30 ottobre 2008

IL DANNO E’ FATTO

Tutto è avvenuto secondo copione. La farsa o il dramma, dipende dai punti di vista, è compiuto.
Attore-spalla: Gelmini Mariastella
Regista: Tremonti Giulio
Produttore: Berlusconi Silvio
Comparse: Ministri e parlamentari del Pdl
Spettatori solo col diritto di accettare, dopo qualche protesta necessaria allo spettacolo: studenti, insegnanti e genitori.
Palcoscenico dell’ultimo atto: il senato della Repubblica (!) e le piazze di tutte le città sedi universitarie.
Il Decreto sulla scuola, meglio conosciuto come Riforma Gelmini o “Tagli Tremonti”, è da ieri Legge dello Stato, anche se legalmente bisogna aspettare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Ho sempre pensato che democrazia abbia significato confronto ma B&S (Berlusconi e soci parlamentari Pdl) stanno cambiando il significato alle parole. Democrazia ora diventa imposizione della maggioranza parlamentare, che rappresenta solo una parte, anche se maggioritaria, del Paese, al resto dei cittadini, nella presunzione di possedere il monopolio della verità (forse, perché la sua guida e capo è quell’uomo della provvidenza che gli altri stati ci…invidiano).
Non ammettono, quindi, che esista un’opposizione parlamentare che chieda di discutere provvedimenti di riforma che, proprio perché interessano tutti i cittadini, devono avere il contributo di tutti i rappresentanti del popolo. Non ammettono, per di più, che i cittadini scendano in piazza per chiedere di poter discutere, capire e nel caso migliorare le proposte di legge.
Sono, però, bravi a propagandare nelle reti Media-Rai e nella stampa amica (la quasi totalità: è bastata la minaccia di rivedere i contributi dello Stato all’editoria!) che il dialogo loro lo vogliono, sono gli altri, l’opposizione e quei facinorosi di studenti che scendono in piazza perché strumentalizzati e dai comunisti e perché non hanno voglia di studiare.
Dialogo per loro significa accettazione e plauso alle loro proposte. Da quando questo governo si è insediato, tutti i provvedimenti legislativi importanti, a cominciare dalla Legge finanziaria, sono bastati pochi minuti per l’approvazione mediante voto di fiducia, sono passati con gli strumenti del Decreto e del voto di fiducia. Le giustificazioni sono state sempre le stesse: l’urgenza e la mancanza di tempo, amalgamate dalla certa ignoranza dell’opposizione che non è in grado di dialogare né di fare proposte.
Gli studenti e non solo loro hanno deciso di continuare la protesta nei modi pacifici attuati in questi giorni, chiedendo di ridiscutere i provvedimenti. Se sono convinti che la Riforma Gelmini non è una riforma giusta per il loro futuro e per quello dell’Italia, continuino nella protesta.
Che sia una protesta civile, non violenta, propositiva. Non cadano nella trappola della provocazione, isolino gli infiltrati e i “facinorosi”. Solo in questo modo avranno dietro il consenso dell’Italia che ragiona, non diano pretesti alle forze dell’ordine d’intervenire, facendo passare la protesta come un problema d’ordine pubblico, verso il quale gli Italiani sono sensibili. Il governo ha a disposizione mezzi micidiali: la propaganda e gli imbonitori prezzolati.
Siamo guidati da un governo irresponsabile ed è giusto che i cittadini se ne rendano conto.
Non bisogna offrire il fianco perché dai disordini alla richiesta di un governo forte che ripristini l’ordine, il passo è breve, visti i numeri parlamentari.
Bisogna agire con prudenza e nella legalità, forti della ragione della democrazia.
Gandhi deve essere il modello a cui riferirsi.

27 ottobre 2008

PILLOLE

Non votare e uscire dall’aula
L’affermata ditta B&G (Berlusconi Gelmini) ha confermato che mercoledì il senato voterà il Decreto sulla riforma scolastica.
Nonostante i falsi inviti al dialogo rivolti all’opposizione, nonostante la farsa del ricevimento degli studenti, solo uno spot pubblicitario, la Gelmini andrà avanti. Solo qualche migliaio di studenti, afferma, non può fermare una riforma giusta che elimina gli sprechi.
Appare avvio che la ministra, come gli alti esponenti del Pdl, non sa contare, visto che le proteste in tutte le principali città hanno coinvolto molte migliaia di studenti, cui si aggiungono docenti e genitori (il Pdl oggi ha coinvolto “gli studenti della libertà”, per la verità pochi unità in doppiopetto che rivendicavano il loro diritto allo studio, quando il diritto allo studio sta subendo un attacco frontale). Anche le presenze alla manifestazione del PD sono state quantificate in 200, al massimo 300 mila, mentre tutti i telespettatori hanno visivamente potuto constatare che la piazza traboccava.
Se B&G mercoledì manterranno la minaccia e si presenteranno per votare il Decreto, l’opposizione avrà un solo strumento a sua disposizione: uscire dall’aula e andare ad assistere ad una lezione in piazza, motivando l’uscita non come abbandono di un dovere istituzionale, ma come solidarietà agli studenti che vedono nel decreto un colpo al loro futuro e come protesta all’arroganza di una maggioranza che impone invece di discutere.

Riduzione di stipendio
Se in un così tragico momento di crisi finanziaria e di grave recessione i nostri dipendenti parlamentari decidessero di autoridursi lo stipendio con annessi e connessi del 50%, se i manager pubblici lasciassero almeno i 2/3 delle loro competenze alle aziende, sei manager delle banche si vestissero d’umiltà e rivedessero i loro compensi a livello umano, gli Italiani apprezzerebbero e affronterebbero il previsto periodo di sacrifici con più serenità.
Ma nessun politico, nessun manager pubblico o privato hanno dichiarato la volontà di fare un simile atto di rispetto verso chi fornisce loro il benessere di cui godono…compresi i privilegi.

?
Perché Ratzinger e la gerarchia vaticana non hanno appoggiato le sacrosante ragioni di studenti, docenti, personale Ata e genitori riguardo ai tagli alla scuola per complessivi 9,5 miliardi di euro?
Forse perché lo sfascio della scuola pubblica è visto come la panacea della “loro” scuola?
Perché hanno ritenuto d’intervenire sugli esuberi Alitalia e non intervengono su più di 130.000 lavoratori della scuola che perderanno nel volger di un triennio il loro posto di lavoro?

