L’evasione fiscale è un’azione tra le più indegne. L’evasore con la mancata dichiarazione dà un vantaggio a sé stesso e colpisce in modi diversi i veri contribuenti e lo Stato.
Se tutti pagassero le tasse, ne pagheremmo tutti meno e avremmo servizi migliori. L’imposta evasa l’anno scorso è di 100 miliardi di euro. Rappresenta il 7% del PIL, l’intera spesa sanitaria.
Perché si evade in così alta misura?
La risposta è complessa, ma di certo non si evade per l’elevata tassazione. Stando all’Europa, nei Paesi a più alto reddito la tassazione su l’imponibile è più elevata che da noi.
C’è più senso dello stato, visto come la casa comune, più rispetto dell’altro, visto come cittadino, più solidarietà…forse un po’ di tutto questo.
Da noi lo Stato è visto come un’entità astratta. Compare quando ne abbiamo bisogno. Solo allora reclamiamo i nostri diritti (scuola, sanità, trasporti…) e lo vorremmo perfettamente funzionante.
Con quali soldi? Ma con quelli degli altri, per diamine!
Gli evasori sono dei ladri (Padoa Schioppa afferma che “chi evade viola il settimo comandamento) che si arricchiscono a spese dei “virtuosi”. Ciò nonostante sono considerati da molti dei furbi che, se potessero, imiterebbero.
Vediamo perché gli evasori arricchiscono sé stessi e danneggiano i contribuenti virtuosi.
Tranne gli ET (evasori totali; la Finanza ha dichiarato proprio oggi che sono stati “trovati” 6950) ogni cittadino che produce reddito fa una dichiarazione che sarà il suo biglietto da visita per accedere ai servizi erogati dagli enti pubblici: servizi sanitari, assistenza domiciliare agli anziani e invalidi, pre e post scuola, mensa scolastica, buoni libri, tasse scolastiche e universitarie, detrazioni fiscali, assegni familiari, colonie estive o invernali, ICI, IRPEF…
Tutto ciò scavalcando nel diritto i lavoratori a reddito fisso che pagano le tasse alla fonte e i famosi contribuenti virtuosi, quelli che hanno veramente bisogno.
Quindi, oltre a evadere, incamerando l’imposta dovuta, vengono premiati dalle agevolazioni predate, risparmiando sui costi, soldi che si aggiungono a quelli non versati all’erario.
I Comuni, le Regioni, lo Stato in conseguenza di tutto ciò (gli sprechi sono un capitolo a parte che sarà ripreso) non incassano quanto serve per dare ai cittadini servizi di qualità con costi accettabili.
Così sono costretti ad aumentare le tasse e le tariffe che, come si è visto, non riguardano gli evasori che conducono con i loro cari una vita di tenore elevato, non facendosi mancare nulla, dalla villa all’auto di lusso, dagli abiti firmati alle crociere e alla seconda casa…alla faccia di chi non può.
L’evasione per i danni apportati ai cittadini e all’economia del Paese, accertato che è un furto, deve essere perseguita come grave reato penale, né pattuibile né condonabile.
I controlli, gli accertamenti e la sentenza devono essere velocizzati al massimo, a differenza di quanto accade oggi (processi decennali), con i costi di procedura a carico dei ladri e le pene che devono andare fino alla confisca dei beni.
Certezza dei controlli e delle pene: non c’è bisogno di decenni ( sentenza e un appello sono più che sufficienti) per provare che c’è stato un furto alla comunità, proprio come accade quando un povero affamato ruba una mela al supermercato.
Il governo deve fare uno sforzo finanziario robusto potenziando la lotta all’evasione con uomini e strumenti tecnici adeguati, in qualità e in quantità, ma, soprattutto, con regole certe, brandendo ogni tipo d’impunità (eliminazione della legge che depenalizza il falso in bilancio) e cancellando ogni tipo di condono o aspettativa di condono che non ha mai risolto il problema ma lo ha aggravato (…tanto ci sarà, prima o poi, un condono…).
21 dicembre 2006
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