03 gennaio 2007

RIDARE LA SOVRANITA’ AI CITTADINI

Dopo il discorso del Presidente della Prepubblica, tutti, leader politici e pones promossi all’agone televisivo, capigruppo e portavoci, condividono l’appello al dialogo purchè anche l’altra parte sia d’accordo. I commenti giornalistici, retorici e speranzosi, si sprecano e ci dimostrano quanta distanza li separa dal mondo reale. È’ come se vivessero in un mondo diverso, lontano, appunto quello della politica italiana, dove si discute sul sesso degli angeli, salvo diverso intervento della CEI, e dove le speranze sono considerate certezze. Se dopo anni di esperienza politica non sono in grado di dirci chiaramente cosa realmente accadrà, data la solita monotona cantilena dei nostri politici, ci viene il dubbio che anche loro sono dei parolai che non incidono.
Mi chiedo come un giornalista acuto com Massimo Giannini possa scrivere che “stavolta alla classe politica è richiesto davvero un salto culturale e, insieme, uno scatto morale. In nome del bene comune, e non del tornaconto personale” e concludere che “il prossimo referendum elettorale è un’ottima occasione per testare se…la politica è ancora (!) capace di esprimere un’etica pubblica…”. O Giannini si è distratto in questi ultimi anni o ha scritto una lettera a Babbo Natale.
Il referendum elettorale, come sempre in Italia, così come è sé stato impostato da grandi luminari della politica e costituzionalisti insigni, non cambierà la fase di decadenza della democrazia che riguarda l’esproprio del diritto di voto effettuato dei partiti politici che oggi sono i veri padroni dell’Italia, vere e proprie SpA che possono fare a meno del parlamento. Si discuterà se è meglio il sistema francese o quello tedesco, del diritto di tribuna, dello sbarramento o del premio di maggioranza, ma nessuno chiederà il ripristino del voto di preferenza che annullerebbe le SpA, darebbe il giusto significato alla parola candidato (chi aspira a una carica politica elettiva, cioè chi verrà indicato a sedere in Parlamento attraverso votazione), e rinforzerebbe la democra.
E’ determinante, quindi, una legge elettorale che ridia la sovranità al popolo, non un referndum che, con l’abbaglio della partecipazioni, mortifica la democrazia e istituisce la dittatura dei partiti e, all’interno di essi, le signorie dei padroni delle tessere e delle lobby.
Sono queste le cose che il giornalista deve trasmettere ai suoi lettori, non lettere a Babbo Natale. Deve informarli dell’esproprio e dei rischi per la democrazia, ben sapendo che la mortificazione di un diritto non difeso porterà lentamente alla decadenza della democrazia e che i partiti hanno il solo commpito di raccogliere le istanze dei cittadini e agire per realizzarle.I politici nostrani, proprio perché appartenenti alle SpA-Partiti, agiscono istituendo un clima di guerra di tutti contro tutti (appropriazione del mercato dei voti) con una campagna elettorale velenosa e continua, salvo inciuci, che non dà all’avversario politico nessuna legittimazione che, badiamo bene, in una democrazia è determinante sia per governo che per l’opposizione

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