25 ottobre 2008

PERSEVERA

La Gelmini è come l’asino davanti al cardo: non si sposta, nemmeno a prenderlo a calci. In questo assomiglia senz’altro al suo capo.
Aveva partorito il topolino di sentire gli studenti medi e universitari.
L’ha fatto, ma alla fine dell’incontro, ha ribadito che il decreto non cambia, perché e valido e serve a dare loro una scuola migliore. Non ha spiegato come e che fine faranno i 10 miliardi di tagli alla scuola pubblica, perché qui sta il busillis: come riformare la scuola e a costo sotto zero, mantenendo il tempo pieno, sostenendo la ricerca e migliorando la preparazione.
Risponda la signora egida armata, senza lingua biforcuta, in un confronto pubblico, aperto e con il testo del decreto tra le mani, proprio come si fa a scuola.
Alla fine, come c’era da aspettarsi, l’incontro è stato “concesso” per “sentire”, non per iniziare un confronto.
E’ questo il dialogo a cui pensa il governo e la maggioranza di riferimento, un dialogo in cui “loro” decidono, mentre le varie controparti parlano, anche se sarebbe meglio che si limitassero ad ascoltare.
L’incontro è stato una farsa, come una farsa è tutto quanto il governo fa, “fregandosene” della democrazia e delle proteste che, va sottolineato, salgono dal mondo della scuola genitori compresi che hanno capito i danni che la cosiddetta riforma arrecherà nella formazione dei loro figli.
Oggi scende in piazza la scuola, domani le piccole e medie aziende, i disoccupati, i pensionati i lavoratori…
Non è solo una questione di crisi economica. E’un modo di essere governati, con annunci spettacolari a reti unificate e senza sostanza. Quando i cittadini si accorgeranno dell’inconsistenza della classe politica al potere, incapace di risolvere i problemi dell’Italia, per il governo non ci sarà scampo, a dispetto dei sorrisi e delle televisioni amiche.
La scuola, signora Gelmini, i giovani studenti, con la loro protesta non violenta e propositiva, vi hanno messo in difficoltà. Non sapete come reagire, perché a voi è precluso qualsiasi ripensamento, quell’umiltà che porta alla scelta migliore.
La scuola sta mettendo a nudo tutta la vostra arroganza con cui avete nascosto la vostra inettitudine e aprirà gli occhi alla maggior parte degli italiani.
Abbiate almeno il coraggio di dimettervi, prima di procurare danni maggiori alle istituzioni e al Paese.

DESTITUIRLO

Il premier a Pechino dichiara di non aver mai affermato che avrebbe dato “istruzioni dettagliate al ministro dell’interno su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo (le occupazioni) possa succedere. La colpa, come il solito, è dei giornalisti faziosi e prevenuti sull’azione del suo governo.
Sarà effetto del fuso orario? No!
E’ stanco, troppi problemi sul tavolo, dall’Alitalia alla crisi finanziaria e al Decreto Gelmini, troppi spostamenti da un fuso all’altro e l’età si fa sentire. Forse.
Io penso che il problema è un altro, riguarda il suo stato di salute e, per il delicato ruolo istituzionale che svolge, sta diventando un problema serio per gli italiani. Ma andiamo con ordine.
Il Nostro a Pechino non solo non smentisce che la colpa delle proteste di studenti, insegnanti, genitori è dell’estrema sinistra, dei centri sociali e di Veltroni che strumentalizza l’evento per attirare più gente al sua manifestazione organizzata dal PD, ma aggiunge che a protestare sono dei facinorosi, solo piccoli gruppi, come risulta dalle informazioni in suo possesso, con l’appoggio di giornali.
L’autoritarismo, i più buoni lo chiamano sbagliando decisionismo, è insito nel suo carattere. Non tollera perciò che, spontaneamente, senza che né sindacati né partiti politici guidino la protesta, un numero enorme di cittadini di provenienza politica diversa, scenda in piazza per contestare una legge ritenuta, come lo è senz’altro, sbagliata e mortificante.
La minaccia, quindi, che avrebbe fatto ricorso alla polizia per sgomberare le università occupate, è stata una minaccia reale, per di più fatta in una pubblica conferenza stampa.
Tutto ciò è molto preoccupante, e dimostra che il capo del governo disconosce che tra i suoi compiti rientra quello di unire i cittadini non di dividerli, di infondere serenità e non esasperazione: il presidente del consiglio, finite le elezioni, è il presidente di tutti gli italiani e come tale deve comportarsi. Siamo nella fase cronica, ormai, di delirio d’onnipotenza, alla quale si aggiunge la fase patologica dell’ossessione dei comunisti, dei centri sociali e della stampa.
Ormai vede congiure dappertutto: Chiunque non la pensa come lui è un nemico.
Tutto ciò, secondo il mio parere, lo rende instabile e non in grado di governare un Paese complesso come l’Italia.
Sarebbe giusta cosa destituirlo prima che combini guai irreparabili…se solo si potesse fare.

23 ottobre 2008

L'IPOTESI CALAMANDREI

Dal blog di Berppe Grillo:
L’ipotesi Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950.

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

IL DIALOGO AL POTERE ovvero Mandiamo la polizia

Scioperi, cortei, occupazioni. In tutte le città d’Italia si accende la protesta contro la riforma della scuola pubblica e delle università, che sanno solo di tagli e di mortificazioni non solo verso i docenti, i ricercatori e i lavoratori della stessa, ma verso l’intero Paese, visto come l’insieme dei fruitori, alunni e studenti universitari, del servizio scolastico e universitario.
La ministra dice che l’università è nel caos e così com’è organizzata è improduttiva, ma non risponde alle domande di docenti, ricercatori e studenti che temono, giustamente, il taglio delle risorse (previsto), il blocco del turn over (previsto), la fine della ricerca con conseguente licenziamento di ricercatori qualificati e da tempo lavoratori precari dell’università e, non ultima per importanza, la trasformazione delle università in fondazioni.
Con quest’ultimo provvedimento le università saranno, per i costi elevati delle tasse d’iscrizione (già oggi abbastanza alte, almeno per le famiglie a reddito fisso), precluse alla maggior parte dei cittadini, diventando università d’elite.
E’ questo che si vuole? Basta dirlo; almeno per rispetto a chi questo governo ha votato.
La Gelmini e il suo mentore, anche con riferimento alla riforma della scuola primaria e secondaria, mentono sapendo di mentire. S’inventano altre figure che saranno affiancate al maestro unico o rassicurano i genitori che il tempo pieno sarà potenziato.
Ma come faranno se per recuperare 8 miliardi di euro ritornano al maestro unico, diminuiscono le ore del tempo scuola, licenziano il personale Ata, accorpano gli istituti e chiudono le scuole dei piccoli comuni alpini o appenninici?
Occorrerebbe la bacchetta magica o la creatività del ministro dell’economia, che sembra aver esaurito tale facoltà!
Per evitare risposte i due dell’apocalisse, B&G, convocano conferenze stampa o parlano al chiuso, in ambienti protetti, ripetendo sempre gli stessi concetti espressi con le stesse parole (viva la creatività!), convinti che una bugia ripetuta all’infinito diventi, come per incanto, una verità.
Un “gioco” perverso a cui si prestano le reti Media-Rai e i quotidiani viciniori, che descrivono una realtà virtuale, come il pater desidera, che nulla ha a che vedere con la realtà vissuta.
Mandano, così, in onda classi piene e composte, maestri e maestre soddisfatti, genitori entusiasti, università in piena attività.
Ieri il premier a viso duro, ha dichiarato che non tollererà occupazioni d’alcun genere e fornirà al ministro dell’interno un piano d’intervento per riportare l’ordine nelle scuole e nelle università.
Anche l’opposizione deve stare attenta perché “manifestare è una possibilità (!) della democrazia… La manifestazione del 25 ottobre è solo contro il governo (contro chi, allora?) e non ha proposte (come fa a dirlo, chiaroveggenza?). La piazza non è il posto migliore per far proposte. Le proposte si fanno in Parlamento”.
Se la situazione non fosse così tragica, con un reale pericolo di deriva autoritaria, ci sarebbe da ridere: il lupo, che usa il voto di fiducia e i decreti per governare, consiglia all’agnello di stare attento ai gatti!
Ritornando alla scuola, le prese di posizione del premier sono di una gravità inaudita. Mai nessuno si è spinto così oltre con minacce a tutto campo.
Per chi ha la grande responsabilità di tenere unito il Paese, soffiare sul fuoco della contrapposizione, lanciando accuse a manca e a dritta, invece di cercare il dialogo, si affacciano due ipotesi, entrambe realistiche: la prima che non è in grado di governare un Paese perché non ha ancora capito che questo non è la “sua” azienda; la seconda che ha un concetto della democrazia che fa a pugni con la Costituzione. Entrambe le ipotesi sono legati dal concetto aziendale che il possesso delle “quote societarie” porta al decisionismo e all’autoritarismo per cui la maggioranza parlamentare, diventa la detentrice del potere sovrano che poi lui gestisce, come socio di maggioranza, in qualità di amministratore delegato.
Il PdC dichiara, nella sua ampia conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male, che “…i manifestanti sono organizzati dall’estrema sinistra …, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo far passare nella scuola delle menzogne”.
Poi, in un delirio d’onnipotenza afferma: “Convocherò oggi il ministro degli interni e darò a lui istruzioni dettagliate (non dialoga nemmeno col suo ministro!) su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo (le occupazioni) possa succedere”.
Il mio amico laconicamente: “Ma il dialogo si ha solo se l’opposizione lo vuole, ma questa opposizione fascistoide, vuole creare solo allarmismo e caos nella vita sociale della calma Italia!”

