubblica, proprio per il ruolo di super partes non può “corrompere” nessuno.
Se il governo reputa il lodo Alfano una legge giusta può applicare per l’approvazione l’art. 138 della Costituzione, come la Corte ha indicato, mettendo fine alle polemiche, molte delle quali sembrano strumentali.
Per finire.
Non c’è democrazia nel PD né rinnovamento…i comunisti di sempre.
Anche quest’affermazione è paradossale. Se è vero che nel PD non c’è rinnovamento è anche vero che per eleggere il segretario utilizzano non l’applausometro ma le primarie che coinvolgono anche i simpatizzanti e gli elettori.
C’è da domandarsi quali novità rilevanti ci ha dato il Pdl da quando Berlusconi è sceso in politica: Cicchitto, Bondi, Sacconi, Brunetta, Scaiola, Bonaiuti, Letta, Schifani Fini, Gasparri, La Russa….
Siamo, noi cittadini, in attesa di un vero congresso, con mozioni ed elezioni interne non concordate…se possibile
Informazione, democrazia e libertà
Mentre “il Giornale, “Libero”, “Panorama” e i canali Mediaset possono dire e non dire, gli altri organi di stampa sono tacciati di essere anti- italiani e a capo di un complotto mediatico mondiale, come se la stampa internazionale in Italia non avesse sue sedi e suoi inviati!
Così nell’Assemblea degli industriali, Monza 11/10/09, si rivolge agli industriali affermando che serve una ribellione generale delle colonne della nostra produzione verso un giornale italiano (la Repubblica ?) e certa stampa straniera (forse tutta considerando le prese di posizione) che con un agire anti-italiano getta discredito non solo su di me ma anche sui nostri prodotti, nelle imprese, nel made in Italy. E per concludere. “Assieme a voi porteremo l’Italia fuori dalla crisi attraverso la straordinaria magia del mercato…A democrazia e libertà ”.
Un concetto di libertà e di democrazia molto personale…l’imprenditore che tutto può e sulla buona strada. Meditate gente, meditate.
Concludo, questo lungo post, con quanto espresso dalla Marcegaglia: “Bisogna rispettare Napoletano perché rispettando lui si rispetta l’Italia”. Invita, inoltre, “a non scassare le istituzioni, a non delegittimare.

12 ottobre 2009

FUNERALI DI STATO

I funerali di stato a Messina dopo una tragedia da due anni annunciata, rappresentano il trionfo dell’ipocrisia.
Le istituzioni, le massime autorità politiche e religiose si danno convegno, in un rituale che sa tanto di sciacallaggio.
Tutti presenti: il premier Berlusconi, il presidente del senato Schifani, il ministro Alfano, la ministra Prestigiacomo e il presidente della Regione Sicilia Lombardo.
I funerali di stato per disastri naturali dovuta all’incuria e alla responsabilità del potere politico sono in continuo aumento
A cosa servono e a chi servono?
Non servono a niente. Servono solo a prolungare il dolore dei familiari. Si è perduto anche il raccoglimento in memoria dei chi non c’è più, per una disgrazia annunciata: “L’evento era stato previsto”, ha dichiarato Berlusconi.
La solita omelia del vescovo locale che chiede più rispetto per la “sua” (perché sua?) gente e più responsabilità dei politici nel risolvere i problemi, i soliti visi composti di circostanza dei soliti politici, le solite dichiarazioni (indagheremo, i colpevoli pagheranno...) le solite assicurazioni di ricostruzione rapida come rapida sarà la messa in sicurezza…la solita passerella acchiappatoti, la solita Tivù che fa vedere e sentire gli applausi e taglia le contestazioni e i fischi.
Da tutto ciò emerge un’Italia sfigata e…contenta, dove le promesse diventano realtà e i politici, veri responsabili del degrado, in questo caso di Messina, invece di assumersi le responsabilità (Matteoli è stato per cinque anni il ministro di competenza come lo è oggi la ministra Prestigiacomo…per di più siciliana) continuano, senza rispetto per i morti, a predicare un’Italia che non c’è.
È una disgrazia, una sciagura…sì, quella di avere questa classe politica mediocre per la quale l’apparire è più importante dell’essere.
Se la sovranità, come recita l’articolo uno, appartiene al popolo, il popolo dovrebbe essere messo nella condizione di esercitarla, in primis eleggendo direttamente i propri rappresentanti, buttando a mare le liste bloccate di fascista memoria.
Quando si porrà fine a tale insulsa usanza, rendendo omaggio e riservatezza al dolore dei familiari delle vittime delle disgrazie?

10 ottobre 2009

PRIMUS SUPER PARTES

Una bugia, potete chiamarla anche mistificazione, detta e ridetta dai media senza soluzione di continuità, diventa, per i non informati e i distratti di parte, una verità.
È quello che succede da un pò di anni a questa parte in Media-Rai e nella stampa che fa riferimento al premier Berlusconi.
Così, tutti sanno che è un perseguitato della giustizia, che l’informazione è per l’80 % in mano alla sinistra, che i giudici costituzionali sono per la maggior parte di sinistra, che il capo dello Stato è anch’esso di sinistra, che Noemi e la D’Addario sono invenzioni della sinistra, che il giudice che ha condannato la Fininvest ora Mediaset ad una supermulta ha dato un giudizio politico, che è stato prosciolto nel giudizio sul Lodo Mondadori dall’accusa di corruzione e non prescritto, che il caso Mills è una montatura, che…insomma, dietro tutto questo c’è un complotto per ribaltare quanto il popolo ha determinato legittimamente col voto.
Sgombriamo innanzitutto il campo da ogni equivoco: l’attuale governo, suffragato da un voto popolare di larghe proporzioni, è pienamente legittimo e deve, salvo complicazioni, governare.
È pure vero, però, che la delega data dal popolo non è per sempre ma limitata nel tempo. Saranno altre elezioni a stabilirne la continuità o ad interromperla.
Com’è vero che deve governare nel rispetto delle regole democratiche e della Costituzione. Deve, altresì, ricordare che i partiti della coalizione di governo non hanno raggiunto il 50 % dei suffragi ed è stato in virtù di una legge elettorale che il Pdl di trova a gestire le due camere con una differenza così alta. Ciò rappresenta non un limite al governo, ma un limite alla sua azione di depotenziamento e di continua mortificazione del parlamento, visti i 24 voti di fiducia e i continui decreti.
L’on. Ghedini, nonché avvocato personale del Presidente del Consiglio, nella sua arringa davanti alla Corte Costituzionale ha sostenuto che “la legge è uguale per tutti, ma la sua applicazione no”, mentre l’altro difensore, avv. Pecorella ha sostenuto che Berlusconi non è “primus inter pares” ma “primus super pares”. Non contento d’avere come difensori due principi del foro, ha ingaggiato anche l’Avvocatura dello Stato (poteva, essendo contemporaneamente soggetto del Lodo e oggetto, diciamo impropriamente, dello stesso? Non si è verificato un conflitto d’interessi?) che ha paventato il pericolo che l’eventuale riapertura dei processi a carico del Premier, ne limiterebbe l’azione di governo con grave danno dei cittadini.
Arroganza e mancanza di rispetto verso un organo che, seppure nella sua eterogeneità, rappresenta la più alta garanzia costituzionale! Questa è stata la linea di difesa del Lodo messa in piedi dai legulei del momento. Sembrerebbe che il complotto sia molto più di…casa di quanto il premier possa pensare!
La mia è una battuta. È certo, comunque, che l’incompetenza non può essere nascosta dall’arroganza!
Le dichiarazioni di Berlusconi, a caldo e a freddo, per strada e al telefono, assomigliano a un galeotto braccato prossimo ad essere catturato più che a un Presidente del Consiglio legittimamente eletto e nel pieno delle sue facoltà. In guerra con tutti, tranne che col suo popolo, ormai vede complotti e comunisti dappertutto. Esige rispetto ed eccede nelle offese (gli italiani coglioni, i giornalisti farabutti, Napoletano è di sinistra, niente di male se non la usasse come parola offensiva, più bella che intelligente…).
In questa squallida vicenda si distingue l’attacco al Capo dello Stato che, secondo Berlusconi, sarebbe dovuto intervenire, conoscendo i giudici costituzionali, almeno quelli di nomina presidenziale, in un’opera di persuasine ed evitare così la bocciatura del Lodo Alfano, che, al di là delle varie prese di posizione sull’operato della Corte, rimane incostituzionale per aver violato gli articoli 3 e 138 della carta Costituzionale, che non è una semplice “carta” su cui ognuno può scrivere ciò che più gli aggrada. Sono regole di convivenza che bisogna rispettare, valide per questo governo come lo sono state per i precedenti e come lo saranno per i futuri.
Questa pretesa è tanto grave in quanto non solo perché lede la dignità di ogni singolo giudice costituzionale, ma equiparerebbe il Presidente della Repubblica a un qualsiasi corruttore!
È questo che voleva Berlusconi? Non credo…saranno state la stanchezza e la delusione del momento.
Penso che Berlusconi debba pensare più a governare (nessuno vuole le sue dimissioni, tranne l’Idv…il Pd ha i suoi problemi…) e meno a polemizzare, salvo che ciò non sia una strategia per nascondere le difficoltà sue e del governo ad affrontare i veri problemi del Paese.
I cittadini, comunque, si sono stancati dell’arroganza e degli slogan suoi e dei suoi rappresentanti, vogliono fatti, quelli veri, quelli che i media narcotizzati non dicono.
Voglio esprimere, infine, tutta la mia solidarietà all’onorevole Rosy Bindi per le vergognose e triviali offese in diretta di Berlusconi. Visto lo share, penso che dopo simile exploit del premier, molte donne abbiano capito di “che pasta” è fatto e cambino atteggiamento e, soprattutto, voto.

