26 dicembre 2007
SI HA NOTIZIA CHE…
Si costruiranno scuole nei Paesi poveri dell’Africa.
Le aziende con fondi neri nei paradisi fiscali, poiché a Natale siamo tutti più buoni e consapevoli, creeranno con gli stessi un Fondo Monetario Internazionale, in alternativa a quello esistente, e presteranno capitali a interessi zero ai Paesi del Terzo mondo.
La Chiesa, per l’amore e la solidarietà insite nella sua predicazione, il suo farsi prossimo, a partire da subito, rinuncerà all’otto per mille investendo in ospedali e in ricerca nei paesi più poveri della Terra, mandando preti e vescovi, poveri tra i poveri, ad alleviare sofferenze e disagi.
I politici, oltre ai numerosi privilegi, taglieranno le spese clientelari e andranno in giro senza scorta, restituendo al loro ruolo originario il personale, e rinunceranno definitivamente al 50% dei loro emolumenti che saranno utilizzati per la riduzione del debito pubblico che hanno contribuito a determianre sfatando così il mito della “casta”.
“Non ci posso credere”, pensavo tra me. Eppure il TG ne sta illustrando i dettagli.
Non posso credere alle mie orecchie…alle pareole si sovrappone una musica lontana sempre più invadente e vicina…
La radiosveglia mi porta alla realtà di ogni giorno…ma il sogno è stato bellissimo…grazie.
25 dicembre 2007
PAROLE AL VENTO DI UN PAROLAIO
Non vanno rese pubbliche perché “è una violazione dei diritti (perfetta sintonia col Cavaliere che li definisce un crimine) individuali del cittadino e della persona (appassionata difesa della “casta” e commovente solidarietà). Sono tutte cattive (se tutti siamo corruttori, nessuno va in galera). Ciò che emerge …non deve essere usato per colpire qualcuno (giusto! Specialmente se cittadini di comprovata moralità, assolti per decorrenza dei termini…), e guai al loro uso politico che va bandito (la ciliegina sulla torta! I politici, nell’esercizio delle proprie funzioni, sempre più allargate e improprie, devono essere intoccabili…non censurabili)”.
Quando il politico, di qualunque colore, finisce sui giornali che rendono note le sue malefatte attraverso pubblicazioni integrali delle sue telefonate, tutti fanno quadrato (domani potrebbe toccare a loro…Dio salvi il re!) e Bertinotti, la terza carica dello Stato, con le mirate esternazioni rappresenta uno dei lati forti.
E’, comunque, paradossale parlare dei diritti individuali del cittadino, quando gli stessi parlamentari continuamente li calpestano, dimostrando che contano solo i loro diritti, consolidati da apposite leggi che loro stessi votano. Ma parlare e ancora parlare, fa chic!
E ammette che dalla vicenda BER – RAI , emergono (bontà sua!) “forti elementi di degrado del costume (affermazione assai generica, considerando che esistono nomi e cognomi…un colpo alla botte e una al cerchio!)”. Siamo fatti proprio così perché “il trasformismo è parte della storia italiana (come dire:siamo figli dei nostri cattivi padri, non abbiamo colpa alcuna)… interrotto dalla nascita dei partiti di massa (se l’equazione fosse vera la nascitra di F.I. avrebbe dovuto portare una maggiore etica nella politica italiansa, ma così non è stato. Inoltre, siccome Rifondazione non è un grande partito di massa, Bertinotti dovrebbe agire di conseguenza).
Sinceramente, dal presidente Bertinotti mi aspettavo di più e meglio, ma si vede che il suo più grande pregio è quello di saper usare la bocca, salvo quando attacca, nonostante il ruolo super partes fortemente voluto, il governo di cui il suo partito è parte integrante.
Forse non riesce a dividere il ruolo istituzionale dal malcelato leaderismo di uomo di parte. Forse non si rende conto che se tutti tirano la corda questa prima o dopo si spezza e le parole poi serviranno a poco. Forse, nonostante la sua cultura profonda e salottiera e il suo passato di sindacalista, non è in grado di capire dove sta andando il Paese.
L’onorevole Bertinotti deve scegliere tra lo stare al governo e avere le mani legate perché parte di una coalizione o lasciare il governo e avere le mani libere e lavorare per l’orticello di Rifondazione. Ma prima deve verificare ciò che è bene oggi per il Paese che, per quanto afferma, mostra di conoscere: “non si può negare che c’è una crisi paralizante che riguarda l’intero sistema politico istituzionale” e “se non si fanno le riforme rischiamo una deriva drammatica in cui non si salva nessuno”e, cosa grave, “ senza riforme si limita la maggioranza e si penalizza l’opposizione”.
Tutto vero. E allora? Interrompa il flert con le parole e faccia parlare i fatti con proposte vere, semplici e incisive. Non la luna, ma la semplicità del contadino che della sua terra conosce tutto.
22 dicembre 2007
INTERCCETTAZIONI E PRIVACY: UN IMBROGLIO
La parola d’ordine di padroni e servi è una sola, usata e abusata, privacy (dal dizionario Garzanti: nella vita di una persona, la dimensione più privata, che essa ha diritto di salvaguardare…intimità).
A me viene difficile, nonostante la definizione, vedere un minimo di privacy da salvaguardare nella conversazione telefonica tra il capo e il suo cortigiano.
Quello che emerge è l’arrogante uso privatistico delle istituzioni in barba a qualsiasi norma di convivenza civile e democratica. Nella fattispecie ricordiamo le raccomandazioni e la caduta del governo a queste legata: poca cosa per un leader che ha dato sempre l’impressione di considerare l’”azienda Italia”, come la chiamava, la sua azienda, il conflitto d’interesse inesistente, inventato dall’invidia della sinistra e il parlamento un supermercato dove fare acquisti.
La reazione dell’onorevole è stata violenta, incontrollata (“quello che sta succedendo ha mille risvolti che fanno a pugni con la libertà, la democrazia e il buon gusto” – senti chi parla!) e astiosa (“Se vogliomo incomincio a tira fuori gli elenchi”)
Non mi soffermo sulle espressioni colorite (“…in Rai si lavora soltanto se ti prostituisci oppure se sei di sinistra”, “non c’è nessuno che non sia raccomandato…”) su un mondo che egli stesso ha contribuito a creare, che si è diffuso nelle istituzioni con le famose leggi “vergogna” .
Ma l’espressione più singolare e patetica assieme riguarda l’appello al popolo : “Mi rivolgo ai cittadini italiani. Se… non ne potete più… di certo sostegno che la magistratura dà a questo governo, entrando con violenza nella vita dei cittadini…votare tutti per chi difende la libertà da sempre”.
Nella richiesta d’aiuto ai cittadini, ancora una volta come perseguitato, emerge la sua concezione populista della politica, che non si fa problema di delegittimare un’istituzione fondamentale dello stato democratico che è la magistratura, tanto da affermare che la sua prima legge s’interesserà delle intercettazioni “con la possibilità per questi signori della pubblica accusa di intervenire soltanto per quei reati gravi, con una pena che parta dai 15 anni in su”.
Bene, una istigazione a delinguere bella e buona, che nessun parlamentare e nessun organo di stampa ha stigmatizzato, forse per paura che il dialogo aperto sulla legge elettorale si possa interrompere, o forse è proprio vero che le intercettazioni danno fastidio a molti e bisogna intervenire presto, anche con un Decreto Legge, in nome della salvaguardia della privacy.
I politici non sono semplici cittadini, sono i rappresentanti delle istituzioni, votati dai cittadini e, come tali, non devono nascondere i loro comportamenti né sfuggire alle proprie responsabilità. Hanno, come personaggi pubblici, dei doveri verso gli elettori e sono doveri di lealtà, di onestà e di trasparenza. D’altro canto possono dimettersi dal mandato quando vogliono e se lo vogliono, se si sentono limitati e controllati.
La privacy non deve essere usata come un alibi o giustificazione impedendo ai cittadini, a quelli che ancora credono nelle istituzioni e nell’onestà di chi li rappresenta (indipendentemente dal voto espresso), di poterne prendere le distanze, insomma, di non votarli più.
Ma, in fin dei conti, è giusto invocare la privacy, per comportamenti scorretti verso la comunità?
E’ giusto che la pricacy diventi uno strumento a garanzia della “casta”?
La omogeneità di vedute sulla necessità di una legge che metta freno alle intercettazioni, ci dà facili risposte e rende vana la speranza che i politici possano cambire l’attuale etica politica.
21 dicembre 2007
IL CATECHISMO E LA PENA DI MORTE
Il Granducato di Toscana nel 1786 fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte.
Su iniziativa dell'Italia, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 18 Dicembre2007, ha approvato la risoluzione per la moratoria universale contro la pena di morte nel mondo.
Ma il punto 2267 de "Il nuovo catechismo della Chiesa cattolica" (1992, rivisto nel 1999) così recita: "L'insegnamento tradizinale della Chiesa non esclude (...) il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. (...).
Oggi (...) i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti (quest'ultimo paragrafo, aggiunto successivamente, proviene dall'enciclica di Giovanni Paolo II "Evangelium vitae" del 1995)".
Ecco l'assurdo! La Chiesa nella sua dottrina fondamentale, il catechismmo, mantiene ancora la pena di morte anche se edulcorata dall'aggiunta di un paragrafetto dell'enciclica sopradetta. Le lancette del tempo sembrano essersi fermate, meno male che la ...Santa Inquisizione è lontana!
Eppure nel Nuovo testamento Gesù invoca il perdono nell'episodio della lapidazione della donna adultera: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei (Giovanni 1 cap 8, 7)".
E Giovanni Paolo II dichiara durante la visita negli USA che la Chiesa è "incondizionatamente a favore della vita" e che, essendo la nostra società "in possesso dei mezzi per proteggersi (...) la pena si morte è crudele e non necessaria".
Insomma sembra l'applicazione completa del V comandamento: non uccidere. Ma non è così. Infatti, quando si afferma che sono rari i casi "di assoluta necessità di soppressione del reo", si ammette che in qualche caso la pena di morte è ammessa.
Qualcuno scrive che questo vale per la legittima difesa (punto 2266). Ma quanti innocenti, nel Far West del mondo civilizzato, furono uccisi in nome della legittima difesa? Quando, allora, si può parlare di legittima difesa, ovvero quale tipo di reato autorizza alla pena capitale?
E se "la pena di morte è crudele e non necessaria" perché viene ancora mantenuto nel catechismo il punto 2267, che rappresenta un affronto all'etica del perdono e della misericordia e lascia l'impressione che si possa, in qualche caso, utilizzarlo?
I cittadini italiani, fedeli e non, considerando la presenza invasiva della Chiesa nella vita pubblica e privata e l'affermazione di Giovanni Paolo II, secondo cui il diritto alla vita è il fondamento di ogni altro diritto, vogliono che Essa intervenga anche in maniera formale cancellando dal catechismo il punto 2267, sgombrando così il campo da ogni malcelato dubbio di opportunismo.
20 dicembre 2007
QUOUSQUE TANDEM CATILINA ABUTERIS?