22 ottobre 2008

Viso di cartapesta rimodellata,
suadente sorriso disegnato,
occhi di vetro senz’anima
fissano lontano.
Le labbra si muovono
atonici altoparlanti
ad imbonire una platea
stanca ormai e assuefatta.
Un crac e…
il palco crolla.
Avvvolti nella polvere,
gli astanti spingono,
cercano l’uscita.
Dalle macerie un omino
nel delirio si ricompone.
Una spolverata al gessato,
il sorriso di prima,
gli occhi spiritati,
ricomincia…
Le parole divorano le parole
nel deserto di vite spezzate
invano alla salvezza protese.

19 ottobre 2008

LA GELMINI NON CAPISCE

La Gelmini, poveretta, non capisce perché centinaia di migliaia tra studenti, professori e genitori protestino. Forse avrebbe bisogno di un corso accelerato, differenziato da quello somministratogli dal ministro Tremonti, perché possa capire le ragioni della protesta. Potrebbe approfittarne, partecipando ad una delle numerose assemblee e chiedere con umiltà che gliele spiegassero.
La ministra, invece, racchiusa nella sua arroganza, sfugge a qualsiasi dibattito, anche parlamentare, forse, è questa la sensazione, per la pochezza delle argomentazioni a sua disposizione.
Se così non è, farebbe bene allora a scendere dallo scranno e spiegare in modo chiaro e semplice a cosa portano i provvedimenti che il parlamento, senza un minimo dibattito, si appresta a varare.
La pura e semplice verità, non la demagogia, non le bugie degli annunci altisonanti che le reti unificate Media-Rai riversano nelle case degli italiani.
Anche le Regioni, tutte le Regioni, anche quelle governate dal Pdl sono sul piede di guerra, e hanno disertato per protesta la Conferenza Stato Regioni.
Maestro unico e riduzione del tempo scuola alle elementari (24 ore), riduzione oraria nella scuola secondaria di I grado (ore 29 invece di 32) e nelle scuole superiori, accorpamenti d’istituzioni scolastiche che non raggiungono le 300 unità (circa 2600) e chiusura di circa 4200 plessi scolastici con meno di 50 alunni (sono scuole di piccoli paesi appenninici e alpini distanti tra loro e di difficile raggiungimento) porteranno al taglio di 87.400 cattedre e 44.500 posti di personale ATA.
Questo ultimo provvedimento è stato nascosto, per la vergogna, in un Decreto riguardante la sanità!!
Ma il tempo pieno, sostiene l’incompresa Gelmini non scomparirà, anzi, in certi casi, sarà potenziato. Se la matematica non è un’opinione, salvo che un Decreto non stabilisca il contrario, la ministra on è in grado di capire e allora dovrebbe, non dimettersi, ma essere dimessa.
Una riforma fatta solo di tagli (risparmio di otto miliardi di euro) e di un ritorno al passato non può essere una buona riforma. E’ solo un imbroglio!
E un governo che non discute con i cittadini su riforme di tale entità, non è un buon governo.

