30 dicembre 2006

CI SONO TROPPI FANNULLONI

Afferma il presidente Montezemolo che l’Italia è “una barca in cui una metà frena mentre l’altra è seduta a poppa, ringrazia, non produce e succhia le ruote di chi rema. Ci sono troppi fannulloni”.
Coglioni, pazzi, fannulloni…meno male che l’altra metà degli italiani (i furbi, gli assennati, , i lavoratori indefessi) si danno da fare, anzi si sacrificano. Se così non fosse saremmo colati a picco da chissà quanto tempo.
Coglioni sì, pazzi pure, ma essere chiamati fannulloni dal presidente della Confindustria è inaccettabile.
Ma come, il presidente che rappresenta l’industria italiana, da sempre assistita, in ogni modo assistita, che non rischia mai niente di proprio, che fa del ricatto l’arma per richiedere vantaggi (basta minacciare licenziamenti dovuti, per carità, a ristrutturazioni…), che delocalizza, si permette, volevo scrivere “osa” ma non ho osato, chiamarci fannulloni (dal dizionario Garzanti: persona oziosa, che non vorrebbe far mai nulla / perdigiorno).
Ne ha per tutti il presidente, per i politici (il sistema politico e burocratico ostacolano, frenano, la crescita del Paese) e per i sindacati che invita afare dei viaggi studio all’estero…per vedere come funzionano bene le aziende italiane delocalizzate.
Sarebbe interessante sapere se il presidente tra i fannulloni includa buona parte degli industriali nostrani che non investono né in innovazione né in ricerca.
Ma dove sta scritto che deve essere solo lo stato a fare ricerca? Altrove, negli altri Paesi da visitare, dove la concorrenza è reale, le industrie destinano perte dei loro profitti alla ricerca che si sviluppa o nei loro centri o nelle università cui si rivolgono.
Perché, dunque, non invita anche i suoi colleghi a investire in viaggi di studio nei Paesi più avanzati? Considerata la perspicacia che lo contraddistingue, sicuramente avrà già provveduto.
Avremmo così una classe impr4enditoriale intraprendente e di qualità, il cui forte apparato produttivo avrebbe evitato allo Stato di investire su di loro 5 miliardi, il cosiddetto cuneo fiscale, che avrebbe potuto destinare alle infrastutture, alla lotta all’evasione, a rendere efficiente la pubblica amministrazione.
Il Centro studi della Confindustria afferma che il PIL non sarà di 1,4 ma più basso dello 0,3, quindi sarà dell’1,1 , chiedendo altri interventi a sostegno.
Avranno pure ragione, ma è strano che proprio adesso, dopo cinque anni di mancata crescita o recessione, , quando si pronostica una crescita del PIL al di sopra dell’unità, viene fuori una tale presa di posizione che appare quanto meno ptetestuosa (a Berlusconi certi discorsi non si dovevano fare; li avrebbe chiamati disfattisti, visto il suo smisurato ottimismo).
A questo punto viene spontanea una domanda: dove sono stati Montezemolo e i suoi colleghi dal 2001 al 2005?
Forse è vero, come afferma il ministro Padoa Schioppa che “Confindustria si sia comportata come un partito…Non c’è una Legge finanziaria che favorisce più di questa le imprese a livello di numeri”.
Sta agli industriali approfittare del cuneo fiscale. Oppure prenderanno, come sempre; chiederanno, come sempre; licenzieranno, come sempre; delocalizzeranno, come sempre?
Signor presidente, quanto guadagna un lavoratore italiano (netto in busta paga, senza straordinari) rispetta a un lavoratore del club dei sette?

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