In quale Stato viviamo? Sarebbe un’offesa per qualsiasi Stato riuscissimo a citare. Forse in quell’impero della fantasia in cui l’imperatore veniva da tutti visto vestito, finché un bambino nella sua innocenza esclama, rompendo l’incantesimo: “Il re è nudo”.
Quando verrà un “bambino” che saprà dire pane al pane e vino al vino, riuscendo a svegliare le coscienze?
Vergogna, vergogna, vergogna, grida il rabbino della comunicazione, il reazionario in doppiopetto della Repubblica, ogni giorno picconata da lui o dai suoi ministri e alleati di maggioranza.
Ha accusato l’opposizione di disfattismo ieri, l’altro ieri di anti-italianità…e la sua platea, “le truppe cammellate”, è sempre lì ad applaudire. Qualunque cosa gli esce dalla bocca, che la sua mente lo voglia o no, salvo smentire, lui o il suo portavoce, è accolta dal suo popolo con giubilo. E lui di questo gode, di questo si nutre, non come i grandi statisti, ma come un acrobata dopo la sua performance.
Tutto viene strumentalizzato a suo vantaggio, anche le disgrazie come il terremoto in Abruzzo o la morte dei parà della Folgore, senza dignità, col solo intento di apparire, di esserci.
Un atteggiamento che contribuisce a dividere ancor di più un Paese che negli anni scorsi, seppur a fatica, stava portando a compimento quell’unità d’Italia a cui si approdati a prezzo di lutti e sacrifici.
È un continuo sparare contro: contro l’opposizione, contro i comunisti (?), contro la magistratura (una volta toghe rosse), contro la stampa e i giornalisti non schierati, contro gli statali fannulloni, contro…contro e …contro ancora.
Al premier, nel suo immaginario d’onnipotenza, è permesso tutto. Ha trasformato la democrazia in principato, con relativa corte, compiacente e arrogante.
Io non vorrei parlare del premier, ma di cosa il governo che presiede ha fatto di concreto, al di là dei proclami mediatici, al di là di un’opposizione che non riesce a incalzarlo né in politica né in economia, ma lo segue dove lui vuole.
Un’opposizione che si propone di sostituirlo alla guida del Paese che non ha una strategia né un programma, che non riesce ha organizzare nemmeno il suo zoccolo duro, che, insomma, non riesce a comunicare con i cittadini, qualche volta vittima, ma qualche altra spalla consapevole, è una povera cosa, destinata a portare nel baratro anche ciò che resta della democrazia reale, perché oggi, se non l’ha capito, viviamo già in quella virtuale, illusoria, in cui si crede di essere liberi di dire e di fare ma…
29 settembre 2009
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