17 ottobre 2008

RATZINGER E LA SCIENZA

Benedetta umanità!
Per la sua salvezza spirituale e materiale può contare sulla grande sapienza ispirata del Papa più interventista della storia.
Berlusconi l’uomo della provvidenza, il papa l’uomo per bocca del quale si manifesta l’onniscienza divina: assieme faranno la felicità dell’Italia e dei suoi cittadini e, per espansione, del globo terraqueo e dei suoi abitanti.
I media italiani, a corto di notizie (e lo scombussolamento socio-economico-finanziario?), riportano con enfasi tutte le esternazioni del Sommo P (P come parolaio, parlatore, pastore, parassita, peripatetico, paroliere, pentapoli, pentarchia…) che disserta, com’è legittimo (“la Chiesa non rinuncerà mai a proclamare le sue verità di fede e i suoi principi etici e morali, pur senza fare scelte politiche di parte”.), su ogni aspetto dello scibile umano. Un papa d’altri tempi! E se è vero che la nostra società, a detta di molti studiosi della stessa, sta regredendo verso un medioevo conflittuale, il Nostro si è già proiettato nella lotta per le investiture. Con la sola differenza che la lotta non è con il potere secolare, con cui si trova in sintonia, ma con quanti giornalmente cercano di risolvere attraverso la ricerca sul campo i numerosi problemi che affliggono l’umanità, quella vera, quella lontana dai marmi e dagli ori sfolgoranti dei palazzi del Vaticano (chissà quante bocche si potrebbero sfamare e quanti cervelli liberare dall’ignoranza se solo si mettesse mano alle ricchezze della Chiesa! Ma questa è un’altra storia, di cui sarebbe cosa santa e giusta parlare e…disporre).
Gli scienziati vengono accusati di andare ben oltre il consentito, specie quando “il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante”.
A questo punto, perché non indicare agli scienziati il limite oltre il quale la ricerca non può andare? Indicare il limite del consentito significa sostituirsi in maniera arrogante a Dio, all’Essere perfettissimo, mentre la Chiesa ci ha insegnato che la perfezione non è di questa terra.
“La fede non teme il progresso della scienza (!) e gli sviluppi cui conducono le sue conquiste…”.
E Galileo? E’ stato un infortunio della storia?
In venti secoli di storia la Chiesa è stata l’istituzione più oscurantista che ha sempre ostacolato il progresso e la cultura…basta verificare le condizioni culturali di quello che fu lo Stato Pontificio (al proposito sarebbe opportuno rivedere il falso storico della sua nascita, se vogliamo parlare di morale!) al momento in cui venne annesso al Regno d’Italia.
Ratzinger critica tutto e tutti e profonde a piene mani lezioni di etica e di morale, senza mai volgersi indietro a guardare la strada della sua istituzione, lastricata di cadaveri e intrisa di sangue.
Perché non ci dice come mai il Vaticano non ha firmato la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”o non ha eliminato dal suo codice la pena di morte?
E che cosa ha da dire dello scandalo della pedofilia negli Stati Uniti e in Brasile? Della prelatura dell’Opus Dei? O dello Ior, la potente banca vaticana a suo tempo implicata nel fallimento del Banco Ambrosiano, presidente Marcinkus? Non so se ciò compete al campo della morale o dell’etica, di certo sono scandali che hanno visto coinvolto il Vaticano dei giorni nostri.
Benedetto XVI pensa che i problemi si risolvono parlandone, o meglio, crede che debbano essere gli altri a risolvere i problemi seguendo le sue indicazioni. E’ il caso della povertà nel mondo, dell’emigrazione, della corsa agli armamenti (ma trova la guerra anche giusta se per una giusta causa o per reagire all’aggressione), della corruzione nella vita pubblica, dei Dico, dei contraccettivi, della pillola del giorno dopo, della crisi finanziaria, dell’inquinamento, del testamento biologico…parola di Dio.
La presunzione gli fa vedere le tante gobbe degli altri ma non la sua, in un delirio di potenza e d’onniscienza. Forse un po’ d’umiltà lo farebbe scendere dal trono in cui siede, rendendolo più simile ai comuni mortali e sicuramente più simpatico.
Se agisse invece di predicare; se invece di parlare di pace, andasse nei luoghi dove c’è la guerra; se invece di criticare l’indifferenza dei Paesi ricchi verso i poveri, desse l’esempio utilizzando parte dell’immensa ricchezza del “Paese” Vaticano; se invece di ostentare assieme a tutta le gerarchia sforzo e ricchezza, uno schiaffo verso la sofferenza, si mostrasse in umili veste, povero tra poveri (insegnamento del vangelo?); se invece di criticare, ora non prima, il mondo della finanza, giudicandolo fatuo e strumento di guadagno, rinunciasse alla “sua” banca, lo Ior, e a tutti le partecipazioni azionarie; se rinunciasse all’8 per mille destinandolo tutto alla costruzione di scuole e ospedali nel terzo mondo…. Ma i se e i ma non hanno mai fatto la storia e, forse, non portano nemmeno in paradiso.

13 ottobre 2008

GELMINI, RATZINGER, LA SCUOLA

Ormai le contestazioni alla ministra della “Pubblica Distruzione” non si contano più.
L’informazione televisiva, quella che entra in tutte le case, non né da notizia o, se lo fa, si limita a poche parole in fondo al telegiornale. Forse per non disturbare ulteriormente l’autista, anzi, i manovratori. Sono, infatti, più d’uno i picconatori della scuola pubblica e laica, a cominciare dal duo Tremonti-Gelmini e continuando con Papa Ratzinger, attualmente il più interventista capo di Stato straniero nella politica italiana, sempre in TV, sempre a puntare il dito sui tanti e gravi problemi della società italiana con l’unica ricetta a disposizione: fede in Dio e potenziamento della scuola confessionale che alla parola di Dio si rifà nonché ai soldi dello Stato Italiano.
Ecco l’assurdo: mentre la scuola italiana subisce tagli per 7,5 miliardi di euro e ben 150.000 tra insegnanti e personale ausiliario perderanno il posto, l’uomo vestito di bianco chiede soldi per la “sua” scuola, che sicuramente, in un modo o nell’altro, otterrà, in barba al contingente momento di crisi economica che stiamo vivendo.
Il cuore degli italiani, credenti e no, è grande, tanto grande che, essendo ormai prassi ripianare i debiti di Alitalia, delle banche, dei comuni spreconi, delle Poste, delle FF: SS., perfino pagare le multe per Rete 4, pur concedendo al Vaticano l’8 per mille, il 5 per mille e altri benefit, non troveranno niente da ridire, anzi, se una parte dei tagli della scuola pubblica saranno destinati alla scuola confessionale.
Visti gli effetti (riduzione dell’orario con ripercussioni sull’erogazione del servizio mensa, scomparsa del tempo pieno, accorpamento di scuole anche di Comuni diversi…) della legge oscurantista della ministra Gelmini sulle famiglie italiane, queste si troveranno a dover scegliere tra due opzioni: la scuola pubblica, ormai in disarmo e con servizi cari e precari e la scuola confessionale che offrirà, con i soldi dello Stato Italiano, più servizi e una formazione unica e non plurale, come ha sempre chiesto.
Si operano tagli alla scuola pubblica (certamente gli insegnanti di religione immessi in ruolo ope legis dalla Moratti non saranno…tagliati! A proposito, non possiamo ritornarli alle varie diocesi in cambio dell’8 per mille o dei finanziamenti richiestici?), risparmiando 7,5 miliardi e abbandonandola allo sfascio; il papa, forte del carisma su una classe politica inetta e ipocritamente genuflessa, chiede e ottiene aiuti per la scuola confessionale che “svolge una funzione pubblica” in sostituzione della pubblica inefficiente e povera di servizi; una convincente pubblicità, ovviamente a prezzi scontati, invaderà i canali di Media-Rai e…il ”miracolo” è fatto.
Un piano ben organizzato. Non c’è limite alla divina provvidenza!
Sembra fantapolitica, ma se esaminiamo le azioni della Gelmini e la sintonia cronometrica col Papa, togliamo fanta e lasciamo “politica” il gioco è fatto.
Papa Ratzinger, infatti, il 25 Settembre in un convegno del “Centro studi per la scuola cattolica”, reclama, a gran voce e senza arrossire per alcune affermazioni non vere, finanziamenti dello Stato.
Lo fa inserendosi nel dibattito monocorde (Gelmini da un lato e Mariastella dall’altro) sulla riforma scolastica. Incominciamo dalle affermazioni non vere che rappresentano l’introduzione all’affermazione successiva, tanto perentoria quanto arrogante, propria di chi dall’alto del suo “carisma”.
Afferma il pontefice: “…proprio nel contesto del rinnovamento a cui si vorrebbe tendere da chi ha a cuore il bene dei giovani e del Paese, occorre favorire quella effettiva uguaglianza tra scuole statali e scuole paritarie, che consenta ai genitori opportuna libertà di scelta circa la scuola da frequentare”.
Non è vero che in Italia non c’è uguaglianza tra le scuole statali e le paritarie, come non è vero che ai genitori è preclusa la libertà di scelta. Sono evidenti bugie che avrebbero dovuto avere una reazione adeguata da parte delle istituzioni e dei politici. Il papa può esternare il suo pensiero, può dire pure le bugie, se vuole, ma non può arrogantemente invadere un campo che non gli è proprio. C’è un limite a tutto, specialmente quando i suoi interventi toccano l’organizzazione di uno stato laico e sovrano, somigliando all’ingerenza.
Che significato si può dare, inoltre, a quel condizionale “vorrebbe tendere”? La prima ad offendersi dovrebbe essere la ministra. E’ come affermare che la riforma non va verso “ilo bene dei giovani e del Paese”.
Non disperate! I giovani e il Paese saranno salvi, solamente “è necessario che si abbia matura consapevolezza non solo della sua identità ecclesiale (sua = chiesa confessionale) e del suo progetto culturale, bensì pure del suo significato civile, che va considerato non come difesa di un interesse di parte, ma come contributo prezioso all’edificazione del bene comune dell’intera società”.
E’ interessante l’aggettivo “matura” che accompagna il sostantivo “consapevolezza”, nonché l’altro aggettivo “ecclesiale” (che riguarda la chiesa) vicino a identità. Io non capisco, ma qualche ministro avrrebbe di che allarmarsi: è un bene assoluto essere o diventare tutti soldati di Dio e sudditi del papa re!
Mi sono, purtroppo, dilungato troppo, ma devo citare l’ultima perla che definisce la scuola cattolica “uno strumento privilegiato per la formazione integrale dell’uomo”.
Corriamo a frotta, non rischiamo di perdere il posto, potremmo pentircene. Strumento, e per di più privilegiato (usa gli aggettivi, benché tedesco, in modo egregio)!
W la scuola cattolica, abbasso la scuola pubblica! Che ci sta a fare, perché sprecare soldi, solo per erogare stipendi, solo per creare parcheggi anonimi e infestanti!

