Walter Veltroni, sindaco di Roma e voce di rilievo dei DS, lancia la proposta di una costituente “che riscriva le regole del gioco, le norme che regolano i rapporti tra esecutivo e legislativo, in modo tale da avere un parlamento che controlli e dia gli indirizzi ad un governo che operi nella pienezza dei suoi poteri”.
Non penso che “la lentezza e la farraginosità della politica” siano dovute alla mancanza di regole, ma al fatto che i politici non hanno il senso della comunità, considerano la controparte un nemico e per conservare il potere sono disposti a usare la loro forza parlamentare in modo strumentale e improprio.
La costituzione prevede quanto auspicato da Veltroni e rende, quindi, inutile una costituente, necessaria solo dopo un trauma di natura politico-sociale.
Quando si parla di riscrivere le regole si sottintende di cambiare una parte della costituzione e i cittadini con un recente referendum hanno espresso parere negativo al proposito. Ecco, il rispetto della volontà popolare è la prima e più importante regola cui i politici devono attenersi.
Per avere un buon funzionamento della vita politica e sociale, per ricostruire il giusto rapporto tra i cittadini e i politici, occorre che ognuno di noi abbia acquisito come naturale (facente parte della natura dell’uomo) il comma 2 dell’art. 1 della costituzione che così recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. Tutto il resto e polvere…inquinamento.
Dopo la vicenda di tangentopoli, quando, cioè, sembrava che il popolo potesse esercitare compiutamente la propria sovranità, i partiti poco a poco hanno ripreso in mano il “pallino”. Hanno cominciato a non tener conto dei vari referendum succedutisi (vedi referendum sul finanziamento pubblico dei partiti) fino all’ultima sciagurata legge elettorale approvata dal governo Berlusconi, con la quale il cittadino è stato espropriato della “sovranità”
Con l’abolizione del voto di preferenza, infatti, sono i partiti a decidere i rappresentanti del popolo, divenendo, così, i veri padroni delle istituzioni, potenti SpA . Il vero punto nevralgico (malattia) è proprio questo: l’esproprio della sovranità e la dittatura dei partiti.
Gli esponenti del centro sinistra durante la campagna elettorale hanno sostenuto che la legge elettorale sarebbe stata annullata come sarebbe successo per le leggi ad personam. Ad oggi non se ne parla, anzi sta diventando, stando alle dichiarazioni, un tabù.
Nel ragionamento di Veltroni non c’è nessuna novità, la proposta viene fuori da un vecchio schema mentale, gattopardesco e inefficiente.
Bisogna dare potere al popolo, attraverso una legge elettorale che ridia a ciascuno il giusto ruolo istituzionale, quello antico, quello dell’Illuminismo (Montesquieu, D’Alambert..).
Il politico è un nostro amministratore delegato e se non lo consideriamo più all’altezza del ruolo, o quando il rapporto di fiducia si inclina, dobbiamo avere il potere di non mandarlo in parlamento. Ma non è quello che l’attuale legge elettorale ci permette di fare. Riprendiamoci la sovranità.
08 novembre 2006
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