06 ottobre 2009

BRUNETTA E LA TRASPARENZA

Il ministro della funzione pubblica Brunetta parla di “operazione trasparenza” per gli operatori dell’informazione pubblica televisiva. Nei titoli d’apertura delle varie trasmissioni dovrebbe comparire uno schema che informi gli spettatori del “compenso all’autore e il compenso ai giornalisti”, lo share della settimana precedente, le querele che ha ricevuto e l’esito dei giudizi perché “continuiamo a pagare noi i costi del risarcimento e questo non è giusto”.
Il ragionamento non fa una grinza. Lo condivido.
Ma il provvedimento per essere corretto dovrebbe riguardare non solo l’informazione e non solo il servizio pubblico, visto che il ministro continua, affermando che “non posso farmi dare del politico castale da un giornalista che guadagna dieci volte quello che guadagno io”. Spero che non sia un fatto personale, perché, a proposito del guadagno, penso che un parlamentare o un ministro della Repubblica, nostri dipendenti, anche se guadagnano dieci volte meno di un giornalista, guadagnano fin troppo rispetto a quanto guadagna in media un cittadino e rispetto alla produttività.
Circa i costi del risarcimento per i “giudizi” persi, corretto il principio, mi meraviglio che il ministro non abbia sollevato tale problema riguardo il caso Santoro riammesso in servizio e non solo e circa la multa che dovette pagare la Rai, cioè il cittadino, nel caso Meocci, presidente incompatibile nominato dal cd della Rai a maggioranza centro destra...e a proposito di share, come la mettiamo col flop di “porta a porta” di qualche settimana fa e il rinvio di altre trasmissioni?
Il ministro sembra avere la lingua lunga, a ragione, ma la memoria corta, a torto (a ragione?)
Le cose che dice, bisogna dargliene atto, se realizzate, potrebbero dare una svolta al servizio pubblico. Finalmente molte teste calde, prima di scrivere roventi articoli o mandare in onda trasmissioni infarcite di falsità e diffamazioni o mettere alla berlina politici onesti e scrupolosi nel loro servizio al Paese, temendo per la loro tasca, oltre al lavaggio farebbero anche il prelavaggio alle notizie. Questa non è censura, ma è giusto che il cane abbai solo quando vede che il ladro sta andando via col malloppo e non prima. Forse era l’uomo delle pulizie che era tornato per finire lo studio o il bagno…chissà!
Altre due ovvie verità che condivido, non in quanto ovvietà ma in quanto verità. Certo risulta difficile, quindi comprensibile, conoscere i proprietari di tutte le testate giornalistiche o televisive e i rispettivi consigli di amministrazione, ma riesce difficile pensare che il ministro non conosca la proprietà di testate come “Libero”, “il Giornale” o “il Foglio” o di Mediaset.
“Chiudere i rubinetti ai cattivi editori, ma anche al cattivo cinema e al cattivo sindacato”.
Giusto, anzi giustissimo, compagno Brunetta!
Al ministro sfugge che i contributi agli editori sono dati a pioggia, anche ai quotidiani sopraddetti. Non entro in merito alla loro bontà, semmai alla loro proprietà, ma sarei il primo a sostenere la sua battaglia se fossero aboliti gli aiuti di stato e si creasse, così, una vera impresa editoriale e fosse il mercato a decidere la loro sopravvivenza.
Sul cattivo cinema e sul cattivo sindacato, riprenderemo il discorso, anche se mi sembra, in una democrazia, difficile stabilire il grado di cattiveria o di bontà.
E se abolissimo gli albi professionali? Non farebbe parte un tale provvedimento di una politica di liberalizzazioni propria di un governo liberale?
Ministro pensi anche a queste cose, se ha il tempo!

05 ottobre 2009

L’EVENTO ERA PREVISTO

Berlusconi, parlando della tragedia di Messina: “L’evento era stato previsto e nel nostro centro romano era stato previsto in anticipo. Avevamo dato l’avviso per tempo (Maltempo: in arrivo perturbazione sulle regioni centrali e sulle isole maggiori. 30 settembre), poi la precipitazione iniziata nelle prime ore del pomeriggio del primo ottobre è stata più intensa di quanto si prevedeva”.
Una simile dichiarazione non merita commento alcuno.
- La colpa è stata della straordinarietà dell’evento…le previsioni del tempo parlano chiaro. I cittadini di Giampilieri dovevano evacuare il paese, trovarsi una sistemazione…
- Dove? Potevano telefonare al Cavaliere, avrebbe provveduto.Una villa in Sicilia a disposizione…
- Ma stava assistendo assieme a Bossi e metà governo alla prima del colossal “Federico Barbarossa”.
- E allora? Nelle disgrazie è sempre presente…
- Ma era un incontro istituzionale…
- Hai ragione…non può abbandonare il suo principale alleato e in quei momenti sarebbe stato d’intralcio.
- Ma era in contatto con Bertolaso…la situazione sotto controllo…la pioggia…ecco…tanta pioggia…
- La ricostruzione sarà veloce e il posto scelto sicuro…come a L’Aquila…
- Su questo puoi stare sicuro, parla di Berlusconi
- Ma Cuffaro…Lombardo…il dissesto idrogeologico di cui tutti parlano…era conosciuto…
- Ma che dici. Sono calamità naturali, imprevedibili. I cittadini dopo quanto successo nel 2007 hanno avuto due anni di tempo per porre rimedio, trasferirsi, almeno d’inverno. Ma non li ascoltano mai le previsioni del tempo!
- Tutti sapevano…eppure…
- Non preoccupatevi. Avrete una casa più bella di prima e un paese più moderno.
- Promesse!
- No, parola di Berlusconi!

