Parola d’ordine: istituire l’archivio dei vip per proteggere i dati dell’anagrafe tributaria da occhi indiscreti.
Ho pensato a una notizia burla, ad una barzelletta sulla politica e su Visco – Dracula in particolare,ma non siamo a carnevale e Visco non ha mai fatto ridere.
Ergo, è stata una proposta seria di un vice ministro serio: il Robin Hood che nasconde i ricchi per separarli dai comuni cittadini.
Che ci sta a fare il signor Rossi o il signor Bianchi nello stesso archivio generale di Fazio (il banchiere), di Tronchetti Provera , di Benetton o di Berlusconi?
Non è una questione di evasione , ma è una questione di protezione e di ordine pubblico. Evitiamo, ecco la buona fede, che i loro dati (redditi) possano essere carpiti e dati in pasto ai poveri contribuenti a reddito fisso: manco per alimentare il malcontento di chi, ingiustamente chiedendosi come abbiano fatto a crearsi una siffatta fortuna, potrebbero avere la strampalata idea di protestare in maniera non consona all’alto rango dei vip che, come fa notare la Santanchè, oggi è un termine fuori moda , sostituito da “upper class”.
Povera upper class, più nasconde le proprie ricchezze più se ne parla e non è bene.
Meno male che c’è Visco che per quello che ha proposto non deve essere così scorbutico e scostante, come la iconografia corrente tende a rappresentare.
In realtà, la proposta di Visco tende a responsabilizzare le “Agenzie delle Entrate” che, così, periodicamente dovrebbero verificare le indagini (controlli, curiosità) condotti a carico di personaggi noti. Così, le Agenzie delle Entrate, invece di ”rincorrere” gli evasori si trasformerebbero (badate bene, solo per periodi costanti ma brevi) in controllori di spioni incalliti che, come dice l’onorevole Tremonti, sono “stupidate fatti da impiegati che non sapevano (caro Prodi) come passare qualche minuto”.
Anche se non ci sarà un archivio ufficiale (chi stabilisce quali nomi tenere in osservazione?), risulta difficile immaginare una differenza sul trattamento e sulla protezione dei dati in quanto l’uguaglianza è un valore costituzionale. “Ma mi faccia il piacere”, direbbe Totò.
La rivista “Forbes” pubblica la classifica dei ricchi d’America (accanto al nome c’è l’ammontare del patrimonio). Nessuno protesta, forse perché per gli americani la trasparenza è un valore.Il mio amico mi suggerisce di concludere con la piccata dichiarazione del vip Boncompagni: “Io sono per la trasparenza. Non voglio essere iscritto in nessun archivio speciale…e sono convinto che le very important person debbano essere controllate come tutte le very normal person”.
26 novembre 2006
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