I tagli in questione riguardano il tetto dei manager pubblici che, stando all'ingaggio (proprio come i migliori calciatori) e alle liquidazioni percepite, sarebbero i migliori d'Europa. Sarebbero, ma non sono perché basta guardare il bilancio del loro operato per chiederci ancora una volta, quali sono i criteri che guidano (e hanno giudato) le loro nomine e determinano i loro ingaggi.
Così, noi, per non farli scappare via (magari! affermano gli economisti più onesti) i nostri bravi parlamentari aumentano, anzi liberalizzano i tetti d'ingaggio...tanto su di loro non piove mai. E se piove...piovono soldi!
I manager delle aziende private, forse hanno un tetto d'ingaggio più alto, ma a fine contratto devono dimostrare di avere operato, procurando un vantaggio all'azienda. In caso contrario il contratto viene scisso, la liquidazione subisce le penali previste e i manager si rimettono sul mercato, cercando un nuovo ingaggio, se trovano aqualche azienda disposta ad assumerli, visti i risultati.
Tutto ciò non vale per le aziende di stato, dove manager strapagati e meglio liquidati, a fine incarico vengono trasferiti...con tutte le competenze acquisite, ad altra azienda pubblica con un ingaggio più alto e una liquidazione più sostanziosa.
E i risultati? A quanto pare nessuno chiede loro conto e ragione del loro passato fallimentare...tanto paga il cittadino, quello della busta paga.
Ma ciò che più mortifica il cittadino è l'arroganza, non tanto dei manager che sono quel che sono, ma dei soliti politici che prima sbandierano ai quattro venti i tagli, intesi come l'inizio di un rinnovamento etico della politica, e poi nel chiuso dei palazzi del potere, ritornano al solito deja vu.
Non so se ciò finirà e quando finirà, ma sarà sempre tardi. E oggi non rimane nemmeno la speranza, l'ultima dea dei Romani.
L'implosione...ma quale implosione! Nuove elezioni e nuovo governo....ma quali elezioni, ma quale nuovo governo!
Nessuno ha più niente da proporre, ormai; il cittadino, impotente, non reagisce più...tanto...
L'Italia è come una bellissima auto alla quale in discesa si sono rotti i freni e l'autista continua ad accelerare...tanto poi la discesa finirà, mentre il baratro è lì, oltre la curva.
LA LEGGE ELETTORALE CHE VERRA’: UNA FURBATA
Ma è il solito specchietto per le allodole, un’ulteriore disunione per noi cittadini. I politici e i politologi (schiere di cortigiani con qualche eccezione) discutono non per dare all’Italia una legge adeguata ad una grande democrazia moderna rispettosa della Costituzione, ma per se stessi, per mantenere spazi e prebende.
Tutti i piccoli partiti fanno la voce…grossa; nessuno vuole essere tagliato fuori, ognuno reclama il proprio orticello: meglio generale di un drappello che soldato tra soldati.
E nel reclamare il proprio spazio usano il ricatto, la sola arma, per la verità molto potente, di cui attualmente dispongono e qualcuno, mi sembra Mastella, minaccia addirittura di non votare la finanziaria o di allocarsi altrove.
Legittime e nobili pretese, come si vede, di partiti familiari o locali che dimenticano, come i grandi, che la sovranità (comma 2, articolo 1 della Costituzione) appartiene al popolo e non ai capipartito.
La nuova legge elettorale si rende necessaria per la governabilità. Bene, giusto. Ma allora perché non spiegano ai cittadini come mai sia il vassallum, sia la bozza Bianco, sia il referendum non prevedono il voto di preferenza ma le liste bloccate?
In democrazia è fondamentale che l’elettore scelga il candidato di sua fiducia non quello (collegi uninominali) o quelli (liste bloccate) che il partito gli impone in ordine di eleggibilità.
Ma ad oggi nessun partito, sottolineo nessuno, si espresso sulla reintroduzione del voto di preferenza, in quanto le liste bloccate rappresentano il paradiso dei familiari o degli impresentabili o dei trasformisti o, comunque, dei privi di preferenza e rimarcano l’invadenza dei partiti.
Io voglio che mi sia ridato il voto di preferenza di cui sono stato espropriato.
Desidero, altresì, la scomparsa di tutti i cespugli che inselvatichiscono la politica, immiserendola e rendendola vittima di ogni ricatto.
08 dicembre 2007
L’OMOSESSUALITA’ : A RISCHIO IL GOVERNO
Giovedì scorso la senatrice Binetti non vota la fiducia al governo per un emendamento a tutela delle diverse tendenze sessuali. La teodem del PD, già Margherita, quella del cilicio, pensava forse di essere in Iran in compagnia di ligi seguaci di San Paolo quali Andreotti, Buttiglione, Mastella (minaccia di non votare…), Mantovani …
L’emendamento incriminato rialza le pene (abbassate dal governo precedente) previste in applicazione dell’articolo 13 del Trattato di Amsterdam, che così recita: il Consiglio “può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, l’età o le tendenze sessuali”. Anche da noi è meglio negare l’evidenza della discriminazione: si evitano rompicapi e anatemi… dalle alte sfere.
Buttiglione chiede se la sinistra “vuole mandare in galera San Paolo” per quanto affermò sull’omosessualità.
Certo da un europarlamentare, già ministro e filosofo in carica, ci si aspetta qualcosa di meglio e un’argomentazione più consistente.
Ricordo che Gesù nei vangeli non parla mai di omosessualità. E San Paolo, il fondatore della dottrina cella Chiesa, afferma: “Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento (Rm 1, 26-27) ”.
Mentre Joseph Ratzinger, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede scrive (Homosexualitatis Problema, 1986): “Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo da punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata”.
Non meritano commento le dichiarazioni dell’on. Mantovani (“…prevedere pene fino a tre anni per i cattolici che diffondono il pensiero del Papa”.), e della Lega che col solito colorito linguaggio vede nel provvedimento “una pistola puntata e un ricatto contro la Chiesa”.
Sono strumentali, distolgono dal vero significato dell’emendamento e lasciano intendere che il Papa la pensa come la Binetti. Fare quadrato contro un atto di civiltà non è certamente meritorio.
28 novembre 2007
IL FAR WEST DEL PARLAMENTO ITALIANO
Il servizio peggiore al Paese, comunque, è dato dai gruppi che si formano nel corso della legislatura, quando abbandonano il partito dove sono stati eletti, mettendo in difficoltà la maggioranza, o per una questione di principi da rispettare o per una questione morale di coerenza.
L’ultimo partito (viene da ridere) è il Partito liberal-democratico fondato da Dini (già presidente del Consiglio) e Bordon (già…già tante cose….in tanti partiti) cui hanno aderito una o due unità (senatori) che come proposta politica predicano la liberazione del parlamento dalla riottosa e ingorda sinistra radicale. Ma ad oggi si sono solo distinti per i continui ricatti a Prodi, per le richieste più o meno ravvicinate di verifiche e per lugubri presagi di morte del governo.
Ora a me i due ricordano tanto due famosi personaggi creati da Bonelli, leggendari eroi giustizieri di un Far West in preda all’anarchia dove l’unica arma era la colt.
Per l’amor di Dio, non è il caso dei due, ma a me Bordon, forse per il nome che porta, ricorda Tex Willer e Dini, forse perché più vecchio, Kit Karson, alle prese con l’infido Mephisto (Prodi?).
Quanto ad essere definiti giustizieri ce ne manca. Però entrambi sono impavidi combattenti per il trionfo della giustizia e del buon comportamento, della crescita economica e della salvaguardia dei diritti…di chi quei diritti già ha, insomma del buon governo.
Queste sono le profonde convinzioni che hanno fatto nascere il Partito liberal-democratico, non l’egoismo personale, non la ricerca di un posto sicuro in un futuro incerto, non “il tanto meglio tanto peggio”, ma una leale aderenza ai cittadini che li hanno votati.
“Né votati né eletti”, mi fa notare il mio amico, sempre vigile e attento alle minuzie.
“Cosa vuoi che cambi se sono stati indicati, pardon, inseriti al posto giusto nella lista degli eletti da un partito cui avevano aderito?”
“Si sono chiesti, questi galantuomini, se sarebbero stati eletti sa avessero corso da soli?”, incalza.
“ I tuoi sono discorsi demagogici atti a gettare discredito sui politici e sulle istituzioni”, ribatto.
“Questi sono dei ricattatori che aspettano il migliore offerente e a prova di ciò, ecco quanto dichiara il già banchiere Dini: “Il governo è appeso a un filo, quindi non so quando possa cadere”. “E’ un governo tassa e spendi…con questa politica crescerà meno degli altri…”. “Noi abbiamo detto che bisogna lavorare per superare il quadro politico attuale, cioè oggi al senato il governo non ha una maggioranza politica”. “Prodi andrà avanti fino a quando non ci sarà il voto contrario…e può accadere in qualsiasi momento”.
“Hai ragione. Mi sembra di sentire Bonaiuti o Cesa o La Russa. Le stesse parole, gli stessi tempi, lo stesso disinteresse, lo stesso protagonismo. Tutto a vantaggio dei cittadini…s’intende! Restiamo, quindi, in attesa della tempistica di Dini e che il filo resista!”
20 novembre 2007
L’UNTO E IL CAMBIO DI STRATEGIA
E’ stata pubblicata nel 1818, ma potrebbe essere stata pubblicata ieri o stamattina. Oppure è una profezia, ciclicamente determinata e facile da determinare anche ad un poeta!
Il teatruccio (nuovo conio, come le rutelliane alleanze) della politica nei scorsi giorni si è sbizzarrito, dando il meglio di sé. Relativamente a “teatruccio”, s’intende!
Maggioranza e opposizione hanno fatto di tutto per confondere i cittadini che ancora credono nella politica: tentativi di acquisto, passaggi gratuiti da una coalizione all’altra, nascita di nuovi partiti, dichiarazioni per gli addetti ai lavori, minacce più o meno esplicite, richieste di nuovi assetti, porte chiuse che lasciano uno spiraglio o spiragli che lasciano le porte chiuse, proclami, posizionamenti….spallate che lasciano le spalle lussate, e coalizioni inossidabili vicini al collasso.
Ma, come sempre, chi ha rubato la scena è sempre lui, l’unto, l’uomo della provvidenza (per Fini sicuramente) che, con sorrisi a tutta guancia, passa da una dichiarazione all’altra, la seconda opposta alla prima e così …dicendo.
Ma come, si chiede lo stordito (inebetito, per il grande comunicatore) elettore forzista, il “Proclama di Montecatini (11/11/07)” non aveva sancito una netta chiusura alla proposta si dialogo su una nuova legge elettorale? “Non ci sono i tempi per una nuova legge elettorale” e poi la legge elettorale, aveva previsto sarà la tomba di Prodi (“Alcuni senatori del centro sinistra continuano a dirmi in privato che non voteranno la legge finanziaria”…ergo…): uno statista senza tempo e, per di più, credulone, che fonda la sua strategia su confessioni di avversari politici e su possibili misfatti diniani ( ma una volta non era rimasto bruciato?)!