03 ottobre 2009

SIAMO ALLA PALESE INDECENZA

Il presidente del Senato Schifani, la seconda carica dello Stato, così commenta la puntata di Annovero: “Il servizio pubblico dovrebbe fare comunicazione nei limiti della decenza sopportabile dal Paese: temo che questo limite sia stato superato da un pò di tempo. Siamo alla palese indecenza.”
Anch’io come cittadino italiano sono indignato quanto e più del Presidente del Consiglio, ma non per Annozero e per la presenza della D’Addario, ma per lo stato in cui versa l’informazione, non solo pubblica, e per le pressioni esercitate dal potere politico.
È poco comprensibile l’assioma secondo il quale la D’Addario, essendo una escort, non può comparire in un programma televisivo, ma può partecipare alle feste in casa Berlusconi o essere candidata a Bari in una lista sponsorizzata da un ministro. Non entro in merito alla notte…non m’interessa. M’interessa, invece, che il Presidente del Consiglio, che nella sua veste istituzionale mi rappresenta, non abbia comportamenti poco decorosi e rappresenti l’Italia nel mondo più sobrio e opportuno.
“Il servizio pubblico dovrebbe fare comunicazione nei limiti della decenza”. L’uso del condizionale, “dovrebbe”, ci dice che non sempre la decenza è stata esercitata. Il presidente Schifani sicuramente si è riferito a quelle puntare di “Porta a porta” in cui il Premier a partecipato senza un credibile contraddittorio, o all’apologetico TG1, o a “La vita in Diretta”, o alle passerelle di disinformazione dei portavoce di turno che infestano i nostri tigi.
Individuare i limiti della decenza non è facile, ma potremmo nominare una commissione di garanzia apposita, composta in ragione della rappresentanza politica..o no?
In tal caso l’onorevole Cicchitto, avrebbe presentato la sua lista di prescrizione con un mandato ben preciso e non sarebbe stato accusato d’invadenza o intimidazione.
Certo, il compagno Cicchitto ha fatto carriera. Ha attraversato, passando anche dalla sinistra di Lombardi, quasi tutto l’arco costituzionale, quasi perché l’MSI non c’è più. Ha dimenticato nella sua foga, il caso dell’on. Cucciolina che, se non erro, esercitava il mestiere di pornostar…
È vero, “siamo alla palese indecenza”: ministri indagati, ministri che usano un linguaggio sprezzante e offensivo (lo stesso Berlusconi chiama i giornalisti farabutti, ma prima aveva chiamato gli italiani coglioni…), un parlamento con pregiudicati, il ricorso continuo al voto di fiducia (24 volte) che mette il bavaglio al Parlamento e mortifica la democrazia, il lodo Alfano, le leggi ad personam, gli scudi fiscali, i disastri evitabili come l’alluvione di Messina, Palermo sommersa dai rifiuti, la scuola, l’università, la ricerca, la disoccupazione…
Siamo alla palese indecenza!
On. Presidente Schifani, perché non s’interpella il popolo sovrano per la nomina dei dirigenti Rai, perché non si lascia decidere al popolo sovrano, siamo in fondo noi a pagare il canone, quali programmi televisivi promuovere e quali bocciare.
Siamo alla palese indecenza, di voler imporre un pensiero unico, un’informazione di stato.
Ma se ciò si realizzasse e poi il suo governo perdesse le elezioni, solo per miracolo, chiederebbe il presidente Schifani una svolta sulla libertà di stampa, giudicandola di parte e chiamandola indecente?
D’indecente c’è dolo da disinformazione, la mancanza d’informazione, la censura di stato. Queste cose devono indignarci!
Intanto, oggi partecipo alla manifestazione per l’informazione, sperando di trovarmi accanto tanti cittadini che hanno votato per il Pdl!

01 ottobre 2009

È SERVIZIO PUBBLICO?

Il dibattito sul diritto all’informazione, dopo la puntata di “Anno zero”, si è spostato, questa volta per merito del Pdl (Scaiola – Romani), sulla querelle se trasmissioni come questa o quella della Dandini sono compatibili col servizio pubblico, specie se, nel caso di “Anno zero” ospita l’escort D’Addario.
Il sottosegretario Romani non si chiede, però, se fosse compatibile con palazzo Grazioli, quando fu ospite per ben due volte, così dicono, del premier, una delle quali del letto di Putin. Per carità, niente di male…ma un po’ di decenza sarebbe d’obbligo!
Il sottosegretario non si chiede nemmeno se la trasmissione di Vespa dal titolo roboante “Stasera parlo io”, ospite senza contraddittorio il suo Presidente del Consiglio, sia stata compatibile col servizio pubblico.
Penso che, se i telespettatori dovevano sapere allora la versione di Berlusconi su Noemi e la presa di posizione della signora Lario, oggi devono conoscere la versione di una testimone diretta. Se quella trasmissione è stata compatibile col servizio pubblico non si capisce perché non lo è stata “Anno zero”. Il premier può buttare in piazza la sua vita privata e la sua verità nelle tivù, nei rotocalchi e nei quotidiani, ma il cittadino non deve sapere da chi è governato se sono altri fonti a parlarne, pur avendone il diritto.
Quello che in ogni democrazia è la normalità, in Italia diventa un abuso, un’incompatibilità e così siamo scivolati al 73° posto per la libertà di stampa: da non crederci!
I cittadini hanno il diritto di essere informati e saranno loro stessi a decidere quali trasmissioni vedere e quali no, perché, come dicono gli onorevoli del Pdl, gli italiani sono intelligenti perché hanno saputo scegliere. Bene!
Per di più queste trasmissioni di parte e faziose, portano voti al Pdl, lo dice lo stesso Berlusconi, è allora perché questo attacco scomposto, perché sono stati convocati d’urgenza dal governo il vertice della Rai?
Il sottosegretario assicura che non ci sono fini sanzionatori (non spetta governo deciderli) né di verifica della linea editoriale della Rai (nemmeno questa la decide il governo) né censure. Ma intimidazioni e minacce alla libertà d’informazione?
Ma non scherziamo, l’Italia è il paese dove l’informazione gode della più ampia libertà. È sufficiente andare in edicola il mattino e vedere che c’è anche “il giornale” di Feltri oltre alle altre testate.
Ha ragione Romani. È un’indecenza. Quando finirà l’incubo?