12 ottobre 2008

GLI ESUBERI DELLA SCUOLA

Alitalia-Cai circa 2.000 esuberi = Scuola circa 150.000 esuberi in 3 anni.
Per i politici e i sindacalisti nostrani è un’equazione apparente, non esiste, sono due aspetti della realtà inconciliabili: il trasporto aereo e l’improduttività della scuola. Non si sono posti nemmeno il problema.
Il paradosso matematico-politico sta proprio nel considerare i due aspetti della realtà separati e diversi. E’ la solita politica del carciofo che ha prodotto uno stato frazionato in corporazioni che hanno alimentato il clientelismo e le conflittualità tra i lavoratori, una guerra, insomma, tra poveri.
Se quest’ultima proposizione non fosse vera, allora il problema sarebbe ancora più grave, sarebbe la conferma di essere governati da una classe politico-sindacale inetta che naviga a vista, priva d’ogni pur minima progettualità.
Se così non è, allora dovrebbero spiegarci perché è possibile tagliare circa 150.000 posti di lavoro in un settore vitale per il progresso culturale ed economico del nostro Paese, quando, si sa che una scuola efficiente favorisce non solo la ricerca e l’innovazione tecnologia, ma alla formazione di una società consapevole e tollerante.
La scuola non produce beni di’immediato consumo, è evidente, ma rappresenta un investimento sicuro sul futuro dei nostri figli. Come si può dedurre dall’osservazione dei dati OCSE, c’è un rapporto direttamente proporzionale tra gli investimenti nella scuola e nella ricerca e lo sviluppo economico.
La scuola è, quindi, un settore nevralgico della società cui non vanno sottratte risorse, ma riorganizzato col concorso di tutti (politici, parti sociali e, soprattutto operatori del settore), tagliando gli sprechi o ridistribuendo le risorse in maniera ottimale.
Per di più, se il licenziamento di 2.000 lavoratori dell’Alitalia avesse portato alla povertà 2.000 famiglie e creato gravi conflitti sociali, cosa potrà comportare il licenziamento di 150.000 lavoratori del settore scolastico?
I sindacati dovrebbero porsi il problema perché anche gli insegnanti e gli ausiliari sono dei lavoratori e anche loro hanno famiglia, figli e mutui da onorare.
Non si possono usare misure e pesi diversi, poiché i lavoratori sottopagati della scuola italiana non sono figli di un dio minore e non è vero che sono troppi rispetto ai Paesi europei in quanto in quei Paesi alcuni servizi sono erogati da altri compartimenti statali, come succede in Germania per il personale destinato ai diversamente abili.
Sarebbe opportuno e cosa giusta che lo Stato tagliasse nei settori improduttivi: numero dei parlamentari e loro emolumenti, eliminazioni degli enti inutili quali le province, elevate retribuzioni dei manager pubblici, solo per citarne alcuni.

11 ottobre 2008

REGOLE ETICHE

In questi ultimi giorni, da quando, cioè, la crisi economica è esplosa con tutta la sua virulenza, tutti i maggiori operatori della politica e dell’economia, parlano di regole e di etica.
Etica nella politica, etica nell’economia, etica negli affari, etica nel lavoro etica nell’informazione. Il tutto condito con regole certe da rispettare.
Il nostro Presidente della Repubblica ha unito le due categorie e ha detto, nel suo discorso per la “Giornata dell’informazione”, che “servono regole etiche nelle banche”.
Finalmente qualcuno l’ha detto, ma, purtroppo, troppo tardi.
Se l’odierna crisi delle banche è dovuta alla mancanza di regole etiche, vuol dire che hanno operato, e operano, in mancanza di regole e di etica (ridiviso le due categorie).
Sorge, quindi, spontanea una domanda: come mai il potere politico non si è mai accorto, nonostante le numerose crepe che spesso comparivano e le numerose denunce dei risparmiatori (clienti?), che il sistema bancario ha sempre operato con regole unilaterali, per loro vantaggiose e capestro per i clienti, se escludiamo i privilegiati, s’intende?
Parlare di regole e di etica oggi, riconoscendone la mancanza, non serve a niente, è puro formalismo retorico. Per intenderci, c’è stato in queste ore un manager, dico uno, che, vista la crisi, ha rinunciato alla ricompensa milionaria o abbia deciso una consistente decurtazione?
Tra l’altro la crisi mette a nudo non solo le speculazioni perpetrate a danno di un’intera società, fatta per quasi la totalità, di lavoratori-dipendenti, piccoli artigiani, ma anche l’arroganza e la pochezza amministrativa dei super manager strapagati.
Per avere un’idea delle loro retribuzioni, ne cito solo alcuni, scusandomi con gli altri: Profumo (Unicredit) € 9,42; Bernheim (Generali) € 5,19; Ligresti (Fondiaria Sai) € 4,5; Auletta Armenise (Ubi Banca) € 4,24; Passera (intesa) € 3,5.
Lo Stato, cioè noi, per tamponare le voragini da questi signori provocate interverrà per evitare il fallimento delle banche e l’effetto domino che si ripercuoterà nelle imprese e nell’occupazione.
Giusto, giustissimo, ma lo Stato non può dare e non intervenire nella gestione, lasciando i manager al loro posto, gli stessi che hanno provocato il disastro.
In altri termini: le regole saranno quelle di sempre, l’etica, individuale e soggettiva.
Parole al vento, signor Presidente, come l’invito ai giornalisti a “non alimentare allarmismo”, aggiungendo che “è un dovere che certamente anche chi fa giornalismo avverte e sa di essere chiamato ad assolvere”, precisando che in questi frangenti si deve avere “senso della misura e del limite e lucida coscienza di tutte le ricadute di quel che si scrive e del come s’informa e si commenta”, e che ciò non può “significare conformismo, censura o autocensura, rinuncia spontanea o subita all’esercizio della libertà di giudizio…”.
Nel momento in cui l’etica prevarrà con le regole nelle categorie sociali tutte, avremo un altro Stato, ma ci vorrebbero altri uomini.

