E’ormai acclarato che, grazie (!) all’atteggiamento tenuto dal sistema bancario italiano, stiamo assistendo, nell’immobilismo totale delle autorità competenti, a una miriade di pignoramenti e di esecuzioni immobiliari (fonte Adusbef) e al crollo delle richieste di mutui per l’acquisto della casa.
Stando alle stime dell’Adusbef, le esecuzioni immobiliari e i pignoramenti dovrebbero aumentare del 19%, in quanto le famiglie italiane (1,9 milioni) fanno fatica o non riescono a pagare le rate di mutuo,.
Le cause di un tale evento, che non è certamente fisiologico, possiamo farle risalire al mondo della finanza in genere e al sistema bancario italiano, il peggiore in Europa nel rapporto di fiducia con l’utente, in particolare.
L’estrema ingordigia della finanza ha dato credito, negli USA, ma non solo, ai mutui subprime (concessioni di denaro a soggetti privi chiaramente di risorse per mantenere gli impegni assunti) che hanno arricchito gli agenti promotori e le banche interessate, formando quella bolla che poi, a forza di essere gonfiata, è esplosa, coinvolgendo anche gli utenti virtuosi che stanno ripianando, con l’aumento delle rate, le perdite annunciate.
La BCE ha nell’ultimo anno e mezzo aumentato i tassi (euribor), per cui molte famiglie, la maggior parte composte da giovani, non sono più nelle condizioni di pagare le rate di mutuo.
Ciò diventa un dramma per una famiglia appena costituita, creando instabilità e mancanza di serenità, che quasi sempre arriva a coinvolgere le famiglie dei due coniugi spesso alle prese con problemi di altra natura.
Sicuramente il problema non è solo italiano, è la linea di difesa delle nostre banche.
Ma, mentre in Europa, proprio grazie alle banche che hanno offerto ai loro utenti una buona consulenza, il 50% dei mutui è a tasso fisso, in Italia il tasso fisso riguarda solo il 9% dei mutui.
Ogni commento sulle “nostre” banche è superfluo, come è superfluo aspettarsi dal governo una presa di posizione perentoria nei loro confronti per recuperare le situazione di disagio in cui versano 1,9 milioni di famiglie e il conseguente malcontento sociale che sbocca sicuramente in quei fenomeni che politici e giornalisti compiacenti chiamano antipolitica.
Al cittadino comune, a quello che vive di salario, sempre più spesso lavoratore precario, non interessa la disputa sul PD o sui lavavetri, interessa poter portare avanti la famiglia che ha formato e vedere crescere i figli in un contesto lavorativo e abitativo stabile.
Le banche sono le uniche aziende in attivo dell’azienda Italia…ci sarà pure un motivo!
Il governo non può più ignorare il grave problema, deve intervenire e dare certezze ai cittadini che, precari o salariati, sono quelli che, in un Paese di evasori, sicuramente pagano le tasse.
16 ottobre 2007
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