29 settembre 2009

VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA

In quale Stato viviamo? Sarebbe un’offesa per qualsiasi Stato riuscissimo a citare. Forse in quell’impero della fantasia in cui l’imperatore veniva da tutti visto vestito, finché un bambino nella sua innocenza esclama, rompendo l’incantesimo: “Il re è nudo”.
Quando verrà un “bambino” che saprà dire pane al pane e vino al vino, riuscendo a svegliare le coscienze?
Vergogna, vergogna, vergogna, grida il rabbino della comunicazione, il reazionario in doppiopetto della Repubblica, ogni giorno picconata da lui o dai suoi ministri e alleati di maggioranza.
Ha accusato l’opposizione di disfattismo ieri, l’altro ieri di anti-italianità…e la sua platea, “le truppe cammellate”, è sempre lì ad applaudire. Qualunque cosa gli esce dalla bocca, che la sua mente lo voglia o no, salvo smentire, lui o il suo portavoce, è accolta dal suo popolo con giubilo. E lui di questo gode, di questo si nutre, non come i grandi statisti, ma come un acrobata dopo la sua performance.
Tutto viene strumentalizzato a suo vantaggio, anche le disgrazie come il terremoto in Abruzzo o la morte dei parà della Folgore, senza dignità, col solo intento di apparire, di esserci.
Un atteggiamento che contribuisce a dividere ancor di più un Paese che negli anni scorsi, seppur a fatica, stava portando a compimento quell’unità d’Italia a cui si approdati a prezzo di lutti e sacrifici.
È un continuo sparare contro: contro l’opposizione, contro i comunisti (?), contro la magistratura (una volta toghe rosse), contro la stampa e i giornalisti non schierati, contro gli statali fannulloni, contro…contro e …contro ancora.
Al premier, nel suo immaginario d’onnipotenza, è permesso tutto. Ha trasformato la democrazia in principato, con relativa corte, compiacente e arrogante.
Io non vorrei parlare del premier, ma di cosa il governo che presiede ha fatto di concreto, al di là dei proclami mediatici, al di là di un’opposizione che non riesce a incalzarlo né in politica né in economia, ma lo segue dove lui vuole.
Un’opposizione che si propone di sostituirlo alla guida del Paese che non ha una strategia né un programma, che non riesce ha organizzare nemmeno il suo zoccolo duro, che, insomma, non riesce a comunicare con i cittadini, qualche volta vittima, ma qualche altra spalla consapevole, è una povera cosa, destinata a portare nel baratro anche ciò che resta della democrazia reale, perché oggi, se non l’ha capito, viviamo già in quella virtuale, illusoria, in cui si crede di essere liberi di dire e di fare ma…

25 settembre 2009

LO SCUDO ovverosia LA DIFESA DEGLI EVASORI
È una vergogna. È un’offesa verso quei cittadini che pagano le tasse e ottemperano così a un dovere costituzionale oltre che morale.
Gli evasori, quindi gli esportatori di capitali all’estero non solo si macchiano di un reato contro lo Stato, ma usufruiscono gratuitamente di quei servizi, asili nido, tasse universitarie, ticket sanitari…, ad altri dovuti. Insomma, commettono un doppio reato, sono dei “mangiapane a tradimento” e come tali dovrebbero essere trattati.
Cosa fa invece lo Stato, oggi impersonato dal ministro delle finanze Tremonti, personaggio politico tra i più complessi e comprensibili?
L’inventore della “Robin tax” inventa, per la verità è una sua creatura sin dal 2001 e ripresentata nel 2003, lo scudo fiscale, come dire la difesa di capitali di dubbia o illecita provenienza (che cosa è lo scudo se non un’arma di difesa?).
Le motivazioni del provvedimento, oggi come ieri, sono sempre le stesse, come l’assicurazione data agli esterrefatti contribuenti, quelli veri, che sarà l’ultimo scudo. È impressionante la faccia tosta di questi signori che ci governano, infidi e bugiardi, come dimostra il reiterarsi del provvedimento. In questi ultimi tempi il ministro della finanza creativa, crea un po’ meno, visto anche l’attendismo circa i provvedimenti relativi alla crisi economica in atto e lungi dall’essere risolta come si vuol far credere. Basta leggere le ultime dichiarazioni del presidente del FMI.
Lo scudo fiscale è una sanatoria riservata a quanti possiedono investimenti o attività finanziarie all’estero che hanno violato la normativa del cosiddetto “monitoraggio fiscale”, che impone l’obbligo di comunicare al fisco il trasferimento di capitali da e per l’estero, condizionata al rientro in Italia di tali capitali, versando il 5% dell’ammontare: una miseria, considerando che per estinguere il reato avrebbero dovuto versare nelle casse dell’erario il 60%.
L’emendamento1.3500, approvato dalla commissione del senato, estende lo scudo ad altri reati tributari come il falso in bilancio e l’eliminazione dell’obbligo da parte dei professionisti (banche e affini) di segnalazione ai fini dell’antiriciclaggio (un grazie immenso da mafiosi e spacciatori).
Per maggior chiarezza lo scudo rende non punibili i seguenti e gravi reati:
- dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti;
- dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici;
- dichiarazione infedele;
- omessa dichiarazione;
- occultamento o distruzione di documenti contabili;
- falsità materiale commessa dal privato;
- falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico;
- falsità in registri e notificazioni;
- falsità in scrittura privata;
- uso di atto falso;
- soppressioni, distruzioni e occultamenti di atti veri;
- falsità concernenti documenti informatici;
- falsità concernenti copie autentiche concernenti copie autentiche che tengono luogo degli originali mancanti;
- falsi comunicazioni sociali;
- falso in prospetto.
Il cittadino comune, il lavoratore dipendente che paga le tasse alla fonte, deve essere contento, finalmente il …buon Tremonti avrà più soldi per risolvere i problemi italiani a partire dagli ammortizzatori sociali. Le famiglie non sentiranno più la crisi e un abbraccio di solidarietà stringerà tutti gli italiani, alla faccia della sinistra anti-italiana e menagramo.
- Dov’è la sinistra?
- Fuori dell’aula.
- Allora, è tra la gente a spiegare….
- No! Ho detto fuori dell’aula, non tra la gente della piazza, ma al ristorante interno …c’è il congresso… il segretario da eleggere…l’antiberlusconismo di D’Alema…quello che sa come sconfiggere il premier…come Veltroni…non parlarne…farlo diventare “il barone inesistente…

P.S.: Non sono un costituzionalista, ma ho molti dubi sulla costituzionalità dello “Scudo”. A tal proposito trascrivo l’art. 3 della Costituzione.
Art.3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, di religione, di opinoni politiche, di condizioni personali e sociali”.

19 settembre 2009

Tratto dal Blog di Beppe Grillo

Paolo Farinella è un prete che vive "sulla breccia dei marciapiedi". Ha scritto una lettera al cardinal Bertone, il primo ministro del Vaticano e forse prossimo Papa. Lo informa che una gran parte dei cattolici non dona più l' 8X1000 alla Chiesa per l'atteggiamento verso Berlusconi. Spiega che molti vescovi disapprovano e che potrebbe nascere un nuovo movimento dei credenti. Forse uno scisma, come ai tempi di Martin Lutero. Lo psiconano ha distrutto tutto quello che ha toccato. Lui è la merda nel ventilatore. Se fossi Bertone accenderei un cero fotovoltaico.