Eppure, il “suo” popolo e non solo domenica lo ha gratificato con un plebiscito (mi vien da ridere!): via questo governo, nuove elezioni subito!
Così il leader unicum, interpretando la volontà…recondita del “suo” popolo ha annunciato la fine di Forza Italia, nascita di un muovo partito (partito del popolo delle libertà?) e …il cambio di strategia: “Se la maggioranza avanzerà proposte o dirà sì alle nostre, saremo (pluralis maiestatis, come le antiche Maestà) lieti…”.
“Ma non è coerente, interviene il mio amico, io lo abbandonerei a sé stesso…cambiare del tutto…”
Ma che cosa è la coerenza, se non un modo di condurre la propria vita senza contraddizioni e conformemente al proprio pensiero?
E quali contraddizioni vede nei suoi comportamenti un personaggio abituato alle contraddizioni, alle smentite ?
Si può affermare, quindi, che la sua coerenza è determinata proprio dalle sue contraddizioni: non sarebbe più l’unicus.
14 novembre 2007
UNO STATISTA SUI GENERIS
Un ritornello che accompagna l’attuale governo sin dal giorno del suo insediamento. Così, Berlusconi con tutte le spallate che ha dato avrà la clavicola ormai slogata e la mente ottenebrata, dato che non ha prodotto ad oggi una proposta politica alternativa ad una qualsiasi proposta governativa.
A Montecatini, come si apprende dalle cronache giornalistiche, il Cavaliere ha pronunciato un no secco a qualsiasi richiesta di dialogo sulla riforma elettorale, mostrando una mancanza di senso dello stato assoluta nonché un’assenza del concetto di democrazia parlamentare fondata sulla legittimazione dell’avversario politico e sul confronto costruttivo.
Per di più la legge elettorale deve rappresentare la sintesi condivisa di una o più proposte che tutti alla fine faranno propria e che, salvo lievi correttivi che si renderanno necessari, non deve essere modificata al cambio d’ogni governo, ma deve accompagnare il susseguirsi di più legislature, senza creare sconcerto e confusione tra gli elettori.
Affermando che la proposta Veltroni cancellerebbe la “conquista del bipolarismo”, Berlusconi. sembra disconoscere che il bipolarismo all’italiana ha portato all’attuale ingovernabilità e alla creazione di piccoli partiti, per lo più familiari o personali, che per necessità hanno formato due aggregazioni, Casa e Unione, disomogenee e litigiose.
Ma forse la ragione del rifiuto e un’altra: “andare al voto con la legge vigente, senza rinunciare al premio di maggioranza”. Un parlamento militarizzato, agli ordini del leader, è il sogno di Berlusconi che non riesce a vedere vie di mezzo: o con me o contro di me.
Il dialogo sarà possibile solo se “le urne non daranno a una parte politica la maggioranza”. Fare, cioè, di necessità virtù.
E se la campagna acquisti gli darebbe ragione, allora la spallata avrebbe successo.
Non c’è che dire, la sfera di cristallo prima o dopo, anche se molto dopo, risponderebbe alle speranze. E sarebbe un triste giorno!
04 novembre 2007
SCIACALLAGIO POLITICO
Così, grazie (?) all’assordante fracasso della stampa e dei notiziari TV, si sta creando un clima di caccia alle streghe, come se l’unico problema, il vero problema, da cui tuti gli altri dipendono, sia dato dalla presenza dei rom: risolto il quale, come per incanto, si risolveranno i problemi della giustizia, della sanità, dei trasporti, dei salari, delle pensioni e… della mediocrità politica.
E’ ovvio che tale stato di degrado e di insicurezza, per l’on. Fini e i suoi alleati, è opera del centro sinistra che da quando governa non ha saputo legiferare provvedimenti adeguati per la sicurezza pubblica.
Non capisco perché Fini oggi grida allo scandalo e inveisce contro il governo per i mancati provvedimenti, quando dimentica che ieri (cioè fino al maggio 2006), nel governo presieduto da Berlusconi, non solo era ministro degli esteri ma anche vice ministro e il suo partitto rappresentava la seconda forza della coalizione.
Almeno questo sgangherato governo pochi giorni prima del delitto aveva presentato il pacchetto sicurezza, mentre il “suo” si era distinto per proclami e “fuochi d’artificio”.
Così, ecco il “nostro” sfidare la pioggia e visitare il luogo del fattaccio e portare conorto al marito della vittima, strumenti, la prima innocente, il secondo inconsapevole di una grave strumentalizzazione politica: il dolore violentato al servizio della politica.
Questi politici cercano il consenso sfruttando ogni disgazia ma, inbelli e presidenzialisti, sono incapaci di proposta e di confronto, chiusi nella loro presunzione e ipocrisia.
Il fatto è che pur di parlare, pur di esserci, non capiscono, e in ciò sono in compagnia dei media (quotidiani e notiziari TV e altro), fino a quando possono tirare la corda senza che l’intolleranza si trasformi in violenza, in squadrismo (mentre scrivo si ha notizia di raid punitivi…come volevasi dimostrare).
Uno statista, quale Fini l’incompiuto, alla luce dei risultati del suo intervento, farebbe meglio a interessarsi di più dei molto destabilizzanti delitti di mafia, l’ultimo mercoledì scorso a Borgetto (PA).
O crede anche lui che la mafia “non esiste” o pensa che il governo che sosteneva l’abbia sgominata…o forse è meglio mostrare i denti ai deboli e il sorriso ai potenti?
24 ottobre 2007
SE QUESTO E’…UN MINISTRO
Titolo: Se questo è un ministro
Genere: tragedia…ma anche farsa (dipende dai punti di vista)
Protagonisti in ordine d’occupazione della scena:
- Mastella, ministro di grazia e giustizia, iscritto sul registro degli indagati
- Di Pietro, ministro delle infrastrutture
- De Magistris, giudice dell’inchiesta Why-not
- Favi, procuratore generale facente funzioni; firma il decreto di avocazione
- Prodi, presidente del consiglio
- CSM (consiglio superiore della magistratura)
- Tifosi: vari ministri, numerosi parlamentari, giornalisti
Co-protagonisti: ispettori del ministero, talpe, procuratori
Luoghi del mis-fatto (sceneggiata): i più vari (Tribunale di Catanzaro, Ministero della giustizia, Palazzo dei marescialli, Consiglio dei ministri, vari studi televisivi…)
Basterebbe questa locandina per uno spettacolo, forse tragi-comico, di grande successo, specie se dato a Broadway, ma, purtroppo, siamo in Italia e l’irreale, il fantastico della fiction diventa cruda realtà.
I palazzi delle istituzioni e gli studi televisivi diventano palcoscenici dove attori consumati (come i cerini, s’intende!) si esibiscono incuranti del male che fanno a loro stessi e alla politica, in ciò aiutati da numerosi fans, rinomate firme dell’informazione, esponenti di spicco (spiccassero davvero il volo verso altri lidi!) di partiti e movimenti.
Una regia sapiente che fa sì che si decada dal serio (i fatti veri) al comico; i protagonisti diventano clown mentre la platea applaude alle “battute” dell’uno e dell’altro.
Il dramma arriva quando si ripone il giornale o si spegne il televisore: la “platea”, prima inebriata dalla bravura (vis comica) degli attori, ritorna alla realtà e gli attori, tolta la maschera (come nelle tragedie greche), ritornano i miseri protagonisti della locandina.
Allora, ai cittadini vengono in mente tutti i sotterfugi, tutte le manchevolezze, tutte le miserie dei nostrani politici, molto autoreferenti e poco disposti al confronto democratico, che mimetizzano i loro privilegi e le loro mancanze dietro il cosiddetto garantismo, fatto di leggi e regolamenti ad hoc che non valgono per i comuni cittadini e che li mettono al sicuro da ogni ”curiosità”.
La separazione dei tre poteri sui quali si fonda ogni stato democratico spesso viene misconosciuta, in buonafede o per ignoranza…s’intende.
Se, prima del giuramento, ai neo-onorevoli si chiedesse la conoscenza dei principi fondanti della democrazia e della nostra Costituzione in particolare?“Ma sarebbe una perdita di tempo, interviene il mio amico, a quell’età….”.
20 ottobre 2007
I COSTI DELLA POLITICA: LE FORBICI “AZZANNATE” (senza filo)
Il numero dei consiglieri rimarrà invariato ma, è questo il topolino partorito, le indennità forfetarie saranno sostituite dal gettone di presenza. In tal modo avremo, escludendo le feste e le vacanze estive, un consiglio comunale permanente, come esercizio democratico, s’intende!
Saranno solo 80 e non 250 le Comunità montane cancellate. Non serviranno più criteri altimetrici per la costituzione di nuove Unioni, così si chiameranno, saranno necessari almeno sette comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, come dire che molti comuni usciranno dalla porta per rientrare dalla finestra. Clientele politiche, appannaggi, prebende….a ciascuno il suo…ora e sempre.
Dulcis in fundo, l’ICI. Non ci sarà più il tetto di 50.000 € annui per usufruire delle detrazioni sulla prima casa. In compenso non godranno del beneficio le case di lusso (cat. A1) e le ville.
Un sospiro di sollievo per i poveri evasori e quei poveri paperoni che, loro malgrado, abitano la casa di categoria A2. Niente timori, ben presto si metterà mano al catasto. I ricchi ritorneranno ricchi e gli altri saranno ricchi…sulla carta.
Per i Comuni che vedranno scomparire gran parte delle loro entrate, niente paura. Potranno ricorrere, come stabilito dalla finanziaria precedente, alla tassa di scopo.
Non è un complemento ma…una tassa allo scopo di…
Quindi, continua il mio amico,…complemento di fine…
Si! Fine della politica, fine della speranza e, forse, fine di una classe politica imbelle, piena di boria, litigiosa e incapace di andare al di là del proprio naso.
16 ottobre 2007
ALLARME MUTUI: IL GOVERNO STA A GUARDARE
Stando alle stime dell’Adusbef, le esecuzioni immobiliari e i pignoramenti dovrebbero aumentare del 19%, in quanto le famiglie italiane (1,9 milioni) fanno fatica o non riescono a pagare le rate di mutuo,.
Le cause di un tale evento, che non è certamente fisiologico, possiamo farle risalire al mondo della finanza in genere e al sistema bancario italiano, il peggiore in Europa nel rapporto di fiducia con l’utente, in particolare.
L’estrema ingordigia della finanza ha dato credito, negli USA, ma non solo, ai mutui subprime (concessioni di denaro a soggetti privi chiaramente di risorse per mantenere gli impegni assunti) che hanno arricchito gli agenti promotori e le banche interessate, formando quella bolla che poi, a forza di essere gonfiata, è esplosa, coinvolgendo anche gli utenti virtuosi che stanno ripianando, con l’aumento delle rate, le perdite annunciate.
La BCE ha nell’ultimo anno e mezzo aumentato i tassi (euribor), per cui molte famiglie, la maggior parte composte da giovani, non sono più nelle condizioni di pagare le rate di mutuo.
Ciò diventa un dramma per una famiglia appena costituita, creando instabilità e mancanza di serenità, che quasi sempre arriva a coinvolgere le famiglie dei due coniugi spesso alle prese con problemi di altra natura.
