Quello, che per semplificazione chiameremo schieramento di centro sinistra, non sta meglio, anche se, proprio perché stava peggio, può dedicarsi maggiormente ad un’opera di ricostruzione che potrebbe erodere il gap iniziale che lo separava dal centro destra, quella coalizione omogenea che oggi non c’è più. Permangono, tuttavia, tensioni che non bisogna sottovalutare.
Non preoccupa l’atteggiamento di De Mita che, pur non disconoscendogli un’intelligenza vicina alla genialità, non ha gradito l’esclusione dalle liste ed è uscito sbattendo la porta, facendo una pessima figura. Sicuramente a qualcuno faranno gola i voti dell’Irpinia e gli avrà offerto un posto al sole. Penso che l’elettore ha gradito l’esclusione di un abitudinario del potere, era ora!
La decisione di Veltroni di non riproporre la stracotta coalizione della finta maggioranza è non solo coraggiosa, ma politicamente corretta e può essere determinante nella corsa alla vittoria.
I partiti arcobaleno coalizzandosi hanno rinunciato alla falce e martello ma restano tutte le condizioni che hanno determinato le continue liti nell’uscente governo. Anche se Mastella di fatto ha determinato la caduta del governo, l’opera di demolizione è stata iniziata da loro, spesso partiti di governo e di opposizione.
Se Di Pierto è stato imbarcato subito nella lista unica del PD e i radicali dopo sofferta contrattazione, non si capisce l’esclusione dei socialisti, di un partito riformista e laico che stava riorganizzandosi per dare un apporto costruttivo al futuro centro sinistra che pare sbilanciato verso tendenze clericalizzanti.
All’interno del PD, infatti, convivono (fino a quando?) tendenze estreme sul modo di concepire il laicismo e i rapporti con una Chiesa sempre più invasiva, pronta a strumentalizzare ogni situazione (Family day, Sapienza…) per imporre la sua concezione unica dell’etica, scandendo a suo modo il tempo del progresso. La Binetti, seguace dell’Opus Dei, e altri come lei, sono fuori posto. Il loro approdo naturale dovrebbe essere l’Udc o la rosa bianca (perché non bianco fiore?) o il pro life di Ferrara. Ma la strategia dell’imam cardinal Ruini prevede presenze cattoliche sparse per esercitare al meglio il controllo sul governo.
22 febbraio 2008
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