"Signor Cardinale Bertone,
apprendo dalla stampa che il giorno 7 ottobre 2009, memoria liturgica della Madonna del Rosario, lei ha intenzione di inaugurare la mostra dall’emblematico titolo: "Il potere e la grazia" con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che non posso chiamare "onorevole" perché di "onorevole" nella sua vita pubblico-privata, nella sua politica e nel suo sistema di menzogne non vi è nulla. Se la notizia fosse vera, lei agli occhi della stragrande maggioranza della Chiesa italiana e del mondo si renderebbe complice e si assumerebbe la responsabilità di molti abbandoni "dalla" Chiesa da parte di credenti che sono stufi che la politica della diplomazia sovrasti e affossi la testimonianza limpida del Vangelo. Lei sicuramente sa, come lo sa ogni parroco che vive sulla breccia dei marciapiedi, che quest’anno vi è stata una emorragia nei confronti dell’8xmille che moltissimi cattolici, anche praticanti, hanno devoluto ad altre istituzioni pur di toglierlo alla Chiesa cattolica per le sue ingerenze e connivenze con un governo legittimo, ma ad altissimo tasso di illegalità e immoralità. Questo argomento credo che vi interessi non poco sia come Vaticano che come CEI.
Dopo tutto quello che è successo, le testimonianze, le registrazioni, le inchieste, lo spergiuro pubblico in televisione sulla testa dei suoi figli, gli immigrati morti in mare che il governo ha sulla coscienza; dopo la legge infame che dichiara "reato" lo "stato personale", cioè la condizione esistenziale di "immigrato" divenuto "clandestino" in forza della legge Bossi/Fini; dopo tutto questo lei non può far finta di nulla e farsi vedere in pubblico con Berlusconi o qualcuno dei suoi scherani.
Se parlate di morale pubblica e di etica politica, dovete essere coerenti con i vostri stessi principi che spesso esigete dagli altri che non hanno il potere immondo di Silvio Berlusconi, il quale si crede il Messia e "solutus omnibus legibus", visto che concepisce se stesso come sultano e l’Italia il suo sultanato personale. Egli pensa di potere comprare tutto: i tribunali, le sentenze, la compiacenza di prosseneti e lenoni che gli procurano donnine a pagamento per sollazzarlo con orge (e forse anche droga) di cui egli continua a vantarsi pubblicamente fino a dichiarare con spudoratezza che: "il popolo italiano vuole essere come lui". Crede di potere comprare anche il Vaticano, offrendo leggi e favori a richiesta. Valuti lei se le lenticchie fuori stagione valgano una Messa.
Lei deve sapere che serpeggia nella Chiesa uno scisma ormai non tanto sotterraneo che sta emergendo di giorno in giorno e bisogna stare attenti che non diventi movimento o peggio ancora separazione, anche perché molti vescovi stanno zitti, ma in cuor loro meditano e in privato imprecano. Non prenda a cuor leggero quello che le dico. Il mio vescovo, cardinale Angelo Bagnasco, e anche lei che mi ha conosciuto bene, sapete che non dico bugie e non parlo mai per sentito dire e di ogni mia affermazione o gesto mi assumo sempre la responsabilità pubblica.
Per una volta, come Segretario di Stato, sia prete, solo prete, intimamente prete e disdica ogni appuntamento con un trafficante senza morale e senza dignità che la sta usando solo per affermare che i suoi rapporti con il Vaticano e con il Papa "sono eccellenti".
Le accludo la "Lettera di ripudio" che ho inviato a Silvio Berlusconi, e che tante adesioni sta raccogliendo nel mondo credente e non credente. Se lei riabilita Berlusconi, come ha già fatto Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano con l’intervista al Corriere della Sera, nella Chiesa di Dio lei perde il diritto di parlare di Vangelo, etica e moralità.
Se Berlusconi riesce a comprare anche il Vaticano con uno scambio di leggi, favori e denaro, sappia che non potrà mai comprare le nostre coscienze di credenti che ogni giorno pregano Dio per la salvezza della "povera Italia" e per la conversione delle gerarchie ecclesiastiche che spesso sono di scandalo e non di esempio al popolo dei battezzati.
Preoccupato e amareggiato, la saluto sinceramente." Paolo Farinella, prete

Lettera completa di don Farinella al cardinale Bertone

15 settembre 2009

IL SONNO DELLA RAGIONE o del Pd meno elle

Giuseppe D’Avanzo conclude il suo articolo del 15 scorso con un’affermazione allarmante che dovrebbe far riflettere non solo i politici, specie dell’opposizione ma soprattutto i politologi (non mi riferisco ai prezzolati della carta stampata o a quelli sorridenti della rete Media Rai) e gli uomini di cultura, e sono tanti, che, pur non condividendo lo scempio che Berlusconi e i suoi consiglieri stanno compiendo della democrazia, preferiscono non uscire allo scoperto…forse per quieto vivere o forse perché non si vedono supportati da chi invece dovrebbe stare al loro fianco, usando tutti i mezzi che la nostra costituzione mette loro a disposizione.
Non sanno che per loro finirà com’è successo per i politici dell’opposizione: parlano tra loro, non hanno più né uditorio, né interlocutori, né estimatori, abbracciati alla loro ignavia suonano, per non sembrare stonati, lo stesso spartito della maggioranza. Non sono capaci di fare altro. Non sono in grado di “pensare” una proposta decente né di farla circolare tra i cittadini.
Il sonno della ragione produrrà, così, quei mostri di cui D’Avanzo parla.
In un momento di grande tensione dove diversi fattori s’intersecano, dalla crisi economica mal gestita, agli attacchi d inaudita violenza contro chi osa non essere d’accordo che coinvolgono la stampa nazionale ed estera, la gerarchia ecclesiastica, la televisione pubblica per quei giornalisti che ancora non si sono venduti, il principale partito dell’opposizione, Grillo argutamente lo chiama Pd meno elle, non parla, non prende posizione.
Avrebbe le occasioni per incalzare una maggioranza divisa e reazionaria, come il caso Fini ci dice, invece è tutta avvolta in sé stessa preoccupata di trame e sotterfugi correntizie per …vincere il Congresso.
D’Alema, il politico di razza, quello della bicamerale e della visita agli studi di mediaset, Veltroni, il vincitore di tante battaglie mai di una guerra, Fassino, quello per cui il voto di preferenza non è importante, Bersani, quello delle lenzuolate e dei petrolieri, Franceschini, il pro-tempore in cerca d’autore, e altri e altri ancora, molto bravi nel sottosuolo non vengono allo scoperto, non vogliono sbilanciarsi…chissà se…e poi…per le caldarroste ci penserà il venditore…il nostro spazio politico, il 20 o il 24% non importa, l’abbiamo… il premier non può essere eterno…vediamo Fini…se Casini…se Montezemolo…
Intanto, una picconata oggi una domani, una legge oggi una domani, una rete rai oggi una domani, un consiglio d’amministrazione oggi, uno domani, la Repubblica se ne va.
Rimane la triste considerazione di D’Avanzo e l’ancor più triste scenario che ne può derivare: “La scena in cui siamo precipitati è la decadenza di un leader che non accetta e non accetterà il suo fallimento. Trascinerà il Paese nella sua sconfitta, dividendolo con l'odio”.

30 luglio 2009

SICILIA

Mentre la Regione Sicilia ha programmato per il 2009 un debito strutturale di due miliardi di euro che potrebbe aumentare di altre 300 milioni, l’Enel chiede il pagamento di 14 milioni di euro, il 26 Giugno la giunta approva una delibera che istituisce i vice dirigenti. Niente di illegale perché sta realizzandouna legge nazionale, ma la Regione, o come la chiamano in Sicilia “mamma Regione”, conta su 2.300 dirigenti, un dirigente ogni cinque dipendenti (ciò significa che la Regione ha almeno 14 mila dipendenti!), che rappresenta un record nazionale difficilmente battibile e i neo vice avranno un aumento stipendiale del 30% oltre l’indennità di posizione. La giunta non si è limitata ai soli vice, ma ha varato un concorso interno che prevede il passaggio dalla terza alla seconda fascia dirigenziale.
Intanto, l’assessore al bilancio chiede di bloccare il ddl sullo sviluppo, almeno fino alla trimestrale di cassa. Sembra strano che una regione in grave crisi finanziaria, non trovi di meglio che istituire concorsi interni e non pensare allo sviluppo, come sembra enorme il deficit di 2 miliardi di euro, almeno per ora. Penso che si abbia bisogno non di dirigenti a gogò, ma di un risanamentovero che elimini le tante spese superflue, le tante consulenze, le tante assunzioni (politico- clientelari ?) che danno alla Regione Sicilia il record del più alto numero di dipendenti e forse con gli stipendi più alti. Forse il federalismo fiscale può aiutare gli amministratori siciliani ad assumere atteggiamenti di spesa più responsabili. Sarà vero? Ce lo auguriamo perché la Sicilia ha bisogno d’investire in infrastrutture e in sviluppo per il giusto posto che le spetta nel contesto naziopnale e mediterraneo.

