07 dicembre 2006

LA MANIFESTASZIONE DEL 2 DICEMBRE n. 1

Quella del 2 Dicembre è stata, al di là del solito balletto delle cifre (io credo, come sempre, al comunicato della questura: 700 mila manifestanti), una grande manifestazione di cui il governo e la maggioranza indubbiamente non possono non tenerne conto.
Niente, comunque, di straordinario. L’opposizione ha portato in piazza, con pieno diritto, i propri elettori per protestare contro la Finanziaria e quei provvedimenti che toccano privilegi ritenuti ormai diritti, ben salvaguardati dal governo amico Berlusconi-Tremonti che tra condoni e Finanziarie creative ha portato il bilancio dello Stato a non rispettare i parametri europei, meritandosi un richiamo ufficiale.
Ma al grido di “via Prodi” non è seguita una benché minima proposta, a dimostrazione che è facile protestare “contro” e molto difficile protestare “costruendo”.
Ma, in fondo, la politica economica del duo Berlusconi-Tremonti ha avuto un solo obiettivo: pascere quanti erano già sazi, ricorrendo a vari condoni, con sconti da liquidazione di cessata attività, o a leggi come la depenalizzazione del falso in bilancio (gli USA, il Paese di riferimento del duo per lo stesso reato hanno aumentato la pena).
Nessuna finanziaria, nemmeno quelle del duo, ha mai acceso grandi entusiasmi, ne ha mai accontentato tutti, per cui la manifestazione di Roma è servita ad incoronare Berlusconi re del centro destra, indipendentemente da ogni valutazione della finanziaria.
In primis, quindi, una manifestazione ad uso interno con Bossi e Fini nella solita veste di cortigiani in attesa, il primo dell’annoso federalismo (in verità, per non scomparire), il secondo dello scettro (Illusione: Figuriamoci se FI, il partito di maggioranza della CdL lascerà a Fini la leadership!).
Berlusconi grida dal palco: “E’ un governo contro l’economia, il risparmio, le professioni, la scuola, la ricerca, l’università…la famiglia, che istiga all’odio e all’invidia…”. Se non si conoscesse il contesto, sembrerebbe la solita contestazione del centro sinistra ad una finanziaria di Tremonti.
“Diciamo no – continua – alla mostruosa macchina fiscale per schedare tutti i cittadini anche con l’aiuto alla delazione”. Io, anche da pensionato non temo né di essere schedato né di essere spiato (per il fisco, s’intende, perché non bisogna confondere la libertà col fare quel che si vuole.) come penso che nessuno in Italia…tranne che non abbia qualcosa da nascondere o, meglio, che non ha nascosto al fisco godendo di agevolazioni altrimenti indirizzati. Parlo di evasori di professione che, pur godendo di un alto tenore di vita, usufruiscono sfacciatamente di interventi da cui i cittadini veramente bisognosi sono esclusi (rette scolastiche, ticket sanitari, ICI, mensa scolastica, assistenza agli anziani e a portatori di handicap…). In altri termini, grazie all’evasione e alla mancanza di schedatura fiscale, i poveri aggiungono ricchezza ai già ricchi. Bella giustizia sociale!
La perla (non poteva mancare!): “Per queste sinistre l’impresa è solo una macchina per lo sfruttamento, il profitto è una colpa e l’elevazione sociale e la proprietà rappresentano un atto di superbia da punire”. All’on. Berlusconi sfugge che già da un bel po’ di tempo viviamo in un Paese liberale in cui è riconosciuta la proprietà privata e il profitto purché non siano il frutto di atti illeciti e di prevaricazione perché in questi casi sono atti da punire.
L’elevazione sociale, infine, non si acquisisce, come purtroppo molti credono, con l’arricchimento (ciò che si vede) ma potendo usufruire di una scuola pubblica efficiente e formativa, di un’informazione libera e autonoma, di una classe imprenditoriale che rispetti i canoni economici ed etici dell’impresa (non aspettando l’intervento statale; cioè l’elemosina degli stessi lavoratori), di una classe politica che non passi il tempo a delegittimare l’avversario, creando confusione e la falsa certezza che chi grida di più, più ottiene.

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