Sicuramente il problema non è solo italiano, è la linea di difesa delle nostre banche.
Ma, mentre in Europa, proprio grazie alle banche che hanno offerto ai loro utenti una buona consulenza, il 50% dei mutui è a tasso fisso, in Italia il tasso fisso riguarda solo il 9% dei mutui.
Ogni commento sulle “nostre” banche è superfluo, come è superfluo aspettarsi dal governo una presa di posizione perentoria nei loro confronti per recuperare le situazione di disagio in cui versano 1,9 milioni di famiglie e il conseguente malcontento sociale che sbocca sicuramente in quei fenomeni che politici e giornalisti compiacenti chiamano antipolitica.
Al cittadino comune, a quello che vive di salario, sempre più spesso lavoratore precario, non interessa la disputa sul PD o sui lavavetri, interessa poter portare avanti la famiglia che ha formato e vedere crescere i figli in un contesto lavorativo e abitativo stabile.
Le banche sono le uniche aziende in attivo dell’azienda Italia…ci sarà pure un motivo!
Il governo non può più ignorare il grave problema, deve intervenire e dare certezze ai cittadini che, precari o salariati, sono quelli che, in un Paese di evasori, sicuramente pagano le tasse.
09 ottobre 2007
POVERO MASTELLA: COAGULO DI TUTTI I MALI DELLA POLITICA
Ma, dico, come si fa a processare un ministro della Repubblica sulle piazze italiane se le uniche piazze che frequenta sono quelle televisive (Porta a porta, Ballarò, Anno zero…)?
E poi, su quali capi d’accusa? L’avere firmato l’indulto, l’avere chiesto il trasferimento del pm De Magistris e del procuratore Lombardo, l’averci messi in guardia dal rischio terrorismo, l’avere notato una spinta anticlericale nel paese o, infine, l’aver chiesto le dimissioni del cda della RAI?
Ma non scherziamo. Come ministro di competenza può chiedere al CSM il trasferimento dei magistrati che nel corso di indagini hanno avuto un comportamento deontologico scorretto; come politico componente del governo in carica avrà avuto buone ragioni, forse in possesso di informazioni segrete, per temere una rinascita del terrorismo e dell’anticlericalismo; come profondo democratico sente il bisogno di un’informazione libera dai partiti e finalmente autonoma.
Dobbiamo, quindi, stare attenti a non assumere atteggiamenti o comportamenti demagogici e qualunquisti che possono portare alla deriva lo stato di diritto e vigilare sulle sorti della democrazia…cristiana (stando alle cosiddette radici cristiane dell’Europa e a maggior ragione dell’Italia), continuamente minata da esternazioni di politici irresponsabili e populisti.
Penso che almeno una volta ognuno di noi abbia mangiato la marmellata o sia scivolato….
- Ma fammi il piacere, interviene il mio amico, c’è gente che di marmellata ne ha mangiato tanta e di scivolate…di più.
In fondo procura più danni al Paese un qualunque ministro dell’economia che un ministro di giustizia che si è solo fatto interprete di un malcontento popolare (carceri sovraffollate, condanne spesso ingiuste, prescrizioni non arrivate in tempo, giudici troppo rigidi e di colore acceso…) e ha redatto la legina sull’indulto, votata con soddisfazione da ampia parte dell’opposizione..Previti compreso.
- Si. Però chiedere il trasferimento del pm De Magistris solo perché oltre al nome di Prodi è emerso il suo…?
Queste sono illazioni. Gli ispettori che Mastella ha mandato hanno potuto verificare delle inadempienze, forse formali e non sempre sostanziali, ma pur sempre inadempienze gravi (avete dimenticato il giudice di cassazione Carnevale), per cui è stato doveroso chiederne il trasferimento. Se non l’avesse fatto i soliti garantisti l’avrebbero messo in croce. FI il partito più garantista di tutti non lo avrebbe perdonato.
- Vogliamo forse dimenticare la spinta anticlericale che monta nel Paese con l’assurda proposta di legge sui Dico, per fortuna accantonata, o con la presa di posizione dell’Europa dell’ICI non pagata sugli immobili non adibiti a culto ( si dice che il patrimonio immobiliare della Chiesa rappresenta il 22% dell’intero patrimonio immobiliare italiano) o con la pretesa che il Papa o un suo stretto collaboratore non appaiano almeno una volta al giorno nei nostri telegiornali per esternare le loro posizioni sui vari aspetti della politica …sociale, come farebbe un qualsiasi governo che avesse in cuore il benessere dei suoi sudditi?
Certo, su questo aspetto hai ragione. Due Concordati non sono bastati per definire con certezza i limiti delle interferenze, viste come limitazione al pensiero assoluto, espressione massima del diritto naturale su cui si fonda la verità…che sia rivelata o no è un’altra cosa.
- Ma è giusto che un’informazione di parte metta alla gogna la classe politica italiana e un ministro in particolare, facendo solo anti-informazione, diffondendo così i semi del terrorismo come se tutti mali dell’Italia siano imputabile a loro che altro non sono, come afferma Prodi, che lo specchio della società?
Il libro inchiesta “La casta”, il fenomeno del grilliamo, le proteste verso presunti privilegi di una classe politica sempre più autoreferente e sempre più chiusa nella sua torre d’avorio, le reazioni incontrollate dei tanti, i conflitti sempre più numerosi tra le istituzione, esprimono sicuramente un malessere cui paradossalmente la stessa classe politica sotto esame deve porre rimedio nel più breve tempo possibile per evitare che il Paese precipiti nell’anarchia, ricordando che la politica, il governare, è servizio, tra l’atro, oggi, ben retribuito.
20 settembre 2007
IL VENDITORE DI COMPLOTTI di Curzio Maltese e IL PIFFERAIO MAGICO
Non voglio difendere Grillo, lo sa fare meglio di me, ma voglio fare alcune considerazioni poiché l’articolo suona come un’assoluzione di una classe politica arrogante e inefficiente il cui unico vero impegno consiste nel creare attorno a sé una rete legale di protezioni che assicura loro impunità verso ogni forma d’illecito o comportamento indegno.
Tutto ciò, tra l’altro, emerge chiaramente nel libro di Rizzo e Stella “La casta”.
Anche loro sono venditori di complotti, fautori dell’antipolitica, qualunquisti e populisti?
Afferma Maltese che “la prima proposta, il divieto di candidare alle elezioni condannati in primo grado (ricordo che la proposta riguarda anche i condannati in via definitiva, in secondo grado e quelli in attesa di giudizio), rappresenta una resa avvilente della democrazia”.
Una tale legge sarebbe, infatti, una resa avvilente della democrazia, ma è più avvilente vedere legiferare in parlamento con arroganza e prosopopea dei pregiudicati che, nel caso degli onorevoli Pomicino e Vito, partecipano addirittura alla commissione antimafia.
E’ vero che alcuni reati non possono precludere il parlamento, ma sta al legislatore dare la giusta dimensione alla legge e affrettarsi a legiferare in proposito..
“Dovrebbe bastare la libera volontà del popolo ad impedire che dei criminali siano eletti”. E’ un assioma valido in una democrazia matura e osservante delle regole, ma in Italia, e Maltese lo sa bene, la democrazia, specie ai livelli alti, è un’altra cosa, mortificata da ciò che avviene nei “palazzi del potere”.
Ma come può il popolo esercitare la sua libera volontà se gli vengono propinate, per legge (una maglia delle rete), le liste bloccate (retaggio di regime), impedendogli così di esercitare, attraverso il voto di preferenza, la sovranità come prevede la costituzione (art. 1, comma 2).
E’ demagogico, invece, affermare che “quando c’erano le preferenze…spesso ha vinto Barabba…”
Potremmo paradossalmente affermare, stando alle sue affermazioni, che era la conseguenza della”libera volontà del popolo”.
“Se gli italiani continuano ad eleggere certa gente, la colpa non può essere sempre dei partiti”.
Allora mi chiedo: chi ha approvato in parlamento il “porcellum”? I cittadini o i parlamentari?
Non prendiamoci in giro! Sappiamo tutti che i partiti ormai sono delle SpA che difendono i loro interessi diffusi (basta pensare al rimborso elettorale: scandaloso!) invadendo tutti i gangli dalla società, dal più piccolo al più grande CdA, dalla sanità ai tanti consorzi, dai trasporti ai servizi….
Esempio: se non voglio votare Previti ma sono sostenitore di FI, o la moglie di Fassino e sono sostenitore dei DS…sto a casa o cambio convinzione politica? Mi vien da …piangere.
“O ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”, recita un vecchio adagio.
Ma è ora che il popolo rifiuti di mangiare la minestra e rivendichi la partecipazione più completa alla vita pubblica, pretendendo che i partiti si ritirino da quelli che credono essere i loro campi d’intervento e si limitino a raccogliere le istanze dei cittadini e legiferare a tale scopo.
Conclude Maltese: “Ma l’etica pubblica è un patto fra cittadini che non s’inventa con uno slogan o una trovata”. Ma che cos’è il patto tra cittadini se non la Carta Costituzionale? Perché non viene applicata nella sua interezza? E se non è abbastanza moderna, perché non si apportano le giuste modifiche? E l’informazione perché con il coraggio non si fa portatrice di valori senza aspettare il “venditore di complotti”, prima che arrivi un qualsiasi “pifferaio magico”?
09 settembre 2007
EMILIO MARRESE DEMONIZZA BEPPE GRILLO: GRAZIE!
E. Marrese, noto giornalista del quotidiano “la Repubblica”, nel suo articolo sul supplemento del “Venerdì” del sette scorso ci mette in guardia dalla demagogia profusa a piene mani dal “socio-comico “ e “guru” Beppe Grillo.
Dall’articolo emerge un'immagine non proprio esaltante del “disincantatore” che viene indicato come qualunquista (“le sue invettive sconfinano nel qualunquismo”) a rischio di delirio di onnipotenza che “da quasi comunista (colpa o vergogna?) ” diventa “luogo-comunista”, come quello che vuol prenderne il posto.
Si viene, quindi, a sapere che è stato condannato ad un anno e due mesi per omicidio colposo (incidente stradale), che possiede due ville di cui una con impianto fotovoltaico che gli permette di vendere l’energia residua all’ENEL (chiunque ha un impianto simile deve cedere all’ENEL l’energia residua), che “colui che lancia anatemi contro gli evasori ha approfittato del condono tombale di Tremonti”, che è tirchio e “si dimentica di pagar chi lavora per lui”, che “abitava nello stesso palazzo del serial killer Donato Bilancia e frequentavano la stessa compagnia (?) …, che “qualche ingenuo rimane stupito dei prezzi delle sue esibizioni (ma come predica a pagamento), che aveva Ferrari e yacht.
Grazie dottor Marrese, grazie per averci aperto gli occhi su questo “demagogo”, come lei lo chiama.
Ma che vuole, come potevamo noi miseri mortali, sapere tutto questo! Pensavamo ingenuamente che i demagoghi in Italia fossero altri: molti politici e alcuni giornalisti smaliziati, entrambi le categorie bravi a vendere fumo e a conservare la carne.