24 VOTI DI FIDUCIA
Al 24 Luglio sono 24 i voti di fiducia chiesti dal governo Berlusconi, una media di due al mese. Se il governo Prodi in un cersto senso era costretto per la risicata e litigiosa maggioranza a farne uso, il Cavaliere nonostante conti su una maggioranza bulgara in tutti e due i rami del Parlamento e nonostante i richiami del Presidente della Repubblica anche sulle decretazioni d’urgenza, continua come se nulla fosse, come se tutti gli Italiani abbiano votato per lui. Umilia il Parlamento e una metà del Paese che non si sente da lui rappresentato. Il Parlamento in una democrazia, e la nostra è una dennocrazia poarlamentare, ha un ruolo fondamentale che viene continuamente umiliato ed espropriato delle sue prerogative con buona pace dei padri costituenti. Nè le leggi di bilancio, né le leggi di riforma si discutono in parlamento. Ovviamente, perché i comunisti (?) dell’opposizione non vogliono collaborare. D'altronde la collaboraziuone che intende Berlusconi significa accettazione senza osservazioni. Fa bene l’on. Di Pietro a dare battalia visibile. Considerato che l’opposizione non dà spazio occorre trovarlo anche a gomitate in quanto l’Italia si sta riducendo a una Repubblica dell’immagine dove tutto va bene e dove i Tg esaltano in ogni occasione la figura del capo supremo, dell’uomo che tutto può,anche essere al di sopra della legge, se non la legge.
Meditate gente, meditate…almeno questo lo possiamo fare. Ma. Per carità, non addormentatevi!


IL PIL A -5,2
Berlusconi e Tremonti o viceversa, qualche settimana fa nell’annucciare il nuovo Dpef erano contenti e soddisfatti. Tutto va bene. Tutto è sotto controllo. Tutto come nelle previsioni. Le maggiori istituzioni finanziarie ci danno ragione. E così, di questo passo.
I giornalisti presenti alla confeernza stampa, allineati e coperti, nessuna domanda impertinente. I giornalisti di Rai 1 sono andati oltre: hanno partecipato della soddisfazione del duo.
Io sono un padre di famiglia con tre figli e, quando hanno parlato del Pil , sempre col sorriso sulle labra, mi sono ricordato che le previsioni parlavano del -2 e qualcosa, mentre ora è arrivato a -5,2. Mi sono preoccupato perché se il Pil ( Prodotto Interno Lordo) che rappresenta la ricchezza del Paese, ha avuto un tale crollo, ci saranno delle ripercussioni sull’occupazione, sugli investimenti e sullo stato sociale…una catena. Se il Pil diminuisce, vuol dire che molte aziende licenziano o chiudono, per cui aumenta la disoccupazione; vuol dire che lo Stato non incassa le tasse, che mancheranno le disponibilità per gli investimenti e lo stato sociale. Va bene l’ottimismo, ma il sonno delle istituzioni e dei media è imperdonabile: andiamo verso il disastro con la fanfara.

19 luglio 2009

INDIETRO TUTTA

Nell’ultimo post ho affrontato la cattiva informazione, quella di parte, quella che criminalizza perché “la prima volta non si dimentica”, per questo buttare fango diventa la principale occupazione.
Poi, gli italiani hanno una particolare predisposizione per il gossip, o pettegolezzo che dir si voglia.
Gli Italiani “brava gente”, santi e navigatori, artisti e instancabili lavoratori, ormai sono icone di un passato che sembra lontano secoli e sempre più si allontana, sostuite dal prototipo dell’Italiano furbo, sempre più “appiccicato” al proprio particulare, pronto a tutto per la “famiglia”, intesa come “insieme di persone unite da un vincolo di affinità”, a chiuder gli occhi, a tappare le orecchie, a sigillare la bocca, proprio come le tre scimmiette.
Ormai è questa l’immagine che circola nel contesto internazionale e lo si può notare tutte le volte che si prende una decisione di valore.
A casa nostra va ancora peggio: arroganza, supponenza, aggiramento delle leggi, accuse e vilipendio alla giustizia, lotta tra le istituzioni, leggi ad personam, delegittimazioni, arricchimenti illeciti, evasione fiscale legalizzata, incertezza delle pene, società off-shore, capitalismo di stato foraggiato dai contribuenti, truffe all’Europa, spesa sanitaria fuori controllo, consulenze come sperpero del pubblico denaro, la scuola in disarmo, l’invadenza del Vaticano sulle scelte etiche ed altro ancora.
Il Paese, insomma, di bengodi…ma non per tutti, solo per quelle “caste” legati da un forte senso di solidarietà, un’immensa massoneria alla luce del sole, di cui molti godono e il resto attende di godere.
Un quadro piuttosto negativo, potreste dire, ma, escludendo alcune eccellenze, reale.
Il nostro è un Paese in rovina, che va sempre più giù: una classe politica mediocre, litigiosa e senza idee che, non risolve i problemi se non quelli del premier; una classe imprenditoriale, con alcune eccezioni, che vive sulle spalle degli italiani onesti, cioè di quelli che pagano le tasse, e grazie ai “bonus” statali (il caso più eclatante è la svendita dell’Alitalia); l’informazione, il cosiddetto quarto potere, asservita al politico proprietario o all’imprenditore (Caltagirone docet), che non ha il coraggio né la volontà d’incalzare politici e imprenditori (qualche mosca bianca c’è ma stanno cercando il ddtt adatto); il popolo “sovrano” a metà, che non vota, ma fa il tifo, evasore, furbo ed egoista, partecipe del degrado socio-politico-culturale in cui precipitiamo, senza coscienza civica; una serie di garanzie legali che i potenrti si sono dati mimetizzandoli come garanzie per tutti i cittadini che legano le mani alla giustizia la sola, anche con le sue magagne, che può ancora fermare questa deriva; un parlamento nominato dalle segreterie dei partiti, ridotto a mero strumento del padrone, che legifera senza tener conto dell’opposizione, questa merita un discorso a parte in quanto anch’essa responsabile dello sfascio, né degli interessi reali del cittadino e del Paese, ma sotto la spinta d’interessi di parte che causano, quindi, danni all’economia e al vivere civile.
Infine, ma non l’ultimo per importanza, la gerontocrazia invasiva, presenti in tutti i settori della vita pubblica: parrucconi legati alla poltrona, che tengono fermo il Paese nella strada delle innovazioni e del progresso, mentre i giovani sono tenuti in panchina; poi, quando diventeranno come loro ne prenderanno il posto, un museo di cere viventi, solo apparenza, senz’anima, come una famosa canzone anni sessanta.
A proposito di gerontocrazia o di museo delle cere, una notizia dell’ultima ora riferisce che l’Associazioni di ex parlamentari, ne comprende ben 1.550, non condividendo che siano privati, con apposita legina (il Senato l’ha già votata), dei benefit finora goduti, hanno avuto la promessa dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che saranno utilizzati previo invio dei curricula, come consulenti a titolo gratuito ma con rimborso spese. Lo Stato avrebbe risparmiato, “irrisoria economia” la definiscono gli ex, un milione 726 mila euro, ora…vedremo!
Tra gli ex troviamo: Tiziana Parenti, Giorgio Benvenuto, Enzo Maiorca, Giovanni GalloniMario D’Acquisto, Antonio Rubbi, Franco Coccia.
Lippi, il CT della Nazionale, potrebbe affincarli al trentacinquenne Cannavaro.