08 ottobre 2008

LA DERIVA DELLA DEMOCRAZIA

Mi vien da ridere.
Se la situazione non fosse così tragica per la sorte della democrazia, occorrerebbe sottolineare l’aspetto comino della faccenda per divertirci e fare buon sangue.
Ma le condizioni della nostra democrazia, checché ne dicano i vari commentatori delle varie testate giornalistiche da noi foraggiate (cioè tutte) con sostanziali aiuti dello Stato e, quindi con l’obbligo morale di informarci almeno in maniera asettica, sono arrivate al punto topico, punto in cui non si rispettano più nemmeno le regole formali.
Il potere legislativo è condiviso dal governo e dalla sua maggioranza che, nascondendosi dietro motivazioni tecniche fragili e ancor più fragili giustificazioni d’urgenza, continua a porre il voto di fiducia, il sesto in pochi mesi, mortificando il ruolo del parlamento e la democrazia.
L’altra parte del parlamento, pur votata dal popolo, è ridotta alla protesta fine a se stessa e al silenzio mediatico, vista la potenza di fuoco delle reti Media-Rai.
I parlamentari del Pdl e i loro fiancheggiatori si premurano di dichiarare che è assurdo parlare di svolta autoritaria e che l’opposizione farebbe meglio a dialogare e confrontarsi. Quest’aspetto tragico della questione, produce il primo forzato sorriso. Sono affermazioni da far arrossire il più sfrontato dei mentitori, ormai abituati a ciò da un eccelso maestro. Tra decreti e voti di fiducia, siamo ormai alla paralisi della democrazia, non si discute più, il parlamento è oramai ridotto ad un parcheggio di lusso, mentre i presidenti Fini e Schifani, furbamente, si arrampicano sugli specchi con dichiarazioni ambigue e fuorvianti.
Ma il massimo della goduria si ha nell’intreccio di dichiarazioni tra Napolitano e Berlusconi, ormai abituali: mentre il primo esterna, l’altro ha già realizzato. Vediamo.
Scrive Napolitano, nella lettera al quotidiano “La Stampa”: “Continuerò ad esercitare con rigore e trasparenza le prerogative attribuitemi dalla Costituzione. In Italia si governa come in tutte le democrazie parlamentari, con l3ggi discusse e approvate dalle Camere…solo in casi di straordinaria necessità e urgenza con decreti ”.
Il voto di fiducia non è un decreto, quindi, si può…fare (per transitività?).
Berlusconi nel pomeriggio di ieri sale al Quirinale e all’uscita dichiara: “Con il presidente Napoletano abbiamo parlato a 360 gradi di tutto. E’ stato un colloquio cordialissimo, come sempre”.
A sera, rivolgendosi ai deputati della maggioranza li esorta a non preoccuparsi perché “il consenso degli italiani è sufficiente. Non perdete tempo a replicare loro in aula. Lasciateli dire e votate”.
Così è stato!
Quanto valgono le esternazione del Presidente? Cosa si sono detti…a 360 gradi?
- Ehi Giorgio, esterna, esterna…è giusto…questo deve fare il capo dello stato! A me, solo a me tocca governare, ogni tanto, mi piace verificare il numero dei sottomessi, non per offendere il mio parlamento, ma…per mettere a buona vista la distanza…Ora ti saluto, la discoteca e il seguito mi aspettano.
- Certo…certo…c.i..a…o.

07 ottobre 2008

VOTO DI FIDUCIA SULLASCUOLA

Alle ore 18,00 la Camera voterà la fiducia al governo per l’approvazione del Decreto Gelmini sulla riforma della scuola.
Ciò avviene in un momento in cui l’opposizione, le parti sociali e i genitori scendono in piazza chiedendo ad alta voce di poter discutere un provvedimento legislativo così importante per i nostri figli e per le sorti dell’istruzione pubblica.
Mentre si accende il dibattito sull’opportunità di usare in modo indiscriminato, cioè di abusarne, la decretazione legislativa e il voto di fiducia, la maggioranza, non quella risicata di Prodi, ma quella “extralarge” del Pdl, la riforma è blindata dal voto di fiducia.
Berlusconi, il prepotente, si fa beffe del Parlamento, non permesse che discuta una riforma che coinvolge tutte le famiglie italiane, che condizionerà il futuro dell’intera nazione e il suo ruolo nella comunità internazionale.
E’ un atto d’arroganza, un insulto al Parlamento, alla democrazia, al Paese. Il Parlamento viene esautorato da un diritto costituzionale primario: approvare le leggi dopo ampia e costruttiva discussione, anche per migliorarne possibilmente i contenuti.
Ma non è possibile. L’Illuminato ha così deciso e i cortigiani si nascondono dietro il celebre “ipse dixit” (riferito all’Eccelso), come cieca garanzia di verità.
I ministri e i portavoce della maggioranza, intanto si sgolano a chiedere dialogo e confronto all’opposizione che, nel contempo accusano di sfascismo (Un esercizio dialettico eccezionale, per i poveri cittadini, prima considerati buoni elettori e ora buoni ignoranti…buoni da circonvenire).
Il tutto avviene, s’intende, in tutti i canali Media- Rai e a nessun giornalista viene in mente, non dico di denunciare l’umiliazione del Parlamento, ma nemmeno di informare i cittadini, che pur pagano le tasse, che il democratico capo del Pdl ha posto la fiducia…meglio non sbilanciarsi…il regime fa capolino?
Nel dibattito sull’uso dei decreti e del voto di fiducia, intervengono le quattro più alte cariche dello Stato (le stesse del lodo Alfano, ma questa è un’altra storia).
L’on. Fini, imperterrito e giocondo, non solo furbo, come vedremo, dopo aver affermato che “il Parlamento ha la funzione essenziale di assicurare l’esercizio della sovranità nel presupposto di un effettivo equilibrio tra poteri e garanzie” e “il ruolo del Parlamento risulta centrale non solo perché concorre all’assunzione delle decisioni di governo con l’Esecutivo, ma anche in quanto deve verificare il corretto funzionamento democratico del sistema dei poteri”, esprime il suo vero pensiero quando afferma che “ in una forma di governo parlamentare come la nostra, un parlamento forte può esistere a condizione che coesista con un governo che, legittimato nella sua leadership dal risultato elettorale, sia dotato d’effettivi poteri di decisione”.
Come sempre, la consueta formula del dire e del non dire, nascondersi e dell’apparire, quello che in fondo si è.
“Consalu comu voi, ma sempri cocuzza è”, diceva mio nonno E’ simile nel contenuto all’italiano: “chi nasce rotondo non può morire quadrato”.