Lei sostiene che Grillo ha buon gioco nelle sue invettive perché “gli italiani (al suo posto avrei usato la lettera maiuscola…ma forse la minuscola è stata usata con molta accortezza considerando quanto segue…) non aspettano altro che essere trattati da povere vittime del sistema”.
Onore a Grillo che ha capito l’antifona, ma….mi scusi, non lo dice lei stesso che nonostante “qualche bufala” (quale mortale non ne prende mai almeno una?) lancia sacrosanti messaggi, che ha anticipato mani pulite, il crac parmalat, le inchieste contro telecom o Fazio…?
Penso, deve convenirne, che “il demagogo più divertente d’Italia” per avere un tale seguito e una tale considerazione internazionale qualche verità scomoda la dice e gli Italiani, che poi così scemi non sono, sono più consapevoli di quanti politici e giornalisti credano, vedono in Grillo colui che può riuscire ad intaccare lo smisurato potere accumulato dalla “casta”; combattere le malefatte del potere politico sperando che uniti attorno ad un socio-comico possano creare un movimento di consapevoli che riporti il Paese nei binari giusti di una vera democrazia (è utopia, ma l’utopia ha il potere di muovere la storia).
Ed è molto grave che uomini di cultura che si dicono indipendenti confondono l’antipolitica con la presa di coscienza dei cittadini del proprio stato di sudditti e dei molti privilegi dei politici e di quanti girano loro attorno. Basta leggere il libro dei suoi colleghi del “Corriere della sera”.
E mi creda, l’antipolitica non la fa chi denuncia la crisi del sistema politico italiano ma quei politici che vivono lontano dalla gente e che hanno costruito attorno a loro una rete di protezione che si avvale di tutte le garanzie che offre il sistema democratico.
Ma quale scandalo sarebbe la nascita di un partito con Grillo, Travaglio, Fo e Beha?
Non mi sembra che qualcuno abbia mosso contestazione al movimento parapolitico di Pezzotta!
Forse siamo abituati alla solita politica da teatro e la novità, qualunque essa sia e da qualsiasi parte venga ci fa paura, perché mette in discussione le nostre sicurezze. E così ci contentiamo di vivere nella precarietà e senza una prospettiva di futuro dignitoso per i nostri figli.
Grazie, dottor Marrese, di tutte le mini e complete biografie dei principali politici italiani che settimanalmente ci offrirà. Ma, soprattutto, la ringrazio perché mi ha fatto capire cosa significa la vera libertà nell’informazione. Non è che le salta in mente di fondare l’F.I. (Forza informazione)?
08 agosto 2007
NON FIRMARE PER IL REFERENDUM
Mi auguro ardentemente che i presentatori del referendum non riescano a raccogliere le firme necessarie. In tal modo i mistificatori, i soliti mistificatori vestiti di buon senso istituzionale, ritornerebbero ad attività meno dannose per la democrazia. E’ vero che il referendum, qualora vincesse il si, annullerebbe il “porcellum”, ma il guaio è che non ridarebbe al cittadino la “sovranità” come recita l’art.1 della Costituzione (“…La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.), in quanto il voto di preferenza non sarebbe ripristinato.
Con la vittoria del referendum, le segreterie dei partiti, trasformati ormai in SpA, continuerebbero ad esercitare un potere assoluto nella scelta dei parlamentari, imbarcando personaggi dalla condotta poco chiara o ripristinando (già fatto. Per la verità) l’italico nepotismo.
Ma la cosa più squallida viene dalla solidarietà dimostrata senza arrossire da leader di partiti che parlano di democrazia o cercano di imparare ad usarla mentre stanno sempre in mezzo al guado.
E la sinistra nel suo complesso , onorevole Fassino, dovrebbe sentire il dovere di difendere la democrazia, rinnegando a voce alta un referendum di tal genere e chiedendo allo stesso modo che sia il Parlamento a votare una nuova legge elettorale che ripristini la sovranità popolare (il cittadino deve avere la possibilità di scegliere tra più candidati e non trovarsi davanti una lista bloccata.) e, quindi, riporti la democrazia nel suo alveo della partecipazione.
All’onorevole Fassino che dichiara che voterà si, forse interessano di più le quote di partecipazione del Partito Democratico che il ripristino delle regole democratiche che dovrebbe ben conoscere almeno dal momento del suo ingresso e quello di sua moglie in Parlamento.
07 luglio 2007
“NON POSSUMUS”, BERTINOTTI COME PIO IX
Il parolaio, come lo chiama, questa volta a ragione, Giampaolo Pansa, nel colloquio con Massimo Giannini (La Repubblica del 06/07/07) dimostra il suo amore per le parole e un buon uso della tecnica espositiva. Ma la sua sintesi politica, derivante da una ideologia che ha espresso tutto quanto poteva nel corso del secolo scorso, presta il fianco a qualche osservazione. Innanzitutto, trovo il suo pensiero piuttosto unidirezionale e incompleto poiché non tiene conto della complessità della società odierna, né dei tempi né dei luoghi (anche questi contano: una cosa è vivere in Europa, un’altra in Africa) in cui si svolgono le vicende.
E’ cosa giusta “garantire i diritti acquisiti”, ma questo assunto deve valere per tutti i lavoratori e in ogni momento della loro vita lavorativa. Non mi sembra che il presidente Bertinotti e il suo partito abbiano protestato o minacciato di abbandonare il governo in occasione della firma del contratto del pubblico impiego (un furto di 13 mesi: dal Febbraio 2008 invece del Gennaio 2006). Ma, questi sono figli di un Dio minore, dei fannulloni che non producono niente di visibile…la vecchia concezione operaistica che ritorna!
Infatti, si chiede il parolaio: “Che vuol dire lavori usuranti? C’è chi dice che è usurante fare la maestra d’asilo. E come dovremmo definire il lavoro di chi fa il turnista in un’azienda meccanica o di chi passa la giornata davanti alla pressa?” Questa distinzione tra categorie sociali, tutte necessarie alla sopravvivenza e al progresso della società pongono Bertinotti in un mondo diviso in due, , lavoratori e nullafacenti utili e parassiti …una visione manichea avulsa dai tempi.
Conclude il pensiero, affermando: “Sono pronto a sostenere il confronto in un’assemblea sindacale, di fronte ai lavoratori del pubblico impiego. Sono pronto a spiegare perché è legittimo chiedere a loro di andare in pensione più tardi”.
Di legittimo, signor presidente, c’e solo la realizzazione del diritto al lavoro come prevede la Costituzione, L’unico “delitto sociale”, per usare sue parole, è quello perpetrato ai danni dei lavoratori sin dal momento della loro entrata nel mondo del lavoro, con politici e sindacalisti imbelli, spesso accondiscendenti, dietro a una faccia truce, col patronato.
“Nella nostra società questi (gli operai) sono gli ultimi. Questi sono i deboli…e io voglio difenderli.”
E’ vero che quando la meta s’avvicina anche un solo metro può avere la pesantezza di un chilometro, ma la difesa dell’operaio non si esercita nel garantire il diritto l’uscita dal lavoro a 57 anni. I diritti dei lavoratori sono il rispetto delle scadenze contrattuali, il rinnovo equo degli stessi, un salario dignitoso che riduca la forbice tra il guadagno dell’azienda e dei suoi dirigenti e quello dei lavoratori, uno stato sociale che accompagni il lavoratore dall’assunzione alla pensione.
E se gli “operai” sono gli ultimi, quale posto occupano i precari, i disoccupati gli indigenti, i pensionati a basso o bassissimo(pensioni sociali) reddito, i malati cronici, gli anziani costretti a stare in famiglia perché la retta di una casa di riposo è altissima….?
Finisco, signor presidente, pregandolo di non fare come tanti politici abituati al ricatto piuttosto che alle proposte praticabili. Ricattare il governo con minacce più o meno velate non è più un’arte, e uno sport e qando i C:T. diventano tanti sono poco credibili. E’, purtroppo in buona compagnia; Mastella, Dini, Di liberto, Pecoraio….la compagnia è buona, il companatico un po’ meno.
Si cali nella realtà, agisca come Giorgio Amendola…ma non vada solo a Mirafiori, vada anche in qualche asilo nido o in qualche scuola materna … La realtà sociale va oltre Mirafiori…per molti politici si ferma addirittura a Montecitorio o a palazzo Madama.
28 giugno 2007
COSTITUENTE SOCIALISTA
PSI – UDE
Via Faliero Vezzani 83
Località Rivarolo
Genova
Oggetto: Cosituente Socialista
Caro Salvatore,
a seguito della telefonata, che ho tanto apprezzato, ti invio quanto segue:
- condivido la necessità di creare una forza socialista coesa e determinante per la politica italiana, che però non può essere la somma del Nuovo PSI, dello SDI e dei Socialisti di Bobo che, viste le passate esperienze conoscono bene come dividere e non come unire;
- la condizione per avviare il processo fondante è che la “Costituente” sia aperta alla partecipazione del più alto numero di movimenti, associazioni e singoli compagni socialisti, che h anno mantenuto nel territorio, anche limitato, in cui operano, alta la nostra bandiera;
- per evitare future scissioni (l’ultima, procurata da Caldoro, risale ad alcuni giorni fa. In un anno il Nuovo PSI, sarà nel suo DNA, ha avuto ben due scissioni…altro che atomo!) occorre determinare sin da principio la scelta, non di campo, ma IDEOLOGICA; stabilire, cioè, se siamo un partito di sinistra riformista e liberale, che guarda all’Europa , o siamo altro dalla nostra storia: non voglio stare, come me sicuramente altri, né con i secessionisti della Lega né con i neofascisti in doppio petto di AN;
- il progetto deve guardare alla creazione di una terza forza, capace di dare equilibrio riformatore alla stanca e statica politica italiana, che deve avere una identità politica e programmatica molto forte e facilmente identificabile e che rappresenti, quindi, un momento di rottura dell’attuale bipolarismo;
- il rilancio del nuovo soggetto politico socialista non prescinda da un rinnovamento della dirigenza che non sia di facciata ma reale; i dirigenti devono incuriosire e devono essere apprezzati per la coerenza e lo spirito di servizio, meglio se giovani e motivati;
- si dice che la “Costituente” sarà convocata entro la metà di Luglio; non siamo d’accordo perché pensiamo che per avere la maggiore partecipazione sia più conveniente aspettare metà Settembre, quando si ritorna dalle vacanze non quando si parte.
Ti prego, se puoi, di dare massima diffusione alla presente e di tenermi informato degli sviluppi dell’iniziativa.
Un fraterno abbraccio Borgetto 25/06/07
Giuseppe Governanti
(Coordinatore di “Italia Socialista”)
FAMILY DAY….ECCO L’UOMO DELLA PROVVIDENZA
La manifestazione del Family Day è stata l’occasione di mostrarlo all’Ecclesia, la comunità dei veri cattolici.
Dopo essersi dedicato con spirito di sacrificio al sindacato in difesa dei più deboli, eccolo pronto alla più alta missione: dare certezze alla Chiesa di Papa Ratzingher in un momento in cui il relativismo sta annebbiando le coscienze.