27 giugno 2009

UNA TERZA IPOTESI DEL “GIORNALE”

C’è un quotidiano in Italia, il cui proprietario è il fratello del premier, che può avvalersi di un grande direttore, sempre pronto ad ospitare notizie di rilievo, anche se la Magistratura il caso a suo tempo l’ha risolto. Ergo: o il direttore in questi anni ha dormito o ha tra le mani prove documentate che potrebbero riaprire il caso. Oppure c’è una terza ipotesi, evidentemente tutta da dimostrare. Gli articoli (titolo significativo e allusivo: “Tutte le escort del clan D’Alema”) riesumano un caso del 1999, che ipotizzava ipotetici incontri a luci rosse che avrebbero coinvolto uomini vicini all’allora presidente del Consiglio. Il caso si chiuse, se non ricordo male, col solo coinvolgimento della maitresse.
Il titolo molto provocatorio fa di D’Alema un capo clan, dedito con i soci a festini a luci rosse. Bene ha fatto D’Alema a querelare il quotidiano. In un periodo in cui, poco in Italia ma tantissimo all’estero, si parla di feste e festini, ora a palazzo Grazioli ora a villa Certosa, mancava il topolino di rosso vestito e il segugio Giordano l’ha finalmente trovato, con gaudio dei lettori appassionati e di viciniori: “Mal comune mezzo gaudio”, recita un proverbio.
Lo stesso quotidiano ha coinvolto L’onorevole Cesa, segretario dell’Udc.
Silvio berlusconi si è subito premurato, attraverso un comunicato, di dargli la sua solidarietà, prendendosela con i giornali che pubblicano notizie infamanti, aggiungendo che “non approvo metodi aggressivi di certa stampa”. Bisogna dire che , se non recita, sa stare nella sua parte.
Cesa ha rinviato al mittente l’attestato di solidarietà, piuttosto duramente: “…non accetto solidarietà da nessuno, in particolare dal presidente del Consiglio”. Sicuramente non ha gradito o ha visto, nell’insieme della vicenda, quella terza ipotesi a cui ho sopra accennato?
Quando la corruzione e l’immoralità spazia da destra a sinistra, coinvolgendo i massimi rappresentanti politici, c’è di che rallegrarsi e, quantomeno, si oggettivizza l’assunto, all’estero da tempo assodato, secondo il quale la classe politica italiana oltre ad essere mediocre è anche inaffidabile e dedita al vizio che pratica anche nelle sedi istituzionali.
“Muore Sansone con tutti i Filistei”, sembra il motto dell’articolo e pure la terza ipotesi cui accennavo. È solo un’ipotesi, s’intende, ma allora perché riprendere un caso chiuso ormai da dieci anni? Perché coinvolgere D’Alema , con un titolo diffamatorio (capo clan), vista la conclusione del caso con l’intervento della Magistratura? Perché coinvolgere Cesa? Perché Berlusconi si è precipitato, facendolo sapere a tutti con un comunicato ufficiale, a dare solidarietà ai due parlamentari? Tutti colpevoli, nessuno colpevole, è questo il messaggio?
Il ministro Bondi ha accusato, con una lettera al quotidiano di Paolo Berlusconi, “la Repubblica” di essere un’insidia per la democrazia”, utilizzando in modo sleale gli strumenti a disposizione del giornalismo. Mi auguro che il sacro furore investa questa volta “il Giornale” con una lettera a “la Repubblica”. Non penso che lo farà, a causa dei troppi impegni istituzionali o forse perché sta meditando di lasciare la politica per la poesia. Chissà!
È però giusto far sapere al ministro che il poeta, a differenza del politico che viene cooptato dalla segreteria in quanto gradito al club, deve produrre, non semplici versi, ma contenuti emotivi.
Certamente, sull’informazione e sui giornalisti bisognerebbe aprire un dibattito serio e approfondito. Ma sarà possibile?

23 giugno 2009

IL MITE BONDI

Finalmente il mite Bondi, l’agnello sacrificale del premier, l’amico che ogni amico vorrebbe avere, non ce l’ha fatta più. Ed ha ragione, poveretto! Non ha potuto più sopportare i tanti attacchi al premier la persona più buona che esista, la mano di Dio, la Provvidenza fatta persona. Invece di pregare perché ce lo salvino ancora a lungo, il quotidiano “la Repubblica”, nido di comunisti in doppio petto, rancorosi oltre che irresponsabili del male che spargono, “getta fango da mesi sul premier utilizzando i più sleali mezzi a disposizione del giornalismo”, cioè…l’informazione. Così, armato di penna, la stessa che usa per le sue poesie, ha scritto una lettera di fuoco al “Giornale”, un quotidiano che più indipendente non si può, definendo “la Repubblica” “un’insidia per la democrazia”. È buono Bondi, conosce bene i comunisti per essere stato, prima della conversione sulla strada di Arcore, uno di loro, addirittura un sindaco comunista. Sa di cosa sono capaci. Strumentalizzano l’informazione, ingannano i cittadini, carpendone la buona fede, mangiano i bambini… questo no…forse succedeva ai suoi tempi. Ora, se li vedete, li riconoscete subito, sono magri come un grissino…guardate Fassino e ve ne convincerete.
Un giornale serio, per Diana, non fa gossip. Per questo ci sono i giornali specializzati, “Chi” per esempio. Il caso Noemi, un’innocente presenza ad una festa di compleanno trasformata in un atto d’accusa infamante; le veline in politica, ma che c’è di strano, mostrare il corpo è un lavoro come altri e un bel corpo può nascondere eccezionali qualità politiche, la Carlucci e la Carfagna e ora la Matera ne sono l’esempio, nudi artistici e senso dello Stato non sono incompatibili (detto tra noi, meglio presentarci a Strasburgo con delle belle donne che con politici inetti e assenteisti); i voli di stato utilizzati per portare gli ospiti a Villa Certosa, ma che c’è di male a dare un passaggio a delle belle ragazze o a qualche menestrello che lo aiuta nel suo hobby creativo; le feste a palazzo Grazioli, le escort, le belle donne…ma che cosa fa di male e per di più a casa sua. La verità è che i comunisti sono invidiosi. Loro sono sempre tristi, grigi, non sorridono mai, mai che raccontino una barzelletta, mai delle corna in una foto di rappresentanza, mai un cucù. Ha fatto bene Bondi, quando ci vuole, ci vuole. Certo che la stampa libera rafforza la democrazia, certo che le notizie vanno date, ma bisogna fare una giusta selezione sia delle testate che delle notizie. Non si può buttare nel panico e nello sconcerto una Nazione che adora il suo premier, che riempie le piazze al suo apparire che tutto il mondo c’invidia, dopo Cavour il più grande statista che l’Italia abbia avuto. E il ministro, nonché coordinatore del partito di maggioranza relativa, già portavoce, soffre per le infamità sul premier e perché, data la sua mitica mitezza, non si può lanciare in invettive violente e offensive contro certa stampa che, invece di contribuire a costruire un’immagine positiva all’estero dell’Italia e del suo premier, diventa complice di un complotto infamante. Grazie Bondi, è ora di suonare le trombe e approvare una legge, al più presto, che sanzioni gravemente, fino alla chiusura, parziale o definitiva, della testata che si rendesse colpevole di lesa patria e di lesa maestà. Occorre, insomma, che i comunisti tuttalpiù si trasferiscano in Russia, dall’amico Putin.

