Ormai le contestazioni alla ministra della “Pubblica Distruzione” non si contano più.
L’informazione televisiva, quella che entra in tutte le case, non né da notizia o, se lo fa, si limita a poche parole in fondo al telegiornale. Forse per non disturbare ulteriormente l’autista, anzi, i manovratori. Sono, infatti, più d’uno i picconatori della scuola pubblica e laica, a cominciare dal duo Tremonti-Gelmini e continuando con Papa Ratzinger, attualmente il più interventista capo di Stato straniero nella politica italiana, sempre in TV, sempre a puntare il dito sui tanti e gravi problemi della società italiana con l’unica ricetta a disposizione: fede in Dio e potenziamento della scuola confessionale che alla parola di Dio si rifà nonché ai soldi dello Stato Italiano.
Ecco l’assurdo: mentre la scuola italiana subisce tagli per 7,5 miliardi di euro e ben 150.000 tra insegnanti e personale ausiliario perderanno il posto, l’uomo vestito di bianco chiede soldi per la “sua” scuola, che sicuramente, in un modo o nell’altro, otterrà, in barba al contingente momento di crisi economica che stiamo vivendo.
Il cuore degli italiani, credenti e no, è grande, tanto grande che, essendo ormai prassi ripianare i debiti di Alitalia, delle banche, dei comuni spreconi, delle Poste, delle FF: SS., perfino pagare le multe per Rete 4, pur concedendo al Vaticano l’8 per mille, il 5 per mille e altri benefit, non troveranno niente da ridire, anzi, se una parte dei tagli della scuola pubblica saranno destinati alla scuola confessionale.
Visti gli effetti (riduzione dell’orario con ripercussioni sull’erogazione del servizio mensa, scomparsa del tempo pieno, accorpamento di scuole anche di Comuni diversi…) della legge oscurantista della ministra Gelmini sulle famiglie italiane, queste si troveranno a dover scegliere tra due opzioni: la scuola pubblica, ormai in disarmo e con servizi cari e precari e la scuola confessionale che offrirà, con i soldi dello Stato Italiano, più servizi e una formazione unica e non plurale, come ha sempre chiesto.
Si operano tagli alla scuola pubblica (certamente gli insegnanti di religione immessi in ruolo ope legis dalla Moratti non saranno…tagliati! A proposito, non possiamo ritornarli alle varie diocesi in cambio dell’8 per mille o dei finanziamenti richiestici?), risparmiando 7,5 miliardi e abbandonandola allo sfascio; il papa, forte del carisma su una classe politica inetta e ipocritamente genuflessa, chiede e ottiene aiuti per la scuola confessionale che “svolge una funzione pubblica” in sostituzione della pubblica inefficiente e povera di servizi; una convincente pubblicità, ovviamente a prezzi scontati, invaderà i canali di Media-Rai e…il ”miracolo” è fatto.
Un piano ben organizzato. Non c’è limite alla divina provvidenza!
Sembra fantapolitica, ma se esaminiamo le azioni della Gelmini e la sintonia cronometrica col Papa, togliamo fanta e lasciamo “politica” il gioco è fatto.
Papa Ratzinger, infatti, il 25 Settembre in un convegno del “Centro studi per la scuola cattolica”, reclama, a gran voce e senza arrossire per alcune affermazioni non vere, finanziamenti dello Stato.
Lo fa inserendosi nel dibattito monocorde (Gelmini da un lato e Mariastella dall’altro) sulla riforma scolastica. Incominciamo dalle affermazioni non vere che rappresentano l’introduzione all’affermazione successiva, tanto perentoria quanto arrogante, propria di chi dall’alto del suo “carisma”.
Afferma il pontefice: “…proprio nel contesto del rinnovamento a cui si vorrebbe tendere da chi ha a cuore il bene dei giovani e del Paese, occorre favorire quella effettiva uguaglianza tra scuole statali e scuole paritarie, che consenta ai genitori opportuna libertà di scelta circa la scuola da frequentare”.
Non è vero che in Italia non c’è uguaglianza tra le scuole statali e le paritarie, come non è vero che ai genitori è preclusa la libertà di scelta. Sono evidenti bugie che avrebbero dovuto avere una reazione adeguata da parte delle istituzioni e dei politici. Il papa può esternare il suo pensiero, può dire pure le bugie, se vuole, ma non può arrogantemente invadere un campo che non gli è proprio. C’è un limite a tutto, specialmente quando i suoi interventi toccano l’organizzazione di uno stato laico e sovrano, somigliando all’ingerenza.
Che significato si può dare, inoltre, a quel condizionale “vorrebbe tendere”? La prima ad offendersi dovrebbe essere la ministra. E’ come affermare che la riforma non va verso “ilo bene dei giovani e del Paese”.
Non disperate! I giovani e il Paese saranno salvi, solamente “è necessario che si abbia matura consapevolezza non solo della sua identità ecclesiale (sua = chiesa confessionale) e del suo progetto culturale, bensì pure del suo significato civile, che va considerato non come difesa di un interesse di parte, ma come contributo prezioso all’edificazione del bene comune dell’intera società”.
E’ interessante l’aggettivo “matura” che accompagna il sostantivo “consapevolezza”, nonché l’altro aggettivo “ecclesiale” (che riguarda la chiesa) vicino a identità. Io non capisco, ma qualche ministro avrrebbe di che allarmarsi: è un bene assoluto essere o diventare tutti soldati di Dio e sudditi del papa re!
Mi sono, purtroppo, dilungato troppo, ma devo citare l’ultima perla che definisce la scuola cattolica “uno strumento privilegiato per la formazione integrale dell’uomo”.
Corriamo a frotta, non rischiamo di perdere il posto, potremmo pentircene. Strumento, e per di più privilegiato (usa gli aggettivi, benché tedesco, in modo egregio)!
W la scuola cattolica, abbasso la scuola pubblica! Che ci sta a fare, perché sprecare soldi, solo per erogare stipendi, solo per creare parcheggi anonimi e infestanti!
13 ottobre 2008
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