E Berlusconi, l’unto? Rimarrà unto, ma la luce brillerà da un’altra…lampada!
Così, poveretto, da un piccolo ruolo di organizzatore portavoce, senza che ne fosse consapevole (si sa, la provvidenza si manifesta quando meno ce lo aspettiamo, nel suo sommo discernere), eccolo assurgere a messia, a salvatore di un’Italia, ormai impazzita, avviata al disastro.
E’ notizia che Pezzotta, pochi giorni addietro, ha promosso una riunione, non la prima, tra “amici” per parlare del rapporto tra i cattolici e la politica in vista della nascita ufficiale di un movimento parapolitico di ispirazione cattolica, benedetto dalla CEI (voce della Provvidenza).
Un’altro partito (ino o one, si vedrà). Ma no, “un movimento parapolitico”. Per chiarezza di linguaggio (il nostro nell’orazione di Piazza San Giovanni così dichiarava: “quello che oggi serve è la chiarezza del linguaggio…ispirarsi al detto evangelico si, si , no, no”) sta nascendo “qualcosa che è un po’ meno di un partito e un po’ più di un’associazione o di una rete di associazioni.” Continua abbinando al linguaggio idee altrettanto chiare e forti: “..serve la presenza dei cattolici in politica? Io credo di si e non bisogna disperderla. In questo momento…vale la pena riflettere e non portare il cervello all’ammasso.” E riguardo al Partito Democratico: “No alla contaminazione, mi fa venire in mente una malattia”.
Non c’è dubbio, abbiamo davanti un grande leader, quello di cui abbiamo bisogno e da tanto tempo invocato: trascinatore di masse popolari, abituato ad un linguaggio chiaro e denso di contenuti, sprezzante quanto basta, aperto al dialogo purché la conclusione sia la sua premessa, ancorato a indiscutibili valori che sono “verità” che fanno dell’uomo un essere superiore.
Scorrendo per sommi capi il suo discorso al Family Day viene fuori l’uomo di stato e di fede e l’uso del pluralis maiestatis lo individua come sovrano assoluto:
- “noi vogliamo bene alla nostra Costituzione vogliamo che nella Repubblica Italiana si rimetta al centro il tema della famiglia dal punto di vista culturale, sociale, economico e politico”. Ho cercato nel discorso qualche spiegazione dei “punti di vista” che però sembrano usati come …dogmi; qualche dubbio per la verità affiora quando usa il condizionale a proposito del bene comune che “dovrebbe essere sempre l’unico e discriminante criterio dell’azione …”
- “La chiarezza (del linguaggio) non è rigidità né tanto meno incapacità di cogliere i problemi, le sofferenze e i dolori di tante persone. Lungi da noi ogni atteggiamento di discriminazione e d’incomprensione…anzi la chiarezza del linguaggio…è una forma della carità, d’amorevolezza: è… avere cura delle persone e creare le basi per un dialogo sereno, chiaro e non ipocrita”. Insomma, discutiamo pure, ma sappiate che il nostro linguaggio è chiaro perché esprime verità che bisogna accettare così come sono.
- “Qui non si strumentalizza la religione ma neppure si vieta alla religione di illuminare le coscienze delle persone, credenti e non. Perché la fede per un credente non è irrilevante nella costruzione della società.” La religione come istituzione che illumina anche i non credenti è teocrazia, lontana da uno stato laico dove convivono individui diversi per formazione religiosa e concezione di vita, spesso minoranze che la Costituzione s’impegna a garantire, che non impone al cattolico di rinunciare alla propria fede nella costruzione della società da tutti accettata.
- “I cattolici sanno bene che cos’è il sacramento del matrimonio e, in nessun modo, lo vogliono imporre a chi non crede. Premiamo perché il parlamento non introduca i DICO”. Molti cattolici sanno bene cosa è il sacramento del matrimonio che ricorrono non solo al divorzio (legge dello Stato) ma alla Sacra Rota, tribunale ecclesiastico preposto al suo annullamento. E se i cattolici sono così ligi ai doveri della fede che paura hanno dell’introduzione dei DICO?
- “Opporsi a un pluralismo di modelli famigliari non è una battaglia confessionale (ecco l’ipocrisia) ma civile e laica…e punta al consolidamento del matrimonio civile”. Un superamento dei DICO si avrebbe con l’abolizione del matrimonio confessionale (celebrato solo per chi lo chiede). Non penso che sia una conquista di civiltà tutelare i conviventi “attraverso il diritto comune”, in quanto tutelare le coppie di fatto significa tutelare i figli che nascono dal loro amore, proprio come nel matrimonio cattolico e della Costituzione e che, comunque la si pensi, formano una famiglia.
25 giugno 2007
LA LETTERA DEI ….QUATTRO MOSCHETTIERI
Quattro ministri della sinistra radicale (Pecoraio - Verdi, Bianchi - Pdci, Ferrero – Prc e Mussi -Sd) coadiuvati da sottosegretari e vice ministri della stessa area e, come sembra, dopo aver “consultato i big di CGIL, CISL e UIL (La Repubblica 23/06/07), inviano una lettera a Prodi in cui si chiede conto, sostanzialmente, dell’operato del ministro Padoa Schioppa, affettuosamente TPS, reo di aver detto, conti alla mano, che:
- la cifra spendibile del tesoretto non può superare i 2,5 miliardi di € poiché da marzo si è avuto un peggioramento delle spese previste (interessi sul debito, sanità, Comuni, contratto statali);
- dobbiamo stare attenti a non rompere l’equilibrio dei conti previdenziali perché l’Italia è sotto procedura d’infrazione e deve rispettare gli impegni assunti alla data prevista;
- per abolire lo scalone ci vuole prudenza e “dobbiamo trovare le risorse”.
Con questo non voglio prendere le difese del ministro (lo sa fare meglio e con ragioni sufficienti) ma voglio fare alcune considerazioni.
Signor Epifani non crede che se avesse portato con sé (ma c’era?) la calcolatrice si sarebbe accorto che i pubblici dipendenti si sono pagati gli aumenti salariali. Il conto è subito fatto: € 100 medie per ciascun dipendente per mesi 13 più tredicesima (i mesi rubati) = mi scusi, mi aiuti, non ho la calcolatrice!
Penso che la triade sindacale oggi debba porsi l’obiettivo di un Paese con un’economia stabile il cui potere d’acquisto delle famiglie venga salvaguardato anche da altre situazioni ottimali come un salario più adeguato, un lavoro meno precario, una sanità pubblica meno vorace e più sollecita ai bisogni degli ammalati, uno stato sociale più vicino alle famiglie e ai giovani. Ma, in tal caso, …di cosa dovrebbe occuparsi?
Ma signori della triade dov’eravate quando Maroni ha varato la riforma? Quali mezzi avete usato per porre l’alto là ad una riforma che a distanza di qualche hanno è considerata così nefanda?
O forse pensavate già al futuro governo amico del centro sinistra che, ferme le leggi ad personam, avrebbe buttato al mare lo scalone? Le battaglie si fanno al momento opportuno, se si è in grado!
Signori compagni dell’estrema 3 + 1, se lo scalone era così deleterio potevate scendere in piazza assieme alla triade, o trovare strumenti di lotta parlamentare adeguata… o anche voi pensavate al futuro governo. Sia voi che la triade non avete previsto Padoa Schioppa!
Nella lettera si esprime “forte preoccupazione per il modo in cui viene condotta la trattativa”. Ma a trattare mi risulta ci siano pure le parti sociali: siamo sicuri che partecipino in modo costruttivo, tenendo conto di varie problematiche interne ed esterne che investono il nostro Paese?
Dicono di “non condividere la posizione con cui il governo, e segnatamente il ministro dell’economia, affronta la trattativa” e lamentano risorse “troppo limitate”.
Una domanda sorge spontanea: ma di quale governo fanno parte, di quale maggioranza? Non conoscono la situazione finanziaria dello Stato che amministrano, sotto processo da parte dell’Europa?
E, se Padoa Schioppa per loro non va bene abbiano almeno il coraggio di chiederne le dimissioni invece di scrivere lettere che ringalluzziscono l’opposizione e deprimono i pochi sostenitori (ce ne sono ancora?) di questo governo.
“Lo scontro è politico e non di risorse economiche” afferma Giordano, il segretario di Rifondazione: si assuma, quindi, la responsabilità di quanto ha affermato e agisca di conseguenza.
Non basta farsi scudo del programma elettorale. Non perché non e corretto attuarlo, ma una maggioranza che al senato si regge sulla precarietà di qualche voto, non può non tenerne conto, come deve tener conto che se mancano le risorse occorre trovarle senza alchimie ma ricorrendo al buon senso che un qualsiasi padre usa per mandare avanti la sua famiglia. In una situazione così precaria il programma elettorale non rappresenta il vangelo e deve adattarsi al momento contingente, in quanto le condizioni odierne sono diverse da quelle elettorali.
Usiamo il “tesoretto”, non per alleviare un a piccola ferita, ma per dare un futuro migliore e stabile ai nostri figli (i vostri già ce l’hanno).
Dividiamo lo scalone in gradini e portiamo ad un livello dignitoso le pensioni minime, costruiamo asili e strutture per anziani che attenuino i problemi delle famiglie invece di pensare a qualche euro di detrazione, diamo un salario minimo ai giovani in attesa di primo impiego, agli ammalati un sanità pubblica efficiente, una giustizia con la certezza delle pene, una scuola al passo coi tempi…forse ci accorgeremmo che lo scalone non ha così tanta importanza.
Non so quanto durerà questo governo ad altissima litigiosità, i cui partiti che lo sorreggono pensano a coltivare il loro orticello di voti e non a risolvere i problemi che assillano il cittadino, ormai stanco di un tale squallido spettacolo. Ma da destra è lì, sta a guardare, pronta a riprendere il potere per manifesta ignoranza politica di chi ci governa.
Dice il mio amico: ”Se i maggiori partiti dello schieramento si accordassero e votassero, dopo aver fatto cadere il governo attuale e nominatone uno tecnico, una nuova legge elettorale con sbarramento al 5 per cento, portandoci alle elezioni anticipate, non sarebbe un bene per il Paese, che si toglierebbe di torno il sottobosco?”
“E’ un po’ fantastico, rispondo, ma non del tutto irreale.”
12 giugno 2007
SEX CRIMES AND VATICAN E L’INFORMAZIONE MALATA
Landolfi, Bondi...Fini, che a "Ballarò" aveva dichiarato con grande sicumera che il filmato non sarebbe andato in onda, rappresentano quella che oggi loro stessi chiamano l'antipolitica non accorgendosi che sono antidemocratici, antipluralisti, antilaici, antisociali, anti...anti...
L'alto ascolto della trasmissione e le proteste dei teo-con di ogni provenienza, di convertiti dell'ultimo momento o degli atei-fedeli (o giù di lì, devoti) a cui si sono aggiunte quelle del Vaticano, ci dicono che l'informazione in Italia viene considerata tale solo se di parte e che l'accreditamento presso questa o quella "parrocchia" è lo sport più praticato dai nostri dipendenti onorevoli e dai nostri santoni dell'informazione. Quando ci libereremo di tali mali?