13 giugno 2009

IL BUON GHEDINI

L’onorevole Ghedini, nonché avvocato del premier, ha un posto fisso ad “Anno zero, la trasmissione di Santoro, scambiata per un tribunale, in quanto le trasmissioni giornalistiche d’inchiesta, finché sarà possibile farle, non possono essere lasciate ad incompetenti, male informati e pregni di fumus persecutionis che, se potessero accuserebbero d’immoralità anche la partecipazione alla festa di compleanno del figlio del premier, magari arrivando assieme ad una banda musicale su un aereo di Stato, beninteso, non per sfruttare la situazione, ma sono per fare più in fretta e ritornare altrettanto in fretta alle incombenze di lavoro. Roba da matti! Vai a fidarti!
Santoro e Vauro, sono come il gatto e la volpe di collodiana memoria. Bisogna stare sempre all’erta, sempre sul chi va là e rintuzzare ogni fruscio di penna o di parola.
Che stress, per l’avvocato Ghedini! Sarebbe meglio una seduta parlamentare con…voto di fiducia.
Il mio amico mi fa notare che l’avvocato sarebbe pure una persona gradevole ed educata, se solo non avesse il premier alle spalle e che, buon per lui, gli da anche da lavorare. Non che l’avvocato fosse prima un povero cristo, ma essere stato scelto da cotale personaggio pubblico, sempre sull’occhio delle irriducibili toghe rosse, è stato un onore di non poco …conto.
Non per questo manca di correttezza e di gentil sorriso, sempre pronto, da liberale gentiluomo, a riconoscere il valore dell’avversario, quando un tale avversario sarà presente. Finora se l’è dovuta vedere con la mediocrità fatta cristiano. La piazza, per sua somma sfortuna, oggi non offre altro, così, il povero Ghedini, è obbligato ad un confronto impari e, armato di codici e disegni…di legge, deve continuamente e con somma riluttanza abbassarsi ai piani inferiori dell’avversario.
Si vede che soffre, tanto che deve intervenire spesso, interrompendo gioco forza l’avversario per correggere tutte le inesattezze e falsità anche culturali, con quell’intercalare ormai famoso, “ma va là (accentato, onorevole?), che altro non è che la rabbia repressa di veder offesa la retorica e la verità. Sono molti, in verità, i telespettatori che pensano che l’intercalare sia espressione di supponenza e arroganza, ma si sbagliano. Si sbagliano, perché l’onorevole ha una missione più elevata da compiere: salvaguardare la buona e consolidata fama del premier che, è giusto dirlo, è il premier di tutti gli Italiani e quando s’infanga il premier s’infanga la Nazione tutta. Fa bene, quindi, l’onorevole avvocato, a stare con gli occhi bene aperti come quando ha fatto sequestrare le foto scattate a Villa Certosa, sicuramente dei fotomontaggi. Tanto ci vuol poco, con le tecniche moderne, e la sinistra in questo è maestra (il successo, ormai, lo vede in fotomontaggio), ad incollare teste su corpi nudi o seminudi, raggirando non solo gli ingenui italiani, ma la stampa del mondo intero, ormai sotto l’influenza del dottor Ezio Mauro.

11 giugno 2009

FINE DI UN IDILLIO ?

Il Cavaliere, il padrone delle ferriere, l’ottimista forzato perché privo di progettualità (la crisi economica si risolve profondendo ottimismo, quando il companatico manca speriamo che la “provvidenza” ci soccorra), il presunto corruttore di Mills (ahi, ahi, toghe rosse! Lasciatelo in pace, il giudizio su di lui non è di questo mondo!), il più amato leader in circolazione nel globo terraqueo nonostante abbia strapazzato il Pd, ha fatto il primo flop.
Il Pdl rispetto alle politiche (si prendono sempre le ultime elezioni per un confronto serio) ha perso il 2,1%, circa 2,9 milioni di voti, che, in un anno di governo incontrastato non sono pochi.
Ad onor del vero, dobbiamo dire che ha conquistato parecchie province e disputerà dei ballottaggi, ma le funeste previsioni per la democrazia, che sempre asmatica rimane, si sono alquanto diradate.
Anche il suo rapporto personale, d’amore, con gli italiani sembra declinare. Le sue preferenze, infatti, rappresentano appena il 25% ( il 35% nel 2004) rispetto ai voti del partito, solo 2.705.791.
Per la prima volta ha pure sbagliato le previsioni, non raggiungendo il Pdl il risultato più volte gridato nelle piazze e nelle reti Media-Rai: è stato raggiunto il 35,3% rispetto alle attese che andavano dal 40 al 46%. Un buon risultato, certamente, ma lontano dalle altrettanto certe potenzialità del Cavaliere.
Ma a molti italiani oggi va bene così, in attesa di tempi migliori per il nostro Paese.
Ci contentiamo di poco, purché il Pd riparta, dandosi una struttura in grado di penetrare nell’opinione pubblica in modo capillare, facendo proposte serie perché possibili e smascherando con forza, senza mai abbassare la guardia, la politica degli annunci che sta impoverendo le famiglie al di là della crisi mondiale che ci avviluppa; soprattutto, bandendo le guerre interne per la gestione dello stesso, occorre che i “vecchi” dirigenti lascino il passo alle nuove generazioni.
Queste elezioni mettono in evidenza almeno due problemi politici fondamentali per le future dissertazioni sul bipolarismo, su cui Veltroni si è giocata la carriera politica e per il quale ha contribuito all’esclusione della sinistra antagonista dal parlamento.
Il bipartitismo non è cosa compiuta. Esaminando, infatti, i risultati delle Europee è facile vedere come ben tre forze politiche sono in grado di determinare il governo del Paese: la Lega, l’Idv e l’Udc hanno raggiunto buone percentuali di consenso, rispettivamente il 10,2, l’8 il 6,5.
I due più grandi partiti, nati comunque da due fusioni, non sono in grado di governare da soli. Così il Pd, se vuole pensare ad un ritorno al governo, deve lasciare la solitudine in cui l’ha cacciato Veltroni e riprendere i contatti almeno con Sl e trovare punti d’incontro programmatici con la sinistra di Diliberto e Ferrero. Lasciare questi voti, il 6,5, in libertà sarebbe un delitto politico e detonerebbe superficialità e arroganza e lascerebbe insoluto il secondo problema.
Infine, rivestirà grande importanza la questione morale. Il Pd deve dare al cittadino la certezza che governerà l’Italia nel rispetto delle regole costituzionali e degli avversari politici, nella convinzione della precarietà del suo mandato che non sarà mai definitivo.
Deve dire chiaramente che casserà tutte le leggi ad personam, la più odiosa delle quali e il lodo Alfano, tutte le leggi vergogna, che riprenderà la lotta all’evasione, che ogni riforma sarà fatta nel rispetto delle minoranze che hanno uguale diritto di rappresentanza e, soprattutto deve ricordarsi che l’Italia è uno stato laico.