05 ottobre 2008

CACCIA AL DIVERSO

In queste ultime settimane sembra che nel nostro Paese si stia imponendo uno sport violento e crudele: la caccia al diverso, che è, purtroppo, anche il più indifeso.
Aggressioni fisiche e verbali, attuati da adulti e da adolescenti, da comuni cittadini e, come risulta da alcune denunce, da coloro che dovrebbero vigilare al fine che questi atti d’inciviltà non accadano.
D’improvviso gli italiani “brava gente” si sono trasformati in aggressivi razzisti.
La “tolleranza zero” (repressione) è il motto ricorrente di una parte di politici e di prestatori d’opera mediatici, che fanno credere, attraverso argomentazioni forti come la sicurezza, la mancanza di lavoro per gl’italiani, la diffusione della prostituzione, lo spaccio della droga, la delinquenza in genere, che gli extracomunitari (un infelice termine per distinguerli dai comunitari – ma anche qui ci sono dei distinguo: i rumeni) rappresentano il male e solo il loro allontanamento (regolazione di flussi, clandestinità) risolverebbe tutti i mali dell’Italia: non più droga, né prostituzione, né disoccupazione, né evasione fiscale, né delinquenza, né truffe di stato, né corruzione…. Ci sarebbe, insomma, un ritorno all’età dell’oro!
Dimenticano i nostri bravi politici (ma sono, poi, così bravi, se siamo ridotti in uno stato comatoso), nazionali e locali, che molti imprenditori del Nord come del Sud utilizzano proprio gli sporchi extracomunitari nelle loro imprese, pagandoli in nero e facendoli lavorare in situazioni d’insicurezza? Dove troverebbero una manodopera a così basso prezzo, così disperata da rischiare la vita? I nostri magnanimi imprenditori come farebbero ad incamerare un surplus di guadagno che altrimenti dovrebbero dare all’operaio italiano? Siamo sicuri, infine, che i nostri disoccupati, accetterebbero i lavori faticosi e sporchi che oggi sono svolti dagli immigrati (regolari o clandestini)?
In Italia oggi c’è tanto bisogno d’onestà intellettuale. I molti che gridano contro e agitano la bandiera della legalità, dell’accoglienza decente, dell’integrazione, dei valori condivisi per giustificare la loro xenofobia, conoscono bene l’altra realtà, spesso sono i primi attori e le prese di posizione servono solo a rinfocolare l’odio razziale e all’esercizio del ricatto verso i cittadini stranieri loro dipendenti.
Il presidente della Camera, onorevole Fini, nel suo intervento alla Festa della libertà di Milano ha dichiarato che “sarebbe sbagliato negare che esiste un pericolo razzismo e xenofobia”, ha auspicato la necessità di una politica d’integrazione e invitato a “tenere alta la guardia”.
Tutto sacrosanto e condivisibile. Si vede che sotto i ponti di Roma dall’Ottobre 2007 è passata tanta acqua e, oggi, vestito dell’abito istituzionale, ha maturato una diversa opinione, da quando assieme al suo partito strumentalizzò l’assassinio della signora Reggiani.
Scrivevo allora che i politici in compagnia dei media “non capiscono fino a quando possono tirare la corda senza che l’intolleranza si trasformi in violenza, in squadrismo” (post del 4 Novembre 2007). Ma allora l’onorevole era all’opposizione…
Afferma, parlando della politica dell’integrazione, che “la vera integrazione esiste quando si fanno propri i valori di fondo della società in cui si vive” e respinge l’idea che la cultura di destra è razzista perché “i tratti fondamentali della cultura occidentale, sono quelli del rispetto della persona umana perché senza quello non si può parlare di cultura”.
Certo, emerge un po’ di confusione e qualche contraddizione ma, dal 2007 i passi fatti verso la tolleranza sono stati tanti, anche se si è spinto troppo avanti nell’equiparare la cultura di destra con la cultura occidentale, ma la porta è stata aperta e la meta, nonostante il cammino sia accidentato, può essere raggiunta.
E’ ora di cambiare registro, di usare meno demagogia e un linguaggio più veritiero e meno violento.