Cologno 03/06/07
02 giugno 2007
REPETITA IUVANT
1 – l’accordo prevede un aumento di 101 €;
2 – l’aumento di 101 € sarà corrisposto a partire dal Febbraio 2007;
3 – l’intero aumento (arretrati per 11 mesi e tredicesima del 2007) si percepirà il 1° Gennaio 2008;
4 – si prevede, in via sperimentale, la trasformazione del contratto da biennale in triennale.
I sindacati parlano trionfalmente di successo, come pure il governo che ne ha ben donde.
Veniamo in cosa consiste il grande trionfo, grande per nascondere la sconfitta.
Passi per l’accordo di 101 € in barba all’inflazione programmata, ma non si capisce perché gli aumenti si avranno in busta “a decorrere” da Febbraio 2007. Dal sito della CGIL Scuola si ricava: “…la finanziaria 2007 aveva previsti aumenti economici pari a 93 € da percepire in misura di circa 40 € dal 1° Gennaio 2007 per tutto l’anno e di circa 53 € dal 1° Gennaio 2008… ma senza arretrati. Con gli accordi…abbiamo ottenuto il passaggio da 93 a 101 € e…il riconoscimento degli arretrati”.
Se le cose stanno come scritto non si capisce che cosa ci stanno a fare i sindacati se, escludendo qualche lieve aggiustamento, quanto la controparte propone viene sottoscritto? Non potremmo fare a meno di un baraccone che, tra l’altro, siamo noi a pagare? Ma continuiamo…
Che fine ha fatto il 2006 e Gennaio 2007 (il contratto era scaduto il 31 Dicembre 2005) dato che gli arretrati riguardano quelli che saranno corrisposti solo dal Febbraio 2007?
Dal sito CGIL: “Per il 2006 si percepisce l’Indennità di Vacanza Contrattuale (ecco gli arretrati!) perché il costo contrattuale dei settori pubblici per gli anni 2006 e 2007 non è stato finanziato dalla Legge Finanziaria 2005” che ha previsto solo l’Indennità di Vacanza Contrattuale che è prevista per legge. Quindi, nessuna concessione o conquista sindacale.
E’ una giustificazione ridicola e offende la nostra intelligenza in quanto la Finanziaria successiva, quella del 2006, poteva porre rimedio, solo a volerlo (è come se ai metalmeccanici non corrispondessero gli arretrati perché non sono stati messi a bilancio dalle aziende).
La verità nuda e cruda è che è stato perpetrato un FURTO da parte del governo con la complicità dei Sindacati.
L’intesa per trasformare in triennale il contratto, se andrà in porto come avverrà, rappresenterà un ulteriore impoverimento dei lavoratori del pubblico impiego, ma la giustificazione è pronta: “allineare la contrattazione con gli stanziamenti triennali delle leggi di bilancio”, ma “non c’è nessuna trasformazione automatica così come non ci saranno penalizzazione se non si raggiunge l’accordo”. Visto il precedente attuale, c’è di che stare allegri!!!
Sempre dal sito CGIL: “Raggiunti…due importante intese col governo. Vincenti le nostre richieste sulla quantità degli aumenti contrattuali, le loro decorrenze…e regole della contrattazione”
Se la situazione non fosse così avvilente e umiliante ci sarebbe da ridere.
28 maggio 2007
MONITO DELLA CORTE DEI CONTI
“La spesa dei dipendenti pubblici, scrivono i giudici contabili, è cresciuta a ritmi elevati…e il suo contenimento deve costituire una priorità delle politiche retributive, per gli effetti che si proiettano sulla finanza pubblica e sul sistema economico in cui è inserito il nostro Paese”.
In dettaglio, da spesa per i vari settori ha avuto il seguente incremento:
Dipendenti pubblici
12,8 %
personale dirigenza
17,4 %
Personale carriera diplomatica
21
Professori universitari
21,4 %
Personale magistratura (anche contabile)
26,2
I dipendenti pubblici si distinguono in statali e non statali. Questi ultimi comprendono i dipendenti del SSN, delle Università, Regioni e autonomie locali, che hanno stipendi più alti.
I magistrati sono gli unici dipendenti le cui retribuzioni sono soggette ad adeguamento automatico. Il altre parole, non hanno bisogno della mediazione sindacale.
Fermo restando che il contenimento della spesa pubblica è un dovere prioritario di ogni governo, penso che l’allarme della magistratura contabile non può riguardare solo i dipendenti pubblici statali perché più numerosi, ma deve interessare la dirigenza, i diplomatici, i professori universitari e…i magistrati, specialmente se impegnati a indicare i capitoli di spesa da…ammorbidire.
Spesso mi sono chiesto se l’adeguamento automatico delle retribuzioni dei magistrati è un privilegio. Non conosco i criteri che determinano l’adeguamento ma, sicuramente, non perdono parte del loro stipendio in scioperi, come accade per tutti gli altri mortali.
Ma è la legge, e loro potessero… commenta il mio amico.
Se si critica la scarsa produttività dei dipendenti pubblici, perché i manager, che della produttività si occupano, hanno un incremento così alto?
E cosa dire dei professori universitari, non di tutti, si badi, ma degli assenteisti, dei baroni avvezzi al nepotismo, di quanti non hanno mai prodotto una pubblicazione? Eppure hanno avuto un incremento del 21,4 del loro stipendio.
Ma l’incremento maggiore (26,2 %) riguarda il personale della magistratura, anche di quella contabile. E’, quindi, paradossale che sia il settore che ha avuto l’incremento maggiore a indicare la soluzione: frenare gli stipendi del pubblico impiego.
Hanno ragione perché un incremento del 12,8 moltiplicato per il numero dei dipendenti pollici da una cifra enorme, mentre i pochi giudici, o manager o professori universitari o diplomatici o politici (ma questo è un argomento che riprenderemo poi), incidono ben poco sulla spesa pubblica e, tra l’altro, se non ci fossero saremmo colati a picco da un bel po’.
Nei loro sofà di bambagia , avvolti nelle loro eleganti toghe, vigilano insonni sugli sprechi e per non contaminarsi col vile denaro, accettano gli adeguamenti automatici delle loro retribuzioni.
25 maggio 2007
IL MINISTRO AMATO UNA NE DICE…CENTO NE SBAGLIA
Dal dizionario Garzanti, stilemi: …procedimento stilistico caratteristico di un autore, di una scuola, di un periodo storico.
Da un ministro dalla condotta integerrima, che ha attraversato indenne tangentopoli e dintorni, abituato al potere da così tanto tempo da conoscerne pregi e difetti, mi sarei aspettato un comportamento di comprensione e di apprezzamento del coraggio di Francesco Cipriano che nel suo intervento ha parlato non solo dei 25 condannati che siedono in parlamento ma anche del presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, mostrando così di conoscere bene le istituzioni locali.
In maniera sprezzante, il già presidente del consiglio e attuale ministro degli interni cui compete anche la Sicilia (è bene ricordarglielo), risponde che “non puoi dire a me e al governo - quando torna a Roma dica che qui c’e la mafia. Noi lo sappiamo bene…ricordalo a quelli di Palermo…anche tu hai qui delle istituzioni.”
Una risposta chiara di un ministro che, non sapendo cosa e come rispondere o non avendo il coraggio di rispondere, redarguisce ex cathedra lo studente. Avvilente!
Poi, lo accusa di “non lasciare spazio per l’interlocutore” come “un capo populista”. Siamo alla farsa, in quanto, caro mio ex compagno di partito, la tua replica è stata assoluta, non ha dato vita a un confronto democratico e sereno, specie da parte tua. Un ministro ha l’obbligo di ascoltare e di replicare con serenità e argomentazioni convincenti, non si può vestire di arroganza e supponenza , accusando l’interlocutore di populismo.
Ma la perla arriva quando afferma , dall’alto della sua esperienza che “ho il coraggio di risponderti che devo distinguere tra condanne e condanne (Totò avrebbe risposto: “Ma mi faccia il piacere!”), ci possono essere reati minori (chi dei 25 ha rubato una mela o qualcosa di simile?) che permettono, una volta scontata la pena, la piena riabilitazione (Signor ministro le risulta che il già ministro Previti abbia scontato la pena? Non l’ha scontata, eppure è ancora in Parlamento)”.
E finisce con un’accusa, stantia e alquanto meschina: “Se non fai questa distinzione, diventi un giustizialista ingiusto”.
Mi sono sforzato, senza riuscirci, di capire il significato della locuzione “giustizialista ingiusto”, ricorrendo anche all’aiuto del dizionario. Ho concluso che anche gli uomini di cultura vanno in tilt…se incalzati. E il ministro Amato ci va spesso. Nel suo rapporto coi cittadini faccia ricorso ad un pizzico di umiltà e di rispetto…non costa nulla
P.S.:
Giustizialismo (dal Garzanti): l’utilizzazione della magistratura come strumento di lotta politica. Ingiusto (dal Garzanti): che non si attiene alla giustizia, che agisce e giudica senza rispettare i principi della giustizia e dell’equità.
24 maggio 2007
IL PIANO PER LA SICUREZZA DEL PREFETTO SERRA
L’invio di forze dell’ordine (a Milano arriveranno 100 poliziotti, 130 carabinieri e 95 finanzieri) rappresenta solo l’”immagine”, un deterrente, ma nulla di più.
Necessitano, infatti, altri interventi meno visibili e propagandistici ma più determinanti che devono risolvere problemi che vanno dalla mancanza di lavoro all’offerta di servizi e aiuti alle famiglie indigenti e degradate, dalla mancanze di case alla efficienza della giustizia.
Il Prefetto di Roma, Achille Serra, punta a risolvere il problema dei 15.000 nomadi presenti in città.
Il piano prevede per 5.000 una sistemazione in 4 “villaggi della solidarietà”, che saranno costruiti da qui a un anno e sorvegliate da una task force del Viminale; mentre i restanti 10.000 dovranno lasciare la città e “fare i nomadi”. Al prefetto non interessa dove andranno…altri risolveranno il problema. Il solito scaricabarile.
D’altro canto, se non ci sono, non li vediamo e il problema è risolto.
Sono rimasto colpito da alcuni dichiarazioni del Prefetto che rappresentano il sintomo e la diagnosi di un malessere, ma che non contengono la terapia per vincere la malattia, che verrà solo tamponata.
Dice : “Visito personalmente i campi nomadi e vedo alla 10 del mattino i bambini sporchi, giocare a pallone. I ragazzini accampati sulle sponde dei fiumi dormono sullo sterco. Le donne non ci sono perché forse sono sulla metro a scippare borsette; gli uomini dormono perché forse hanno lavorato di notte svaligiando appartamenti. Senza generalizzare, s’intende”.
Ma se le autorità conoscono in maniera così chiara le attività dei nomadi come mai ad oggi non hanno trovato la giusta soluzione? E’ paradossale!