04 ottobre 2008

DECRETI E VOTI DI FIFUCIA

Il “decreto” è un intervento urgente usato per risolvere nell’immediato un problema immanente e d’estrema importanza e necessità. A lui, quindi, si ricorre o si dovrebbe ricorrere, quando incombe l’urgenza e l’improcrastinabilità.
I governi italiani, di destra o di sinistra, negli ultimi anni hanno fatto ricorso spesso…e volentieri a quest’estremo strumento che, quando diventa abuso, sminuisce il ruolo del Parlamento.
Il guaio è che i nostri governanti, finite le elezioni, dimenticano che l’Italia è una Repubblica parlamentare. La qual cosa significa che il vero motore dello Stato è il Parlamento che, nella sua totalità, rappresenta il popolo. Così, non si può far finta che l’opposizione, parte integrante del Parlamento, non esista, né che, essendo minoranza, non abbia ruolo attivo.
A tal proposito, l’attuale governo pensa che il voto abbia cambiato la costituzione e che l’Italia sia diventata una monarchia, col suo re illuminato e i suoi cortigiani, ministri e parlamentari, sempre pronti alla prostrazione.
Berlusconi, allora, constatata la…lentezza del parlamento nell’approvazione delle leggi, dichiara che “cercherò di usare al massimo questi strumenti per interventi decisivi e immediati”.
Sarebbe opportuno che il consigliere Gianni Letta spiegasse al deus che la lentezza è dovuta soprattutto all’esame e discussione approfondita delle proposte di legge presentare, insomma, al confronto tra le parti, necessario per avere una buona legge.
Bene ha fatto Fini a difendere il ruolo del Parlamento e a dire che “un eventuale abuso della decretazione d’urgenza” porterà il parlamento a “far sentire la sua voce”.
La democrazia parlamentare difesa da Fini…impensabile alcuni anni fa…paradossale, ma vero.
Un altro strumento cui il governo ha fatto ricorso, nonostante la maggioranza bulgara che lo sostiene, è stato e, come si evince dalle parole del capo, il voto di fiducia, ”un atto di coraggio e responsabilità, perché se il governo non la ottiene se ne va a casa”.
Non venga a dirci che teme che qualcuno dei suoi potrebbe sfuggire al suo controllo e votare o pensare diversamente. Non posso crederci. Il Cavaliere che non si fida somiglia ad un capo che si va indebolendo ed ha bisogno di una verifica continua dei sottoposti.
Il voto di fiducia è chiesto all’atto dell’insediamento del governo e poi quando viene a mancare il rapporto di fiducia tra il premier e la sua maggioranza. Spesso è usato in maniera impropria per far passare senza discussioni le proposte governative…viva la democrazia!
In uno scatto di sincerità, l’offeso per eccellenza, indica nel Parlamento “un popolo di persone depresse”. L’unto, l’uomo della Provvidenza, per ricorrere ad un tale linguaggio, vuol dire che non ne può più e sente il bisogno di sfogarsi, di esprimere tutto il suo disappunto verso le lungaggini e gli ostacoli che la democrazia frappone al suo governo illuminato (non parliamo di Catania, lasciata al buio dai comunisti* dell’ENEL).
- L’Italia non è un’azienda, il Parlamento non è un Consiglio d’Amministrazione e il "divino”, come tu lo chiami, non svolge la stessa funzione dell’Amministratore delegato o del socio di maggioranza”, mi fa notare il mio amico che credevo ormai avesse perso la voglia di protestare.
- Forse per te e per gli idealisti come te, rispondo piccato.
Però, l’Altissimo, consapevole, nonostante quello che noi possiamo pensare, che la sopportazione ha un limite, ha avuto pietà degli italiani, soprattutto di quelli che non lo hanno votato e ha decretato che “mai più esponenti della maggioranza andranno in TV per farsi insultare…nel caso di trasmissioni condotte in maniera faziosa”.
Così continua: “Così la maggioranza potrà riacquistare dignità”.
E’ interessante notare l’uso del verbo “riacquistare”. Ci permette di pensare che forse un po’ di dignità l’hanno pur persa.
- Ma non capisci, incalza il mio amico, che il capo del governo e i suoi subiscono, persone decenti, di continuo gli attacchi indecenti di stampa e conduttori di talk show e direttori di TG e che è giusto, quindi, ritirarsi sull’Aventino.
Non oso ribattere. Penso a Ferrara, Mentana, Feltri, Rosella…Fede e alla …Media-Rai e mi viene la nausea.
Al di là dell’ironia, non si è mai visto nella storia della Repubblica una tale arroganza e protervia e un tale disprezzo per il Parlamento, almeno per quella parte dell’opposizione, vista come ostacolo, non come necessaria per un confronto migliorativo, poiché le leggi approvate non valgono solo per una parte, ma per tutti i cittadini, anche per quelli che non sono omologati al pensiero dominante.

*Col termine “comunisti” vengono indicati non i veri o ex comunisti, ma tutti coloro che si oppongono al modo di fare politica del “divino”.

01 ottobre 2008

L'EMERGENZA RIFIUTI E' VERAMENTE FINITA?

La TV Media-Rai ci ha detto che l’emergenza spazzatura a Napoli e in Campania è finita grazie all’impegno personale e alle visite, siamo gia alla nona, del premier Berlusconi.
I giornali si sono distinti per non avere affrontato il problema.
Bassolino e Iervolino, rispettivamente presidente della Campania e sindaca di Napoli, sono scomparsi dalle cronache, si sono, insomma, eclissati, per l’indubbio vantaggio che ne traggono.
Oggi, Berlusconi sarà, a Napoli e i telegiornali della rete Media-Rai ci faranno vedere una città pulita e plaudente e un sorriso a tutto-denti e oltre, mentre l’oracolo Vespa convocherà la ministra Prestigiacomo, letteralmente scomparsa dal circolo mediatico, e il vice ministro Bertolaso che tesseranno le lodi del premier, l’instancabile risolutore di tutti i mali d’Italia.
Ma le cose stanno proprio così, la spazzatura di Napoli e della Campania è scomparsa per davvero?
A Chiaiano lo scorso sabato i cittadini sono scesi in piazza a protestare e c’è stata la carica della polizia, mentre lunedì hanno improvvisato dei blocchi stradali perché le autorità hanno vietato ad una delegazioni nella quale erano presenti dei tecnici di visitare il sito.Le proteste sono continuate anche ieri, mentre i sindaci irpini si sono incatenati davanti a Palazzo Chigi.
A Formicoso i sindaci dei comuni dell’alta Irpinia con i rispettivi Consigli comunali si sono schierati davanti all’area della prevista discarica, poco prima occupata dai militari dell’esercito, e minacciano di piombare a Napoli per dare il benvenuto al premier.
Ad Acerra è andato a fuoco, ieri sera, un deposito di 700 ecoballe a pochi passi del termovalorizzatore, alias forno d’incenerimento: ancora i vigili del fuoco sono al lavoro.
Giovedì la Provincia e i Comuni hanno indetto uno sciopero generale.
Intanto Bertolaso, finalmente assuefattosi al nuovo modo di procedere, per niente intimorito, ha dichiarato con una certezza assoluta che “a protestare…sono gli stessi che mi hanno impedito di lavorare durante il governo Prodi (n.d.a.: senza esercito, se non ricordo male) e che oggi devono trovare il modo di far vedere che esistono ancora, visto che sono stati mandati a casa dagli italiani alle ultime elezioni”.
Bertolaso, un dipendente di tutti gli italiani, non solo di quelli che hanno vinto, un servitore dello stato ben pagato, ha ragione: ha salvato parecchie volte l’Italia che si lasci lavorare in pace e in serenità. È’ competente e sa quello che il governo desidera e come arrivarci.
Non vorrei che delle manifestazioni spontanee, non previsti creassero dei problemi al Capo del Consiglio dei ministri, che quattro biechi e ciechi comunisti, non contenti della batosta elettorale, continuassero a fare demagogia oscurando le immagini di una festa di popolo, ormai liberato dai topi, dando, ancora una volta, al mondo una falsa immagine dell’Italia.
Dio ce ne liberi! Non possiamo più permettere agli ultimi rossi o verdi, di danneggiarci ancora…meno male che LaRussa è sempre disponibile a prestare i soldati per ogni tipo di emergenza, purché di emergenza si tratti…chissà se assieme alla spazzatura non scompaiano anche i colori…tanto il rosso il verde, con un po’ di creatività, si possono sostituire con qualche combinazione di azzurro e nero.
Ma cosa bisogna fare per toglierci dai piedi simile zavorra, che non ci permette di correre spediti verso il progresso? Solo pochi pochi forni d’incerimento, pardon, termovalorizzatori…tanto il risultato è lo stesso. Diossina e ancora diossina.