Poi arriva la proposta per gli altri 10.000: “Contemporaneamente…partirà la lotta ai campi abusivi. I 150 uomini del ministero pattuglieranno le rive del Tevere e dell’Aniene in modo sistematico, invitando i nomadi (in fondo, se sono nomadi, non possono avere fissa dimora…) ad andarsene. Se poi questi dovessero tornare gli agenti li farebbero allontanare di nuovo e così via fino a quando non capiranno che se ne devono andare altrove.”
Tutto si svolgerà, naturalmente, attraverso un dialogo leale e corretto, improntato al massimo rispetto reciproco e nella certezza che ….altrove avranno più fortuna. Altrove è il nostro vicino che li farà allontanare di nuovo e così faranno gli altri vicini e…il problema è risolto.
Un grazie al Prefetto è d’obbligo.
21 maggio 2007
UN PAESE ALL’INCONTRARIO
I casi per dimostrare l’assunto non mancano, l’imbarazzo sta nello stabilire da chi iniziare.
Matella, il ministro della Giustizia, ha al suo attivo la legge bipartisan dell’indulto ma non si accorge della situazione di sfascio in cui versa la giustizia: tribunali fatiscenti e intasati da procedimenti che non si sa quando si concluderanno, impunità estese che dividono i cittadini in categorie, i protetti e i tartassati. Ma come può pensare, il signor Ministro, ad una riforma che finalmente dia al cittadino la certezza che tutti siamo uguali di fronte alla legge e la certezza della sentenza prima dell’arrivo della prescrizione (a proposito, non si pensava di eliminare le leggi ad personam come quella relativa alla diminuzione dei tempi di prescrizione?), se è impegnato a salvaguardare il suo leaderismo…o meglio il suo cespuglio?
E la polemica tra Prodi e Bertinotti sulla lentezza del Parlamento e conclusa dall’intervento risolutivo, si spera, del Presidente Napoletano? Una classe politica litigiosa e inconcludente, arrogante e senza idee innovative, capace solo di rimescolare l’esistente, altro che riforme!
Non si può non accennare al contratto del pubblico impiego. Il premier arroga a sé la conduzione della trattativa sul pubblico impiego affermando che “lo sciopero è un diritto costituzionale (meno male!)” ma “non deve diventare arma di ricatto”.
Siamo al massimo dell’arroganza!
Come se non sapesse come stanno veramente le cose: un contratto scaduto nel dicembre del 2005, lo scippo di un anno di arretrati (il 2006), il tentativo di far diventare triennale un contratto che è biennale, l’inefficienza di una Finanziaria che dimentica che c’è un contratto da rinnovare che coinvolge circa 3.500.000 dipendenti, il tira e molla tra 101 euro e 95.
Ciò nonostante, Prodi parla di ricatto! Sarei curioso di sapere quale termine si possa usare che riassuma tutte le mancanze di un governo, questa volta di centro sinistra, verso i propri dipendenti.
“Scontro sociale” lo chiama Epifani. Ma è il gioco delle parti: parliamo pure di 6 o 7 euro in più e dimentichiamo gli altri elementi, quelli accennati prima, dell’accordo. La sua voce grossa, signor Epifani, non dà dignità ai lavoratori che, ancora una volta, vedranno mortificati i loro diritti.
Concludo con l’onorevole Fassino, il segretario pro tempore dei DS e aspirante leader del neo- PD.
Ospite di Radio anch’io, invita Pezzotta, già segretario della CISL e aspirante leader politico, a trovare assieme quelle modifiche al codice civile per la tutela dei diritti dei conviventi. In pratica sarebbe l’affossamento dei DICO (una grana in meno per il governo, considerando le lungaggini per arrivare a un a conclusione…forse il successivo governo…).
La piazza ha vinto! Il Vaticano è riuscito a bloccare una proposta di legge del governo, come non è riuscito a fare in Messico! Sembra inverosimile ma è così.
Sicuramente il dialogo è importante, ma occorreva trovarlo, se proprio si voleva, al momento dello studio della legge.
Non risulta chiaro, tra l’altro, a che titolo parla: da segretario traghettatore o da semplice parlamentare o da nuovo portavoce di Prodi e del governo?
Dopo l’alzata di scudi non solo delle ministre Bindi e Pollastrini ma di gran parte della coalizione, il leader DS ha sentito il bisogno di spiegare meglio la sua proposta con una lettera a “La Repubblica” nella quale afferma che “continuo a pensare che quel disegno di legge sia equilibrato e rispettoso dei caratteri precipui della famiglia…come definiti dall’articolo 29 della Costituzione”. Aggiunge: “Tuttavia gli esigui e incerti equilibri parlamentari (ecco la ragione della proposta) rischiano di non consentire l’approvazione di quella legge (dov’è stato l’onorevole prima del Family day e ancor prima, quando è stato steso il programma della coalizione?).” Ancora: si “è di fronte a una scelta: semplicemente confermare la soluzione DICO, scontando tuttavia che non venga approvata e rinviando sine die la soluzione…Oppure ricercare con quali altri strumenti realizzare gli stessi diritti (sono i primi passi del PD ovvero della LGA ovvero La Grande Ammucchiata).
A quello che scrive l’on. Fassino bisogna credere perché riguardo ai grande temi come il terrorismo o la guerra nei Balcani e la sicurezza del cittadino afferma di aver avuto ragione. Così “vorrei evitare che anche sui diritti delle coppie di fatto si ripetesse l’ennesimo rito dello scandalo indignato a cui, anni dopo, far seguire una ragionevolezza tardiva.”
Cosa dire? Se l’on. Fassino ha sempre previsto “giusto” perché non ascoltarlo, almeno una volta?
La coerenza, il programma elettorale, la laicità dello stato, per l’onorevole sono opzioni; ciò che conta è governare e, per cortesia, non parlate di trasformismo. Ma, in fondo sono cavoli loro, dei conviventi, se c’è stato il Family day.
Potrebbero inventarsi la giornata della convivenza e scendere in piazza con bambini e familiari al seguito tanto la “piazza”, come San Giovanni insegna, fa breccia sui nostri sensibili uomini politici.
Che squallore, che miseria!
19 maggio 2007
FINCHE’ PIACE A MASTELLA
L’onorevole fondatore dell’UDEUR a proposito della Legge elettorale afferma: “…se passa una legge contro i cespugli, è crisi di governo…sarei costretto ad andarmene, per difendere la mia stessa esistenza politica.”
Il leader di un partito dell’1,399 alla Camera e dell’1,396 al senato a proposito dei Dico dice che il partito non li voterà mai.
L’UDEUR, con solo tre senatori, ha un forte potere di veto, per non voler dire di ricatto.
Ma il vero problema non riguarda la Legge sul conflitto d’interesse, ma la Legge elettorale e così il suo gioco diventa a tutto campo: “io do affinché tu dia”.
Il suo problema comprensibilmente è non sparire come partito e, quindi, come leader (meglio leader di un cespuglio che comprimario).
La governabilità, l’interesse del Paese non contano perché prima c’è la sua sopravvivenza.
Ma, attenzione, il suo potere di veto non si ferma qui, arriva fino ai Dico. L’ha detto chiaramente, come altrettanto chiaramente l’ha detto e messo in atto un altro democristiano celebre, Andreotti, con la farsa del voto contrario sulla politica estera.
Forse non si arriverà a votare sui Dico, come tutto lascia supporre, ma una grave spada di Damocle pende sulla testa di Prodi, se anche trovasse i numeri, sempre risicati, per farli votare.
Un grande Paese come l’Italia non può essere governato contando sui voti dei senatori a vita, cui auguro lunga vita. Deve poter contare su una maggioranza certa e congrua, perché governare significa affrontare i problemi contingenti con serenità e senza particolari e deleteri compromessi in tempi brevi.
E’ necessaria, quindi, una nuova legge elettorale che unisca la partecipazione alla governabilità, che non lasci il Paese in balia dei vari cespugli. Forse non occorrerebbe nemmeno una soglia di sbarramento se venisse diminuito il numero dei parlamentari di almeno la metà, perché ciò alzerebbe il quorum d’ingresso in parlamento. Ma l’on. Mastella è troppo furbo…
Tant’è che ha chiesto una verifica di governo, come ai bei tempi di Spadolini e di Altissimo, dimenticando che l’ultima verifica di governo risale alla fine di Febbraio, meno di tre mesi fa, e si concluse con l’accettazione del famoso decalogo di Prodi che, da democristiano pure lui, ha rimandato al mittente la richiesta.
Purtroppo, in queste ultime ore anche Rifondazione chiede la verifica…e due…
Ma durante il Consiglio dei Ministri di cosa parlano? Ma il Presidente del Consiglio non deve promuover il dialogo tra i partiti che lo sostengono, giorno dopo giorno?
15 maggio 2007
NOMINA MEOCCI: CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO DEI CONSIGLIERI RAI DELLA CdL
Allora la RAI fu condannata a pagare la multa 14,3 milioni di euro confermata sia dal TAR che dal Consiglio di Stato, poi gravati di un ulteriore 10% (1,5 milioni ulteriori) per ritardato pagamento.
In Paese che non è l’Italia, la patria del diritto, dove si è innocenti fino all’emissione della sentenza definitiva (campa cavallo che l’erba cresce!) e spesso a furor di partito, i cinque consiglieri per una questione di buon senso e di etica…politica (visto che furono nominati dai partiti) avrebbero già dovuto dimettersi. Invece sono sempre là a dare battaglia in contrapposizione a tutte le proposte che l’altra parte fa, indifferenti agli interessi dell’azienda che, dovrebbero ricordare, non è Mediaset.
Non so se l’eventuale riconoscimento finale dell’imputazione comporta il risarcimento del danno causato all’azienda. Se la condizione è che l’azionista unico si costituisca parte civile, allora il ministro Padoa Schioppa deve farlo.
Ma il signor ministro ha chiesto il parere all’Avvocatura dello Stato che, a quanto risulta (La Repubblica del 14 maggio 2007), sconsiglia di avviare un’azione di rivalsa poiché i 15,8 milioni della multa sono passati dalle casse pubbliche della RAI alle casse pubbliche del ministero dell’economia realizzando “una sostanziale compensazione”. Per di più il ministero, avendo partecipato alla nomina di Mocci attraverso il meccanismo dell’intesa con i consiglieri, gli stessi potrebbero sostenere che il danno lo causò lo stesso ministero.
Insomma, non è successo nulla. Nessuno pagherà …anzi stia attento il ministero che i cinque non chiedano i danni d’immagine e per essere stati indotti all’errore.
Ma se i Consiglieri non sono responsabili, se si parla in maniera indefinita di “ministero” e non di ministro, allora chi è il responsabile? Ma se il responsabile fosse il ministro Siniscalco, non ha agito forse nell’esercizio delle sue funzioni, cioè per bene della comunità ?
E’ un circolo…vizioso, un gatto che si morde la coda, ormai ridotta a un moncherino.
Finirà, quindi, come finisce sempre in Italia…paga Pantalone, cioè i cittadini.
P.S.: Il mio amico si chiede: come mai i nostri dipendenti non approvano una legge che istituisca la responsabilità personale, dal ministro all’assessore al consigliere comunale, mettendo fine ad abusi e sprechi ?
Spesso il mio amico dimentica dove vive e con chi a che fare!